STRUFOLI CASTAGNOLE FRAPPE BUGIE
CHIACCHIERE PIGNOCCATA PIGNOLATA
FRìTOLE TAGLIATELLE RAVIOLI BRIGHELLE
ZEPPOLE TORTELLI CENCI
In tutta Italia i DOLCI di CARNEVALE sono fritti
La frittura non è una scelta arrivata “a posteriori” per aggiungere golosità ai fasti del Carnevale, ma una scelta dettata dalla necessità. Il pieno dell’inverno ha sempre coinciso con il momento della macellazione del maiale, sia perché le bestie giungono a maturità, sia per le basse temperature che favoriscono l’asciugatura e la conservazione delle carni.
Nelle cascine in campagna, tra gennaio e febbraio, si aveva dunque un’insolita disponibilità di strutto (usato per friggere prima dell’olio), da utilizzare in fretta perché di frigoriferi non ce n’erano.
Di necessità in virtù, è nato così il repertorio di dolci che più tardi è diventato sinonimo della festa cristiana del Carnevale.
PIGNOCCATA al miele palermitana e PIGNOLATA glassata messinese
La storia
La presenza dei Romani nel Mediterraneo ha diffuso la preparazione dei FRICTILIA, frittelle dolci con pochi ingredienti, evolute in una miriade di ricette. Gli Arabi, che in Sicilia sono rimasti per secoli, le hanno declinate a modo loro. Lo dimostrano ancora ad esempio i LOKMA, dei bocconcini turchi di pasta lievitata e sciroppo, che tanto hanno in comune con la PIGNOLATA messinese o con gli STRUFFOLI napoletani, e ancora con la CICERCHIATA del Centro Italia.
In Sicilia però nell’origine del dolce converge anche la tradizione monastica, con le suore di un convento messinese che erano solite friggere dei pinoli e servirli tuffati nel miele. In sostituzione della preziosa frutta secca si sarebbero poi preferiti dei semplici bocconcini di uova e farina, mantenendo però, nella composizione finale del dolce, il richiamo alla forma della pigna.
La PIGNOCCATA palermitana prevede un impasto semplice di farina e uova e l’immersione delle palline fritte in una miscela a base di miele. L’etnologo Serafino Amabile Guastalla lo descriveva così: < Scorrezione di pinocchiata, è un dolce a forma di pinocchia, di farina impastata con gialli d’ova, poi fritto nel grasso porcino, indi cotto e ingiulebato nel miele. Per finire, una festosa spolverata di codette di zucchero, proprio come gli struffoli campani >
A Messina, invece, il dolce ha preso un’altra veste nel XVI secolo, durante la dominazione del re di Spagna Carlo V d’Asburgo. Per elevare il dolce a più nobile rango, lo si rivestì in parte con glassa al cacao (arrivato proprio per via iberica) e in parte con glassa al limone. Probabilmente l’agrume era già usato per sferzare i dolcetti dopo la frittura, oppure la cottura in forno, che intanto ha preso piede.
Oggi la PIGNOLATA glassata messinese è uno dei PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione, e prevede un impasto più aerato, grazie a una parte alcolica che può essere Passito, grappa, vermut o alcol per dolci. Appena al di là dello Stretto, inoltre, la pignolata si fa anche in Calabria, nella versione con solo miele, spesso aromatizzato al bergamotto.
Carnevale in Umbria con STRUFOLI e FRAPPE !!
La FRìTOLA (pronuncia: frìtoea) è il dolce tipico del carnevale di Venezia e, con alcune varianti, di tutto il Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e dell’Istria.
Le frìtole veneziane tradizionali, preparate con una pastella di farina, uova, latte e zucchero, uvetta sultanina, pinoli, vengono fritte e servite con una spolverata di zucchero semolato. Hanno una dimensione che non supera i 4 cm di diametro e sono vuote.
Le varianti ripiene hanno all’interno diversi tipi di creme, zabaione, marmellate o cioccolata.
Le frìtole vicentine sono senza pinoli ma vengono arricchite con mele e grappa. Al posto della farina si possono usare il semolino o la polenta.
I TORTELLI di Carnevale strepitosi caldi, ricoperti di zucchero, lisci o
farciti, sono il simbolo della festa milanese e lombarda.
Chiamati anche tortelli dolci sono molto semplici negli ingredienti: bocconcini di pasta bignè che si trasformano in frittelle golosissime. Appena fritti vanno fatti rotolare nello zucchero semolato e si mangiano caldissimi. Poiché all’interno sono cavi, la variante più golosa prevede di farcirli con una tradizionale crema pasticciera o con crema al cioccolato.
TAGLIATELLE dolci in Emilia Romagna
RAVIOLI dolci con ricotta di pecora e gocce di cioccolato
BRIGHELLE alla crema
CHIACCHIERE di CARNEVALE
In ogni regione hanno un nome diverso: CHIACCHIERE in Lombardia e al Sud, CROSTOLI o GALANI in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, BUGIE in Liguria e Piemonte, SFRAPPOLE in Emilia-Romagna, CENCI in Toscana, FRAPPE in Lazio e Umbria.
Quel che è certo è che questi dolci di pasta fritta ricoperti di zucchero sono una delle ricette più amate del Carnevale.
CHIACCHIERE napoletane
BUGIE torinesi
BUGIE ripiene con marmellata
Le ZEPPOLE di CARNEVALE sono le frittelle preparate a Napoli, croccanti fuori e morbide dentro, la cui preparazione risale all’800, quando si improvvisavano friggitorie all’aperto e chiunque passeggiava per la città con cesti ricolmi di zeppole da portare a casa o da regalare ad amici e conoscenti. Dolce povero ma gustosissimo, viene ancora oggi preparato per i giorni di festa e la ricetta è rimasta pressoché la stessa di sempre. Si possono guarnire con zucchero semolato o con miele, secondo il gusto.
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