“ Una luna di carta sospesa nel cielo, alla maniera di un aquilone. Navi imbrigliate prive di nocchiero, disegnate come un quadro nel quadro, e ancora pesci rosa, farfalle, barchette di carta dal precario equilibrio e una natura che confessa le sue più urgenti verità al piccolo teatro della tela “ scrive Samantha De Martin.
Sospeso tra magia e geometria, è questo l’universo lirico dell’artista raccontato
nella mostra Francesco Casorati. Tra magia e geometria
a CARMAGNOLA – Palazzo Lomellini.
Pesce rosa, 2011. Olio su tela, 90x150 cm.
Mostra antologica che accoglie il visitatore in un’atmosfera emozionante e fiabesca, alla scoperta del singolare percorso artistico di un grande maestro. L’omaggio a Francesco CASORATI (Torino, 1934-2013) a quasi dieci anni dalla sua scomparsa.
Attraverso una trentina di opere, la mostra ripercorre le tappe più significative della lunga carriera dell'artista, suddividendola in quattro “focus” principali dedicati per scelta solo alle sue opere pittoriche e selezionate per il loro significato emblematico dalla curatrice Elena Pontiggia che, nel suo saggio introduttivo al catalogo, sottolinea il carattere del tutto originale e indipendente del percorso artistico di Francesco Casorati.
Nella prima sala di Palazzo Lomellini sono esposte le opere degli anni '50, come la visionaria Torre di Babele del 1952 (tempera su tavola), metafora della guerra, dell’incapacità degli uomini di comprendersi, dipinta da Francesco Casorati appena diciottenne, eppure opera di un artista già maturo, informato, colto, come ricorda la curatrice.
Francesco trasforma un concetto drammatico come quello della guerra in un grande gioco che vede protagonisti piccoli omini stilizzati come marionette, protesi verso il cielo su scale traballanti, a contemplare la sfera rossa della luna.
Battaglia , 1954 ( olio su tavola)
Battaglia nel bosco N2 , 1955 ( olio su tavola)
La pittura di Francesco Casorati evidenzia la capacità di dialogare con le tendenze a lui contemporanee senza appartenere a nessuna di esse e anche quando, inizio anni Sessanta, nei suoi quadri linee e volumi tendono a dissolversi, conservano intatte le proprie radici e genesi figurative e narrative.
Nella seconda sala il periodo successivo caratterizzato dal colore blu, tra cui emerge Il Grande Passero del 1968 (tempera su tela).
Anche il periodo post-informale, che attraversa nella seconda metà degli anni Sessanta, è declinato originalmente dall'artista. Casorati dialoga con la Pop Art e dialoga anche col surrealismo, soprattutto di Magritte. Il blu su cui imposta le sue composizioni è insieme il colore della lontananza - come diceva Cézanne – e il colore del sogno. È una monocromia che sottrae l'immagine alla banale colorazione della vita quotidiana e al realismo immediato, altrettanto banale.
L’albero magico, 1968 (olio su tavola)
Grande pesca , 1969
Per oltre un decennio, fra gli anni Settanta e Ottanta, Francesco abbandona la tecnica ad olio a favore dell’acrilico, funzionale per ottenere una tessitura quasi monocromatica e rarefatta, su cui proiettare la nuova fiaba visuale dalle tonalità atimbriche e dal rigore architettonico metafisico.
Al secondo piano la terza sala è dedicata ad una serie di opere dipinte ad acrilico dove i soggetti vengono raffreddati e sospesi come in Grande finestra del 1981 (acrilico su tela).
Farfalla rotta nella serra , 1980
La luna di carta , 1984
Labirinto , 1984
Duplice groviglio, 1984
L’ultima tappa artistica, aperta dal trittico Burrasca del 1986, è quella del ritorno alla pittura ad olio che permette vibrazioni cromatiche e materiche più liriche, come nel poetico Sette barchette e tre pesci del 2010 (olio su tela).
Ritmi espressivi, affabulazioni sceniche, vibrazioni cromatiche nuove e intrise di “poetica irragionevolezza”, pur rimanendo intatto il controllo mentale e formale della composizione.
Marchingegno per disegnare, 1995 (olio su tela)
Cavalletta , 2011
Mantide, 2011
La cifra che accomuna le diverse fasi, arrivando alle opere degli anni 2000, è il carattere antinaturalistico della intera rappresentazione pittorica di Francesco, ad un tempo logica e lirica, mentale e visionaria, fiabesca e astratta, autonoma dalle correnti artistiche, ma aperta al dialogo, pur sui generis, con alcune di queste quando non lontane dalla sua poetica e dalla personale visione del mondo.
Scrive Elena Pontiggia nel saggio introduttivo in catalogo:
“Nascere in una famiglia dove il padre, Felice Casorati, è uno dei maggiori artisti del secolo e la madre è Daphne Maugham, pittrice di rara finezza e nipote del famoso romanziere Somerset Maugham, significa nascere in un’Accademia di Belle Arti, laurearsi a quattro anni, respirare pittura fin dalla nascita. Francesco sarà sempre stilisticamente diversissimo da Felice e compirà un percorso coraggiosamente, caparbiamente indipendente. Da lui apprende però un concetto fondamentale:
la nozione di una pittura che non nasce dall’impressione,
dalla sensazione, dalla visione immediata, ma dall’idea.
Felice diceva che, per arrivare alla verità dell’arte, bisogna dimenticare la realtà superficiale, e questa convinzione, espressa nelle opere più ancora che a parole, rimane indiscussa anche per Francesco.”
Francesco CASORATI : non solo pittura.
Fondamentale è la sua attività grafica, calcografica e litografica.
Dal Gioco sul pavimento del 1984 (acrilico su tela) a Volo su … Francesco
CASORATI per Luci d’Artista a TORINO. Dalla prima edizione del 1998 alla
tappa del 25° anniversario 2022
Reportage fotografico by Mauro Dragoni
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