Nato a Barcellona di Sicilia nel 1937, Emilio ISGRO’- artista e scrittore - si trasferisce ben presto a Milano, dove espone il suo lavoro rivoluzionario ed anticipatore fin dai primi anni sessanta presso alcuni tra i più prestigiosi spazi espositivi d’Italia.
Le sue cancellature lo collocano tra gli artisti dell’avanguardia intellettuale più lucida della sua generazione, con un respiro internazionale. Ha scritto, tra le tante altre cose, i romanzi Marta De Rogatiis Johnson (1977) e Polifemo (1989).
PAROLE e CANCELLATURE , FORMICHE e OROLOGI
nell’arte di Emilio ISGRO’
Furmiculìa , Furmiculìa …
La forza creativa di un artista viene influenzata dagli eventi della sua vita: rielaborati, masticati, ricostruiti, si trasformano in energia creativa e poi in materia, in definitiva in arte.
Penso subito alla FORMICHE e agli OROLOGI di Salvador DALI’ …
Quando era un bambino Salvador Dalì fu molto impressionato dalla scena di un gruppo di formiche che divorarono davanti ai suoi occhi un coleottero. Questa immagine di ordinaria sopravvivenza fu rielaborata da Dalì che ebbe per tutta la vita un misto di attrazione e fobia per le formiche.
Simbolicamente le FORMICHE rappresentano nel mondo surreale di Dalì la morte, la decadenza ma anche il desiderio sessuale sfrenato ... paure e desideri che arrivano direttamente dall’inconscio e trovano un veicolo fisico per esprimersi.
La persistenza della memoria (1931) – Salvador Dalì
In questa opera, per esempio, le formiche si accaniscono su un orologio, consumandolo: eliminando la materialità dell’orologio, simbolicamente distruggono il tempo inteso in modo convenzionale, per rielaborarlo nella visione di Dalì, come un tempo interiore fatto di ossessione per ciò che ci sta sfuggendo ma anche deposito di ricordi intangibili che si rielaborano nell’inconscio.
Il tempo perde la sua oggettività e diventa un elemento soggettivo, che acquisisce valore in base agli stati d’animo degli individui.
Un momento trasformato in ricordo, in idea e infine in simbolo.
L’invasione delle formiche ovvero fratelli d’Italia – la mostra 2009 di Emilio ISGRO’ ad ACIREALE
Fratelli d’Italia (trittico), 2009 - l’opera è costituita da una lunga e imponente striscia con l’inno nazionale cancellato.
Come sempre, nelle opere dell’artista, ciò che potrebbe sembrare una dissacrazione è, in realtà, un modo per far emergere quella carica di significati che un eccesso di comunicazione e di consuetudine tende ad appiattire e che invece si rivela sempre nuova e diversa al mutare delle situazioni storiche.
Ora italiana – opera risalente al 1985 e realizzata per ricordare l’attentato alla Stazione di Bologna, è composta da venti pezzi rotondi del diametro di circa 1 metro ciascuno, con un orologio incorporato con tanto di suoneria funzionante.
EMILIO ISGRO’ - DISOBBEDISCO – SBARCO A MARSALA E ALTRE SICILIE
La mostra 2010 alla Pinacoteca Civica di Marsala – Convento del Carmine – in occasione del 150° anniversario dello SBARCO DEI 1000 – 11 maggio 1860.
La mostra riunisce le opere di Isgrò dedicate alla terra di Sicilia.
Sicilia, 1970
DISOBBEDISCO di ISGRO’ in antitesi al famoso
OBBEDISCO di GARIBALDI mai pronunciato ma scritto ...
