PIETRO - Šim'ôn, "colui che ascolta" - il primo papa della Chiesa cattolica.
PAOLO - Apostolo delle Genti – il più grande missionario di tutti i tempi.
29 giugno : la solennità dei santi PIETRO e PAOLO
Gli strascichi del Covid-19 si riverberano anche sulla solennità dei santi Pietro e Paolo. Il Papa, infatti, celebra all’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana con le stesse modalità usate per il Triduo Pasquale la Messa del giorno in cui si ricordano i due Apostoli "romani" che secondo la tradizione furono martirizzati a ROMA il 29 giugno del 67: PIETRO ai piedi del Colle Vaticano, PAOLO nella zona delle Tre Fontane.
< In considerazione dell’attuale situazione di emergenza sanitaria, il Santo Padre ha stabilito che, per quest’anno 2020, la colletta per l’ Obolo di San PIETRO, che tradizionalmente si svolge intorno alla solennità dei Santi PIETRO e PAOLO, il 29 giugno, sia trasferita in tutto il mondo alla domenica XXVII del tempo ordinario, 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi >
San PIETRO, olio su tela, Peter Paul RUBENS (1577-1640), Museo del Prado, Madrid
San PAOLO, olio su tela, Vittore CARPACCIO (1460/65 –1525/26), Chiesa di San Domenico, Chioggia
In questo dipinto la figura di San Paolo si presenta secondo un'iconografia inconsueta. Il santo tiene aperto un libro in cui è possibile leggere alcuni passaggi della lettera scritta da Paolo ai Galati: "Non io vivo, ma è Cristo che vive in me" (2, 20); "Porto sul mio corpo le stimmate di Gesù Cristo" (6, 17).
Queste parole sono esemplificate dal cuore su cui è infitto un crocifisso cui il santo rivolge il suo sguardo. Quasi a voler sottolineare l'importanza dei passi sopra citati anche l'artista utilizza una lettera piegata per scriverci sopra la firma e la data dell'opera (1520).
La figura riprende quella già utilizzata per il San Tommaso nel Polittico di Pozzale ma qui svolta in termini di ben maggiore solennità. Dietro la figura dell'apostolo delle genti si scorge un paesaggio minutamente descritto in tutti i suoi dettagli naturalistici.
ROMA : BASILICHE PAPALI
Le basiliche papali sono le sei basiliche che godono del rango più alto nell'ambito della Chiesa cattolico-romana. Di queste, le quattro situate a Roma, sono basiliche maggiori, mentre le restanti due, situate ad Assisi, sono basiliche minori.
La papale arcibasilica maggiore di San PIETRO in Vaticano
è il simbolo dello Stato del Vaticano, coronata dalla monumentale
piazza San PIETRO.
La costruzione dell'attuale Basilica di San PIETRO, iniziata il 18 aprile 1506 sotto papa Giulio II , si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII.
La sistemazione della piazza fu realizzata da Gian Lorenzo Bernini, sotto Alessandro VII, tra il 1657 ed il 1667. La soluzione finale tenne conto di problemi liturgici, simbolici e delle emergenze architettoniche preesistenti.
Lo spazio antistante alla basilica fu suddiviso in due parti: la prima, a forma di trapezio rovescio con il lato maggiore lungo la facciata, la quale, grazie al particolare effetto prospettico, assumeva dimensioni meno imponenti; la seconda di forma ovale con l'imponente colonnato architravato sormontato da sculture. Nel progetto berniniano compariva uno spicchio centrale "il nobile interrompimento" in prosecuzione del colonnato, che, se realizzato, avrebbe nascosto la piazza e la basilica rispetto alla veduta frontale.
La Basilica di San PAOLO fuori le mura, con la sua imponente struttura bizantina, è la più grande basilica papale di Roma dopo San Pietro in Vaticano.
Sorge lungo la via Ostiense, nell'omonimo quartiere, vicino alla riva sinistra del Tevere, a circa 2 km fuori dalle mura aureliane (da cui il nome), uscendo da Porta San PAOLO.
