CALDARROSTE golose …

CASTAGNATA a CITTA’ DELLA PIEVE (Perugia) – TERZIERE CASALINO

 

CASTAGNATA144    CASTAGNATA158

 

 

  CASTAGNATA146

 

 

CASTAGNATA159    CASTAGNATA149

 

 

  CASTAGNATA154

 

 

  CASTAGNATA156

 

CASTAGNATA Edizione 2015 : 26 dicembre

 

Nel Medioevo le CASTAGNE erano molto apprezzate come cibo … inoltre venivano utilizzate come merce di scambio e di pagamento. Verso la fine del ‘400 la FARINA DI CASTAGNE si diffuse progressivamente, andando a bilanciare la scarsa disponibilità di cereali in quel periodo di guerre. Uno statuto del governo lucchese della fine del 1400 prevedeva pene per tutti coloro – proprietari o forestieri – che danneggiassero, tagliassero o bruciassero gli ALBERI DI CASTAGNO.



CASTAGNE :   VIRIDE (non mature e ancora nel riccio)   MUNDE (prive di riccio)   SICCHE (essiccate e sbucciate)   PISTE (essiccate, sbucciate e frantumate)



CASTAGNACCIO … FARINA di CASTAGNE PINOLI UVETTA OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA   profumo di ROSMARINO !!! SLURPPP !!


Castagnaccio … baldino … pattona … dolce tipico toscano !

Questo dolce già nel '500 era molto conosciuto e apprezzato tanto che un padre agostiniano lo cita in un suo scritto. Sembra che l’ideatore del castagnaccio sia stato proprio il toscano Pilade da Lucca che viene nominato nel «Commentario delle più notabili et mostruose cose d’Italia et altri luoghi » scritto da Ortensio Orlando e pubblicato a Venezia nel 1553. Fu però a partire dall’800 che i toscani esportarono il castagnaccio nel resto d’Italia e proprio in questo periodo venne arricchito con uvetta, pinoli e rosmarino.


La CASTAGNA, elemento principe del CASTAGNACCIO, è molto diffusa in regioni quali Veneto, Piemonte, Lombardia e Toscana … ogni regione ne propone una sua versione, introducendo anche noci, scorzetta d’arancia e semi di finocchio ...




 MARRONI di CUNEO           MARRONI698

 

 

MARRONI699

 



MARRON GLACE’ - particolare lavorazione pasticcera della CASTAGNA (in particolare della varietà denominata MARRONE) sciroppata e poi coperta da una glassa di zucchero.

Alcuni fanno risalire la nascita del marron glacé intorno al Cinquecento (grazie ad una maggiore disponibilità dello zucchero) nel Cuneese, dove si raccoglievano e si raccolgono ancora oggi (per essere esportati in tutt' Europa) grandi quantità di castagne. Sembra, secondo questa tesi, che l’inventore fosse un cuoco di corte del Duca di Savoia Carlo Emanuele I (1562-1630). La ricetta compare nel trattato Confetturiere Piemontese, stampato a Torino nel 1790.

La seconda teoria sostiene che il marron glacé potrebbe aver avuto origine, sempre nel XVI sec., a Lione.



La preparazione del MARRON GLACE’ dura svariati giorni.

I frutti, selezionati in base al diametro, vengono inizialmente immersi in acqua per nove giorni (novena) al fine di completare la maturazione e di facilitare la successiva pelatura, che avviene praticando una piccola incisione sulla buccia e sottoponendo il frutto a un getto di vapore.

Il MARRONE viene quindi cotto in acqua. L'acqua di cottura con saccarosio e vaniglia (sciroppo) farà da base per la successiva canditura. Affinché la morbidezza sia adeguata, la canditura deve durare una settimana circa: il frutto viene immerso in sciroppi di concentrazione crescente. Quando il marrone è candito (ovvero saturo di zucchero), viene posto a scolare per almeno 24 ore su griglie.

La fase finale, la glassatura, prevede di stendere la glassa (preparata con zucchero a velo e acqua e lasciata riposare per 24 ore) sul MARRONE CANDITO, e di trasferire il dolce in forno per breve tempo al fine di far cristallizzare la glassa, conferendole il tipico aspetto traslucido.





All’origine del Gusto – TERRE D’ITALIAMARRONS GLACéS del Piemonte con “MARRONE della Valle di Susa IGP”

I Marroni venivano raccolti a mano nei secolari BOSCHI DI CASTAGNO del Piemonte e, dopo una attenta selezione, portati in antiche grotte, immersi in acqua, “curati” per nove giorni…





CASTAGNO dei CENTO CAVALLI - albero plurimillenario nel Parco dell'Etna - comune di Sant'Alfio (CT) - in SICILIA. Il castagno, il più famoso e grande d'Italia , oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica, è stato studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate.


