Dal 18 al 27 settembre il festival dell’architettura di ivrea 2020 –
design for the next community – dedicato a Adriano Olivetti
< IVREA è diventata, da luglio 2018, il 54° sito Patrimonio Unesco in Italia - Paese con più siti Unesco al mondo.
IVREA è Patrimonio in quanto “Città industriale del XX secolo”,
grazie all’eredità architettonica del progetto industriale voluto da Adriano OLIVETTI.
Era il 1908 quando la Olivetti nacque. Il suo fondatore Camillo OLIVETTI aveva un’idea ben precisa: non creare un semplice marchio, ma una sorta di industria utopica, un progetto sociale che ridisegnava la relazione tra imprenditore e operaio, fabbrica e città.
Tra gli anni ’30 e gli anni ’60 IVREA divenne il cuore pulsante delle più innovative sperimentazioni socio-economiche, architettoniche, urbanistiche. Una città industriale all’avanguardia, che poneva il fattore umano come cardine dello sviluppo aziendale > scrive Giulia MATTIOLI
OFFICINE ICO – Ingegner Camillo Olivetti
MACCHINE PER SCRIVERE MACCHINE DA CALCOLO
LEXIKON 80 DIVISUMMA 24 TETRACTYS
Tutta l’area industriale con annessi e connessi è un gigantesco MUSEO A CIELO APERTO con 7 postazioni illustrative.
MAM Ivrea – Museo virtuale dell’Architettura Moderna
Architetture nate dalla visione sociale, oltre che industriale, di Adriano OLIVETTI, riconosciute a livello mondiale come capolavori dell'Architettura moderna e razionalista del '900.
Core dell’evento festival dell’architettura di ivrea 2020 gli edifici industriali in via JERVIS :
dalla prima FABBRICA A MATTONI ROSSI (1896) ai successivi ampliamenti progressivi : il primo a fasce orizzontali VETRO-CEMENTO con passerelle di collegamento … i successivi con la FACCIATA INTERAMENTE VETRATA siglati FIGINI e POLLINI (1939-1962)
Il primo e innovativo sistema a doppio vetro nella facciata esposta a nord, con un doppio ordine di infissi, appesi a mensole in cemento armato e distanti tra loro poco meno di un metro.
Nello studio delle facciate verso via Montenavale ed il cortile (a sud) gli architetti decidono di arretrare la doppia vetrata. Per rendere minore l'insolazione nelle ore più calde antepongono alla vetrata un reticolo in cemento armato formato da mensole sporgenti con alette orizzontali inclinate e lame verticali.
Dopo il collegamento con il successivo ampliamento, la vetrata su via Montenavale è scomparsa ed oggi le mensole con le alette in cemento sono visibili solamente in un tratto della facciata sud.
Per gran parte della facciata sul cortile retrostante, l'architetto Annibale FIOCCHI firma una soluzione senza le alette inclinate, sostituite da tende alla veneziana. Queste verranno successivamente sostituite a loro volta da ante metalliche rotanti, disposte orizzontalmente e visibili ancora oggi.
OFFICINE ICO – Ingegner Camillo Olivetti
Notevole l’antistante CENTRO SERVIZI SOCIALI (1959) opera degli architetti milanesi Luigi FIGINI e Gino POLLINI di chiara fede razionalista : due blocchi disassati e disallineati fondati sulla FORMA ESAGONALE che ritroviamo nella sezione dei pilastri, nelle nervature della soletta, nelle aperture della copertura. Dalla terrazza bella vista sull’area industriale. Da notare il taglio inclinato dei gradini delle scale esterne.
Il CENTRO SERVIZI SOCIALI ospitava tra l’altro la BIBLIOTECA e l’INFERMERIA.
OLIVETTI VISIONS - Progetti di riqualificazione dell’area urbana post
industriale di IVREA
In occasione dell’evento festival dell’architettura di ivrea 2020 –
design for the next community - l'esposizione dei progetti realizzati da 30 studenti dell’ Harvard Graduate School of Design, coordinati da Allen Sayegh e Stefano Andreani alla ricerca di nuove visioni e proposte per il Sito Patrimonio Mondiale.
“Oculus: Olivetti. Canavese. Vision“ è un’iniziativa di ricerca e progettuale che si rifà al lascito culturale, sociale e architettonico di Adriano Olivetti per creare nuove visioni e strategie per il futuro del sito UNESCO “Ivrea, città industriale del XX secolo“.
Adriano OLIVETTI riuscì a creare nel secondo dopoguerra italiano un'esperienza di fabbrica nuova e unica al mondo in un periodo storico in cui si fronteggiavano due grandi potenze: capitalismo e comunismo.
Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza.
Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell'ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni.
PRODUZIONE & CULTURA
Anche all'interno della fabbrica l'ambiente era diverso: durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c'era una divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di tutti.
L'azienda accoglieva anche artisti, scrittori, disegnatori e poeti, poiché l'imprenditore Adriano Olivetti riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con creatività e sensibilità.
Spot pubblicitari anni ’70 di VALENTINE : la coloratissima e ultra POP macchina per scrivere - valigetta al MOMA di Nex York
Olivetti Valentine nasce nel 1968 dal progetto di Ettore SOTTSASS e Perry A. KING. Il modello viene messo in produzione l'anno successivo, nel 1969.
In Italia è conosciuta soprattutto come la rossa portatile, ma ne sono state prodotte anche di colore bianco per lo Stato Pontificio , blu e verde rispettivamente per la Francia e la Germania, oggi praticamente introvabili.
Si tratta di una delle icone più grandi del design industriale. L'importanza della Valentine è sottolineata dalla sua presenza dagli inizi degli anni settanta nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York, dalle sue partecipazioni a mostre sul design italiano e internazionale in tutto il mondo, dal suo enorme successo commerciale, oltre che dai riconoscimenti ricevuti per le soluzioni innovative adottate dai progettisti nella fase di realizzazione.
La Valentine fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano con un modello rosso e della Collezione Alessandro Pedretti, sempre del museo della Triennale, con un modello bianco.
Caratteristica principale della Valentine, ripresa molto chiaramente anche dalla campagna pubblicitaria, è la trasportabilità della macchina che, a differenza delle precedenti, non aveva una valigetta esterna in cui chiuderla, ma era essa stessa la valigetta: la parte posteriore della macchina è stata progettata come "chiusura" della valigetta, comprensiva della maniglia, mentre l'unica parte esterna è un guscio-scatola, in ABS, capace di proteggerla da qualsiasi colpo e ben fissato alla macchina grazie a due sicure di gomma laterali.
Nel suo design è ben rappresentata la cultura contemporanea in cui è stata progettata - periodo di rotture politiche, sociali, artistiche e POP ART - che la differenzia dalla linea tradizionale dell'Olivetti.
Fatta eccezione per il meccanismo del cinematico di scrittura a più elementi, la Valentine è interamente in plastica, ABS lucido. Il materiale, con la maniglia per essere trasportata e le due manopole gialle per l'avvolgimento del nastro, ne caratterizza la leggerezza.
Alle spalle del CENTRO SERVIZI SOCIALI, in alto, in Borgo Olivetti nei pressi della Stazione Ferroviaria, l’ASILO NIDO e la SCUOLA MATERNA a orario flessibile sui tre turni lavorativi in fabbrica.
Progetto RAZIONALISTA in pietra con porticato sul fronte sud opera degli architetti FIGINI e POLLINI (1941).
“NUOVA ICO” - 4° ampliamento 1957
“NUOVA ICO” - 4° ampliamento 1957 con OFFICINA H oggi insediamento universitario (2 elementi verticali GIALLO in facciata) sulle cui vetrate si riflettono le piastrelle BLU del CENTRO STUDI ED ESPERIENZE OLIVETTI (VITTORIA, 1955) con i serramenti di colore ROSSO.
L'edificio del CENTRO STUDI ED ESPERIENZE è costituito da 4 bracci asimmetrici disposti ortogonalmente tra loro, quasi a formare una croce, a partire da un corpo centrale contenente la scala e i vari servizi.
Le pareti esterne sono rivestite da piastrelle in klinker blu (chiaro e scuro), mentre la struttura in cemento armato è leggibile dall'esterno dal colore chiaro delle fasce marcapiano e dei pilastri perimetrali. I serramenti originali color rosso scuro ora sono di un rosso acceso molto contrastante con il resto dell'edificio.
L'edificio è stato recentemente ristrutturato da Ettore Sottsass e Marco Zanini per ospitare la sede dell' Interaction Design Institute Ivrea.
OFFICINA H - INSEDIAMENTI UNIVERSITARI : “OLIVETTI”
In mostra MACCHINE PER SCRIVERE & MACCHINE DA CALCOLO
M1 (1908) - il primo modello di MACCHINA PER SCRIVERE.
Fu interamente progettata da Camillo OLIVETTI chepresentò le prime due macchine modello Olivetti M1 in occasione dell' Esposizione internazionale di Torino (1911).
Nello stesso anno l'azienda vinse la prima importante commessa di 100 macchine per il ministero della Marina. Nel 1912 si assicurò anche una grande commessa per il ministero delle Poste e Telegrafi.
M20 (1920) - la prima immessa sul mercato internazionale.
Progettata nel 1920 da Camillo Olivetti con il direttore generale Domenico Burzio per sostituire la Olivetti M1 viene presentata alla Fiera internazionale di Bruxelles.
La Olivetti M20 presenta varie novità, come il carrello che scorre su guida fissa.
La tastiera è del tipo QZERTY, come è solito delle macchine italiane (a parte le moderne tastiere per computer). Oltre ai tasti di scrittura la tastiera include una barra spaziatrice, due tasti delle maiuscole, un tasto fissamaiuscole, il tasto di ritorno e un tasto di tabulazione.
L'insieme dei tasti di scrittura ha un'evidente mancanza: non è presente il tasto col numero 1 che si ottiene utilizzando la lettera l (elle) minuscola oppure la I (i) maiuscola; allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana.
È esteticamente simile alla Olivetti M1, ma con soluzioni meccaniche diverse. La M20 sostituisce a partire dal 1920 la M1 e viene commercializzata fino al 1933.
MP1 – la prima portatile, conosciuta anche come modello ICO.
Nata da un'idea di Adriano Olivetti e Gino Levi Martinoli, capo dell'Ufficio Progetti e Studi fondato nel 1929, la Olivetti MP1 fu progettata materialmente nel 1932 da Riccardo LEVI, con design di Aldo e Adriano MAGNELLI .
Si caratterizza per le varie colorazioni disponibili: nero, rosso, grigio, marrone, celeste.
Lettera 22 – la mitica al MOMA di Nex York
Fu uno dei prodotti di maggior successo della Olivetti negli anni cinquanta, e ricevette premi sia in Italia (Premio Compasso d'oro 1954) sia all'estero (miglior prodotto di design del secolo secondo l'Illinois Institute of Technology nel 1959).
Il Triennale Design Museum di MILANO custodisce ben 6 modelli di Olivetti Lettera 22 in tre collezioni diverse, compresa la permanente. Inoltre è esposta nella collezione permanente di design al Museum of Modern Art di New York.
Veniva prodotta nello stabilimento Olivetti di Agliè in provincia di Torino.
Fu progettata nel 1950 dall'architetto e designer Marcello NIZZOLI in collaborazione con l'ingegnere Giuseppe BECCIO.
La Lettera 22 sostituì il modello Olivetti MP1. La linea ideata da Nizzoli traeva spunto dal lavoro di ricerca a cui questi partecipò per la realizzazione della Olivetti Lexicon 80.
82 Diaspron – celebre MACCHINA PER SCRIVERE meccanica standard progettata dall'architetto e designer Marcello NIZZOLI in collaborazione con l'ingegnere Giuseppe BECCIO (1959).
Lettera 32 – la diffusissima portatile commercializzata a partire dal 1963. Progettata dall'architetto e designer Marcello Nizzoli e ideata come erede della Lettera 22, la 32 fu molto popolare tra giornalisti e studenti , riscuotendo un grande successo commerciale in tutto il mondo.
Non solo SUMMA … tutte e 4 le operazioni per la DIVISUMMA 24
Summa Prima 20 - addizionatrice meccanica manuale scrivente costruita a partire dal 1960 su progetto di Natale Capellaro per la parte meccanica e Marcello Nizzoli per il design.
La macchina era pensata per un pubblico di commercianti e ragionieri e in particolare per chi, come gli ambulanti, non poteva usare l'energia elettrica e dava maggior importanza all'economicità (di acquisto e gestione), alla portabilità e alla maneggevolezza che alle prestazioni. Fu costruita fino al 1974 circa.
La sigla MC-24 indica una serie di 5 modelli di macchine da calcolo elettriche, automatiche, con stampa integrata e registro di memoria dinamica, prodotte a partire dal 1956. La meccanica fu progettata da Natale Capellaro, mentre la carrozzeria si deve a Marcello Nizzoli.
Il modello più famoso e venduto (ne furono prodotte oltre un milione di unità), la Divisumma 24, oltre che una rivoluzione nel settore dei calcolatori automatici, è diventata anche un'icona del design industriale italiano. Fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di MILANO, oltre che essere conservata in molti musei dedicati al design e alla scienza e tecnica e alle macchine da scrivere. La Divisumma 24 fa anche parte della collezione permanente del MoMA di New York.
La Tetractys, dotata di un doppio totalizzatore e di una serie di funzionalità aggiuntive, rappresentava a livello mondiale lo stato dell'arte del calcolo meccanico scrivente di quegli anni.
L'aspetto più innovativo di queste macchine è il fatto che i due modelli superiori - DIVISUMMA 24 e TETRACTYS - furono le prime calcolatrici ad avere una modalità di utilizzo quasi completamente analoga a quella delle calcolatrici da ufficio attuali: possibilità di eseguire le quattro operazioni, un'unica tastiera numerica ridotta (cioè a dieci tasti) per impostare tutti i termini dell'operazione e stampa dei risultati.
Giovanni PINTORI – Ufficio Tecnico della Pubblicità
Il nome di PINTORI è legato ad una serie lunghissima e decisamente fortunata di manifesti, pagine pubblicitarie, copertine, insegne esterne, stand. Le sue immagini accompagnano numerosi articoli sulla OLIVETTI, nonché le campagne pubblicitarie di alcuni tra i prodotti di maggior successo dell’azienda, come le macchine per scrivere LEXIKON 80 o le calcolatrici DIVISUMMA 24 e TETRACTYS.
OFFICINA H - INSEDIAMENTI UNIVERSITARI : “Ivrea Wunderkammer”
La Wunderkammer - “gabinetto delle curiosità” - era uno spazio che tra XVI e XVII secolo veniva collocato nelle dimore dei nobili tedeschi per raccogliere oggetti di diversa natura, spesso esotici, messi insieme grazie al gusto e alle curiosità dei loro proprietari.
In occasione del festival lo spazio di “Ivrea Wunderkammer” mette a disposizione dei visitatori contenuti che riguardano la Città di Ivrea e il suo rapporto con la fabbrica Olivetti, dalla cui presenza ha tratto un’indubbia riconoscibilità e caratterizzazione fino alla nomina di Sito Patrimonio Mondiale.
L’idea di OLIVETTI segue l’impronta del VILLAGGIO OPERAIO di inizio ‘900 con l’efficiente integrazione di CASA LAVORO SERVIZI.
PALAZZI DEGLI UFFICI AREA RESIDENZIALE FABBRICA E SERVIZI
Le UNITA’ ABITATIVE si diversificano … WALK nel Quartiere Castellamonte
“Welcome to my house” da prenotare all’Ufficio Turistico.