Il celebre e lapidario “obbedisco” di Giuseppe Garibaldi non è stato rivolto dal generale al re Vittorio Emanuele II, in occasione dell’ incontro di Teano (Caserta, 26 ottobre 1860) e, in più, quella parola non è mai stata detta - ma scritta, qualche anno dopo (nel 1866), non al re ma a un generale sabaudo e da tutt’altra parte, in Trentino. Ecco com’è andata. (www.focus.it)
Il 9 agosto 1866 Garibaldi si trovava nel piccolo centro trentino di Bezzecca dove, tre settimane prima, aveva respinto un contrattacco austriaco guadagnando l’unica vittoria italiana nella Terza guerra d’Indipendenza. Con i suoi Cacciatori delle Alpi il generale si preparava a entrare nella regione (allora parte dell’impero austro-ungarico) per liberare Trento.
A fermarlo fu la notizia dell’ormai prossimo armistizio tra Italia e Austria, giunta quel giorno assieme all’ordine del generale La Marmora di sgomberare il Trentino entro 24 ore. Allora Garibaldi impugnò la penna e, in risposta, scrisse la famosa frase:
Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco
La cessazione delle ostilità fu sancita il 12 agosto con l’armistizio di Cormons, e il 3 ottobre fu firmata la pace, a Vienna. L’Italia con questo accordo perse l’occasione di liberare Veneto e Trentino. Il primo fu comunque annesso al Regno d’Italia in ottobre. Per il Trentino, invece, si dovette aspettare 49 anni e la Prima guerra mondiale.
Dall’intervista di Anita Tania Giuga:
< A cosa disobbedisce Emilio Isgrò oggi? >
< All’idea, soprattutto, che l’arte sia una professione paragonabile a quella del medico, dell’avvocato o dell’imprenditore edile, per i quali l’interesse economico è la prima voce in capitolo, con tutto ciò che ne consegue in termini di mondanità e chiasso mediatico. Mentre, il vero artista, per come lo concepisco io, può trarre energia anche dall’anonimato e dal silenzio, come quei fisici nucleari che se ne stanno rintanati nei laboratori di Pasadena o di Ginevra e alla fine vincono il Nobel. Non voglio apparire un provocatore, ma l’artista di razza lavora soprattutto per se stesso e per la propria felicità. Fino a quando scopre che la sua felicità è necessaria e condivisa. È questo il vero premio.
Negli anni Trenta del Novecento, quando Salvador Dalì cominciò a corteggiare un po’ troppo i ricchi americani che passavano da Parigi, André Breton lo escluse immediatamente dal giro dei suoi amici, chiamandolo “Avida Dollars”.
Oggi l’americano Jeff Koons può dire che l’arte vale quanto costa, e nessuno osa ribattere, perché il trend è quello: la più totale coincidenza tra prezzo e valore. Tutto questo non è arrivato all’improvviso, ma risale almeno all’ideologizzazione del denaro operata al tempo della Pop Art, quando Andy Warhol pretendeva cifre da capogiro per mostrare la sua parrucca a una cena d’amici. L’artista come produttore carismatico di rendita finanziaria.
Eppure l’arte non è una professione che debba rendere necessariamente in termini di economia, o non lo è del tutto, come non lo è l’eucarestia per i preti più santi. Vendere le ostie, in altri termini, è peccato di simonia.
E vendere l’arte? Si può sicuramente, per ragioni pratiche, concrete, ma ora mi pare che si sia passato il segno, scaraventando il Beato Angelico, che non percepì mai un soldo per i suoi meravigliosi affreschi, nella categoria degli esclusi e dei reietti.
Bisogna ritrovare quell’equilibrio che io conobbi nei miei primi anni di lavoro: quando l’arte era sì un affare, ma lo era sui tempi lunghi, e il mestiere di mercante potevano permetterselo soltanto dei signori ben dotati di mezzi. Gli altri si arrangiavano vendendo quadri dozzinali e croste sottobanco, e con quelli finanziavano gli artisti nei quali credevano davvero. In ogni caso, era sempre netto il divario tra arte commerciale e arte di ricerca, il che consentiva di gratificare, giustamente, gli artisti più disintereressati al successo troppo facile.