Basilica di San PAOLO fuori le mura - Sorse nei primi secoli del Cristianesimo sul luogo dove fu sepolto San PAOLO (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato), quando nel 313 l’imperatore Costantino promulgò l’Editto di Milano, con cui pose fine alle persecuzioni contro i Cristiani e conferì loro libertà di culto, favorendo la costruzione di luoghi di preghiera.
Il luogo, meta di pellegrinaggi ininterrotti dal I secolo, venne monumentalizzato con la creazione di una piccola basilica, di cui si conserva solo la curva dell'abside. Si doveva trattare di un piccolo edificio probabilmente a tre navate, che ospitava in prossimità dell'abside la tomba di PAOLO, ornata da una croce dorata.
Fin dall' VIII secolo la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba dell'apostolo è stata affidata ai monaci benedettini dell'annessa abbazia di San Paolo fuori le mura.
Dal 1300, data del primo Anno Santo, fa parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il rito dell'apertura della Porta Santa.
La chiesa costantiniana divenne troppo piccola rispetto al flusso dei pellegrini, e si ritenne necessario distruggerla per far posto ad una più grande basilica cambiandone l’orientamento, da est ad ovest.
Testimoniando l’amore della Chiesa per questo luogo i Papi non cessarono di restaurarla e di abbellirla con l’aggiunta di affreschi, di mosaici, di pitture e di cappelle lungo i secoli.
Leone il Grande (440-461) fece ricoprire di mosaici l’Arco di Trionfo, riedificare il tetto e diede inizio alla famosa serie di ritratti di tutti i papi che gira sulla trabeazione delle navate e del transetto.
La Chiesa oggi è il frutto di un profondo intervento di ricostruzione e restauro, avvenuto nella seconda metà del 1800, in conseguenza del furioso incendio del Luglio 1823, che distrusse gran parte dell’antica basilica.
Dell’antichissima e gloriosa costruzione, non rimasero in piedi che il transetto, l’arco trionfale, parte dell’antica facciata, e il chiostro.
La nuova Chiesa, venne consacrata nel 1854 durante il pontificato di Pio IX.
Il luogo rientra nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco dal 1980.
PIETRO e PAOLO secondo CARAVAGGIO : l’incontro dei Santi nella cappella Cerasi.
La cappella Cerasi, detta anche dell'Assunta o dei Santi Pietro e Paolo, è la prima cappella a sinistra dell'altare maggiore nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Nell’arte sono numerose le rappresentazioni che ricordano
l’incontro, avvenuto a Roma, dei santi PIETRO e PAOLO.
Sono soprattutto le icone a tramandare l’abbraccio dei due apostoli: figure ieratiche su uno sfondo aureo che annullava tempo e luogo, rimandando all’eterno presente. Era la Roma caput mundi, quella dell’Impero romano, la città di Nerone, colui che perseguitò i cristiani e sotto il quale proprio i due apostoli furono martirizzati. Da quel momento in poi la città eterna cambierà la sua storia e da sede dell’imperatore diverrà sede della cattedra di Pietro e dei suoi successori.
Nel XVII secolo l’Urbe è il centro della cristianità: con i Papi e con i Cardinali, Clemente VIII, Filippo Neri e Cesare Baronio. Il fervente clima culturale post concilio di Trento, la munificenza della dignità ecclesiastica e della nobiltà capitolina attiravano i migliori artisti che impegnavano il proprio talento nella realizzazione di splendidi capolavori.
In quegli anni era presente nella città uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Nelle sue tele, dense di umanità, i personaggi del popolo assumevano connotazioni di santi e martiri ed il messaggio salvifico del Cristo era trasmesso attraverso i volti degli umili e degli emarginati.
Nel 1600 il cardinale Tiberio Cerasi, tesoriere del Papa, per arricchire i laterali della sua Cappella in Santa Maria del Popolo commissionò al CARAVAGGIO (che nel contratto viene definito “egregius in Urbe pictor”),
due tele raffiguranti i santi PIETRO e PAOLO.
L’importante contratto di quattrocento scudi avrebbe permesso al pittore di pagare i suoi debiti e di godere di un certo benessere.
I quadri in questione sono ben noti :
Crocefissione di san Pietro & Conversione di san Paolo.
Sappiamo che il Merisi aveva una certa ‘libertà’ nell’interpretazione dei temi religiosi, e grazie alla formazione milanese sotto l’impulso del cardinale Borromeo, era consapevole delle implicazioni dottrinali che le immagini avevano verso coloro che le osservavano.
PIETRO e PAOLO secondo CARAVAGGIO : incontro di CROCI
CARAVAGGIO, Crocifissione di San Pietro, 1600-1601, olio su tela, cm 230×175. Roma, Santa Maria del Popolo
San PIETRO è disteso sulla CROCE con le mani e i piedi fissati al legno da lunghi chiodi metallici. L’apostolo PIETRO per sottolineare la sua inferiorità nei confronti di Cristo chiese di essere appeso alla croce a testa in giù.
Nel realizzare l'opera l’artista non si discosta dalla traditio, che si fonda sugli scritti di Origene riportati da Eusebio di Cesarea e da san Girolamo, ma diversa è la chiave rappresentativa:
San PIETRO non è l’apostolo eroico ma un vecchio dal volto rugoso, dalla folta barba bianca e dal fisico ancora forte, il quale sembra cercare con lo sguardo il conforto estremo di qualcuno.
Gli sgherri non sono terribili aguzzini o bramosi carnefici, ma poveri operai costretti ad un faticoso lavoro, come il primo personaggio che fa leva col suo corpo per alzare la croce.
Uno di loro, di schiena, cerca di sollevare la pesante struttura con una corda. Un altro, poi, a sinistra, aiuta il movimento abbracciando il legno dal fondo e tirandolo verso l’alto. Un terzo, infine, messo carponi sotto la croce, la tiene sollevata e spinge in alto aiutandosi con gambe e braccia.
Tutta la scena è avvolta da un senso di drammatico realismo: l’atmosfera è buia, così come brune sono le rocce dove sta per compiersi il martirio; solo una luce radente illumina il santo, è la presenta della Grazia divina, salvifica e vivificatrice del Cristo.
CARAVAGGIO, Conversione di San Paolo, 1600-1601, olio su tela, cm 230×175. Roma, Santa Maria del Popolo
L'opera è una delle più belle del Caravaggio. L’artista ne realizzò una prima versione che, forse a causa di un cambio di idea da parte dei committenti o di un rifiuto, venne sostituita da una seconda. In entrambi i dipinti l’artista raffigura un episodio della vita di
san PAOLO o SAULO di Tarso, un ebreo che, come tanti, era ostile
alla Chiesa e ai cristiani.
Per la Conversione di san Paolo CARAVAGGIO opera una “variazione storica” rispetto al racconto degli Atti degli apostoli, usando i testi degli Annales e del Martyrologium di Cesare Baronio.
L’apostolo delle genti non è folgorato sulla via di Damasco, bensì
all’interno di una stalla semibuia.
Domina la presenza reale e possente del cavallo, e mentre l’animale alza una zampa, come a voler scalciare, un personaggio in penombra lo trattiene per il morso e sembra non accorgersi di quanto accade. Saul è a terra con gli occhi chiusi abbagliato dalla luce che proviene dall’alto, ha le braccia aperte quasi a simulare la CROCE mentre a breve distanza giace la spada in segno di resa.
Conosciamo bene il significato che la dinamica tra luce e ombra ha nelle opere del Caravaggio: la LUCE rappresenta la salvezza e la grazia che irradia solo colui che il Signore sceglie; l’ OMBRA rappresenta il peccato.
Nella cappella Cerasi assistiamo quindi all’incontro di san PIETRO e san PAOLO con la luce salvifica della croce:
alla CROCE DI LEGNO di PIETRO si contrappone, come immagine
speculare, la CROCE DELLE BRACCIA di PAOLO
e così al “Quo vadis, Domine?” si contrappone il “Qui es, Domine?”
Liberamente tratto dal testo di Adolfo PARENTE
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