Si narra che una Regina, con al seguito cento cavalieri e dame, durante una battuta di caccia fu sorpresa da un temporale e proprio sotto i rami dell’enorme CASTAGNO trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò la notte sotto le fronde del castagno in compagnia di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito.
Non si sa bene quale possa essere la regina. Secondo alcuni si tratterebbe di Giovanna d'Aragona … secondo altri dell'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II … oppure di Giovanna I d'Angiò la cui storia verrà collegata all' insurrezione del Vespro (XIV-XV secolo). Tutte queste leggende, molto probabilmente, sono frutto di fantasia popolare. E’ quasi certo che la regina Giovanna d'Angiò, pur essendo nota per una certa dissolutezza nelle relazioni amorose, non fu mai in Sicilia.



L'insigne naturalista catanese Giuseppe Recupero in Storia naturale e generale dell'Etna descrisse accuratamente l'albero, fornendo anche diverse dimostrazioni sulla unicità dalla pianta (allora era in discussione se fossero più piante) e narrò che nell'anno 1766 trovò la casa molto deteriorata.. Esisteva infatti una casa sotto le fronde del castagno, come si può notare nel quadro di Jean-Pierre Houël - “Castagno dei Cento Cavalli” ( 1777 circa ).


Viaggiatore del Grand Tour, Jean HOUEL lo descrisse nel Voyage de la Sicile, de Malta e Lipari :

« La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei CENTO CAVALLI in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l'Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest'albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri. »

Traendo spunto dalla leggenda, alcuni poeti cantarono la storia del CASTAGNO e della REGINA, tra cui Giuseppe Borrello e Giuseppe Villaroel che furono fra i maggiori poeti dialettali catanesi del XIX secolo e ancora Carlo Parini.


Nel 1982 il Corpo forestale dello Stato lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale.



CASTAGNETO CARDUCCI - nel cuore della Maremma livornese, al centro della cosiddetta costa degli Etruschi. Il territorio è pianeggiante lungo la costa, dove peraltro si trova l'importante Riserva Faunistica di Bolgheri, mentre si innalza nell'entroterra. La fascia costiera si affaccia sul Mar Tirreno ed è caratterizzata da vaste pinete, impiantate a seguito delle bonifiche effettuate nel XIX secolo al fine di proteggere i retrostanti terreni agricoli.

Il toponimo deriva da CASTAGNO, per cui CASTAGNETO ha il significato di bosco di castagni. Nel 1900 fu aggiunta la specificazione Marittimo (cioè della Maremma), che nel 1907 fu cambiata nell'attuale in onore di Giosuè CARDUCCI, che da bambino vi abitò per alcuni anni.




CASTAGNOLE MONFERRATO (Castagnòle ant ël Monfrà in piemontese) è un piccolo comune della provincia di Asti. Richiama nel nome i BOSCHI DI CASTAGNI che un tempo ricoprivano le colline del suo territorio. Oggi scomparsi, hanno lasciato spazio alla coltivazione della vite. Castagnole Monferrato è conosciuto nel mondo per il suo RUCHE’, il fiore all'occhiello della vitivinicoltura astigiana: un vino-vitigno nobilissimo e antico con la caratteristica unica di non essere mai stato commercializzato in passato.



LA CASTAGNA - Castanea Sativa


Il CASTAGNO appartiene alla famiglia delle Cupulifere, così chiamate per la forma a cupola dell’ involucro a riccio che racchiude il frutto.

E’ un albero longevo e vigoroso, imponente e massiccio, ben radicato alla terra con
una grande e larga chioma con fronde anche gigantesche. Come altitudine vegeta sopra la zona dell’Ulivo fino a quella del Faggio, formando boschi puri chiamati CASTAGNETI o misti con altre latifoglie come la Quercia o il Tiglio.

La CASTAGNA - frutto autunnale e invernale di grande valore alimentare - contiene vitamine A, B1, B2, B3, B5, C, oltre minerali ed oligoelementi come Potassio, Fosforo, Ferro, Calcio, Magnesio, Rame, Sodio, Zolfo, Manganese, Zinco, Cloro.

Ottimi sono il pane e i dolci preparati con la dolce FARINA DI CASTAGNE ottenuta macinando le CASTAGNE SECCHE, a volte ancora nei mulini ad acqua …

Il MIELE DI CASTAGNO, scuro e aromatico, profumatissimo e ricco di minerali, favorisce la circolazione del sangue, è antianemico, astringente, antibiotico e antimicrobico, antisettico intestinale, antiemorragico e antidiarroico, antipiretico, disinfettante, antivirale, bechico (calma la tosse), cardioprotettore, cicatrizzante, depurativo del sangue e dei reni, disintossicante, emolliente, epatoprotettore, energetico, rimineralizzante.

Fantastici i MARRONI, le fumanti e tradizionali CALDARROSTE, le delicate CASTAGNE BOLLITE

I montanari preparano il PANE con farina di castagne e farina di segale miscelate.

Ottimo il CASTAGNACCIO - dolce tradizionale preparato con la FARINA DI CASTAGNE.



La CASTAGNA, protetta da un riccio aculeato, ha composizione simile a quella del Frumento… è pertanto un buon tonico dei muscoli, dei nervi e delle vene; tonifica, riscalda, rinforza, attiva l’intestino e dona sollievo ai reni.

E’ un alimento prezioso, completo e bilanciato, eccezionale per un impiego energetico di lunga durata.



Il RICCIO che avvolge la CASTAGNA è molto più denso di aghi sottili (aculei silicei rispetto a quello dell’ IPPOCASTANO.

Viale Icilio Vanni a Città della Pieve (Perugia) è un’alternanza di Tigli e Ippocastani … da bambina e ancora oggi raccolgo qualche CASTAGNA di IPPOCASTANO da tenere in borsa --- amuleto contro il raffreddore … bohhh !!




Le CASTAGNE di CASTAGNO sono come il pane quotidiano, un vero portento in autunno e in inverno, cibo rituale nella Festa di Halloween (31 Ottobre), nella Sera di Ognissanti (1 Novembre) ovvero la Vigilia della Commemorazione dei Defunti (2 Novembre), nel giorno di San Martino (11 Novembre) accompagnate con il Vino novello.


Per SAN MARTINO si apre la BOTTE del miglior vino !!




Dai FIORI DI CASTAGNO nasce l’elisir floreale Sweet Chestnut studiato e creato dal dottor Edward Bach , definito fiore della liberazione e della rinascita.



CREMA DI CASTAGNE - miscelare due parti in volume di FARINA DI CASTAGNE con una parte di MIELE DI CASTAGNO e mescolare bene fino ad ottenere una crema dolce vellutata, ottima con latte caldo, nel caffèlatte e nel caffè a cui dona una morbida schiuma e l’aroma del bosco.


La CONFETTURA DI CASTAGNE è tipica del periodo autunnale.
Riducendo la quantità di zucchero necessaria si ottiene anche una golosissima versione per piatti salati e formaggi.  




MONDARELLE - CASTAGNE SECCHE ma non troppo … SLURPPPP !! La mia passione !!


CASTAGNE BOLLITE


ZUPPA DI FARRO e CASTAGNE




TACCHINO ripieno con le CASTAGNE … Giorno del Ringraziamento negli USA


"Il Ringraziamento" è una festa di origine cristiana osservata negli Stati Uniti d'America (il quarto giovedì di novembre) e in Canada (il secondo lunedì di ottobre) in segno di gratitudine verso Dio per il raccolto e per quanto ricevuto durante l'anno trascorso. Questa giornata rappresenta un’occasione importante per riunire tutta la famiglia intorno alla tavola imbandita. Il simbolo per eccellenza di questo evento è il tacchino, preparato da nord a sud e da est ad ovest secondo la tradizione.



Il  "Thanksgiving Day" rievoca il primo Ringraziamento celebrato da alcuni coloni e Nativi Americani nel 1621 e ripetuto in modo più documentato nel 1623.

Quando fu effettuato il raccolto nel novembre 1623 William Bradford, Governatore della Colonia fondata dai Padri Pellegrini, a Plymouth, nel Massachusetts, emise l'ordine:

« Tutti voi Pellegrini, con le vostre mogli e i vostri piccoli, radunatevi alla Casa delle Assemblee, sulla collina... per ascoltare lì il pastore e rendere Grazie a Dio Onnipotente per tutte le sue benedizioni. »



I Padri Pellegrini, perseguitati in patria per la loro adesione ad un cristianesimo rigorosamente calvinista, decisero all'inizio del diciassettesimo secolo di abbandonare l' Inghilterra e andare nel Nuovo Mondo, l'attuale America del Nord. 102 pionieri (52 uomini, 18 donne e 32 bambini) imbarcati a bordo della Mayflower, arrivarono sulle coste americane nel 1620, dopo un duro viaggio attraverso l'Oceano Atlantico; durante il viaggio molti si ammalarono e alcuni morirono.

Quando arrivarono, con l'inverno ormai alle porte, si trovarono di fronte a un territorio selvatico e inospitale, fino ad allora abitato solo da nativi americani. I Pellegrini avevano portato dall'Inghilterra dei semi di vari prodotti che si coltivavano in patria e li seminarono nella terra dei nuovi territori. Per la natura del terreno e per il clima, la semina non produsse i frutti necessari al sostentamento della popolazione, per cui quasi la metà di loro non sopravvisse al rigido inverno. Questa situazione rischiava di riproporsi anche l'anno successivo se non fossero intervenuti i nativi americani, che indicarono ai nuovi arrivati quali prodotti coltivare e quali animali allevare, nella fattispecie il granturco e i tacchini.

Dopo il duro lavoro degli inizi, i Pellegrini indissero un giorno di ringraziamento a Dio per l'abbondanza ricevuta e per celebrare il successo del primo raccolto. I coloni invitarono alla festa anche gli indigeni, grazie ai quali avevano potuto superare le grandi difficoltà di adattamento ai nuovi territori, gettando le basi per un futuro prospero e ricco di ambiziosi traguardi.

Nel menù di quel primo Ringraziamento americano ci furono pietanze che divennero tradizione per le feste - in particolare il tacchino e la zucca – oltre ad altre carni bianche, carne di cervo, ostriche, molluschi, pesci, torte di cereali, frutta secca e noccioline.



Nei secoli successivi la tradizione del Thanksgiving si estese a tutto il Paese. Le tredici colonie (i primi stati americani) non celebrarono contemporaneamente il Giorno del ringraziamento fino all'ottobre del 1777, quando ne fu indetto uno per festeggiare la vittoria contro gli inglesi a Saratoga nella guerra per l'indipendenza.

Fu George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti d'America, a dichiarare la festa per tutti gli stati nel 1789 proclamando una giornata nazionale di ringraziamento. Molti risero dell'idea … ma a metà del XIX secolo il Thanksgiving era diffuso nella maggior parte del territorio americano e osservato da tutti gli strati sociali, dai ricchi ai meno abbienti.





TOGLIERE LE CASTAGNE DAL FUOCO … risolvere problemi “scottanti” …



“MEROLLARE” LE CASTAGNE (in gergo pievese … ) – mettere le CALDARROSTE in un recipiente con tanti stracci, coprire, pigiare leggermente e lasciar riposare un poco … sarà poi più facile sbucciare le mitiche CASTAGNE ARROSTITE !!



CASTAGNE dal MONTE AMIATA – LA STRADA DELLA CASTAGNA …


L’immagine dell’Amiata è legata indissolubilmente a quella dei SECOLARI CASTAGNI che ne profumano l'aria in autunno.

Pedalare nella STRADA DELLA CASTAGNA significa ripercorrere la storia del popolo amiatino che, nonostante il terzo millennio e le nuove tecnologie, ancora cura il bosco con le sue mani, piegando la sua schiena e rendendo questo frutto genuino e meritevole della denominazione "IGP".


La STRADA DELLA CASTAGNA del MONTE AMIATA è un percorso attraverso un territorio specifico indicato come "paesaggio del castagno e delle relative attività umane " - la fascia fitoclimatica del CASTANETUM del versante Grossetano. Su questo lato della montagna il limite inferiore del CASTAGNETO è intorno ai cinquecento metri di altitudine (zona di Cana e Monte Faete, nell'itinerario del comune di Roccalbegna), quello superiore è sui mille metri circa .

Sul Monte Amiata esiste una civilizzazione del castagno di grande ricchezza sia antropologica che naturale - le cui tracce risalgono all'VIII sec. (documenti dell' Abbazia di San Salvatore).


E’ proprio sulle piste innevate del MONTE AMIATA che ho mosso i primi passi con gli SCI ai piedi accompagnata dal babbo … gli SCI di legno, gli SCARPONCINI di cuoio con le stringhe… la gelida SEGGIOVIA con le sedute in ferro fino alla vetta … CHE CONQUISTA !!



FARINA DI CASTAGNE nel ditale … il racconto della mamma che da bambina riempiva il ditale da cucito con la dolce farina e lo poneva tra brace e cenere del grande camino in cucina … poi capovolgeva il ditale-stampino recuperando la cupoletta abbrustolita da leccarsi i baffi !!! Dolcetti di altri tempi …



CASTAGNE & NOCI nella Calza della BEFANA appesa al camino !! … e anche CENERE & CARBONE … SIGHHH!!



PANNA COTTA ALLE CASTAGNE da BRUNO ! SLURPP !! Trattoria Ristorante COPPETTA a Città della Pieve (PG)



CUNEESI alla CASTAGNA … una variante alla classica ricetta al RHUM !!



MIELE DI CASTAGNO





“IL CASTAGNO” – Giovanni PASCOLI



Quando sfioriva e rinverdiva il melo,

quando s'apriva il fiore del cotogno,

il greppo, azzurro, somigliava un cielo

visto nel sogno;



brullo io te vidi; e già per ogni ripa

erano colte tutte le viole,

e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa

tutto il tuo sole;



e, PIO CASTAGNO, i rami dalla bruma

ancora appena e dal nevischio vivi,

a mano a mano d'una lieve spuma

verde coprivi.



Ma poi, vedendo sotto il fascio greve

le montanine tergersi la fronte,

tu che le sai da quando per la neve

scendono il monte,



ecco, pietoso tu di lor, tessesti

lungo i torrenti, all'orlo dei burroni,

una fredda ombra, che gemé di mesti

cannareccioni.



E qualche cosa già nell'aspro cardo

chiuso ascondevi, come l'avo buono

che nell'irsuta mano cela un tardo

facile dono.



Ai primi freddi, quando il buon villano

rinumerò tutti i suoi bimbi al fuoco;

e con lui lungamente il tramontano

brontolò roco;



e tu quei cardi, in mezzo alle procelle,

spargesti sopra l'erica ingiallita,

e li schiudevi per pietà di quelle

povere dita



Tutti spargesti i cardi irti e le fronde

fragili, e tutto portò via festante

la grama turba. Nudo con le monde

rame, o gigante,



stavi, e vedevi tu la vite e il melo

vestiti d'oro e porpora al riflesso

già delle nevi, e per lo scialbo cielo

nero il cipresso.



Per te i tuguri sentono il tumulto

or del paiolo che inquieto oscilla;

per te la fiamma sotto quel singulto

crepita e brilla:



tu, PIO CASTAGNO, solo tu, l'assai

doni al villano che non ha che il sole;

tu solo il chicco, il buon di più, tu dai

alla sua prole;



ha da te la sua bruna vaccherella

tiepido il letto e non desìa la stoppia;

ha da te l'avo tremulo la bella

fiamma che scoppia.



Scoppia con gioia stridula la scorza

de' rami tuoi, co' frutti tuoi la grata

pentola brontola. Il vento fa forza

nell'impannata.



Nevica su le candide montagne,

nevica ancora. Lieto è l'avo, e breve

augura, e dice: TANTE PIU’ CASTAGNE,

QUANTA PIU’ NEVE.






LE CASTAGNE E ARCIMBOLDO


In una pittura del ciclo delle stagioni, "L'Autunno" è rappresentato un uomo dai lineamenti grossolani, poco gentili … appaiono le labbra e la bocca formate dal RICCIO di una CASTAGNA

Il collo, formato da due pere e da alcuni ortaggi, spunta da un tino parzialmente distrutto mentre le doghe di legno sono tenute legate tramite dei rami di salice.

La faccia è formata da pere e mele, visibili in particolare su guancia e naso; il mento è una melagrana, mentre l'orecchio, un fungo, regge un pendente a forma di fico. 

La capigliatura è composta esclusivamente da uve e viti, alla cui sommità si trova una zucca, contraltare del giglio della Primavera

Il dipinto è datato 1573, eseguito con la tecnica dell'olio su tavola, ha dimensioni di 66x50 cm. e si trova presso il Museo del Louvre a Parigi



ARCIMBOLDO - pittore milanese (1527-1593) noto soprattutto per le sue grottesche teste composte, ritratti e busti allegorici basati sull'illusione della figura, ottenuta attraverso composizioni di fiori, frutta, verdura e animali. Figlio di Biagio, pittore accreditato presso la "Veneranda Fabbrica del Duomo" e discendente da un ramo cadetto di un'aristocratica famiglia milanese, divenne celebre presso la corte di Vienna. Pittore di corte sotto l'erede al trono e futuro imperatore Massimiliano II, compose due cicli di dipinti, "Le stagioni” e “I quattro elementi"



© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati