TRASFORMAZIONI …
nel regno animale da bruco a farfalla … da girino a rana …
nel mondo delle fiabe da principe a ranocchio … da zucca a carrozza (Cenerentola) ... da principe Adam a bestia (La bella e la bestia) …
nel regno minerale trasformazioni metamorfiche delle rocce
METAMORFOSI : mutare la propria forma
In tutte le mitologie e le religioni antiche sono presenti racconti in cui persone o cose si trasformano in altro da sé: è la metamorfosi, una mutazione in cui si cambia forma ma non identità. Eroi e giovani trasformati in piante, in animali e in costellazioni sono numerosissimi nel mito greco. Il tema della metamorfosi è frequente anche nell’arte e nelle letterature europee moderne.
Dalla natura al mito
Il termine metamorfosi deriva dal greco e indica un «passaggio di forma» da parte di un soggetto animato, una mutazione dell’aspetto esteriore, in cui però si mantiene inalterata l’identità.
In natura la metamorfosi è il processo per cui alcune piante o animali mutano il loro aspetto anche in modo radicale. Nelle piante, per esempio, le foglie subiscono di frequente la trasformazione che le porta a diventare fiori. Negli animali, metamorfosi famose sono quelle degli anfibi: dal girino alla rana.
Forse è stata proprio l’osservazione delle metamorfosi di piante e animali che ha ispirato all’uomo del mondo antico l’elaborazione di miti e leggende in cui anche personaggi umani, dei ed eroi, subiscono una metamorfosi assumendo un aspetto non umano ma conservando la loro identità.
Anche nella Bibbia si narra che quando il patriarca Lot ebbe da Dio l’ordine di lasciare le città di Sodoma e Gomorra, che sarebbero state distrutte a causa della lussuria dei loro abitanti, sua moglie fu trasformata in una statua di sale per essersi voltata a guardare l’incendio che le devastava.
Il Mar Morto nei luoghi della Bibbia
Miti e racconti di metamorfosi si trovano nel folclore e nelle saghe di tanti popoli. In molte leggende europee, antiche e medievali, compare per esempio la figura del lupo mannaro, un uomo che nelle notti di luna piena si trasforma in lupo assassino.
Le metamorfosi in Grecia e a Roma
La civiltà che più di ogni altra ci ha lasciato un repertorio assai nutrito di miti di metamorfosi è quella greca. Attraverso il racconto della metamorfosi di giovani fanciulle o eroi valorosi, i Greci spiegano l’origine di una pianta, di un fiore, di animali strani e di loro caratteristiche. Già presente in Omero, con la trasformazione in porci dei compagni di Ulisse a opera di Circe, il motivo della metamorfosi mitica diventa particolarmente frequente nella poesia ellenistica e poi in quella romana.
Dalle Metamorfosi di Ovidio – Antonio Tempesta, 1606, Metropolitan Museum of Art, New York
I poeti antichi narrano avventurose vicende di metamorfosi: la bellissima Dafne rifiuta l’amore di Apollo ed è trasformata nella pianta di alloro (in greco dàphne), che sarà sempre sacra al dio e a tutti i poeti. Proprio questo mito è il soggetto di una delle più straordinarie sculture di Gian Lorenzo Bernini , Apollo e Dafne (1622-25).
Un particolare tipo di metamorfosi è la trasformazione di eroi ed eroine, ma anche di personaggi di rilievo politico, in stelle e pianeti (catasterismo). Giulio Cesare, dopo la morte, viene individuato in un astro che veglia sui destini di Roma.
Oltre duecento miti di trasformazione si leggono nel poema di Ovidio (iniziato intorno al 3 d.C.) , intitolato appunto Metamorfosi, che inizia con la trasformazione del mondo dal Caos originario, e si conclude con il catasterismo di Cesare, attraverso una serie impressionante di racconti condotti all’insegna della rapidità e dello stupore, dell’avventura e dell’immaginazione.
Un simbolo del mondo contemporaneo
Il motivo della METAMORFOSI ha esercitato il suo fascino non solo nel mondo greco-romano ma anche nell’Europa cristiana del Medioevo e, in seguito, nella letteratura e nell’arte moderna e contemporanea.
Dante impiega la metamorfosi come uno dei meccanismi del contrappasso, la legge della punizione divina per i dannati dell’Inferno: così i suicidi, che hanno sprecato in vita il loro corpo, dono di Dio, sono trasformati in alberi e sterpi, a cui continuamente vengono strappati i rami dalle mostruose Arpie.
Divina Commedia - Inferno - Arpie nella foresta dei suicidi by Gustav Doré
L’arte moderna, in particolare quella barocca nel Seicento e quella surrealista nel Novecento, ha di frequente raffigurato il contrasto della materia e della vita che si trasforma, simbolo di smarrimento e dell’incapacità dell’uomo di cogliere la verità nella realtà che lo circonda.
Lo scrittore Franz Kafka, nella sua Metamorfosi (1916), ha lasciato uno dei racconti più significativi del Novecento. La storia di Gregor Samsa, giovane che, unico sostegno della famiglia, una mattina si trova mutato d’improvviso in un grande scarafaggio, è una metafora della condizione esistenziale dell’uomo moderno, angosciato dalla società di massa frenetica e disumana.
Il celebre racconto è stato trasposto in un fumetto ad opera dell’artista Sergio Vanello che con estrema fedeltà ripropone la storia scritta dall’autore boemo più di un secolo fa: <Una mattina mi svegliai dopo una nottata di sogni inquieti e mi ritrovai trasformato in un gigantesco insetto … >
Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada
La mostra 2018 nella Manica Lunga del Castello di Rivoli a cura di Chus Martínez esplora l’esperienza della metamorfosi nell’arte attraverso le opere di alcuni fra i più promettenti artisti internazionali.
Istallazioni, sculture, azioni performative, dipinti e video invitano l’osservatore alla percezione di ciò che va al di là della parola umana e può esprimersi solo nella natura, nella sua tensione metamorfica che è principio del vivente, in quell’idioletto segreto che solo la creazione artistica può condividere.
Metamorfosi che non è semplice cambiamento ma è passaggio, allontanamento da sé, movimento che coincide con il respiro della natura, che con la sua presenza intramata di suoni rinvia al transitorio e a ciò cui l’arte può dare voce. Per l’arte di oggi è importante distinguere la vecchia idea “moderna” otto-novecentesca di “cambiamento” dalla nozione contemporanea di “trasformazione”.
Picasso. Metamorfosi
La mostra 2018 al Palazzo Reale di Milano è dedicata al rapporto multiforme e fecondo che il genio spagnolo ha sviluppato, per tutta la sua straordinaria carriera, con il mito e l’antichità e si propone di esplorare da questa particolare prospettiva il suo intenso e complesso processo creativo.
Nudo sdraiato
< Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro >
Pablo Picasso, Minotauromachia (1935)
L’abbraccio
METAMORFOSI – la rassegna estiva 2021 della Reggia di Venaria Reale
Chrysalide: le rêve du papillon - A Ginevra 60
artisti raccontano la metamorfosi
Corpi sofferenti e anelanti a una sorta di transustanziazione, escrescenze vegetali che fuoriescono da tronchi avviluppati su se stessi, carni che si pietrificano o si espandono in bolle vitree o in agglomerati medusiaci, creature ibride piovute da un passato mitico o protese su un minaccioso futuro: al CAC - Centre d’Art Contemporain - di Ginevra, la mostra 2023 intitolata Chrysalide: le rêve du papillon, a cura del direttore Andrea Bellini con la collaborazione di Sarah Lombardi e Sara De Chiara, ci apre le porte su un universo variegato e cangiante, colto in un processo di continua trasformazione.
Motivo conduttore dell’esposizione, che conta una sessantina di artisti e più di duecento opere, è infatti la metamorfosi, colta nelle sue più svariate declinazioni, risalendo dalle sue radici mitologiche e archetipiche alle sue attuali implicazioni psicologiche e sociali, culminanti in traslitterazioni sessuali, slittamenti identitari, smottamenti corporei.
METAMORFOSI nei carri allegorici del Palio dei Terzieri a
Città della Pieve
Il tema dell’edizione 2024 è ripreso dalle decorazioni della volta del Salone d’Onore di Palazzo della Corgna che rappresentano alcune scene delle Metamorfosi di Ovidio realizzate dal pittore fiorentino Salvio Savini nel 1580 su commissione del cardinale Fulvio della Corgna.
Terziere BORGO DENTRO – mito di APOLLO e DAFNE
Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo si sentì particolarmente fiero di sé, perciò si vantò della sua impresa con Cupido, dio dell’Amore, sorridendo del fatto che anche lui portasse arco e frecce, ed affermando che quelle non sembravano armi adatte a lui. Cupido indignato, decise allora di vendicarsi: colpì il dio con la freccia d’oro che faceva innamorare, e la ninfa, di cui sapeva che Apollo si sarebbe invaghito, con la freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore, per dimostrare al dio di cosa fosse capace il suo arco.
Apollo, non appena vide la ninfa chiamata Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, se ne innamorò. La fanciulla - che già aveva rifiutato l’amore, dedicandosi piuttosto alla caccia come seguace di Diana – alla vista del dio cominciò a fuggire, inseguita da Apollo che voleva convincerla a fermarsi.
