L’antico fiume della mitologia greca dove precipitò Fetonte è

stato associato al Grande Fiume, fulcro paesaggistico ed economico della pianura padana, oggi al centro di un dibattito sul cambiamento climatico che coinvolge anche il mondo dell’arte.



CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po    -   Palazzo Madama

Museo Civico d’Arte Antica. Piazza Castello, Torino fino al 13 gennaio 2025

 

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Ph. Mauro Dragoni

 

La mostra esplora il tema della crisi climatica attraverso una visione sinottica dei cambiamenti che hanno interessato il fiume Po nel corso dei millenni, simbolo emblematico dei fenomeni che stanno trasformando il nostro pianeta su scala globale. Quindi valuta le conseguenze e analizza le potenziali soluzioni messe in atto sul territorio dai diversi enti di ricerca e di tutela del Po.


Il progetto espositivo punta l’attenzione sul tema dell'acqua e in particolare sul nostro Grande Fiume che determina il paesaggio e la vita della popolazione, è via di comunicazione ma anche supporto essenziale per le attività agricole e industriali.

Con i suoi 652 chilometri di lunghezza e un bacino idrografico che copre quasi 87.000 chilometri quadrati, il Po è un elemento fondamentale per l’Italia.

L’incredibile sviluppo dell’area padana è stato reso possibile grazie alla storica stabilità e abbondanza della portata delle acque del maggior fiume d’Italia, che provengono da innumerevoli fonti e processi naturali diversificati – sorgenti montane, fusione nivale, ghiacciai, grandi laghi e risorgive di pianura – ma che negli ultimi decenni hanno visto un significativo mutamento, portando a un fenomeno di crisi che si sta verificando ovunque a livello globale.

Proprio per le sue peculiarità e per il suo portato di memoria, di stratificazione storica e di paesaggi, il PO – romano e pagano, bizantino e longobardo, feudale e delle signorie, delle campagne e delle città, romantico, agricolo, industriale, turistico e cinematografico – è capace di restituire in maniera emblematica e chiaramente percepibile la crisi climatica e i suoi effetti: la fisionomia del pianeta sta cambiando più rapidamente di quanto abbia fatto negli ultimi millenni ed è ormai dimostrato il ruolo che gli esseri umani hanno esercitato in questo processo.

La mostra CHANGE! curata da Tiziana Caserta, Anna La Ferla e Giovanni C.F. Villa ha l’obiettivo di descrivere questi cambiamenti, offrendo occasioni di riflessione sulla crisi e sui possibili scenari di adattamento ad essa, ma anche di esortare all’azione e alla presa di coscienza: è tempo di agire.



CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po

 

 

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Ph. Barbara Caricchi



Il suggestivo percorso espositivo tra arte e scienza è introdotto dall'installazione relativa al paesaggio di dieci milioni di anni fa del Bacino Padano del Po, con cartografie storiche, infografiche e illustrazioni realizzate da Jacopo Rosati, materiali originali che ricostruiscono la storia del fiume dalla sua nascita ad oggi.

 

 

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Ph. Giorgio Perottino



La seconda sezione mette in luce la vita naturale e il lavoro umano lungo il fiume, attraverso opere di artisti come Giovanni Michele Graneri e Giuseppe Pellizza da Volpedo, accostate a fotografie di maestri come Vittorio Sella e Mimmo Jodice.

 

 

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La terza sezione è dedicata all’Antropocene, l’epoca in cui l’attività umana ha iniziato a influenzare drasticamente il clima terrestre. La mostra evidenzia come le attuali secche del Po siano il sintomo locale di un problema planetario, quello della riduzione dei ghiacciai e delle calotte polari, raccontato attraverso immagini satellitari che mostrano la mappa del bacino idrografico del Po.

 

 

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Ph. Giorgio Perottino



In alcuni periodi dell’anno il grande letto del fiume è ridotto a cumuli di ghiaia e sabbia, colonizzato da cespugli e giovani piante, gli affluenti sono in secca e il delicato ecosistema del Delta è messo a rischio dalla risalita del cuneo salino.

La siccità italiana è però un caso unico, perché deriva da uno dei tanti paradossi che caratterizzano il nostro Paese: nonostante l’Italia sia il quinto in Europa per quantità di precipitazioni dopo Croazia, Irlanda, Austria e Slovenia, siamo quello che immagazzina meno acqua in assoluto, poiché non riusciamo a stoccarla.

Di fronte a questo scenario è necessario immaginare soluzioni nuove:

la mitigazione e l' adattamento devono prevedere non solo azioni che contribuiscano a ridurre la vulnerabilità degli esseri umani agli impatti attuali (o previsti) dei cambiamenti climatici, come i fenomeni meteorologici estremi e l'innalzamento del livello del mare, ma anche nuovi protocolli agricoli che garantiscano la sicurezza alimentare e suppliscano alla perdita di biodiversità, nonché la produzione e l’approvvigionamento di energia da fonti alternative a quelle esistenti, ponendo nuove basi per una più equilibrata relazione fra uomo e natura.



