Momò Calascibetta. L’ironia del disincanto fino al 4 giugno 2023 alla Pinacoteca Comunale di Marsala - Convento del Carmine.
Omaggio a Peggy Guggenheim
A pochi mesi dalla prematura scomparsa dell’artista punto da una zanzara - il primo caso siciliano di Febbre del Nilo Occidentale - la mostra rende omaggio a Momò Calascibetta (Palermo 1949 – Erice 2022) che scelse Marsala con la sua luce, il suo mare, i suoi vibranti tramonti sulle saline, di ritorno in Sicilia dopo trentacinque anni trascorsi a Milano.
Visionario e grottesco, ironico e irriverente. Mirabile sceneggiatore e maniaco del dettaglio di una pittura al contempo colta e pop : florida di citazioni e fiorita di sberleffi e caricature all’indirizzo di potenti e potentati.
< Dipingo quello che mi viene più spontaneo, cercando di coniugare le esperienze del mio vissuto con la mia naturale vena ironica. E tuttavia, alla vista di una mia opera finita, a ridere di me stesso non riesco proprio: l’ironia, o il sarcasmo, che mi ha permesso di crearla, non è infatti un gioco per suscitare il riso, ma la pura conseguenza di un dolore conosciuto vivendo, di esperienze reali e di cattiverie umane che hanno lasciato il segno. Cerco di interpretare, di denunciare, ma non mi sono mai posto l’obiettivo di interpretare il presente e progettare il futuro > Momò Calascibetta
Il Giardino delle Delizie, 2021– trittico con il tema della vita : le 3 età dell’uomo.
< Oggi, ieri, domani; l’alba, il giorno e la notte; passato, presente e futuro; paradiso, purgatorio e inferno convivono nell’opera, sforzandosi di condensare in un istante la vacuità di un’esistenza passeggera >
Opera pensata e dipinta durante i mesi del lockdown, centrata sull’architettura barocca dei Quattro Canti a Palermo, nel cuore della città di nascita dell’architetto artista.
< Un interessante trittico pittorico, un vero e proprio racconto teatrale per immagini in cui l’artista ci accompagna per mano nel suo “Momòndo” figurativo e allegorico, pregno di simbolismo e spunti di riflessione tra Pop e Surrealtà dando vita al mito “green” del paraidesos all’interno dell’abbandono della Galleria delle Vittorie (pannello laterale sinistro), al circo Gatsbyano del lusso decadente ai Quattro Canti (pannello centrale), al giorno del giudizio in cui uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse è fuoriuscito direttamente dal Trionfo della morte dell’Abatellis e in cui a guidare la “marcia del marcio” è l’ignoto marinaio di Antonello dall’abitacolo del suo ape car (pannello laterale destro).
È lo stesso artista a descriverne genesi e sintassi: < una macchina della memoria che è la somma e la stratificazione di oltre quarant’anni di lavoro. In questo mio particolarissimo giardino le varietà arboree sono state sostituite dai fantasmi degli individui che mi hanno accompagnato; individui che non hanno mai prodotto frutti, che sono tronchi anemici e bisognosi di fertilizzanti, arbusti aridi e avvizziti nella calura estiva dei Quattro Canti di Palermo; un tripudio umano, uno spettacolo teatrale dove gli attori non devono più fingere un personaggio né seguire un copione, ma limitarsi ad essere se stessi, come ne La classe morta di Tadeusz Kantor>
Momò Calascibetta. L’ironia del disincanto
Curatore del progetto espositivo è Enrico Caruso che per gli spazi del Convento del Carmine di Marsala ha immaginato due macrosezioni scandite in dieci nuclei narrativi.
Oltre settanta le opere in mostra che punteggiano l’arco narrativo di un’intera esistenza votata all’arte e alla pittura : dall’inizio dell’avventura milanese nel 1983 culminata nel 2002 con la mostra–evento “Terromnia” a cura di Philippe Daverio fino al 2021, anno dell’ultima mostra “Il giardino delle delizie“ a cura di Andrea Guastella - Palazzo Belmonte Riso di Palermo, sede del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
La narrazione prende il via con il libro d’arte “Una commedia siciliana”, un racconto di Sciascia stampato a tiratura limitata e corredato da nove acqueforti di Calascibetta (oltre alle illustrazioni di Bartolo di Raffaele).
Sciascia definisce la sua pittura come < il racconto dettagliato dell’imbestiamento di una classe di potere già sufficientemente imbestiata nella più lata avarizia e nella più lata rapacità (...) >
Comiso park, 1984 - Acrilico su tela
Gesualdo Bufalino, a proposito del ciclo “Comiso Park” - raccolta di opere degli anni Ottanta in cui Momò denunciava nel suo stile la base missilistica della Nato nella bucolica terra iblea – scrisse nel 1985: < Con compiacimento di satiro greco mi mostrò la fantasmagoria orgiastica di giostre in movimento, gravate da una sessuata umanità sessuofobica e raccapricciante, sfacciata e tracotante, dilettuosamente lussuriosa e delittuosamente impegnata nelle danze della vita o della morte che l’America viene a giocare a casa mia: Comiso. Ed io non me ne ero accorto? >
“I bambini sulle strade del mondo”
Attenti al lupo (omaggio a Pasolini), 2006
Città vuota, 2005
Una lacrima, 2008
Eros & Ironia
La decadenza del Gattopardo (disegno a matita)
L’amante è come il pesce : pessimo se non è fresco, 2004 (acrilico su tavola)
Case & Valige
La casa di via Mastrangelo
La casa di Nuccia, 2004 (matita su tavola)
Eroi & Miti
Eroe e vittima (omaggio a Picasso), 1994 – matita su tavola
Trittico del Minotauro
Labirinto verticale
Pasifae e il Minotauro (terracotta)
Philippe Daverio, grande estimatore dell’arte di Momò, volle l’opera Il gelato di Tarik come scenografia della popolare trasmissione televisiva Passepartout (Rai3, anno 2005).
Il gelato di Tarik, 2002 (disegno a matita)
Amici & Nemici
I mille volti di Mao
Omaggi a Philippe Daverio
Omaggi a Vittorio Sgarbi : Il SUcCESSO e GARIBALDI
Momò vi ama, 2008 (tecnica mista su tavola)
Autoritratto, 2016 (acrilico su tavola)
Il Giardino delle Delizie, 2021
< Alla fine dei giochi, niente rimane di là dalla cornice. Torna la casta “imbestiata nella più lata avarizia e nella più lata bestialità” di cui parlava Sciascia sin dagli esordi dell’artista. E tornano gli schemi narrativi, uno per tutti l’ellisse: dalla giostra che schiaccia lo spazio di Comiso Park, alla Fontana della Vergogna al centro di una piazza, alla piazza stessa che, ne Il Giardino delle Delizie, si deforma e si allarga, come vista da un grandangolo, a inglobare l’universo.
Persino la scansione in parti viene piegata a un senso nuovo: nei trittici medioevali, delineava momenti successivi; nel Giardino, al contrario, garantisce l’unità del molteplice, l’immobilità del divenire. Guardiamo, ad esempio, al pannello di sinistra: la presenza di un’intelaiatura di vetro e metallo nel luogo del principio non significa forse che l’inizio c’è già stato, che la storia non esiste, che l’Eden non è un regno scomparso, né un futuro a venire, ma la semplice speranza di una casa? La direzione non è obbligata … nessuna legge ci costringe a partire dal paradiso terrestre per finire con l’inferno. Come in un quiz a risposta multipla, siamo liberi di scegliere la sorte che ci spetta. Momò, dovrebbe essere ormai chiaro, non si limita a svolgere una tesi … L’artista non vorrà mica suggerirci che la Palermo di oggi, con il suo scialo di feste, eleganze impossibili e modernizzazioni mancate, non è poi così diversa da quella di allora? A noi, e a nessun altro, si rivolge questa storia. A noi che abbiamo barattato la libertà con l’avvenenza. A noi che, come la crosta leggerissima di cui siamo ricoperti, che è il nostro stesso corpo, ci infrangeremo, scricchiolando, al primo tocco del destino > Andrea Guastella
Il Giardino delle Delizie, 2021 - dettaglio
Momò Calascibetta. L’ironia del disincanto fino al 4 giugno 2023 alla Pinacoteca Comunale - Ente Mostra di Pittura Città di Marsala – Convento del Carmine
Reportage fotografico by Barbara Caricchi
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