La COSTA DEGLI ETRUSCHI è una parte del litorale Toscano che si estende da Livorno a Piombino.
Dagli ameni promontori di Castiglioncello e Quercianella in prossimità di Livorno al litorale prevalentemente basso e sabbioso tra Rosignano Solvay (suggestive Spiagge Bianche) e il GOLFO di BARATTI (spiagge generalmente di colore dorato).
A sud si innalza il PROMONTORIO di PIOMBINO, sulla cui sommità sorge POPULONIA, che divide il Golfo di Baratti dalla stessa Piombino, segnando nel contempo il confine tra Mar Ligure e Mar Tirreno.
La zona denominata COSTA DEGLI ETRUSCHI comprende anche le aree archeologiche e naturalistiche dei Parchi della Val di Cornia, il Parco costiero di Rimigliano e quello della Sterpaia.
Come suggerisce il nome, le radici di questa area sono legate alla presenza del popolo etrusco che abitò queste terre già a partire dal IX secolo a.C.
A testimonianza di questo stretto legame fra Maremma Toscana ed Etruschi ci sono innumerevoli siti archeologici che svelano insediamenti ben conservati come quelli presenti all’interno del Parco Archeologico di BARATTI e POPULONIA, situato tra le località di San Vincenzo e Piombino. In particolare Populonia Alta rappresenta il classico borgo di origine etrusca, posto sulla cima di una collina che si affaccia sul golfo di Baratti. Questo è il primo e unico esempio di città etrusca costiera.
SAN VINCENZO - PASSEGGIATA DEL MARINAIO
Percorso fra terra e mare sulla diga foranea del porto che in poco meno di mille metri conduce alla grande statua del Marinaio. La passeggiata è stata inaugurata nel 2010.
Il sentiero, percorribile solo a piedi, inizia costeggiando il cantiere nautico del porto e la spiaggia del Bucaniere.
Sei stazioni ospitano i mosaici disegnati dall’artista Daniela Magrì Troina ispirati al percorso interiore che ogni essere umano compie alla ricerca della propria identità.
Notte di San Lorenzo
Il castello di sabbia
Il passaggio delle balene
L’arrivo delle navi bianche
Il volo degli ombrelloni
Le barche a vela
Il volo degli ombrelloni
Al culmine della passeggiata, che coincide con l’imboccatura del porto, si stagliano il faro e l’imponente Marinaio, sette metri di altezza per un peso di venti quintali, un’ opera bronzea realizzata dal maestro Giampaolo Talani (San Vincenzo, 1955 – Pisa, 2018) per il rinnovato porto turistico di San Vincenzo, inaugurato il 13 Giugno 2010. La statua è attualmente la più grande opera d’arte portuale d’Europa.
Il Marinaio di Talani è un sognatore che se ne sta a braccia conserte ad ammirare l’orizzonte e le barche che arrivano e se ne vanno. Spettinato dal vento, tiene in mano una barchetta di carta e i suoi piedi poggiano dentro una bacinella d’acqua in cui giace un pesciolino: una metafora del viaggio esistenziale, della curiosità, della spinta verso la conoscenza di sé stessi.
Il Marinaio di San Vincenzo, di cui una copia tre volte più grande è stata richiesta dal direttore del porto di Miami, è ormai divenuto nell’immaginario collettivo il simbolo stesso della città al posto della storica Torre.
BARATTI è una rinomata località turistica situata nel comune di Piombino celebre per il suo bellissimo golfo, un connubio perfetto tra natura e storia antica. Dal borgo di Baratti si estende anche il parco costiero di RIMIGLIANO con le sue fitte pinete e le sue sabbie color oro.
LAGO VERDE - Parco di RIMIGLIANO
SP 23 - Strada provinciale della Principessa – Elisa BONAPARTE BACIOCCHI, sorella di Napoleone. La via fu realizzata a tempo di record fra il 1804 e il 1805 per onorare l’arrivo della principessa di LUCCA e PIOMBINO.
GOLFO di BARATTI – I residui di EMATITE brillano al sole !!
In questo luogo, prima che l’erosione delle coste lentamente plasmasse questo angolo di paradiso, gli antichi etruschi prosperavano dedicandosi in particolare alla lavorazione del ferro, come testimoniano i tanti reperti archeologici emersi sia dalla terra che dal mare. I residui ferrosi lasciati da questa antica pratica si sono depositati lungo le spiagge di Baratti, la cui sabbia è caratterizzata da un colore scuro, che brilla sotto i raggi del sole.
BARATTI ha origini etrusche, come testimoniano alcuni tumuli sepolcrali nei pressi
dell’abitato, divenendo un importante scalo portuale per le merci ed il ferro
estratto nell’sola d’Elba.
Nel 1968 venne ritrovata al largo del golfo di Baratti un’anfora d’argento risalente probabilmente al VI secolo e proveniente dall’antico insediamento di Antiochia , successivamente persa in un naufragio. Questo straordinario reperto, ribattezzato “Anfora di Baratti”, è oggi conservato presso il Museo Archeologico del Territorio di Populonia a Piombino.
POPULONIA è una antica città stato che faceva parte delle 12 principali metropoli etrusche presenti sul territorio maremmano. Populonia si trova sopra una collinetta circondata dal mare in posizione dominante sul golfo di Baratti. Il borgo nell’antichità era conosciuto con il nome di Fufluna, un omaggio al dio etrusco del vino, ma anche con lo pseudonimo di Pupluna, che è quello giunto fino a noi.
POPULONIA rappresenta l’unico esempio di insediamento etrusco
sorto lungo la fascia costiera.
L’ ACROPOLI di Populonia, il fulcro dell’antico villaggio, è posta nel punto più alto da cui era possibile controllare le zone di Poggio del Castello e Poggio Telegrafo.
Presso l’attuale abitato sono visibili i resti dello storico insediamento: stupende mura etrusche e antiche case in pietra. Sono presenti anche edifici edificati successivamente durante la conquista romana. Altri residui di fortificazione molto ben conservati sono collocabili al periodo medievale e servivano per difendere la città dalle scorribande dei pirati.
La maestosa ROCCA di Populonia edificata nel XV secolo domina sul paesaggio circostante.
Scendendo lungo la vecchia strada panoramica che porta al Golfo di BARATTI si trova il parco Archeologico di Baratti e Populonia, l’area dell’insediamento etrusco dove si possono visitare due necropoli di diverso periodo e i resti dell’antico quartiere industriale di Populonia e ciò che rimane del suo antico porto.
Da qui salpavano le navi verso l’isola d’Elba dalle cui miniere
venivano estratti i materiali ferrosi – EMATITE - lavorati all’interno
delle fornaci di Baratti.
Cumuli di SCORIE fino a 7 metri di altezza si accatastano sulla
spiaggia sommergendo l’antica NECROPOLI di San CERBONE .
Passano i secoli … Scoppia la prima guerra mondiale … è necessario recuperare il FERRO dalle scorie utilizzando forni con più alte temperature (1540°C) … arrivano le ruspe che inaspettatamente riportano alla luce le TOMBE ETRUSCHE anche con gravi danneggiamenti …
NECROPOLI di SAN CERBONE (VII - V secolo a.C.) – la più antica.
TOMBE a TUMULO, a EDICOLA e a CASSONE
Le "TOMBE A TUMULO", risalenti al VII secolo a.C., sono sepolcri familiari appartenenti alle famiglie dell'aristocrazia dominante nella città , i cosiddetti "principi guerrieri".
Si tratta di tombe monumentali, alcune (come la tomba dei Carri o quella dei Letti funebri) molto grandi, con oltre 20 metri di diametro. A Populonia esistono alcune varianti della tomba a tumulo, ma le più comuni sono quelle dotate di un basamento (crepidine a tamburo cilindrico), di solito in arenaria locale "pietra panchina" (calcarenite), sormontato da una gronda (grundarium) in pietra alberese, un tipo di calcare, ancora di origine locale. All'interno le tombe a tumulo di Populonia hanno, nella cella centrale usata per le sepolture, un soffitto a "falsa cupola" (tholos) comune anche a molte altre tombe etrusche dello stesso tipo.
Tomba dei Carri – la più grande con diametro di 28 metri. Biga in legno e cuoio con preziose lamine decorate.