ERIDANUS the River



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ERIDANO (in latino Eridanus, in greco Eridanós) è una delle più estese costellazioni dell’emisfero celeste australe costituita da una sinuosa linea di stelle non molto luminose il cui percorso ricorda quello di un fiume.

Prende il nome dal fiume mitologico legato alla morte di Fetonte che vi precipitò.

Fa parte delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo, astronomo del secondo secolo, ed è oggi una delle 88 costellazioni moderne.

 

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Eridanus: The River Constellation in galleria Mazzoleni nello

storico Palazzo Panizza in piazza Solferino a Torino fino all’8 febbraio 2025.

 

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                           Melissa McGill, Eridano II  (2024)



La grande mostra di Melissa McGill raccoglie opere realizzate dal 1998 al 2024.

< Questa mostra collega le stelle e i corsi d’acqua e traccia l’arco della mia intera ricerca artistica, legata all’esplorazione dello sguardo, della mappatura, della narrazione dell’acqua, delle costellazioni e delle connessioni tra passato, presente e futuro. Lo studio approfondito e gli interventi sulle rappresentazioni cartografiche storiche  (alcune trovate e altre di provenienza dall’Archivio di Stato di Torino) con materiali e inchiostri naturali da me composti, rimandano ai miei interventi collaborativi nella sfera pubblica > dice l’artista.

Guidata dai corsi d’acqua e dall’universo, Melissa McGill esplora luoghi naturali misteriosi e straordinari e nuove prospettive, offrendo modi innovativi di avvicinare alcuni dei temi fondamentali e indifferibili dei nostri tempi.

Ogni suo progetto prende la forma di una costellazione – di individui, organismi ed elementi – e si riunisce con gli altri a creare nuovi racconti illuminati, in uno scambio reciproco con la natura.



In una coinvolgente conversazione con l’acqua e i materiali organici e naturali, la mostra riflette i valori dell’artista in tema di ambiente, sostenibilità e futuro sia negli interventi di arte pubblica che nei lavori di studio.

Il titolo  Eridanus: The River Constellation esprime il legame tra cosmo e terra: il riferimento diretto al Po, fiume che attraversa la città di Torino, amplifica la dimensione universale del legame tra corsi d’acqua.

 

                        Melissa-McGill Mazzoleni

Pigmenti organici quali indaco organico, caolino, ossido di rame, latte di soia prodotto dall’artista, aceto e acqua danno nuova voce alle mappe storiche che acquistano anche tridimensionalità, racchiudendo sia la creativa espressività dell’acqua, sia i riflessi degli astri appartenenti alla costellazione di Eridano.

 

 

MelissaMcGill Mazzoleni

 



Red Regatta (2019) - intervento di arte pubblica attivato da Melissa McGill tra la laguna e i canali di Venezia con quattro regate di 52 barche tradizionali a vela al terzo, con vele rosse dipinte a mano.

 

MM RED REGATTA



In seguito a Red Regatta, allarmata dal precario stato in cui versava il Po a causa del cambiamento climatico e dello sfruttamento delle sue acque, McGill ha iniziato ad immaginare come avrebbe potuto essere d’aiuto al fiume attraverso un racconto creativo della sua storia.

Nel luglio 2023 e nell’estate 2024 l’artista ha percorso il Po dalla sorgente al delta, dalla sua origine alla sua fine. Questi due viaggi, profondamente toccanti e affascinanti, hanno ispirato un progetto di narrazione sull’acqua intitolato Lifeline in cui il fiume Po è l’ancestrale narratore-guida.

 

 


Bucintoro Reale by Barbara Caricchi per LA MAGIA DELL’ARTE -

Collettiva Arte Città Amica – Torino 6-18 dicembre

 

 

                        BUCINTOROm

                                            

                                              (Acrilico su tela 30x40)



La Peota Reale - lo splendido "Bucintoro del Re di Sardegna” - fu fatta realizzare a Venezia per volere di Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731.


2 agosto 1731: l’inizio del viaggio via acqua da Venezia a Torino.
2 settembre 1731: l’arrivo a Torino dopo 31 giorni di navigazione.


Superato il porto fluviale della città presso il Ponte di Po, raggiunse la tettoia appositamente allestita presso il Castello del Valentino.

E' oggi esposta a Venaria Reale (Torino) nella Regia Scuderia.
L'imbarcazione è ricca di sculture dorate : a prua fa da polena un Narciso che si specchia nelle acque, affiancato da due vegliardi che versano acqua da due otri, personificazione del Po e dell’Adige (i due maggiori fiumi del Piemonte e del Veneto).

 

Il fiume Po era geograficamente conosciuto già ai tempi dell'antica

Grecia col nome di ERIDANóS; nome all'origine riferito ad un fiume mitico, indicato grossolanamente a sud della Scandinavia, formatosi dopo l'ultima glaciazione europea (Würm).

