OCCHIO alla NOTIZIA !!



Gli OCCHI di GIORGIA in prima serata a SANREMO 2019 con “Le tasche piene di sassi”



Sono sola stasera senza di te
Mi hai lasciato da sola davanti a scuola
Mi vien da piangere
Arriva subito
Mi riconosci ho le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti


e gli OCCHI PIENI DI TE





Gli OCCHI CHUSI di Enrico NIGIOTTI in “Nonno Hollywood”


Nonno mi hai lasciato dentro ad un mondo a pile
Centri commerciali al posto del cortile
Una generazione con nuovi discorsi
Si parla più l’inglese che i dialetti nostri
Mi mancano i tuoi fischi mentre stai a pisciare
Mi manca la Livorno che sai raccontare


Stasera CHIUDO GLI OCCHI ma non dormirò… non dormirò… non dormirò


Stasera CHIUDO GLI OCCHI ma non dormirò… non dormirò… non lo so


 



Da “Arancia Meccanica” gli OCCHI DILATATI di ALEX in

“CURA LUDOVICO” - by Barbara CARICCHI – Artiva



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“OCCHIO COSMICO” – by Barbara CARICCHI – Artiva

 

 

OCCHIOmini

 



“L’OCCHIO BLU DEL LAGO DI CANDIA” -

by Barbara CARICCHI – Artiva ( tecnica mista su tela )

 

OCCHIOblu 395

 



OCCHI & MOTORI



MITO design by Barbara CARICCHI – Artiva

 

 

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ALFA 4C al MMV di Torino



ALFA 4C 5014

 



OCCHI in MIRAFIORI GALLERY per “Riflessi” – rassegna fotografica CEDAS 2018



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Il gatto di Elisabetta Rita LELLI e il pesce di Luciano PREGNOLATO

 

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Gli OCCHI DELLE NAVI



Il LUZZU (LUZZO) è l' imbarcazione da pesca tradizionale dell'arcipelago maltese, dai colori vivaci con tonalità di giallo, rosso, verde e blu.

Sulla prua vengono di solito dipinti DUE OCCHI , una moderna riproposizione di una simile decorazione che compariva sulle NAVI FENICIE e GRECHE. Si tratta degli

OCCHI di OSIRIDE o di HORUS.

Il LUZZU ha origini antiche … potrebbe risalire ai tempi dei fenici e la sua sopravvivenza è dovuta alle qualità di resistenza e stabilità anche in condizioni di tempo cattivo. Ne esiste anche un tipo con un traversa squadrata detto Cavicchio (Kajjik). In passato il luzzu era armato con una VELA, mentre ai giorni nostri quasi tutti sono dotati di un MOTORE DIESEL entrobordo.

Il luzzu è anche uno dei simboli di MALTA, raffigurato anche sulle monete delle lire maltesi.




LE NAVI DEI FENICI by Rosario PINNA

Le imbarcazioni commerciali fenicie erano di forma rotondeggiante a causa del rapporto lunghezza/larghezza di quattro a uno. Tale forma ne determinò il nome: esse infatti erano chiamate “GAULOI” (rotonde) dai greci, mentre il corrispondente termine fenicio era “GOLAH” da cui probabilmente derivano l’italiano “goletta” e l’inglese “galley” e “galleon”.

Lunghe, di norma, tra i venti ed i trenta metri e larghe tra i quattro ed i sette, avevano un pescaggio di circa un metro e mezzo, analogo all’altezza della fiancata emersa. La poppa terminava con un motivo decorativo a spirale o a coda di pesce, mentre nella parte anteriore la prua era ornata con una testa di cavallo (assieme al cane uno degli animali simbolo dei fenici), motivo per cui i greci le chiamavano anche “HIPPOI”, cavalli per l’appunto, oppure con un’ala di uccello (come se la nave potesse, metaforicamente, volare sulle onde).


In basso, sopra la linea di galleggiamento, quasi a voler dire che la nave fosse un essere

dotato di umano sentire, vi erano disegnati DUE GRANDI OCCHI.

I fenici erano molto superstiziosi e tali occhi dovevano proteggere la nave e l’equipaggio dal MALOCCHIO garantendo una navigazione serena, oltre a INCUTERE TIMORE ai nemici e VEDERE LA ROTTA , senza smarrirsi.

