Ingrediente della NATURA MORTA ...
IL FICO negli affreschi di OPLONTIS - La VILLA DI POPPEA a Torre Annunziata, Napoli.
CESTINO CON FICHI - Pittura parietale,Villa di Poppea. Oplontis, I sec.d.C.
"FICHI & RANE" by Graziella CACCIA
Il FICO nelle opere di Mario ORTOLANI ... rif. sez. Artisti
< MICA PIZZA & FICHI > .... molto di più ! Non è affatto una cosa che tutti possono permettersi !
Espressione romana - informale e scherzosa ma non offensiva - per valorizzare qualcosa di personale ... in alternativa alla "povertà” dei due alimenti. La pizza era infatti un piatto per tutti, relativamente economico & i fichi erano semplici frutti selvatici che crescevano in abbondanza ... “il pane dei poveri”.
FICHI DEL CILENTO
MARMELLATA DI FICHI dalla SARDEGNA
CORONA DEL SANTO - I Dolci di ANTONIO - Pasticceria GIOTTO dal Carcere di PADOVA
Il dolce del pellegrino medievale, con gli ingredienti del Trecento, per dare energia e ristoro nel cammino :
farine di FRUMENTO e ORZO integrale, BURRO, CONFETTURA EXTRA DI FICHI, zucchero di CANNA, UOVA, LATTE ...
Il FICO nel medioevo era simbolo di ABBONDANZA, SALVEZZA ed EQUILIBRIO.
MOSTARDA CREMONESE di FICHI - ottima con BOLLITI e FORMAGGI - a base di FRUTTA - ZUCCHERO - essenza di SENAPE.
Mettere la frutta a strati alternati di zucchero in un recipiente d'acciaio.
Lasciare riposare per 24 ore, quindi mettere su fuoco medio e far bollire per 5 minuti e spegnere. Ripetere la sequenza per altre 2 volte.
Nei vasi a chiusura ermetica mettere 6 gocce di essenza di senape e riempire con la frutta e il suo sciroppo. Chiudere e conservare al buio.
"FICHI GIROTTI" - AMELIA (TR)
FICHI ESSICCATI farciti con CIOCCOLATO, CANDITI, NOCI, MANDORLE ...
Già in epoca medioevale i FICHI DI AMELIA erano destinati alla tavola dei Papi, tradizione che si è perpetuata per secoli.
Nel 1830 apre la ditta “Antonio Girotti”, fondata dall’omonimo militare, patriota, carbonaro, ufficiale dell’esercito garibaldino, amico intimo dello stesso eroe dei due mondi.
Il nipote Quirino, ottant’anni dopo, rinnovò la fama dell’azienda e del suo prodotto principe cominciando a pubblicizzare il prodotto - i «FICHI GIROTTI, il dolce frutto specialità d’Amelia» - nelle stazioni di tutt’Italia, ottenendo un successo di vendite notevole per l’epoca.
Nel 1933 i ”Fichi Girotti” vennero pubblicizzati anche sul transatlantico “Rex” ed introdotti nei cestini da viaggio delle Regie Ferrovie. Il successo portò la specialità di Amelia sulla tavola della Real Casa, della ”Mille Miglia“ e di innumerevoli convitti e mense pubbliche e private, prendendo anche la strada dell’esportazione negli Stati Uniti.
Ancora oggi, nel centro di Amelia, la storica fabbrica realizza questo suo prodotto amato ed apprezzato in tutto il mondo.
I FICHI AMERINI, essiccati, selezionati ed aperti, vengono collocati in appositi stampi circolari e riempiti con MANDORLE tostate, NOCI, CANDITI, cacao ed altri ingredienti tenuti segreti, secondo l’originale ricetta del fondatore della ditta ... per poi essere pressati ottenendo la caratteristica forma di rotelle. Il colore dell'incarto contraddistingue l' ingrediente predominante: AZZURRO per quelli alla mandorla; VERDE per quelli alla noce e ROSSO per quelli ai canditi.
FICHI SECCHI con le NOCI : il cestino natalizio della nonna !
PANFORTE FICHI e NOCI
PANFORTE e PANPEPATO : dolci senesi !!
Dal MELATELLO - focaccia di farina impastata con l’acqua dolciastra dalla lavatura dei contenitori del miele - al PANES MELATO - farina e miele. L'impasto venne quindi arricchito con frutti di stagione, soprattutto SUSINE, UVA e FICHI grossolanamente spezzettati e cotti, lasciati piuttosto umidi per la maggiore gradevolezza della focaccia, che dopo qualche giorno, per la formazione di muffe, conferivano al dolce un sapore acidulo, “fortis” : PANES FORTIS.
Ai primi del XIII secolo iniziò l’importazione delle SPEZIE dall’oriente: dalle SPEZIERIE - le moderne farmacie - ai CONVENTI, fino all'uso in CUCINA, soprattutto per la conservazione dei cibi e anche per mascherare eventuali processi di eccessiva maturazione.
Niccolò dè SALIMBENI detto il Muscia, principale animatore della Brigata Spendereccia e molto sensibile ai piaceri della tavola, introdusse l’uso del pepe, della cannella e dei chiodi di garofano in preparazioni culinarie. Per le prime notizie sui PANES MELATOS ET PEPATOS fa fede una pergamena datata 7 febbraio 1205, presente presso l’Archivio di Stato, che cita questi dolci portati come tributo al Monastero di Montecellesi, oggi Montecelso, nei pressi di Fontebecci. E la leggenda vuole che proprio in questo Monastero nacque il PANPEPATO.
Dalla metà del 1300 il PANFORTE è tra i dolci più apprezzati, spesso presente nei menù delle grandi occasioni nelle corti e nei palazzi nobiliari.
17 INGREDIENTI per 17 CONTRADE
Una pergamena risalente agli inizi del 1700 elenca 17 ingredienti necessari per la preparazione del PANFORTE, forse non a caso tanti quante le contrade rimaste a SIENA dal 1675 ...
I gusti progressivamente cambiano e il panforte perde parte di quell’aggressività che lo caratterizzava. Intorno al 1820, dopo che lo zucchero aveva parzialmente sostituito il miele, nacque, con l’aggiunta di cacao, il PANFORTE AL CIOCCOLATO.
Nel 1879 in occasione della visita a SIENA di Umberto I e della consorte Margherita di Savoia fu creato un panforte molto delicato, utilizzando canditi ottenuti non più per fermentazione ma secondo le tecnologie più moderne del momento e ricorrendo all’uso di una miscela di spezie molto più delicata.
Era nato il PANFORTE MARGHERITA che da allora si è affiancato al tradizionale PANPEPATO o PANFORTE NERO.
Ettore FICO - pittore (Piatto Biellese, 1917 - Torino, 2004)
RICERCA SPERIMENTAZIONE LIBERTA' COMPOSITIVA COLORE
TORINO anni '30 - Protagonisti della scena artistica Felice CASORATI & i suoi allievi pittori - GRUPPO SEI DI TORINO :
Jessie Boswell (1881-1956)
Gigi Chessa (1898-1935)
Nicola Galante (1883-1969)
Carlo Levi (1902-1975)
Francesco Menzio (1899-1979)
Enrico Paulucci Delle Roncole (1901-1999).
Il GRUPPO DEI SEI fu stimolato dal critico d'arte Edoardo PERSICO (1900-1936), considerato il teorico del sodalizio, e da Lionello VENTURI che spingeva al recupero dell'IMPRESSIONISMO. Fu sostenuto finanziariamente dall'imprenditore e collezionista d'arte Riccardo GUALINO (1879-1964).
Nell’ambiente torinese si formò quindi una sorta di DUALISMO tra le tendenze casoratiane (di matrice tedesca e metafisica) e quelle del Gruppo dei Sei (di matrice francese).
Ettore FICO è allievo di Luigi SERRALUNGA. Partito per la Seconda Guerra Mondiale, dal 1943 al 1946 è prigioniero in ALGERIA, dove gli è permesso di dipingere ...
TORINO secondo dopoguerra - La scena artistica segue due direzioni opposte: l’ ASTRATTISMO di SPAZZAPAN e il REALISMO di Felice CASORATI.
Ettore FICO, con grande spirito di indipendenza, comincia un periodo di ricerca e sperimentazione volto a scandagliare le svariate potenzialità del COLORE. La contrapposizione tra CITTA' & CAMPAGNA, tema caro a IMPRESSIONISTI ed ESPRESSIONISTI, approda nella sua pittura:
dipinge luoghi in cui non si distinguono i confini tra TERRA & CEMENTO, in cui la natura e la città si fondono dando vita a paesaggi periferici di grande respiro compositivo ... rarefatta e meticolosa calligrafia segnica.
La partecipazione alla VII Quadriennale d’arte di ROMA nel 1955 lo pone all’attenzione del grande pubblico per l’innovazione stilistica che emerge dalle sue opere dai tratti forti con una vivace autonomia espressiva coloristica : colore steso a placche con pennellate larghe e sinuose.
La rivoluzione stilistica di Ettore FICO appare evidente nella variazione della gamma cromatica, nella presenza di colori accesi e vivaci che generano forti contrasti, anche con tonalità violente, com’è tipico nell’esperienza FAUVE. La mostra alla Galleria Fogliato di Torino nel 1957 decreta il successo di questo suo stile tutto personale.
Alla fine degli anni Cinquanta Ettore Fico, da artista affermato, sperimenta l’INFORMALE. Nella sua pennellata la MATERIA pittorica pastosa prende il sopravvento sulla forma e sul colore, dominando la composizione: FIORI SECCHI e VEGETAZIONE SELVATICA.
Verso la fine degli anni Sessanta le campiture di colore si fanno più distese e gli oggetti riprendono forma grazie all’utilizzo di contorni netti e ai contrasti cromatici delle superfici piane. I contorni si schematizzano - quasi in aspetto geometrico NEO-CUBISTA in bilico tra Braque e Gris - e la sua ricerca si reinventa utilizzando nuovi materiali e nuove tecniche.
NATURA MORTA e INTERNI. Gli oggetti del quotidiano come la brocca e i fiori secchi assumono un carattere enigmatico, grazie anche all’utilizzo di tonalità violente, che evocano un senso di attesa.
Primi anni Settanta : nuovi risultati in bilico sempre tra realtà e astrazione.
L' importante produzione coloristica, in particolar modo quella degli anni Ottanta e Novanta, presenta i simboli emblematici del successo di Ettore FICO: GLICINE, ALBERI, GIARDINO, OGGETTI, STUDIO, MODELLE e l’amatissimo cane Moretto.
MEF - MUSEO Ettore FICO a TORINO
Da "BRUNO MUNARI - ARTISTA TOTALE" 2017 al tuttocolore di "NIKI de Saint Phalle" fino al 14 gennaio 2018.
FICUS - PIANTE DA FRUTTO & PIANTE ORNAMENTALI
Il genere FICUS appartiene alla famiglia delle MORACEE e comprende più di 800 specie di piante sempreverdi sparse su tutti i continenti, originarie dell'Asia e dell'Africa.
Le caratteristiche comuni a questo genere sono costituite dalle FOGLIE, che sono semplici, con margine lineare e a volte lobato; dai FIORI e quindi dai FRUTTI raccolti in particolari infiorescenze denominate SICONI. Il sìcono, ad esempio nel FICO DOMESTICO (FICUS CARICA) è formato da un tegumento piuttosto consistente che contiene al suo interno i fiori (solo maschili o solo femminili o di ambedue i tipi) . Dopo la fecondazione i fiori si trasformano in piccoli frutti contenenti i semi. Tutte le diverse specie di FICUS sono caratterizzate dalla presenza di LATTICE che fuoriesce facilmente a seguito di incisione.
FICO COMUNE (FICUS CARICA L., 1753) - ALBERO DA FRUTTO dei climi subtropicali temperati, la specie più nordica del genere FICUS.Produce il frutto che tutti apprezziamo.
PIANTE ORNAMENTALI
FICUS ELASTICA (FICUS INDIANO) - pianta dall'aspetto davvero spettacolare che proviene dall'India. In natura l'albero può superare i 30 metri
di altezza ... Il tronco produce numerose radici pensili, che dopo aver toccato il suolo si interrano e svolgono la funzione di fusti ausiliari. Le foglie sono grandi, ovate e terminano a punta e di consistenza coriacea provviste di un robusto picciolo; la lamina, di un bel verde scuro lucido, presenta le due metà disposte ad angolo rispetto alla nervatura centrale; il germoglio è di colore rosso o rosa e diventa verde man mano che si sviluppa.
Il lattice bianco è usato per la produzione del caucciù, quindi la pianta è nota anche come FICO DEL CAUCCIU'.
Coltivata in vaso la pianta raggiunge al massimo i 2 metri.
FICUS LIRATA (FICUS PANDURATA) - splendida pianta originaria dell' Africa tropicale occidentale caratterizzata da grandi foglie a forma di violino (con la parte estrema molto più larga della parte basale) lunghe fino a 60 cm e larghe 25 cm, di colore verde scuro lucido, coriacee, con nervature e pieghe giallastre e bordi ondulati.
FICUS BENJAMINA - proviene dall'Asia sud-orientale dove può raggiungere i 25-30 m d' altezza; anche in allevamento ha un notevole sviluppo, arrivando anche a 5 m. Possiede una chioma caratteristica perché i suoi rami si sviluppano in forma disordinata, a pennacchi. Le foglie sono piccole, ovate, appuntite all'estremità, di colore verde intenso. Esistono anche varietà con foglie striate color crema come la starlinght.
FICO d'INDIA (o FICODINDIA) (OPUNTIA FICUS-INDICA (L.) Mill., 1768) - pianta succulenta appartenente alla famiglia delle CACTACEE e al
genere opuntia, originaria del Messico ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo e nelle zone temperate di America, Africa, Asia e Oceania.
Dal MESSICO nell'antichità si diffuse tra le popolazioni del Centro America che la coltivavano e commerciavano già ai tempi degli AZTECHI, presso i quali era considerata PIANTA SACRA con forti valori simbolici. Il CODICE MENDOZA testimonia l'importanza di questa pianta negli scambi commerciali, rappresentando tralci di OPUNTIA insieme ad altri tributi quali pelli di OCELOT e di GIAGUARO. Dall'OPUNTIA si ricavava infatti il CARMINIO, pregiato colorante naturale.
La pianta arrivò nel Vecchio Mondo verosimilmente intorno al 1493, anno del ritorno a Lisbona della spedizione di Cristoforo Colombo. La prima descrizione dettagliata risale comunque al 1535, ad opera dello spagnolo Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés nella sua Historia general y natural de las Indias.
LINNEO, nel suo Species Plantarum (1753), descrisse due differenti specie: CACTUS OPUNTIA e CACTUS FICUS-INDICA.
Fu MILLER, nel 1768, a definire la specie OPUNTIA FICUS-INDICA, denominazione tuttora in uso.
FICO d'INDIA - MARMELLATA sarda
Il frutto del FICO d'INDIA (detto anche FICO-CACTUS o FICO INDIANO) è di forma ovale, pesa circa 80-150g, ed è di colore variabile tra il verde, il giallo, l’arancione, il rosso ed il viola. Ha una polpa totalmente commestibile ma ricca di semi e deve essere sbucciato con attenzione per rimuovere l’esocarpo che è ricoperto di piccole spine.
Oltre al consumo fresco, i FICHI d'INDIA si prestano anche per fare CARAMELLE e GELATINE ... sono l' ingrediente principale di una bevanda natalizia tipica delle Isole Vergini Britanniche denominata "MISS BLYDEN”.
La OPUNTIA FICUS-INDICA è stata introdotta in Europa in aree con clima mediterraneo, quali il sud della Francia, l’Italia meridionale e le isole (prevalentemente Sicilia, Sardegna, Isola d’Elba, sud della Corsica ... )
"ER MEJO FICO DER BIGONZO" ... Il miglior fico del bigoncio: personaggio di eccellenza !
Il riconoscimento trae origine da un'antica tradizione romana: a fine stagione, alla raccolta del frutto, i contadini ponevano i dolci FICHI 'settembrini e abbrusotti' in capienti 'bigonzi' e, nel confezionarli, mettevano in bella vista i fichi migliori per renderli più attraenti e per coprire i meno belli.
FICO 2 [fì-co] region. FIGO agg., s. (pl.m. -chi, f. -che)
• agg. Nel gergo giovanile, di persona o cosa, che segue perfettamente i dettami della moda del momento: che f. quel vestito!; di bell'aspetto, affascinante
• s.m. (f. -ca) Nel l. giovanile, persona molto affascinante, attraente: il tuo amico è un gran f.
• dim. fichetto
• a. 1972
dal Dizionario del Corriere della Sera
FIGO !!
"LA VITA E' UNA FIGATA" ... il motto di BEBE VIO per RAI 1
"L'ultimo della sera" canta Sir J o JOVANOTTI ??
è l'ultimo disco è finita la serata
e devo dire grazie a tutti perché è stata proprio una FIGATA ...
che FIGATA che FIGATA
che FIGATA di serata ...
"Stavo pensando a te" - FABRI FIBRA
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Che FIGATA andare al mare quando gli altri lavorano
Che FIGATA fumare in spiaggia con i draghi che volano
Che FIGATA non avere orari né doveri o pensieri
Che FIGATA tornare tardi con nessuno che chiede "dov'eri?"
Che FIGATA quando a casa scrivo
Quando poi svuoto il frigo
Che fastidio sentirti dire "sei pigro"
Sei infantile, sei piccolo
Che fastidio guardarti mentre vado a picco ...
"CHE FICO!" canta PIPPO FRANCO
FICO
(che FICO)
sognare
di avere un motoscafo
che corre
sul mare
e in tasca ai pantaloni
un po' di
milioni
da spendere in gelati patatine popcorn e noccioline
e qualche FICO
(che FICO)
Il FICO : l’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE.
Il Signore Iddio piantò l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male al centro del giardino di Eden, ordinando ad Adamo ed Eva di non mangiarne i frutti ...
EVA trasgredì e raccolse un POMUM. Il termine, tradotto come MELA, indica piuttosto un generico frutto, nessuno in particolare.
Nel corso del medioevo tutti sapevano che il frutto in questione era in realtà un FICO, il succoso frutto estivo che simbolicamente rimanda all’idea di FERTILITA' e ABBONDANZA nonché alla sfera della SESSUALITA'.
FICO : IL FRUTTO PROIBITO - ADAMO & EVA
Che l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male fosse un albero carico di FICHI e non di mele è confermato anche da molte opere d’arte di età tardo medievale.
Nei rilievi scolpiti da Lorenzo MAITANI all’inizio del ‘300 sulla facciata del DUOMO di ORVIETO si scopre un gusto narrativo altamente naturalistico. Le FOGLIE e i FRUTTI dell’albero incriminato sono rappresentati nei minimi dettagli con grande realismo: si tratta di un FICO, non vi è alcun dubbio.
Nell’ apocrifo del Vecchio Testamento noto come “Apocalisse di Mosè”, così viene descritto l’incontro tra il serpente e la prima donna - EVA - che dice:
< …Curvato il ramo fino a terra, presi del frutto e ne mangiai. E in quello stesso istante mi si aprirono gli occhi e mi accorsi che ero nuda della giustizia di cui (prima) ero rivestita…. (il serpente nel frattempo) era sceso dall’albero e si era dileguato. Quanto a me, cercavo nella mia parte (di paradiso) delle FOGLIE con cui coprirmi la pudenda, ma non ne trovai sugli alberi del paradiso, giacché non appena ne avevo mangiato, tutti gli alberi (che si trovavano) nella mia parte avevano perso le foglie, ad eccezione di uno solo, il FICO. Presene delle foglie, me ne feci delle coperture,
e si trattava degli stessi alberi dei quali avevo mangiato! > by Antonella BAZZOLI
FOGLIA di FICO coprivergogna della propria sessualità ...
FICO & ARTE
ALLEGORIE SESSUALI dell’organo femminile. A partire da EVA
Affresco di Ambrogio LORENZETTI nella chiesa di SAN GALGANO, a Montesiepi di Chiusdino (SIENA).
Ai piedi di una Maestà (1334-1340) è rappresentata una voluttuosa EVA, in veste da camera, che con un cartiglio ammette la propria colpa originaria : “fei peccato per passione” (peccai per passione) e fornisce un’interpretazione inequivocabile dalla natura di quella passione, legata all’Eros.
Con la mano sinistra Eva alza un RAMETTO DELLA PIANTA DI FICO, dal quale spicca il frutto autentico del peccato, traslazione vegetale dell’apparato riproduttivo femminile.
Nell’iconografia occidentale il FICO aperto è associato alla sfera sessuale femminile, alla NASCITA e alla vita, come elemento vegetale primario seguito dalla zucca, dal melone e dalle more (frutti di bosco).
Il FICO RUMINALE fu, secondo il mito della fondazione di Roma, l'albero di FICO SELVATICO nei pressi del Tevere sotto il quale ROMOLO e REMO furono allattati dalla lupa. Il FICO è l’albero che ritroviamo sacralizzato nello spazio del foro.
Nome scientifico: FICUS RUMINALIS, dal latino ruma - mammella. Se spezzato in una qualsiasi delle sue parti, quest’albero produce un liquido bianco, simile al latte, che richiama anche visivamente l’idea di MATERNITA' e nutrimento, di riproduzione e fertilità…
Nella cultura giudaico cristiana il FICO, in qualità di “ALBERO CHE ALLATTA”, finì per assumere una connotazione simbolica legata all’istinto e alla tentazione, quindi a una sessualità colpevole, evidente nel concetto biblico di caduta da uno stato di grazia ad uno stato di colpa e di espiazione.
FICO : L'ALBERO SACRO - ROMOLO & REMO
Fin dall'antichità il FICO fu collegato alla FONDAZIONE DI ROMA e considerato un albero fausto. Era venerato soprattutto dai pastori, che vi si recavano con OFFERTE DI LATTE. Più tardi vennero create due nuove divinità, JUPITER RUMINALIS e RUMINA.
Sebbene il FICO RUMINALE fosse in origine solamente quello in riva al Tevere presso il quale si era fermata la cesta con i gemelli abbandonati, nel corso dei secoli successivi e fino all' epoca imperiale altri alberi di fico furono oggetto di venerazione, talvolta con l'epiteto "ruminale".
Tra questi il FICO NAVIO - FICUS NAVIA - che secondo la leggenda sorse spontaneo in un luogo colpito da un fulmine (PLINIO, Nat. Hist. 15.77) oppure nacque da un virgulto del fico ruminale ivi piantato da Romolo. Lo stesso albero sarebbe poi stato trasferito dal sito originario al Comitium, nei pressi di una statua di ATTO NAVIO dal quale prese il nome.
Atto Navio (in latino: Attius Navius) - sacerdote romano, celeberrimo àugure al tempio di Tarquinio Prisco.
AUGURE - sacerdote dell'antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il VOLO DEGLI UCCELLI, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi emessi.
Questa figura era già nota alla cultura etrusca, come dimostra la Tomba degli auguri a Tarquinia, e a quella greca.
Se TITO LIVIO afferma che nel 296 a.C. gli edili Gneo e Quinto Ogulnio avevano eretto ad ficum ruminalem un monumento che rappresentava i gemelli e la lupa, OVIDIO racconta che alla sua epoca (43 a.C. - 18 a.C.) del fico non rimanevano che le vestigia. PLUTARCO e PLINIO (Naturalis Historia 15.77) narrano invece che un fico fu piantato nel Foro Romano in quanto ritenuto di buon auspicio, e che ogni qual volta la pianta moriva veniva prontamente rimpiazzata con una nuova. TACITO aggiunge (Ann. 13.58) che nel 58 d.C. l'albero ruminale iniziò a inaridire: ciò fu visto come un cattivo presagio, ma la pianta risorse con gran sollievo della popolazione.
LATTICE DI FICO - utilizzato come CAGLIO per produzioni familiari di FORMAGGIO ...
FICHI SECCHI al CIOCCOLATO FONDENTE : FICHI del CILENTO cotti al forno e poi ricoperti da cioccolato fondente: un matrimonio perfetto tra il gusto dolce dei fichi secchi e il sapore deciso del cioccolato.
FICHI SECCHI dalla GRECIA ...
COLOMBA / PANETTONE FICHI & NOCI : Pasticceria MARGOTTINI - FABRO (TR)
FICO - Fabbrica Italiana COntadina
FICO EATALY WORLD BOLOGNA - Il più grande PARCO AGROALIMENTARE del mondo.
Un sorprendente parco tematico, uno straordinario progetto di educazione alimentare per offrire a tutti i visitatori, e in particolare ai giovani, una grande FATTORIA DIDATTICA che richiama e valorizza le eccellenze dell'agricoltura italiana di qualità: coltura e cultura, storia e futuro, salute e ambiente.
Foto by Barbara CARICCHI
© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati