Dopo anni di dominio del MINIMALISMO, si avverte oggi un ritorno alla sensualità attraverso un’esplosione di colori e di lusso, esibiti con eccesso.
Se il minimalismo usa la raffinatezza dei materiali e la poesia della geometria relazionata agli oggetti, il MASSIMALISMO è invece edonistico e bohémien nel suo messaggio. Alla disciplina si contrappone la piena libertà di interpretazione dello spazio.
E’ il momento della saturazione degli spazi con forme e colori. Linee pulite, spazi asettici e celebrazione dell’assenza sono uno sbiadito ricordo di un mondo ormai in diretta collisione con l’eclettismo sfrontato di questa fine decade.
Lo stile minimal giapponese e scandinavo hanno decisamente fatto il loro tempo: le atmosfere rarefatte, i tessuti impalpabili all’insegna dei colori pastello ed i mobili puri e sinceri nella loro semplicità ormai appaiono talmente lontani dall’apparire quasi vintage.
MASSIMALISMO : una questione di pensiero
Non è solo una questione di stile. Il MINIMALISMO, pesante eredità del movimento moderno e dell’arte concettuale di fine secolo ha semplicemente detto tutto quello che poteva dire: il concetto stracotto del LESS IS MORE si è esacerbato a tal punto da divenire povertà di contenuti ed idee.
Ciò che prima era tendenza ricercata, ovvero linee rigorose e morigeratezza nell’utilizzo dei materiali, si è trasformata negli ultimi anni in una levigatura generale dello stile che ha portato a zero la ricerca e l’innovazione estetica.
Da MINIMAL a scarno il passo è stato breve … La volontà di personalizzazione degli spazi è sfociata nell’ ECLETTISMO inteso come utilizzo di forme e colori lontane dagli stereotipi formali del minimalismo della produzione low cost.
Nuove texture, pattern floreali e animalier, materiali compositi e forme decisamente audaci hanno dato vita nell’ultimo periodo ad un rinnovato slancio verso la RICERCA GRAFICA e ARCHITETTONICA contrapponendosi, nei progetti di interni, a quanto professato dall’establishment “accademico” contemporaneo.
La serietà lascia il passo alla gioia.
Il MASSIMALISMO consiste proprio nell’abbracciare appieno ogni forma di cultura per mescolare senza paura stili ed epoche diverse; nel sovrapporre schemi colore e disegni all’apparenza in antitesi fra loro.
Con il MASSIMALISMO è importante raccontare una storia che sia il tema comune di tutto il progetto di interni: non basta ovviamente mescolare colori ed oggetti a caso ma è necessario organizzarli in un disordine dettato dalla propria personalità e “joie de vivre”.
Certo, il rischio di sbagliare per i non addetti ai lavori è alto: pensare una mensola bianca su un muro bianco è un gioco sicuramente più facile ma anche altrettanto noioso.
Dopo anni di colorazioni neutre e linee semplici, lo stile massimalista sembra stia tornando come reazione al trend della sottrazione. L’origine di tale estetica nella MODA è lo street style giapponese, che propone outfit caratterizzati da sovrapposizioni esagerate, silhouette coraggiose e un approccio inconfondibile ai vestiti, difficile da replicare senza sbagliare. Le parole chiave sono volume, materia, pastiche e flamboyant. Affinché si riesca a infondere un tocco di teatralità in ogni look, è necessario un occhio attento per creare la perfetta mescolanza di materiali, pattern, tessuti e accessori. Anche se eccessi ed esuberanza vengono spesso intesi come sinonimo di KITSCH.
KITSCH : alla scoperta di uno stile di vita
Il KITSCH nasce nelle sfere colte del tardo Ottocento tedesco, si riafferma e diffonde periodicamente nella storia dell’arte.
Del termine si conosce l’anno di nascita, 1860, e il luogo, Monaco di Baviera.
Fu lo stile che caratterizzò i castelli e i palazzi dell’eclettico sovrano Ludwig II di Baviera - tardivo emulo di Luigi XIV (il Re Sole).
Ma prima ancora il Kitsch, chiamato di volta in volta Barocco, Rococò o altro, era stato lo stile di nobili e sovrani.
Caro anche alla Regina d’Inghilterra, è prediletto da divi e dive, ma anche da gente comune, in modo democraticamente trasversale.
Opere di Grayson Perry
Parafrasando Nietzsche, si può dire che, di quando in quando, un piccolo peccato
di Kitsch dà sapore alla nostra raffinatezza.
KITSCH è PACCHIANO
Per Treccani il KITSCH “…indica ogni degradazione in senso manieristico dell’opera d’arte…“.
Per Wikipedia ha il significato di “…oggetti presuntamente artistici, ma in realtà di cattivo gusto.”
Etimologicamente, la parola deriva probabilmente dal tedesco “pferkistchen” letteralmente “pasticciare“, ma più correttamente traducibile con “pacchiano”.
Umberto Eco offre un’altra versione, individuando la nascita della parola KITSCH dall’inglese “sketch” ovvero schizzo. I viaggiatori del Gran Tour commissionavano agli “artisti minori” copie delle grandi opere che si potevano ammirare in Italia.
Copie, schizzi, ovviamente di basso profilo, di scarso valore nei confronti dell’opera stessa … da qui l’associazione con il brutto … in poche parole pacchiano … da evitare, dunque.
Tutti significati quasi negativi e squalificanti per uno stile che, in fondo, ha rappresentato anche delle grandi espressioni artistiche in contrapposizione al minimalismo con l’eclettismo di unacreatività dirompente … un importante raccoglitore di intelligenza auto-ironica, capace di cogliere le sfumature di raffinato stile all’interno di un complesso – appunto – kitsch.
“Il kitsch. Antalogia del cattivo gusto” di Gillo Dorfles
Nel 1968 il grandissimo studioso d’arte triestino è stato uno tra i primi italiani ad indagare con completezza e competenza questa corrente artistica … il variegato mondo del pacchiano e del cattivo gusto.
< la moda si impadronisce di stilemi pseudo-artistici o addirittura tipicamente kitsch e se ne serve invertendone il segno, ossia facendo di un’opera di cattivo gusto un’opera di gusto raffinato e sofisticato >.
Parafrasando il grande storico: < la bellezza (così come la “bruttezza”) non è una qualità
intrinseca delle cose; esiste solo nella mente dello spettatore >.
Si possono trovare rimandi in ARCHITETTURA, DESIGN, MODA,
PUBBLICITA’, CINEMA, MUSICA, LETTERATURA e, naturalmente ARTE.
Lampada animalier – Collezione privata Elio Fiorucci
Il cane barbone, 1970 - Gianfilippo Usellini
Kicco , 2004 – Saratoga Dalí
A Friend in Need , 1903 - Cassius Marcellus Coolidge. Dipinto della serie surreale Dogs Playing Poker (cani che giocano a poker).
The Beauty of Summer , 1973/1974 - Miriam Shapiro
Nel mondo dell’ ARTE uno degli artisti più apprezzati e valutati positivamente dal
mercato è Jeff Koons che ha realizzato una serie di opere davvero interessanti.
Basti pensare a Bouquet of Tulips, opera installata a Parigi in ricordo degli attentati del 2015.
Le polemiche non mancano mai, ovviamente ma …
< Quando parla il cuore non sta bene che la ragione trovi da obiettare. Nel regno del Kitsch impera la dittatura del cuore > annota il grande scrittore e poeta Milan Kundera nel suo capolavoro letterario L’insostenibile leggerezza dell’essere del 1984.
Con le sue creazioni di rottura Damien Hirst ha fatto di questa corrente un suo cavallo di battaglia.