Tomba dei Letti Funebri (basamento tortile)
Le "TOMBE A TUMULO" sono generalmente costituite da una struttura circolare chiamata tamburo costruita in blocchi di pietra panchina, squadrati e murati a secco, sormontata da una pseudocupola in lastre di pietra alberese disposte in cerchi concentrici con diametro decrescente fino a formare un involucro a cupola, sostenuta grazie alla forza di gravità.
La pseudocupola viene poi interamente ricoperta di terra compatta per proteggere e isolare l'intera struttura, ed è circondata da un anello di contenimento in blocchetti di pietra panchina.
Per ridurre al minimo il rischio di infiltrazioni e garantire uno scolo dell'acqua piovana ottimale a causa della mancanza di fondamenta, veniva costruito un marciapiede lastricato in pietra alberese intorno al basamento e inclinato verso l'esterno. Tra il tamburo e il tumulo veniva posta una gronda (grundarium) in lastre di alberese che facilitava anch'essa lo sversamento dell'acqua piovana.
Tomba dei Carri
I corpi dei defunti venivano alloggiati in letti di pietra panchina in
una camera dalle dimensioni ridotte rispetto alla grandezza del
tumulo.
La camera sepolcrale non è altro che un vano quadrato o di forma rettangolare accessibile per mezzo di un corridoio (dromos) coperto con lastroni di alberese e solitamente orientato verso est. Lungo le pareti interne del dromos talvolta si aprono delle celle secondarie per l'alloggiamento del corredo funebre.
Dopo la sepoltura il dromos veniva sigillato con una riempitura di pietre e terra per evitare eventuali profanazioni della tomba.
Una variante delle tombe a tumuloè rappresentata da quelle dette "ad avancorpo", in cui l'ingresso sporge dal tamburo conferendo una maggiore importanza all'entrata.
Tomba delle Pissidi cilindriche
Nelle cosiddette tombe "ad alto tumulo", il tamburo in pietra non è presente e il tumulo è poggiato direttamente sul piano della cella.
I grandi tumuli del VII secolo a.C. sono stati definiti come l'eternizzazione dei thesauroi delle famiglie aristocratiche dove i principi defunti ammassano enormi ricchezze, segno tangibile del loro potere. La comparsa dei tumuli monumentali al posto dei piccoli tumuli delle sepolture precedenti e la collocazione in posizioni elevate presso gli abitati, indica una volontà di visibilità da morti come da vivi dei ceti etruschi dominanti.
Le "TOMBE A EDICOLA", risalenti essenzialmente al VI secolo a.C. e utilizzate per un lungo lasso di tempo, hanno una forma a tempietto ed avevano anche alcune statue come decorazioni. Anche questo tipo veniva probabilmente utilizzato per più membri delle stesse famiglie, legate all'aristocrazia. La tomba a edicola più conservata, la tomba del Bronzetto di offerente, si trova nella necropoli del Casone, a pochi passi dall'odierna spiaggia: la costruzione fortemente squadrata presenta una caratteristica copertura in lastre monolitiche di panchina inclinate a doppio spiovente e originariamente decorate con antefisse e acroteri fittili.
Tomba del Bronzetto di offerente (confronto con il Discobolo) – Museo di Firenze
Le "TOMBE A CASSONE o A SARCOFAGO", di solito individuali, cominciano ad essere utilizzate dalla fine del VI secolo a.C. Sono simili a dei sarcofagi, anche privi delle decorazioni elaborate che di solito si associano all'idea di sarcofago etrusco, ma non erano contenute all'interno di altre strutture: ogni sarcofago è una tomba a sé stante.
La maggior parte di essi è costruita in "pietra panchina". Un esemplare in nenfro (pietra vulcanica) sembrerebbe d'importazione.
Dai semplici SARCOFAGI realizzati con 4 lastre di pietra a quelli più complessi ottenuti da due blocchi scavati e affiancati …
SARCOFAGI per bambini …
VIA DELLE CAVE
NECROPOLI delle GROTTE – di epoca successiva, in prossimità alla
GRANDE CAVA di pietra panchina, una pietra sedimentaria molto utilizzata
sia dagli Etruschi che dai Romani.
La CAVA fu utilizzata fin dal periodo arcaico ovvero VII secolo a.C. anche per la realizzazione delle tombe nella necropoli di San Cerbone, dove furono sepolti i lucumoni etruschi di Populonia nel momento di massimo splendore della città.
La NECROPOLI delle GROTTE fu utilizzata in età ellenista tra la fine del IV e l'inizio del II secolo a.C. ... in pratica durante il passaggio dall'epoca etrusca a quella romana.
TOMBE A CAMERA IPOGEE scavate nell'arenaria.
Cunicolo scavato dai tombaroli per l’accesso alle tombe …
Al livello sottostante la tomba inviolata con una unica sepoltura femminile … sacerdotessa del VINO. La Tomba 14 è stata scoperta nel 1997. La donna fu cremata.
Ricostruzione della camera al Museo di Piombino con il corredo funerario al completo … dalle ceneri con l’orecchino in oro a coppe e vasi in ceramica (nero e ocra) e anfore in terracotta per il vino …
Nell’area sepolture più piccole, “a CASSONE” ( cremazione o inumazione) e tombe
più semplici, "a FOSSA", ovvero semplici fosse terragne che tuttavia in alcuni casi
hanno anche restituito interessanti oggetti di corredo.
Scheletro di un uomo di 40-45 anni con denti consumati (tiro fune massi di pietra panchina) e un braccio atrofizzato.
TUMORE OSSEO e VIE RESPIRATORIE ( fumi lavorazione del ferro )
Tutta la comunità si prende cura dei bambini deboli e malati …
ROMANI – guerrieri – Rupe Tarpea
ETRUSCHI – commercianti – Cura
Usciti dalla parte monumentale della NECROPOLI delle GROTTE si prosegue nella vasta necropoli di tombe a camera di cui due dipinte immersa nella ombrosa vegetazione.
Si ritrovano le tipiche decorazioni ad onda e gli immancabili delfini ed arieti a simboleggiare il trapasso e la vita dell'uomo nell'aldilà.
TOMBE LIMITROFE
IL MONDO ETRUSCO
UOMINI - siderurgia
DONNE - artigianato (vere e proprie imprenditrici, firmano i propri manufatti …)
Le DONNE ETRUSCHE hanno un ruolo importante nella vita sociale e dedicano molto tempo alla cura del corpo … amano schiarirsi i capelli ( tombe dipinte )
Gli UOMINI lavorano i materiali ferrosi (EMATITE) che arrivano con le navi dall’Isola d’Elba …
I FORNI di forma tronco-conica raggiungono i 1300 °C …
La BLUMA è malleabile e viene lavorata tramite battitura a caldo per
ottenere il cosiddetto ferro dolce caratterizzato appunto da una
scarsa durezza ... Le SCORIE contengono ancora ferro al 60% …
BLUMA
I FORNI etruschi erano costituiti da una fossa circolare di 80 cm di diametro, scavata nel terreno per circa 30 cm e foderata di argilla, da un alzato in terracotta, costruito con blocchi di concotto dello spessore di 8 cm e alti circa 30 cm ed erano legati fra loro e alla base per mezzo di argilla.
All’interno del forno venivano posti strati alternati di CARBONE
e di minerale di EMATITE frantumato.
La carica veniva portata ad alte temperature con i mantici.
Il processo di riduzione del ferro seguiva il metodo diretto: dal minerale grezzo si otteneva direttamente il ferro solido e le impurità venivano rimosse tramite la formazione ad alta temperatura di scorie che si depositavano sul fondo del forno.
La spugna ferrosa ottenuta alla fine dell’operazione, doveva essere recuperata distruggendo in parte l’alzata del forno.
La ricostruzione dei forni sia al sito archeologico (area di sperimentazione didattica) sia al museo di Piombino.
VIA DEL FERRO - Poggio della PORCARECCIA
Edifici industriali
Abitazioni artigiani del ferro
Tomba della GIOIELLERIA ( tecnica della GRANULAZIONE e della FILIGRANA )
Ghiande e pigne in oro – Museo di Piombino
Tomba dei FLABELLI (3 ventagli femminili e un elmo maschile ) – Museo di Piombino
Le MINIERE di FERRO dell’ISOLA d’ELBA
L'origine dell'escavazione e della lavorazione del minerale ferroso dell'Isola d'Elba ("minerale celeste" per gli Egizi, "sideros" per i Greci) si perde nella notte dei tempi. I giacimenti elbani sono tra i più antichi depositi ferriferi sfruttati nel mondo. Dagli albori della storia, infatti, l'isola ha rivestito una posizione strategica, sia per il controllo del traffico marittimo, che per le inesauribili risorse minerarie, ambite dalle più grandi potenze del Mediterraneo.