La CARENA, fortemente convessa, era protetta in tutta la parte sommersa, da una copertura di lamine di piombo, assicurato al fasciame con chiodi di rame, bronzo o anche di ferro: tra tale rivestimento ed il fasciame veniva distesa uno strato di bitume, grazie al quale si rendeva stagna la nave.

Unico mezzo di propulsione delle NAVI ONERARIE era la VELA detta “quadra” anche se in realtà era più larga che alta. Varate in primavera, dopo la fine dei lavori di costruzione o di manutenzione, solcavano il mare fino all’inizio della stagione invernale: non è ipotizzabile, infatti, che le navi onerarie fossero tirate in secca ad ogni sosta considerato che il peso di una di esse doveva aggirarsi tra le trenta e le cinquanta tonnellate, senza comprendervi il carico.



NAVI ROMANE

Le navi romane erano essenzialmente di due tipi: NAVES ONERARIAE - grosse navi da carico normalmente utilizzate per i traffici commerciali e in caso di guerra per i trasporti di uomini e materiali – & NAVES LONGAE – lunghe navi da battaglia.

Le NAVI DA CARICO andavano quasi sempre a VELA e usavano i remi solo in caso di bonaccia o di particolari manovre.

Le NAVI DA GUERRA andavano a REMI per raggiungere maggiore velocità di andatura e rapidità di manovra.



POLENA – Nella parte anteriore delle navi romane si ponevano spesso elementi distintivi quali il VELLO VOTIVO dell’animale sacrificato agli Dei prima della

partenza, oppure un OCCHIO APOTROPAICO per tenere lontane le influenze maligne.

Per comprendere l’importanza della FORTUNA in mare basti pensare ai ritrovamenti archeologici di navi che avevano una MONETA VOTIVA D’ORO collocata sempre nello stesso punto, cioè nella SCASSA dell’ALBERO. Su un mosaico di TRIREME della flotta Miseno si vede un CAVALLINO RAMPANTE a mo’ di polena.

A volte l’elemento distintivo è un ROSTRO a forma di TESTA D’ ANIMALE, oppure una decorazione in cima alla RUOTA DI PRUA; e su questa verranno applicate le prime sculture che potremmo paragonare alle polene.



OCCHIO & MALOCCHIO



Le avventure di ASCANIO della CORGNA. Tornato in Piemonte dopo l'assedio di Genova, passò a servizio del colonnello dell'esercito francese Cristoforo GUASCO al comando di 200 fanti. Durante lo scontro con gli Spagnoli a Casale Monferrato (1536)

fu ferito da un colpo di lancia che gli causò la perdita dell' OCCHIO DESTRO. Fatto prigioniero, fu liberato per l'intervento di Pirro COLONNA e, solo dopo diverso tempo, si decise a tornare a Bologna con alcuni compagni.





APPARTAMENTO DEL RE al piano terra di Palazzo Reale a Torino

Deve il nome a Vittorio Emanuele III di Savoia, re che utilizzò questi ambienti come residenza temporanea a partire dagli anni Venti del ‘900 fino al 1946. Le sale, abitate dalla principessa Clotilde fino al 1911, furono più volte rimodernate nel corso dei secoli e ospitano ancora un’importante collezione di acquerelli realizzata da Giuseppe Pietro Bagetti nella prima metà del XIX secolo.

 

 

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Il grande quadro nello STUDIO raffigura una scena insolita di matrimonio presieduto da

un personaggio a letto con l’ OCCHIO BENDATO ... l' OCCHIO del Re

ENRICO II

 

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E’ il Matrimonio necessario a garantire un periodo di pace al DUCATO di SAVOIA tra EMANUELE FILIBERTO I di SAVOIA - educato in Spagna dallo zio & MARGHERITA di VALOIS - sorella del Re di Francia … trentaseienne … troppo attempata per dare un figlio …

Inaspettatamente nascerà l’erede …

MARGHERITA di VALOIS (1523 – 1574), principessa di Francia e duchessa di Berry, era figlia di Francesco I di Francia e di Claudia di Francia. Era quindi sorella minore del re Enrico II di Francia.

A seguito della Pace di Cambrai del 1529, fu fidanzata ancora giovanissima con Massimiliano II d'Asburgo, ma il matrimonio in seguito non ebbe luogo.

Nel 1538 suo padre Francesco e l' imperatore Carlo V d'Asburgo si accordarono per il fidanzamento tra Margherita e Filippo, figlio unico dell'Imperatore, il futuro Filippo II di Spagna, ma l'accordo tra i due sovrani fu di breve durata.