Kitsch , 2004 - Stephany Hasselsweiller
Nella FOTOGRAFIA lo stile unico di David LaChapelle
Il MASSIMALISMO nella MODA
Tanti gli stilisti che hanno deciso di adottare lo stile eccentrico, basti pensare a Dolce e Gabbana, con i giochi di intrecci tra Sicilia e kitsch dove la fanno da padroni strass, pailettes e perline.
Paul Smith, il noto stilista amante delle “righe colorate” si è sempre dichiarato un amante del kitsch.
Anche Gucci deve, molto probabilmente, il suo rilancio all’adozione di uno stile che strizza l’occhio allo stile “grottesco”.
Gucci – Met Gala 2018 … Catholic Church : tra Cristo e l’Addolorata ...
Andrea Mecacci
Nella MODA - troppo spesso - si è vista la dicotomia “chic o kitsch” quando sono concetti che possono benissimo convivere insieme … non a caso i più attenti hanno coniato il termine “ugly chic” (brutto ma elegante) proprio per definire più opportunamente lo stile kitsch.
Elsa Schiaparelli : pioniera del genere grazie a macro accessori, ispirazioni surrealiste e colori al tempo innovativi come il rosa shocking.
La couturière italiana, che Chanel considerava la sua più grande nemica, di stridenti armonie fece una cifra del suo stile particolarissimo, definito dalla stampa anglosassone “ugly-chic”.
Celebri sono rimasti i tailleur con tasche ricamate a forma di bocca e i cappelli-scarpa che aveva realizzato in collaborazione con Salvador Dalì.
Gioiello surrealista Schiaparelli-Dalì
Tutti concetti che trovano un fervente sostenitore in Charles Baudelaire quando diceva: < l’inatteso, l’irregolare, il sorprendente, lo stupefacente sono parte essenziale e caratteristica della bellezza >
Oggi, sotto la guida di Daniel Roseberry, la casa di moda sta vivendo un momento d’oro, vestendo celebrità internazionali come Bella Hadid, Adele e Cardi B. La collezione ready-to-wear della maison per l’autunno-inverno 2023 è infatti un’esplosione di creatività tra tessuti maschili, colori neutri, la già nota Face Bag e la nuova Schiap Bag: una baguette trapuntata e impreziosita da dettagli in rilievo.
Ready to wear autunno inverno 2023, Schiaparelli
Eppure per molti rimane Lady Gaga la vera icona del massimalismo, come dimostra la sua scelta di indossare un abito firmato Schiaparelli per la performance durante l’insediamento di Biden.
< Le cose convenzionalmente belle sono noiose > sostiene Lotta Volkova, la stylist russa, co-fondatrice di Vetements – uno dei marchi più ambiti nel panorama internazionale – recentemente definita dal Guardian la donna più cool del momento.
La mostra The Vulgar: Fashion Redefined (Barbican Art Gallery di Londra, fino al 5 febbraio 2017) ha esplorato gli aspetti più eccessivi della moda attraverso cinque secoli di storia indagando anche sul kitsch.
Termine evocato a perfezione da Guido Gozzano quando descrive il salotto in L’amica di nonna Speranza: < Loreto impagliato e il busto d’Alfieri, di Napoleone, i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!) ... un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito salve >
Abito lampadario 2016-17 by Jeremy Scott, direttore creativo di Moschino
Jeremy Scott per Moschino
Moschino – collezione autunno inverno 2020-21
Prada
Jeremy Scott – New York Fashion Week - SS2017
Saint Laurent
Lo stilista Christian Lacroix, che ha lasciato il segno nella moda degli Anni Ottanta e Novanta grazie ad abiti ricchi di colori e ricercatezza, è tra i principali esponenti del massimalismo. Esattamente dieci anni dopo la sua ultima sfilata alla Paris Fashion Week nel 2009, il fashion designer è tornato alla ribalta grazie alla collaborazione con lo stilista belga Dries van Noten.