I navigatori greci chiamavano l' ELBA "Aethalia", la fuligginosa, e all'isola accenna Virgilio, Diodoro Siculo, e poi Varrone, Strabone e Plinio il Naturalista.
Dall'XI secolo in poi le miniere dell’ISOLA d’ELBA appartengono, in diverse forme, ai vari governi sovrani dell'isola: Repubblica Marinara di Pisa, Signori e Principi di Piombino, Governo locale dell'isola, Napoleone Bonaparte, Granducato di Toscana e Regno d'Italia.
La lavorazione del FERRO estratto dalle miniere dagli ETRUSCHI :
dall’ISOLA d’ELBA al GOLFO di BARATTI - POPULONIA.
Sotto la dominazione Etrusca, per la purezza del suo minerale, l'ELBA, denominata "L'isola dei Mille Fuochi", raggiunge il periodo di massima espansione che si protrae fino alla fine del I° secolo a. C.
Le tracce di cumuli di scorie dei "forni fusori" etruschi, con la loro particolare forma circolare conica, sono tuttora visibili sull'isola grazie ai circa cento "fabbrichili", rinvenuti dagli studiosi. Con gli ETRUSCHI, infatti, l'estrazione e la lavorazione del ferro divenne una vera e propria industria organizzata: avevano esteso il loro dominio all'Elba proprio per i suoi massicci giacimenti di minerale. Successivamente, a causa dell'esaurimento dei boschi, e quindi del combustibile per la riduzione del ferro, la lavorazione si spostò sul litorale toscano.
ACROPOLI di POPULONIA – TERME e SANTUARIO
3 TEMPLI A B C
Tempio C dedicato a Cerere, Libero e Libera - triade di origine dionisiaca, trasposizione latina di Demetra, Dioniso e Core - con il podio ricostruito in pietra artificiale.
CISTERNA PUBBLICA (non agibile)
STRADA BASOLATA
DOMUS AD ATRIO – Balneum con pavimenti a mosaico e pareti di colore rosso.
Splendido MOSAICO TRIDIMENSIONALE al Museo di Piombino
LE LOGGE - Edificio termale pubblico in corso di scavo.
2 ETIOPI e motivo a onde nella piccola vasca delle TERME
NINFEO con MOSAICO MARINO : naufragio con colomba … tante varietà di pesci …
Il MOSAICO fu di fatto una offerta fatta al tempio --- al museo il recupero anni ’30 = falso d’autore secondo i canoni correnti …
MURA ETRUSCHE
MASSO con tenone (giunti ad incastro)
Nell’area del più antico insediamento di Populonia datato all’ età del ferro (IX – VIII secolo a.C. ) si trova la Casa del Re, la ricostruzione di una capanna VILLANOVIANA (area didattica)
POPULONIA – la ROCCA con la Chiesa di Santa Croce
La Via dei Cavalleggeri - splendido e antico percorso costiero strategico e militare del XVI° secolo che da Livorno giungeva al promontorio di Piombino sviluppandosi per circa duecento chilometri.
Questa antica via fu creata per volere del Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici come pattugliamento costiero congiungendo un sistema di difesa fatto da torri, forti, fortini e postazioni armate.
Il sistema difensivo fu creato per contrastare le ripetute scorrerie piratesche dei Turchi e dei Barbareschi ai danni delle popolazioni costiere e far fronte alle conseguenti devastazioni, razzie di beni, morti e prigionieri da ridurre in schiavitù.
CALA San QUIRICO
BUCA delle FATE
BUCA delle FATE - CAVA e NECROPOLI etrusca di epoca ellenistica ( III - I secolo a.C.)
Sul versante occidentale del promontorio dove sorge la rocca di Populonia, seminascoste dalla vegetazione, si trovano TOMBE A CAMERA SOTTERRANEA scavate nella roccia, simili a quelle delle Grotte.
