BICICLETTE – Foto Contest 2021 – I Fotografi del Mercoledì – CEDAS
Secondo classificato ex aequo Giuseppe MORINA – Bici nella magia
Nello scatto di MORINA ritrovo la dimensione onirica e sospesa delle opere di Edward HOPPER (Nyack, 22 luglio1882 – Manhattan, 15 maggio1967) - pittore statunitense esponente del realismo americano famoso soprattutto per i suoi ritratti della solitudine nell'American way contemporanea.
Lighthouse-Hill - La collina del faro 1927
Gas - Benzina 1940
Nighthawks - I nottambuli 1942
Pennsylvania Coal Town 1947
Cape Cod Morning – Mattina a Cape Cod 1950
Western Motel 1957
Chair Car - Carrozza passeggeri 1965
Il silenzio inquietante di Edward HOPPER
Lo statunitense Edward HOPPER, ritenuto il miglior pittore realista americano del XX secolo, è noto per aver ritratto la malinconia e la solitudine della società del suo tempo focalizzando la sua attenzione soprattutto sui solitari.
Nella maggioranza dei suoi quadri si nota una ripetizione degli stessi soggetti: scenari urbani desolati, case isolate vicino a una ferrovia o affacciate sul mare, distributori di benzina deserti, scorci notturni di città, interni di alberghi o di bar. Il soggetto preferito da questo grande artista, che trascorre gran parte della sua vita a New York, è la solitudine.
Per raggiungere tale scopo, HOPPER ritrae figure immobili, spesso isolate: donne che guardano fuori dalla finestra, o in attesa di un treno, o profondamente immerse nella lettura.
Quando dipinge più di una figura, si limita ad accostare pochi personaggi che, pur essendo gli uni accanto agli altri, non interagiscono tra loro; ogni protagonista del quadro sembra un’isola accanto ad un’altra isola.
Vicini fisicamente, ma distanti con la mente. Esseri umani incapaci di comunicare e chiusi dentro grandi spazi vuoti.
Consumano il loro pasto in solitudine o rivolgono lo sguardo verso una direzione diversa da quella di colui che potrebbe essere un interlocutore. Anche ai nostri occhi, ipnotizzati dalla visione di figure umane enigmatiche, non resta che immaginare la direzione dei loro sguardi che, talvolta, sembrano oltrepassare i confini del quadro.
Le scene, immobili e realizzate con colori vivaci e brillanti, ma volutamente prive di calore, suscitano una sensazione di inquietudine e di disagio: ogni relazione umana appare impossibile, sebbene si respiri un’aria di attesa.
Il forte contrasto tra luce e ombra contribuisce ad accrescere quel senso di mistero che avvolge le opere di HOPPER.
La sua pittura sorprende e inquieta. Nessun artista è riuscito a catturare in modo così efficace l’isolamento dell’uomo.
Così come accade con Giorgio De Chirico, non è difficile cogliere qualcosa di metafisico in quelle immagini di figure umane all’interno di ambienti che oltrepassano il loro ruolo di paesaggi moderni o rurali e fungono da pretesto per esplorare il sottosuolo umano. Le figure ritratte, socialmente marginali, vengono rappresentate in contesti deserti e stranianti.
Il silenzio inquietante di Edward HOPPER portavoce del
silenzio delle città nel primo lockdown segnato dal
COVID-19.
Il vuoto e la solitudine nella calma artificiale delle zone rosse … Le voci della natura che riemergono piano piano mentre decresce l'attività umana nelle città ...
Le immagini di HOPPER hanno un fascino indiscutibile, non solo toccano il cuore di ogni persona ma innescano riflessioni per una più profonda comprensione del momento che stiamo vivendo.
Il grande regista tedesco Wim Wenders ha detto che i quadri dell’artista americano sono sempre “l’inizio di una storia”. Quindi non sono statici come l’apparenza potrebbe suggerire, ma sono strutturalmente dinamici.
Una pittura che è un inizio e mai un approdo …
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