19 MARZO : FRITTELLE DI RISO e FESTA DEL PAPA’ !! AUGURI !!

 

Le FRITTELLE DI RISO di SAN GIUSEPPE sono un dolce

tradizionale del Centro Italia (Toscana, Umbria e Lazio) per la ricorrenza della

FESTA DEL PAPA’ il 19 marzo.


A Prato vige il detto "S. Giuseppe non si fa senza frittelle", nel senso che la tradizione è talmente radicata da diventare un modo di dire, un proverbio.

La tradizione delle FRITTELLE DI RISO in Toscana è molto antica, tant'è vero che la tramanda già il “Libro de arte coquinaria” di Maestro Martino de' Rossi:

“Fa' cocere il riso molto bene ne lo lacte, et cavandolo fora per farne frittelle observerai l'ordine et modo scripto di sopra (allude alle ricette precedenti in cui si parla di “fare le frittelle tonde") con mano ovvero in quale altra forma ti piace, mettendole a frigere in bono strutto o botiro, overo in bono olio , excepto che non gli hai a mettere né caso (formaggio) né altro lacte”.

Dopo aver cotto il riso in acqua, latte e vaniglia, si mescola con farina, uova, zucchero, lievito, un pizzico di sale, rum o sambuca; eventualmente, a seconda dei gusti, si possono aggiungere uvetta, scorzette o canditi di agrumi. Dopo aver fatto riposare la preparazione almeno un'ora (la ricetta tradizionale prevede molte ore), si frigge a cucchiaiate e, dopo scolate, si cospargono di zucchero a velo. Sono ottime anche fredde o farcite con crema pasticcera.

 

                                               FRITTELLE RISO

 

 



San GIUSEPPE nell’ARTE

Da BOTTICELLI a RAFFAELLO, da MICHELANGELO a CARAVAGGIO :

ecco come gli artisti hanno raffigurato il custode di Maria e Gesù, con qualche commento di monsignor Timothy Verdon – docente di storia dell’arte alla Stanford University e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze .

È nel Medioevo che la figura di GIUSEPPE inizia a suscitare un significativo interesse negli artisti.

La storia dell’iconografia di Giuseppe dipende dal pensiero che la Chiesa nel corso della storia ha elaborato su di lui.

Gli artisti spesso ritraggono GIUSEPPE nell’ATTO DI DORMIRE perché è l’uomo che riceve in sogno i comandi di Dio e ANZIANO per evitare che il popolo possa giungere a conclusioni inappropriate, ossia che sia lui il vero padre del Salvatore. Sempre per questo motivo quasi sempre lo raffigurano anche FISICAMENTE DISTANTE DA MARIA: fra i due non vi è alcun contatto fisico.



La bellissima miniatura risalente alla prima metà dell’XI secolo eseguita da un monaco tedesco e oggi conservata in Spagna, all’Escorial mostra in alto Gesù nella mangiatoia. Sotto, sdraiata, vi è una giovanissima Maria. Al centro, a proteggerla, quasi fosse lei stessa una bambina bisognosa di essere custodita, è ritratto GIUSEPPE, un uomo anziano.

Nel XIII secolo il teologo francescano Pietro Olivi si spinge a sostenere che

GIUSEPPE, all’interno della Sacra Famiglia, rappresenta

Dio Padre.



Nel Trecento i frati Servi di Maria e i francescani decidono di istituire la

FESTA di SAN GIUSEPPE.

Questo progressivo aumento di interesse è dovuto sia allo sguardo nuovo che la Chiesa riserva alla famiglia e quindi alla figura paterna sia allo sviluppo della società borghese.



Trittico di Mérode di Robert CAMPIN, olio su tavola (129x64,50 cm) conservato nel Metropolitan Museum of Art di NEW YORK, nella sezione The Cloisters, databile al 1427 e probabilmente destinato alla devozione privata.

  

                                        CAMPIN



La scena centrale mostra l'Annunciazione, ambientata in un interno borghese disegnato con estrema cura e attenzione ai dettagli della quotidianità.

Gli scomparti laterali mostrano a sinistra i due committenti inginocchiati appartenenti alla borghesia degli affari e a destra GIUSEPPE vestito come loro e seduto al tavolo di lavoro, nella sua falegnameria.



Agli inizi del XV secolo, nel contesto del Concilio di Costanza, il teologo

Jean Gerson chiede ai padri conciliari di istituire una

FESTA UNIVERSALE per SAN GIUSEPPE.

         

Per alcuni artisti GIUSEPPE diviene addirittura il personaggio preminente della Natività.


"Natività di Cristo” (1475) - pala d’altare di Francesco di Giorgio

MARTINI conservata alla Pinacoteca Nazionale di SIENA

 

MARTINI

 

 

In posizione centrale, proprio sopra il Bambino, vi è

GIUSEPPE in veste di protettore e custode.



Ma la vera svolta per la teologia, e di conseguenza per l’iconografia, risale al

1479 quando papa SISTO IV, il francescano Francesco DELLA ROVERE,

istituisce per il calendario romano la FESTA di SAN GIUSEPPE.



“The Nativity” (1482-1485), un tondo di Sandro BOTTICELLI - Isabella Stewart Gardner Museum, BOSTON

 

BOTTICELLI

 


Un’opera di grande potenza espressiva in cui l’artista ritrae Maria in ginocchio, ancora una volta un poco sulla destra, che adora il Bambino.

In primo piano è raffigurato GIUSEPPE, anch’egli in ginocchio, che sembra voler raccogliere Gesù, avvolto nel velo trasparente della Madre, un velo, quasi una placenta, che allude all’evento della nascita. Giuseppe, come fosse un anziano medico, pare quindi farlo venire al mondo, divenendone

il protettore e il custode.




“Tondo Doni” - dipinto a tempera grassa su tavola (diametro 120 cm) di

MICHELANGELO Buonarroti, databile al 1503-1504 circa e conservato nella

Galleria degli Uffizi a FIRENZE.

Conservato nella cornice originale, probabilmente disegnata dallo stesso Michelangelo, è l'unica opera su supporto mobile, certa e compiuta, dell'artista. Il dipinto, di fondamentale importanza nella storia dell'arte in quanto pone le basi per quello che sarà il manierismo, è sicuramente uno dei dipinti più emblematici ed importanti del Cinquecento italiano.

 

 

MICHELANGELO tondo-doni

 



Forse questa può essere considerata l’opera raffigurante GIUSEPPE più suggestiva dell’epoca (siamo ai primi del Cinquecento) e una assoluta e quasi scandalosa novità.

Per il soggetto più diffuso dell’intero repertorio religioso, Maria, l’artista inventa una figura unica, un’atleta femminile con braccia muscolose e nude.

Anche la figura di GIUSEPPE rappresenta una rottura con la tradizione precedente.

MICHELANGELO lo presenta come vegliardo molto virile che con inaudita familiarità allarga le gambe intorno al corpo della Vergine:

un’interpretazione senza precedenti.

 

MICHELANGELO sembra dar credito al teologo Pietro Olivi: infatti

GIUSEPPE qui rappresenta Dio Padre.

L’opera illustra dunque l’incarnazione, il momento non temporale, ma morale e spirituale, in cui il Verbo eterno esce dal Padre per assumere carne umana nel corpo di una donna. In questo dipinto si manifesta una volontaria confusione tra il genitore terreno di Gesù e il Padre.

 

 


“Lo Sposalizio della Vergine” – RAFFAELLO e PERUGINO alla Pinacoteca di Brera a MILANO.

 

 

PERUGINO-Lo-sposalizio-della-Vergine-CAEN        RAFFAELLO-Lo-Sposalizio-della-Vergine-BRERA

 


PERUGINO e RAFFAELLO : maestro e allievo fianco a fianco.

In entrambe le opere GIUSEPPE è in primo piano, nell’atto di mettere l’anello a dito di Maria: sullo sfondo vi è una piazza e una grande chiesa ottagonale la cui porta centrale, epicentro della composizione, è aperta. Il significato è preciso: se Giuseppe è il servo fedele che Dio ha posto come protettore di Maria e se Maria è figura della Chiesa allora

GIUSEPPE è PROTETTORE DELLA CHIESA: un titolo che non verrà mai meno.

 

 

 

        “Gloria di San Giuseppe”                          PELLEGRINO San Daniele

 

Pala d’altare nel Duomo di UDINE opera di Pellegrino da San Daniele, artista di scuola veneziana.                                            


La pala ritrae una grande figura di GIUSEPPE che, tutto solo, senza Maria, tiene in braccio Gesù: presentandolo come unico genitore il pittore gli conferisce una straordinaria rilevanza.

 

 


“La fuga in Egitto” - opera di Battista DOSSI, oggi al Lowe Art Museum

dell’università di MIAMI.



DOSSI the flight into egypt



Maria è su un asino, Giuseppe su un altro ed è proprio lui a portare Gesù.

La Vergine si regge all’animale con una mano mentre con l’altra sembra dare istruzioni al marito, quasi a dirgli di stare attento al Bambino: è un dipinto delizioso.




“Riposo durante la fuga in Egitto” (1597) – dipinto di CARAVAGGIO conservato nella Galleria Doria Pamphilj di ROMA, un cosiddetto "quadro da stanza", cioè un'opera realizzata per essere posta a ornamento di una dimora privata.

 

                                          CARAVAGGIO

 


CARAVAGGIO ritrae una Maria bella e fine che si è addormentata dopo aver allattato il Bambino, assopito fra le sue braccia. GIUSEPPE, che invece pare un rustico, tiene in mano uno spartito che viene letto da un angelo intento a suonare la viola.

Sul volto di Giuseppe si coglie lo stupore per la musica udita. Caravaggio esplora l’anima di quest’uomo semplice e buono che, obbedendo alle parole del Signore, decide di custodire Maria e il Bambino e che rimane incantato dai suoni celesti; un uomo dunque che sa ascoltare il Cielo.



                   “Le due Trinità”             MURILLO

 

 

o "Sacra Famiglia di casa Pedroso" (1680 circa) - dipinto di

Bartolomé Esteban MURILLO realizzato a olio su tela 207 × 193 cm. e conservato alla National Gallery di LONDRA.

Il soggetto iconografico è piuttosto raro e ricorre qualche volta nell'arte fiamminga e spagnola. E' ispirato all'episodio evangelico del ritrovamento di Gesù adolescente da parte di Maria e GIUSEPPE nel tempio di Gerusalemme, quando rivela loro la sua vocazione :

< Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? >

Il pittore risolve il problema compositivo imposto dal tema grazie all'adozione di uno schema basato sul triangolo. La figura di Gesù si trova sia al vertice del triangolo che comprende il Padre e lo Spirito Santo (la Trinità celeste), sia al vertice di quello che racchiude le figure della Vergine e di san Giuseppe (la trinità terrena). Cristo è fulcro di entrambe.

Liberamente tratto dall’articolo di Cristina Uguccioni – la stampa.it

 

 

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