Di sicuro l’edificio che più incuriosisce è il condominio ad anfiteatro “TALPONIA” -
Unità residenziale Ovest di GABETTI e ISOLA (1974) - alloggi temporanei per i dipendenti in trasferta.
Tutti gli alloggi dell’ampio semicerchio (70 m di raggio) prendono luce dal fronte interamente vetrato interno affacciato su un grande prato con alberi. Sulla sommità erbosa spuntano come funghi le cupolette dei pozzi di areazione dei locali di servizio interrati, tra cui il parcheggio delle auto.
La costruzione fa parte di una ricerca sul rapporto architettura-natura eseguita dagli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola.
Gli alloggi sono simplex (circa 80 mq) e duplex (120 mq) e possono ospitare rispettivamente 1 e 3/4 persone.
BUFFER ZONE – Invisible Ivrea
Rigenerazione urbana partecipata. Reinterpretazione di manifesti della Olivetti attraverso la street art in varie zone della città con l’intervento di artisti locali.
L’affascinante storia di Samuel David Camillo OLIVETTI …
Dopo la laurea in ingegneria industriale (31 dicembre 1891), Camillo sentì da una parte l'esigenza di perfezionare il proprio inglese e, dall'altra, di fare un'utile esperienza lavorativa. Soggiornò oltre un anno a Londra dove si impiegò in un'industria che produceva strumentazione elettrica, facendo anche il meccanico.
Al suo ritorno a Torino, divenne assistente di Galileo FERRARIS. Nel 1893 accompagnò negli Stati Uniti d'America il suo maestro, che era stato invitato a tenere una conferenza al Congresso Internazionale di Elettrotecnica di Chicago. Olivetti gli fece da interprete.
Insieme visitarono i laboratori Thomas A. Edison al Llewellyn Park, nel New Jersey, dove incontrarono di persona il brillante inventore statunitense.
Tornato in Italia, si mise in società con due ex compagni di università e fece l'importatore di macchine per scrivere e biciclette.
Successivamente concepì l'idea di fondare un'azienda per produrre e commercializzare strumenti di misurazione elettrica, principalmente per laboratori di ricerca.
Nacque così ad Ivrea nel 1896 la “C. Olivetti & C.”. Gli inizi della sua attività industriale non furono produttivi. Olivetti capì che doveva cambiare target di mercato (dai laboratori di ricerca alla nascente industria elettrica).
Nel 1903 la fabbrica si trasferì a Milano e l'anno successivo a Monza, diventando “C.G.S.” dalle iniziali di Centimetro-Grammo-Secondo, nome del sistema di misura in uso all'epoca. Nella compagine societaria entrò in seguito la Edison, il più grande produttore italiano di energia dell'epoca, oltre ad un'importante banca d'affari.
Ben presto Olivetti si sentì prigioniero di quei soci finanziari, che non gli consentivano di svolgere, parallelamente alla produzione, quell'attività di ricerca che riteneva indispensabile. Fu quella l'ultima volta che non ebbe la maggioranza assoluta delle quote di una società.
Era partito per Milano con una quarantina di operai …
con gli stessi tornò a Ivrea nel 1908, dove impiantò la prima
fabbrica in Italia di MACCHINE PER SCRIVERE .
“Ing. Olivetti & C. - Prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere"
L'azienda, destinata a divenire celebre come Fabbrica di mattoni rossi, ebbe un rapido sviluppo. Attento a selezionare, formare e valorizzare operai di talento, Camillo OLIVETTI scelse tra loro i quadri aziendali che contribuirono al successo dell'impresa.
L'officina riprendeva solo esteriormente i modelli dell'epoca, poiché la sua struttura, dietro ai mattoni canavesani, era composta dall'allora avveniristico cemento armato.
La fabbrica di mattoni rossi rappresenta uno dei primissimi esempi
di edifici industriali in cemento armato costruiti in Italia.
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI
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