Collezione 2019
Neppure SCARPE e TRUCCO sfuggono allo stile massimalista
STILE KITSCH in ARCHITETTURA
Per quanto riguarda edifici o oggetti, possono essere considerati kitsch quelli che presentano una delle seguenti caratteristiche: imitazione (di un’opera d’arte o di un altro oggetto), esagerazione (nei colori, nelle trame, nei materiali o nelle proporzioni); occupazione dello spazio sbagliato (una carriola usata come vaso da fiori in un cantiere) e perdita della funzione originaria (una brocca a forma di ananas, per esempio).
In ARCHITETTURA lo stile kitsch è spesso associato a edifici commerciali come centri commerciali, hotel, casinò e parchi a tema, che cercano di attirare l’attenzione del pubblico con facciate stravaganti e luci sgargianti; elementi decorativi esagerati come sculture, cornici e ornamenti; un mix di stili architettonici come neoclassico, barocco e rococò; utilizzo di materiali lucidi e riflettenti come vetri, specchi e metalli; enfasi sull’aspetto visivo e l’ostentazione della ricchezza o dell’opulenza.
Termine controverso, il kitsch può anche essere inteso come una forma di espressione artistica che invita a riflettere sulla cultura e sui valori di un particolare tempo o società, attraverso la satira o meno. In questo senso, vale la pena notare che si possono trovare somiglianze tra il kitsch e il movimento postmoderno in cui c’è una ricerca del simbolico in una reazione contro le rigide norme del funzionalismo moderno, cercando di generare differenziazione individuale e affermazione sociale.
Ci sono molti esempi iconici di architettura kitsch in tutto il mondo.
La città di Las Vegas ne ha molte, materializzando il termine in un ideale di ascesa sociale con edifici che rimandano al lusso estremo. Qui si vedono anche ricreazioni di monumenti esistenti in tutto il mondo, come la Torre Eiffel o la Statua della Libertà, inseriti tra altri edifici che competono tra loro, generando un ambiente caotico.
Nel corso dei secoli, la manifestazione del kitsch in architettura non è mai emersa come movimento determinante, tuttavia è sempre rimasta presente, portando importanti riflessioni sul ruolo della cultura di massa come territorio di frontiera tra arte e architettura colta e popolare.
Un esempio di gusto kitsch è l’albergo californiano Madonna Inn, inaugurato nel 1958 nella città di San Luis Obispo. Nato, secondo i proprietari Alex e Phyllis Madonna per fornire un’esperienza “estetica” unica e irripetibile.
Troviamo di tutto, dai nani da giardino immersi nelle fontane delle toilette delle stanze, alle lampade Tiffany in ambienti rosa confetto con luci di Natale tutto l’anno della sala da pranzo. Difficile immaginarlo? La descrizione più azzeccata l’ha fatta Umberto Eco. Eccola.
< Le povere parole di cui è dotato il linguaggio naturale degli uomini non possono bastare a descrivere il Madonna Inn. Diciamo che Piacentini mentre sfogliava un libro di Gaudí, abbia ingerito una dose esagerata di LSD e si sia messo a costruire una catacomba nuziale per Liza Minnelli. Ma non rende l’idea. Diciamo l’Arcimboldi che costruisca per Orietta Berti la Sagrada Famìlia. Oppure Carmen Miranda che disegna un locale Tiffany per i motel Motta. Ancora, il Vittoriale immaginato da Fantozzi, le città invisibili di Calvino descritte da Liala. La sonata in si bemolle minore di Chopin cantata da Claudio Villa su arrangiamenti di Valentino Liberace e eseguita dalla banda dei pompieri di Viggiú >
Madonna Inn - Sala da pranzo con putti, calici baccarat di gusto ecclesiastico, farfalle.
Storia della bellezza - Storia della bruttezza. A cura di Umberto Eco . Ediz. Illustrata
IL MASSIMALISMO NEL DESIGN
La Gen Z sperimenta con orgoglio l’espressione della propria identità, portando a un cambiamento culturale che si riflette non solo nella moda, ma anche nell’INTERIOR DESIGN con l’uso di forme organiche dalle tonalità eccessivamente sature.
Estremizzando qualsiasi dettaglio con il motto “Less is a Bore” - meno è noia - dell’architetto statunitense Robert Venturi: da sfumature e trame a materiali e forme, vengono creati spazi personali vivaci, pieni di stimoli visivi e colori audaci. Gli interni diventano colmi di personalità grazie a una giusta dose di accumulo di piante, dipinti, collezioni e souvenir.
Venturi House in New Castle County, Delaware
Adesso gran parte degli arredi si sta avvicinando al Movimento Memphis e ai nuovi stili postmoderni.
I BAGNI delle favole … che delirio !!
Anche l’igiene lascia a desiderare con la moquette …
Perché il MASSIMALISMO è un modo di vivere, di pensare e di riconsiderare gli oggetti, riportando in auge elementi che erano stati in passato scartati come KITSCH o TRASH dalla cultura dominante. Considerata come atto di ribellione da parte dei giovanissimi contro le generazioni più anziane, l’arte dell’eccesso ha attirato l’attenzione di molti durante il primo lockdown grazie ad ambienti vivaci e stimolanti, piuttosto che asettici o freddi.
Il motivo? La possibilità di realizzare spazi unici per gli individui, dove le camere diventano archivi di interessi personali, hobby e ricordi preziosi. Creando un proprio spazio proprio in cui si possa essere sé stessi.
La casa in stile massimalista è un ambiente dove la forza della creatività esplode in accostamenti al limite: ogni spazio viene riempito senza falsi pudori con oggetti di ogni sorta.
Epoche diverse convivono in una sorta di esaltazione della forza del progetto di interni; la carta da parati, dominatrice delle partiture verticali, diventa apportatrice di ulteriori forme e colori. La casa massimalista però è una casa meditata, non improvvisata, ma pensata e costruita nel tempo.
Il pezzo forte: Il divano chesterfield nel colore blu petrolio.
Accessori must have: Le carte da parati floreali e le chinoiserie vintage.
Testimonial: Pedro Almodovar e gli interni presenti nella sua filmografia.
Le decorazioni scenografiche sono la chiave del massimalismo.
Grandi elementi decorativi come i quadri XXL di alta qualità … Più grande è, meglio è …
Giocare con la forma e il colore
Lo stile eccentrico e auto-ironico di Nicoletta Poli.
La poltrona Sicily di Dolce e Gabbana
Milk Station Chair
Prickly Pair Chair
Il MASSIMALISMO celebra l’opulenza e gli eccessi nella GRAFICA e nel DESIGN.
I designer contemporanei utilizzano texture, colori vibranti, speciali stampe ed esclusive tecniche di finitura per le loro creazioni.
Interni di Michael Gillette per Levi’s
Il MASSIMALISMO esplora il mondo del DESIGN EDITORIALE, i manifesti pubblicitari e i packaging, le identità aziendali, il design d’interni, e altro ancora.
KITSCH 1. Novembre 70 (Tom Wesselman)/Pop-art. Kitsch 1
KITSCH cantano le IVE - girl group sudcoreano formato da Yujin, Gaeul, Rei, Wonyoung, Liz e Leeseo. Il gruppo ha debuttato il 1° di dicembre del 2021 con il singolo Eleven.
Dall’ARREDAMENTO alla MODA, passando per CIBO e ARTE, l’abbondanza di elementi è tornata in auge, in risposta alla solitudine della pandemia.
Dalle Ricette anni 70/80 stracolme di forme, colore e fantasia
ai maxi hamburger dei nostri tempi
Met Gala 2019 - Katy Perry
Addio minimalismo, benvenuta abbondanza. La corrente del maximalism rappresenta la risposta di molti utenti alla moda del decluttering, ovvero la volontà di gettare via gli oggetti superflui. Nei post online aumentano così i contenuti dedicati all’estetica dell’eccesso, mentre il minimalismo sembra solo un lontano ricordo.
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