La ninfa ormai quasi sfinita giunse presso il fiume Peneo, e chiese al padre di aiutarla facendo dissolvere la sua forma. Dafne si trasformò così in albero d’alloro prima che Apollo riuscisse ad averla. Il dio respinto continuò ad amarla, rendendo la pianta sempreverde e a lui sacra: con questa avrebbe ornato la sua chioma, la cetra e la faretra … d’alloro sarebbero stati incoronati in seguito i vincitori e i condottieri.
Terziere CASTELLO – mito di PAN e SIRINGA
Siringa ha in comune con Dafne la scelta della castità, il fatto di essere tormentata da un dio e trasformata in un vegetale.
Pan, dio pastore e musicista, si innamora di Siringa, che per sfuggirgli scappa nei pressi di una palude fino alle sponde del fiume Ladone, dove invoca le Naiadi che la mutano in canne palustri. Nelle Metamorfosi si legge che < mentre Pan già è convinto di aver acchiappato Siringa, fra le mani si trova, invece del corpo di una ninfa, dei giunchi palustri > che, mossi dal suo soffio, mandano una lieve musica.
Toccato da quella scoperta e dalla dolcezza del suono, dice il dio < Mi rimarrà con te questo dialogo > e congiungendo con la cera un congegno di canne di diversa lunghezza costruisce uno strumento musicale : la siringa (o flauto di Pan).
Terziere CASALINO – mito di NETTUNO e CENI (Cenide)
… Ceni, la più bella fanciulla della Tessaglia, era così nota per il suo fascino che molti pretendenti delle città vicine e delle tue (era infatti della tua terra, Achille) la desideravano e la sognavano invano …
… Ceni non volle sposare nessuno, è vero, ma mentre vagava lungo una spiaggia deserta fu violentata dal dio del mare : così si raccontava.
Per riparare al sopruso inflitto Nettuno le offrì in dono qualsiasi cosa avesse richiesto. Ceni chiese di essere trasformata in uomo e di essere invulnerabile, per non subire mai più violenze.
Di assoluta singolarità nel panorama della mitologia greca, la metamorfosi di Ceni narrata da Ovidio nel libro XII rappresenta il più antico cambiamento di sesso ricordato nella cultura occidentale e il rinnegamento della femminilità a causa dell’oltraggio subito.
Ceni, mutato il nome in Ceneo, diviene un fortissimo guerriero e guida con successo l’esercito dei Lapiti in battaglia.
Partecipa al matrimonio di Piritoo e Ippodamia, durante il quale si scatena la celebre lotta (centauromachia) tra Lapiti e Centauri che, inebriati dal vino,cominciano a violentare la sposa e le altre donne …
Eurito, il più feroce di quei feroci Centauri, rapisce Ippòdame ; gli altri ognuno la donna che più gli piace o quella che può : una scena da città conquistata.
Ceneo, memore dell’oltraggio subito e immune da ferita, affronta e uccide molti Centauri … si lancia contro Latreo che con parole offensive gli ricorda con disprezzo la natura femminile con cui è nato … Ceneo allora scaglia la lancia e trafigge Latreo dove l’uomo si congiunge al cavallo …
… immerse sino all’elsa la spada omicida nel petto di Latreo, gliela girò e rigirò alla cieca nelle viscere, producendogli squarci su squarci …
Dopo molti altri attacchi vittoriosi sui Centauri , alla fine Ceneo viene sotterrato a colpi di tronchi d’albero e finito con terra e pietre, morendo soffocato.
L’indovino Mopso con stupore vede levarsi dalla catasta un uccello dalle grandi ali fulve mai visto prima … capisce che si tratta dell’anima di Ceneo in volo verso il regno dei morti …
< Salute a te, gloria del popolo dei Làpiti, eroe grandissimo, Céneo finora ed ora uccello unico ! >
Il corpo di Ceneo dissepolto dalla catasta di tronchi era nuovamente quello di una donna.
La lotta tra Lapiti e Centauri (centauromachia) divenne il simbolo del conflitto tra la civiltà e la barbarie e fu uno dei temi prediletti dagli scultori dell’età classica: era rappresentata nella decorazione del tempio di Zeus a Olimpia e nel Partenone ad Atene.
frontone occidentale del tempio di Zeus
metopa del Partenone
Dalle Metamorfosi di Ovidio hanno tratto ispirazione artisti in tutte le epoche.
Tiziano Vecellio dipinse due opere incentrate sul mito di Artemide e Atteone.
I dipinti fanno parte della serie di tele Le Poesie, con scene tratte dalla mitologia classica, che il pittore realizzò per la corte del re Filippo II di Spagna.
Artemide - Dea della caccia, una dea vergine armata di arco e frecce d’oro. Dimorava nei boschi con i suoi affidabili cani da caccia e con uno stuolo di ninfe.
Atteone - Figlio di Aristeo e Autonoe, venne allevato dal centauro Chirone che gli insegnò le tecniche della caccia.
In un giorno particolarmente caldo Artemide decise di rinfrescarsi insieme alle sue Ninfe in un lago all’ombra della selva Gargafia. Atteone era nel bel mezzo di una battuta di caccia … stava inseguendo un cinghiale con i suoi 50 cani quando si ritrovò davanti al laghetto dove Artemide e le sue ancelle nude stavano facendo il bagno. Quando la Dea si accorse dello sguardo dell’uomo, adirata e rossa per la vergogna per essere stata esposta al giudizio di un mortale e non avendo a portata di mano arco e freccia, decise di buttargli addosso dell’acqua trasformandolo in un giovane cervo. Atteone scoprì la sua trasformazione soltanto quando raggiunse una pozza d’acqua e vi si specchiò. Fu raggiunto dai suoi cani che non lo riconobbero e gli si avventarono contro sbranandolo.
TIZIANO - Diana e Atteone (1556-59), Edimburgo, National Gallery of Scotland
Nel primo dipinto Tiziano rappresenta il momento in cui Atteone profana con lo sguardo la nudità della dea. Immediatamente Artemide nasconde con delle vesti il suo corpo candido e vergineo, mentre le ninfe che l’accompagnano si agitano in gruppo, sconcertate dall’intromissione del giovane cacciatore.
[…] vide il corpo (tutto!) di Artemide al bagno.
Eccolo, spettatore insaziabile della dea che non è consentito vedere,
misurare con lo sguardo il corpo puro di quella vergine che è così vicina.
La scena dunque si carica di una dinamicità sorprendente che viene scandita dagli atteggiamenti e delle movenze dei personaggi raffigurati. Atteone lascia cadere l’arco sul terreno, piacevolmente sorpreso alla vista del gruppo femminile, e alza la mano destra quasi in segno di scusa. Nel frattempo Artemide e le Ninfe, assumendo ciascuna delle posture differenti, si dinamizzano in coro per proteggersi dagli occhi indiscreti del cacciatore, mentre i loro corpi nivei risaltano in classicheggianti posture.
Pur rifacendosi alla narrazione ovidiana, con la sua versione pittorica Tiziano apporta al mito alcune piccole, ma interessanti, variazioni iconografiche.
Geniale la scelta di inserire l’elemento narrativo del drappo purpureo che rafforza il carattere accidentale dell’incontro tra il giovane e la dea.
Inoltre, nonostante si intuisca molto bene l’ambientazione boschiva, il pittore aggiunge elementi architettonici. Sul pilastro che sostiene il primo arco, e dietro al quale si nasconde una fanciulla, troviamo appeso il teschio di un cervo che prefigura la metamorfosi animale di Atteone e la conseguente morte, anticipata anche dalla pelle di cervo scuoiato che pende da un ramo.
La sorgente è rappresentata da una grande fontana decorata con rilievi classici su cui siedono alcune ninfe. Sul basamento un’ampolla d’acqua, simbolo di purezza.
TIZIANO - La morte di Atteone (1559-1576, anno della morte del pittore), National Gallery di Londra.
In questa seconda opera Tiziano rappresenta il momento più drammatico della storia. Atteone, ormai trasformato quasi completamente in cervo, è costretto a fuggire rincorso da Artemide. Lei instilla una rabbia irrefrenabile nei cani da caccia, i quali finiscono per sbranare il loro stesso padrone.
[…] i cani lentamente mordono Atteone ancora vivo,
ancora cosciente, per lacerare più forte
il suo cuore con dolori più acuti.
La scena, circondata interamente dalla vegetazione del bosco, è minacciata da nubi tempestose. Il placido torrente che nella prima opera si vedeva interrotto in basso a destra, ingrossatosi nella seconda tela, scorre ora impetuoso affiancando la corsa di Artemide … la scena principale assume sempre più dinamicità e tragicità man mano che l’occhio prosegue e termina nella figura di Atteone. Con la testa ormai trasformata in cervo, lo sfortunato cacciatore viene assalito e dilaniato dai cani rabbiosi, confondendosi cromaticamente con la macchia della vegetazione.
Italo Cremona - Artemide e Atteone (1935), Torino - Casa d’Aste e Galleria Sant’Agostino
Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte - La mostra antologica che ripercorre l’intera produzione dell’artista alla GAM di Torino fino all’8 settembre 2024.
Italo Cremona - Metamorfosi (1936-37), olio su tela, Torino - GAM, Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris
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