 

Il fiume ERIDANO nel mito di Fetonte

Il Sole era chiamato Elio (Helios), che dal 5⁰ sec. a.C. coincise con Apollo detto anche Febo, il puro.


Elio: dio del sole, figlio dei Titani Teia e Iperione nonché fratello di Eos, divinità dell'aurora e di Selene, legata alla luna. Elio è cugino di Zeus.

Ogni mattina si solleva ad oriente sulle acque del fiume Oceano che circonda tutta la Terra, per guidare nel cielo il carro splendente del Sole, trainato da quattro cavalli che gettano fuoco dalle narici.

 

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Apollo è figlio di Zeus, nato dopo la guerra dei Titani.

Apollo è il Dio della Luce e quindi viene associato al Sole, ma Elio è letteralmente il Sole fisico stesso.



Fetonte era il semidio figlio di Elio - il Titano del Sole - e dell'Oceanide Climene e il fratello minore delle sette Eliadi. Eschilo e Ovidio ne citano tre.


Fetonte, figlio di Elio-Apollo, dio del sole, fu sfidato dal coetaneo Epafo sul fatto di poter provare la sua divina discendenza e così, ottenute le rassicurazioni dalla madre, si recò verso l'estremo Est per incontrare il padre.
Apollo non riuscì a dissuaderlo dall’ardua impresa e così Fetonte ottenne il permesso di guidare il
carro solare per un giorno.
Giovane e avventato però, si dimostrò inesperto nel gestire le redini e tenere a bada i cavalli della quadriga e così perse il controllo … il carro si avvicinò troppo alla Terra asciugandone i fiumi, bruciando le foreste e incendiando il suolo, che in Africa divenne deserto e la pelle degli
etiopi si colorì di nero.


Zeus-Giove, sconvolto dalla distruzione, colpì il carro con un fulmine …Fetonte, con i capelli in fiamme, precipitò come una stella cadente nelle acque del fiume Eridano, dove annegò. Le Naiadi di quella regione gli diedero sepoltura.

Il mito racconta anche del dolore delle tre sorelle di Fetonte (Eliadi) che tanto piansero l'amato fratello fino all’intervento pietoso di Zeus.

Il dio trasformò quelle lacrime in ambra che cadendo nelle acque della foce del Po formarono alcune isole, dette Elettridi. Col nome elettra (brillante) veniva infatti chiamata dai greci l'ambra, una resina fossile molto preziosa a quei tempi, perché usata al pari dell'oro e dell'argento per oggetti ornamentali. 

Le tre sorelle straziate dall'incessante dolore furono trasformate in tremuli pioppi che da allora orlano le rive del Po, accompagnando il fiume nel suo lungo tragitto.

Le metamorfosi contagiarono anche un caro amico di Fetonte che, come le Eliadi, stava piangendo in riva al Po l’audace figlio del Sole. Si chiamava Cicno : improvvisamente vide il suo corpo trasformarsi in quello di un uccello, un uccello mai esistito fino a quel momento: il cigno.

 

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In mostra a CHANGE ! – Palazzo Madama a Torino. Ph. Barbara Caricchi

 

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Lastra di stampa - Ph. Mauro Dragoni

 



Dal mito alla realtà

Un primo fatto certo è che la foce dell’Eridanus, fin dal tempo delle grandi migrazioni greche (circa 1500-1000 a. C.), rappresentò l’unico passaggio commerciale alla pianura padana e all’Europa continentale accessibile ai Greci, i quali erano fortemente interessati al commercio dell’ambra - brillante pietra preziosa di origine organica - che proveniva dalle terre baltiche.

La valle del Po era l’ultimo tratto della via dell’ambra, sacra al Sole, che correva dal Baltico al Mediterraneo



Tra acque fetide e sulfuree emersero le terre Alfonsine

Sul libro Aquae condunt urbes. Atlante storico-topografico di Ravenna si legge che il noto filosofo greco Aristotele (384-322 a .C.) menzionò le isole Elettridi, citate nel mito di Fetonte, come dodici isolette in mezzo alle acque del golfo Eridano. 



Il mito di Fetonte è stato celebrato da moltissimi artisti tra cui Rubens e Michelangelo.

 

 

Eridano Peter Paul Rubens The Fall of Phaeton National Gallery of Art

 

Peter Paul Rubens, The Fall of Phaeton (National Gallery of Art)



                       Eridano Michelangelo

 

                                          Michelangelo



Michael Kenna: il fiume Po – la mostra al Palazzo Ducale di Guastalla (Reggio Emilia) ha raccontato la lunga familiarità tra il fotografo inglese e "un caro, vecchio e saggio amico". Cento fotografie scattate dal 2007 al 2019, dalla sorgente alla foce del maggior fiume italiano, dalle montagne piemontesi alle rive adriatiche attraverso le distese della Pianura Padana.



Rif. articolo ERIDANO : QUESTO SCONOSCIUTO nella sez. Storie


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