CORONAVIRUS - A Pavia è partita la sperimentazione con il
PLASMA IPERIMMUNE.
27/03/2020 - Al via un protocollo sperimentale per trattare i pazienti affetti da COVID-19 con il plasma iperimmune dei pazienti guariti. A portare avanti lo studio è l’equipe del dottor Cesare PEROTTI, responsabile del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Policlinico Universitario San Matteo di Pavia.
Il protocollo prevede il prelievo del plasma, tramite procedimento di
PLASMAFERESI, da un gruppo di pazienti COVID-19 donatori la cui guarigione sia accertata da due tamponi negativi effettuati in due giorni consecutivi. Tali donatori hanno quindi sviluppato degli anticorpi contro il virus Sars-CoV-2. Il loro plasma verrà quindi infuso in una serie di pazienti sintomatici tra quelli ricoverati in terapia intensiva. I singoli pazienti verranno sottoposti ad un massimo di tre trasfusioni in 5 giorni di circa 250-300 ml di plasma.
L’utilizzo di una terapia a base di PLASMA IPERIMMUNE per trattare il COVID-19 è già stato oggetto di sperimentazione in Cina e in passato tale tipo di terapia è stata usata, anche in Italia, per trattare i pazienti affetti da virus Ebola nel 2014.
ISS - centronazionalesangue.it
CORONAVIRUS - Terapia sperimentale con il PLASMA degli ex malati su 11 pazienti a Padova. I primi risultati
29 aprile 2020 – L'Azienda Ospedaliera di Padova ha avviato la terapia sperimentale con il plasma di persone guarite dal Coronavirus su 11 pazienti. I primi risultati sono confortanti:
«Alcuni pazienti sono migliorati e sono stati dimessi dalla terapia sub-intensiva, nessuno è peggiorato, altri si sono stabilizzati e stiamo valutando se procedere con un secondo ciclo della terapia», spiega Giustina DE SILVESTRO, responsabile del Centro trasfusionale.
il gazzettino.it
DE DONNO sulla cura con il PLASMA IPERIMMUNE a
“Porta a Porta”: <Trattati 58 pazienti, tutti guariti>
5 maggio 2020 - A raccontare gli importanti risultati raggiunti nell’ Ospedale Carlo Poma di Mantova con la prima sperimentazione condotta insieme al Policlinico di Pavia è il primario della Struttura di Pneumologia Giuseppe DE DONNO, tra i professionisti in prima linea in questa importante attività che ha visto anche il coinvolgimento delle strutture di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale diretta da Massimo FRANCHINI, Medicina di Laboratorio guidata da Beatrice CARUSO e Malattie Infettive diretta da Salvatore CASARI.
Giuseppe DE DONNO, collegato con Bruno Vespa su Rai1, dichiara:
< I NAS hanno chiesto informazioni sulla donna incinta trattata e su quanti sono stati i pazienti, non hanno riscontrato irregolarità. Ho rispettato tutte le regole. Chiedo però che il siero sia trattato come gli altri farmaci, perché abbiamo lavorato fuori protocollo con tanti medicinali >.
Lottare contro il COVID-19 come se si dovesse affrontare nel contempo una POLMONITE INTERSTIZIALE DA MICOPLASMA e una VASCULITE CON ESITI TROMBOTICI … sostiene il dottor Mauro RANGO da MAURITIUS in AFRICA.
Questa la ricetta :
PLASMAFERESI +
ANTINFIAMMATORI
ANTICOAGULANTE
AZITROMICINA x 6 giorni
necessari per bloccare l’attivazione dei mediatori flogogeni e l’alterazione della scala coagulatoria, bloccando il quadro di CID locale responsabile del decesso.
Questa la replica del prof. Roberto BURIONI
< La PLASMAFERESI non è un segreto, ma i problemi sono altri rispetto a quelli segnalati nel messaggio su Whatsapp del dott. RANGO.
Prima di tutto non pensate al PLASMA di un donatore come
qualcosa di facile da preparare o di economico: è vero l’esatto
contrario. Bisogna selezionare accuratamente i pazienti (ci vuole tempo e denaro), bisogna preparare il plasma, bisogna sincerarsi che il plasma non trasmetta altre malattie infettive (tutto quello che viene dal sangue è rischioso), bisogna valutare la quantità di anticorpi neutralizzanti il virus e anche escludere la presenza di anticorpi che possano danneggiare le cellule del paziente che riceverà la donazione. Inoltre, i diversi preparati sono difficili da standardizzare: in altre parole il contenuto di anticorpi sarà diverso da una preparazione all’altra e questo diminuirà in alcuni casi l’efficacia (somministriamo la stessa quantità di plasma, ma una diversa quantità di “principio attivo”).
Però, soprattutto, l’elemento limitante è il numero dei donatori:
solo chi è guarito può donare il sangue e quindi le quantità disponibili sono per ovvi motivi (non possiamo dissanguare le persone) estremamente limitate. In generale, due guariti riescono a curare un malato, ma anche con una proporzione uno a uno voi capite che non si va molto lontano. Inoltre, non è una pratica priva di controindicazioni: oltre alla presenza di anticorpi “dannosi” di cui abbiamo parlato prima, le somministrazioni di plasma possono alterare i processi della coagulazione. In un paziente COVID-19 dove questa funzione appare disturbata, bisogna avere particolare cautela >
MEDICI IN AZIONE : tante esperienze in campo, tanti studi in laboratorio, tante conferenze in TV, tanti messaggi sui SOCIAL …
speriamo tutti di uscire quanto prima da questa pandemia COVID-19 !!
W LA RICERCA & LA SPERIMENTAZIONE su tutti i fronti !!
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