Ora, invece, non si rende neppure quell’omaggio alla virtù che un tempo gli ipocriti rendevano ai santi, in nome di un sistema totalitario che, dagli Stati Uniti alla Cina, è uguale dappertutto > Emilio Isgrò
< Cosa vuol dire essere un artista siciliano di lungo corso e di grandi rivolte? >
< Sono felice che qualcuno scopra la vena “siciliana” che scorre in larga parte del mio lavoro. Questo non per un malinteso localismo, ma perché penso che l’arte debba sottrarsi all’omologazione dell’universo alla quale oggi è sottoposta.
L’arte non deve dire sempre “obbedisco”, come disse Garibaldi sofferente e stanco al Comando Supremo che gli imponeva di arretrare.
L’arte, semmai, deve imparare a disobbedire anche ai suoi committenti se vuol sopravvivere.
Proprio per questo ho cancellato il famoso telegramma dell’ “obbedisco”.
Perché fosse chiaro a tutti, anche a chi non si occupa d’arte ma sa perfettamente chi è Garibaldi, che è finito il tempo di un’arte che parla soltanto a se stessa >
Sbarco a Marsala (Disobbedisco), 2010 - Emilio Isgrò
Minuta autografa del telegramma di Giuseppe Garibaldi al Comando Supremo nel quale, come risposta all’ordine di ritirarsi dal Tirolo, comunica “Obbedisco”, 9 agosto 1866
Mai più dirò “obbedisco” a chi mi chiede
di scendere dal mio cavallo bianco.
Disobbedisco a tutto : anche alle rondini
Sbarco a Marsala (Monumento a Garibaldi caduto), 2010 – installazione con pianoforte e basamento di monumento assediati dalle formiche.
Le FORMICHE sono sicuramente i Mille Garibaldini, ma sono anche le inquietudini di Garibaldi stesso, i suoi dubbi, le sue incertezze …
ARTISSIMA 2015 - TORINO
Al BOOK CORNER - “Seme Mediterraneo” – presentazione dell’opera di
Emilio ISGRO’
EXPO 2015 – MILANO
PAROLE ne Il seme dell’Altissimo, il grande marmo bianco come gnomone di meridiana di ben 7 metri di altezza …
Seme di arancia ingrandito 1 milione e 500 mila volte per l’opera di Emilio ISGRO’ in prossimità del mega EXPO CENTRE sotto l’agglomerato dei trulli …
Fuori SALONE del LIBRO 2017 - TORINO
Nella hall del GRATTACIELO INTESA SANPAOLO l’opera I PROMESSI SPOSI cancellati per 25 lettori e 10 appestati di Emilio ISGRO’ - l’artista contemporaneo celebre per le cancellature.
35 volumi della QUARANTANA - l’edizione definitiva curata dal MANZONI pubblicata fra il 1840 e il 1842 con TESTO & IMMAGINI cancellati in corposo BIANCO / morbido NERO / fluttuante trasparenza ... voce alla PAROLA !!
Le cancellature lasciano emergere parole e figure pensate per un racconto visivo che dona nuova vitalità a I Promessi Sposi. Una vera e propria riscrittura dell’epopea manzoniana che invita a riconsiderare il grande autore italiano, attestandone la sua profonda attualità.
Il celebre Ritratto di Alessandro MANZONI di Francesco HAYEZ diviene con Emilio
ISGRO’ L’OCCHIO DI ALESSANDRO MANZONI, 2016
OCCHIO ben evidenziato dalle cancellature TRATTO-PUNTO TELEGRAFICO :
la firma dell’artista !
< TUTTO E’ CANCELLATO >
CANCELLATURA ARTISTICA : ARTE DEL SEGNO & POESIA VISIVA
I Promessi Sposi - Un romanzo storico diventato un’opera d’arte visiva è il modo migliore per includere il grattacielo nel contesto del XXX Salone Internazionale del Libro di Torino, di cui Intesa Sanpaolo è Socio fondatore e Main Partner.
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