 


Nel 1547 e poi, di nuovo, nel 1554 si affacciò l’ipotesi del matrimonio di MARGHERITA con EMANUELE FILIBERTO duca di Savoia. Ma perché l’ipotesi si concretizzasse in tal senso occorse attendere che l’impegno matrimoniale fosse contemplato nelle clausole della pace di Cateau-Cambrésis del 3 aprile 1559.

Il 21 giugno EMANUELE FILIBERTO entrò a PARIGI con un imponente seguito d’oltre 200 persone. Il 27 venne firmato il contratto nuziale definitivo e il matrimonio fu celebrato la notte del 9 luglio, frettolosamente e senza grande pompa, in circostanze tragiche, mentre re ENRICO II, fratello di Margherita, era agonizzante.



Durante i festeggiamenti seguiti alle firme del trattato di pace di Cateau-Cambrésis e

al matrimonio di sua figlia Elisabetta col re di Spagna Filippo II, ENRICO II fu ferito mentre giostrava in TORNEO dalle schegge della lancia di Gabriele I di Lorges, conte di Montgomery; era il 1º luglio.

Enrico insistette perché si celebrasse anche il matrimonio della sorella Margherita, temendo che il duca Emanuele Filiberto si ritirasse dall'accordo.

10 luglio 1559 : Parigi precipita nel lutto per la tragica fine del

"re Cristianissimo" ENRICO II, marito di Caterina de’ MEDICI



La coppia EMANUELE FILIBERTO I di SAVOIA &

MARGHERITA di VALOIS ebbe un solo figlio: Carlo Emanuele (1562 - 1630), futuro duca di Savoia dal 1580 con il nome di CARLO EMANUELE I. Il parto avvenne nel Castello di Rivoli, sede in quel momento della corte ducale.

Il bambino nacque cagionevole di salute, ma fu molto seguito e curato dalla madre. Raggiunta l'età adulta avrebbe sposato Caterina Michela d'Asburgo, figlia di Filippo II di Spagna e della seconda moglie Elisabetta di Valois.

Alla corte di suo padre MARGHERITA fu legata da profondo affetto alla zia paterna  Margherita, futura regina di Navarra ed alla cognata Caterina de' Medici. Amante della cultura umanistica, soprattutto italiana, costituì con esse un circolo intellettuale e compose una raccolta di novelle. Morì il 14 settembre 1574. Viene ricordata come una persona molto colta e caritatevole; le sue spoglie riposano nell'abside della chiesa dell'Abbazia di San Michele della Chiusa, oggi più conosciuta come Sacra di San Michele, Sant'Ambrogio di Torino.





Fammi girare sul mondo

Portami fuori stanotte
Fammi girare sul mondo più forte
Come una giostra che corre
Tu tienimi stretto sfidiamo la sorte
Portami fuori stanotte
Fammi girare la testa più volte
Come un giullare di corte
Tu lasciami ridere fino alla morte
Eccomi a terra mi sveglio seduto
Sono svenuto mi sa che ho bevuto un bel po'


E tu
GUARDAMI, DEGLI OCCHI che mi hanno rapito
Sono vestito e non credo di avere bevuto nemmeno un po'



“La giostra” by NEGRAMARO





GUARDAMI NEGLI OCCHI , ora sto per dirti che

Non avrò paura di restare senza te

Se adesso te ne vai non me ne frega niente

Domani è un altro giorno, ricomincerò

E non avrò rancore quando parlerò di noi

Nasconderò il dolore come non ho fatto mai

Ma non mi dire adesso che ti dovrei capire

Perdonami ma io non ti perdonerò …


“Se adesso te ne vai” canta Massimo DI CATALDO






“UN OTTICO”canta Fabrizio DE ANDRE’


DALTONICI, PRESBITI, MENDICANTI DI VISTA


Il MERCANTE DI LUCE, il vostro OCULISTA


Ora vuole soltanto clienti speciali
Che non sanno che farne di OCCHI NORMALI


Non più OTTICO ma SPACCIATORE DI LENTI
Per improvvisare OCCHI CONTENTI
Perché le PUPILLE abituate a copiare
Inventino i mondi sui quali guardare
Seguite con me questi OCCHI sognare
Fuggire dall'orbita e non voler ritornare …





Rif. articolo “OCCHIO x OCCHIO” nella sez. Body Art

Reportage fotografico by Mauro DRAGONI


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