GOLFO di BARATTI – SCAVI sulla spiaggia – TOMBE e SCHELETRI
CASA BALENA e CASA ESAGONO
Nel GOLFO di BARATTI anche le opere dell’architetto fiorentino Vittorio GIORGINI
LA BALENA (1962)
Casa Saldarini, popolarmente nota come Il Dinosauro o La Balena,
sorse intorno al 1962 su progetto del fiorentino Vittorio Giorgini, nel lotto adiacente alla Casa esagono di proprietà dello stesso architetto. La prima idea del progetto risale al 1960, il committente era Salvatore Saldarini, imprenditore dell’omonima ditta di Como. Il progetto definitivo fu completato nel 1961 e la costruzione iniziò l’anno successivo.
Essa è considerata il “primo esempio al mondo di architettura realizzata in membrana isoelastica di rete e cemento”. L’opera è stata considerata anticipatrice dei moderni esempi di architettura blob, tra gli altri da Luigi Prestinenza Puglisi. Mentre secondo Glauco Gresleri, Casa Saldarini ha anticipato di un quarto di secolo l’opera di Frank Gehry nel Guggenheim Museum di Bilbao.
L’edificio infatti è caratterizzato da superfici sinuose, che originariamente, prima di alcuni rifacimenti, si riflettevano anche all’interno, dove il pavimento aveva un andamento leggermente ondulato. L’ardita concezione della struttura portò alcuni a dubitare della sua solidità, tanto che l’ingegnere addetto al suo collaudo caricò di un peso doppio al necessario l’edificio al fine di valutare le deformazioni; la prova ebbe ugualmente esito positivo.
Tuttavia, probabilmente proprio per il suo allontanarsi da ogni forma di accademismo, l’opera e il suo architetto furono ignorati dalla critica dell’epoca.
CASA ESAGONO (1957)
Attorno altre opere, come la FONTANA , stile doccia e lavabo.
BARATTI - Al Polpo Marino – caratteristico chiosco
MUSEO ARCHEOLOGICO del TERRITORIO di POPULONIA a PIOMBINO
Le numerose indagini archeologiche condotte in maniera coordinata a POPULONIA, partendo dall’acropoli fino ad arrivare al GOLFO di BARATTI e al territorio circostante, hanno riportato in luce un’ingente quantità di materiali databili a partire dall’epoca villanoviana fino al medioevo.
I reperti provengono da zone molto diverse del sito di Populonia: dall’ACROPOLI, dove sorgeva l’abitato antico, dal cosiddetto QUARTIERE ARTIGIANALE alle spalle dell’insediamento portuale di Baratti e dalle NECROPOLI.
Il panorama che le ceramiche consentono di delineare è di estremo interesse per la varietà dei materiali rappresentati. La posizione geografica della città, al centro delle rotte marittime del Mediterraneo occidentale, e soprattutto il suo ruolo di luogo di lavorazione e commercializzazione del ferro dell’isola d’Elba e delle altre materie prime del distretto minerario del Campigliese, fin da età arcaica inserirono infatti POPULONIA all’interno di una rete complessa di traffici marittimi, che avevano i loro terminali tanto nel Mediterraneo orientale quanto in quello occidentale, facendone al contempo anche il centro di smistamento delle merci e delle derrate che arrivavano via mare verso le regioni interne dell’Etruria.
Lo sfruttamento delle cospicue risorse minerarie, la coltivazione del
sale, la coltura del vino e le produzioni manifatturiere garantirono
lo sviluppo di un’economia vivace e ben inserita nell’ambito delle
rotte tirreniche.
La presenza a Populonia di manufatti provenienti praticamente da tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo, sia dalla Sardegna e dalla Corsica, sia da quelle di tradizione greco-orientale, oltre che dall’area punica e dalle altre regioni della penisola, offre infatti un campionario completo per determinare l’origine, spesso remota, delle linee commerciali che avevano termine sulle banchine del porto di Baratti, dove le navi scaricavano le loro merci per caricare i preziosi lingotti di ferro e degli altri metalli estratti nel Campigliese.
NETTAORECCHI
RASOIO femminile
La ZECCA di POPULONIA
POPULONIA è la prima città etrusca, insieme a VULCI, a battere
MONETA tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C.
Le prime monete sono in ORO ( testa di leone) e ARGENTO ( leone con coda di serpente).
Tesoretto di BARATTI – agglomerato di monete d’argento
ANFORA di BARATTI in Ag con 132 medaglioni. Il mito di Paride
Celebre anfora d'argento, capolavoro di arte tardoantica orientale, proveniente forse da Antiochia e databile alla fine del IV secolo.
Andata persa in antichità nel corso di un naufragio al largo del golfo di Baratti, fu rinvenuta accidentalmente in mare tra le reti del pescatore pugliese Gaetano Graniero nel 1968, peraltro notevolmente danneggiata da un'estremità dell’ancora.
Oggetto di pregevolissima fattura, in argento quasi puro (94-96 %) l'anfora poteva contenere fino a 22 litri di vino. Presenta i segni per l'attaccatura di due manici, non rinvenuti. Presenta 132 applicazioni ovali con figure a rilievo, legate al culto di Cibele, diffuso soprattutto in Siria e Anatolia (Frigia); vi si riconoscono altresì Zeus, Era, Afrodite, Atena, Apollo, Ares, Attys, Dioniso, musici e menadi danzanti. Tra le varie ipotesi c'è quella che il tema ruoti attorno al mito di Paride, con intrecci e rimandi ad altri miti. Le figure si allineano su dieci file, fino al collo del vaso, interrotte da una ghirlanda.
Non solo si tratta quindi di un raro pezzo di argenteria tardoantica, ma anche di un documento sul persistere della cultura pagana in alcune frange di popolazione dell'Impero Romano anche dopo la conversione statale al Cristianesimo. Non è chiaro se si tratti di un oggetto destinato ad abbellire una mensa privata o se avesse una qualche funzione cultuale.
Pezzo unico, presenta confronti con un'altra anfora in argento rinvenuta a Conçesti in Moldavia e oggi all'Ermitage, simile nella forma ma non nella decorazione. L'attribuzione a una manifattura di Antiochia si basa sul fatto che tale centro fosse il più importante per la lavorazione dell'argento, ma non si può escludere che provenga da un centro danubiano come Sirmium o Naissus.
L'anfora, dopo essere stata a lungo al Museo archeologico nazionale di Firenze, è oggi conservata nel Museo archeologico del territorio di Populonia a Piombino.
MOSAICI dell’ ACROPOLI di POPULONIA … geometria e pesci
IL MONDO DEGLI ETRUSCHI : la vita e la morte
VITI OLIVI CEREALI
Cavallo Bue Pecore Capre Maiali Cinghiali
CERIMONIA e BANCHETTO FUNEBRE - PROCESSIONI
PIOMBINO
MURA LEONARDESCHE - Belvedere della Principessa
Dalla CITTADELLA con il museo archeologico, la cappella di sant’Anna e la cisterna al CASTELLO e FORTEZZA MEDICEA.
TORRIONE RIVELLINO
Chiesa della Misericordia
Le Fonti di Marina al Porticciolo
Concattedrale di Sant’Antimo martire
5000 anni di storia nel MUSEO ARCHEOLOGICO del TERRITORIO di
POPULONIA nel centro storico di Piombino, affacciato sul mare.
E’ il metallo quel filo rosso che lega indissolubilmente tra loro le molte storie che rivivono nel percorso espositivo del Museo archeologico della città di Piombino, centro siderurgico che ha raccolto l’eredità dell’antica Populonia. Un lungo racconto che parte dalle più antiche testimonianze della Preistoria, per ripercorrere i secoli dello splendore del periodo etrusco e del successivo dominio di Roma sull’antica città, di cui rimangono monumentali testimonianze oggi visitabili nell’area del parco archeologico di Baratti e Populonia.
Tra gli oltre 2000 reperti esposti il famoso mosaico romano “dei pesci” proveniente dalle Logge di Populonia, un tesoretto di monete dal mare e, da non perdere, l’anfora di Baratti, capolavoro in argento proveniente dal mare, simbolo del Museo e della bellezza del territorio.
Reportage fotografico by Mauro DRAGONI e Barbara CARICCHI
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