Da Robert CAPA a Paolo PELLEGRIN –
le mostre più recenti a TORINO
CAPA IN COLOR ai Musei Reali Torino – Sale Chiablese
Paolo PELLEGRIN - UN’ANTOLOGIA - Reggia di Venaria Reale – Sala delle Arti
La MAGNUM PHOTOS è una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo, nata dall’idea di Robert CAPA, che la comunicò ai colleghi nel corso degli incontri al ristorante del Museum of Modern Art (MOMA) di New York.
Il 22 maggio 1947 Capa, William e Rita VANDIVERT e Maria EISNER sancirono la fondazione del sodalizio.
Il nome MAGNUM fu scelto sia perché i convenuti amavano accompagnare le loro discussioni con una bottiglia di vino francese, sia perché un termine in latino conferiva forza e grandezza.
Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger, assenti alla riunione del 22 maggio, furono considerati ugualmente membri fondatori. I fondatori appartenevano a cinque nazionalità diverse (Capa ungherese, Cartier-Bresson francese, Seymour polacco, Rodger inglese, i Vandivert e Maria Eisner statunitensi) ed avevano acquistato grande sensibilità negli anni della seconda guerra mondiale, densi di avvenimenti sconvolgenti.
La MAGNUM PHOTOS nacque con due sedi, a New York e Parigi, a cui in seguito si aggiunsero Londra e Tokyo, per meglio organizzare le missioni dei fotografi.
I membri della cooperativa s'impegnarono sin dagli esordi a pretendere dagli editori il controllo della messa in pagina delle immagini e la verifica delle didascalie. Inoltre decisero di detenere la proprietà dei negativi, fatto nuovo per l'epoca. Ogni fotografo poteva decidere dove, come e per chi lavorare. La libertà d'azione significava anche poter concedersi reportage di ampio respiro, più personali, in cui l'autore potesse raccontare meglio, di più e in profondità.
I fondatori si divisero le rispettive sfere d'influenza: Henri CARTIER-BRESSON scelse l'Asia (con lunghi viaggi in Cina, India, Birmania e Indonesia), David SEYMOUR si concentrò sull'Europa, George RODGER sull'Africa, mentre Robert CAPA, dall'America, rimase pronto a partire per ogni dove. Le forti personalità dei fondatori attirarono l'interesse di coloro, colleghi, che comprendevano la portata di un simile modo di pensare, da uomo e da fotografo, il proprio lavoro.
Ancora oggi l’'etica professionale di MAGNUM prevede che le immagini scattate rimangano di proprietà del fotografo e non delle riviste dove esse vengono pubblicate, permettendo all'autore di scegliere soggetti, temi e orientare la produzione verso uno stile più aderente a quello del fotografo e libero da vincoli.
Paolo PELLEGRIN approdò alla MAGNUM PHOTOS nel 2001
CAPA IN COLOR ai Musei Reali Torino – Sale Chiablese
Capucine – modella e attrice francese a ROMA, 1951
Per la prima volta in Italia, i Musei Reali hanno presentato una
raccolta di oltre 150 immagini a colori di Robert CAPA, lettere
personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate.
L’esposizione è nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione al Centro Internazionale di Fotografia di New York, per illustrare il particolare approccio di Capa verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare l’uso del colore nei reportage realizzati tra il 1941 e il 1954, anno della morte.
< La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda >
Robert CAPA , noto internazionalmente come maestro della fotografia in bianco e nero, è conosciuto soprattutto per aver raccontato le principali guerre del Novecento e lavorò sempre con l’idea di poter catturare il famoso “momento decisivo” - quell’istante unico che diventa racconto - utilizzando la fotografia come strumento di documentazione e registrazione (come avvenne per la controversa immagine del 1936 del soldato dell’esercito repubblicano spagnolo colpito a morte da un proiettile).
Il talento di CAPA con le pellicole in bianco e nero era straordinario, e iniziare con il colore a metà della sua carriera gli rese necessaria una nuova disciplina ma gli aprì anche nuove opportunità.
Nel 1938, mentre si stava occupando della guerra sino-giapponese scrisse ad un amico a New York facendo richiesta per 12 rullini Kodachrome e per le istruzioni su come usarli. Anche successivamente, durante la Seconda guerra mondiale portava con sé due macchine fotografiche di cui una caricata con una pellicola a colori. Alcune immagini furono pubblicate su Illustrated e Collier’s. Fu necessario però attendere qualche anno perché il colore fosse utilizzato estesamente nell’informazione e nelle riviste.
CAPA si reinventò come fotografo negli anni in cui non si occupò di
guerra e conflitti politici rivolgendo la sua attenzione e il suo
obiettivo a personaggi famosi scovati in note località turistiche
balneari e montane, nel mondo del cinema, della letteratura,
della moda e dell’arte …
L'americana Judith Stanton a Zermatt in Svizzera (1949-50)
Humphrey Bogart e Peter Lorre sul set di Il Tesoro dell’ Africa (Aprile 1953)
Parigi
X generation – Colette Laurent
Il lavoro con il colore era anche un suo tentativo per cercare di tenere a galla l’agenzia MAGNUM, visto che le riviste, nel dopoguerra, volevano sempre di più fotografie a colori.
Nel 1947 CAPA viaggiò in Unione Sovietica con lo scrittore John Steinbeck e poi in Israele tra il 1949 e il 1950. Si recò a Parigi e Roma cogliendo gli aspetti più modaioli e mitici della vita in città, raccontò le vacanze sulle Alpi d’inverno e la vita degli attori di Hollywood in vacanza a Biarritz, in Francia, e nel 1954 scattò le ultime fotografie, di cui alcune a colori, in Indocina dove fu ucciso.
< Noto universalmente come figura emblematica del fotoreporter di guerra, CAPA documentò in bianco e nero i principali conflitti del Novecento, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, dal conflitto arabo-israeliano alla prima guerra di Indocina. Sperimentò l’uso del colore mentre si trovava sul fronte della seconda guerra sino-giapponese, nel 1938, e si avvicinò al cinema intervenendo in una pellicola prodotta da Luis Buñuel (Spagna 1936) o quale fotografo di scena sul set del film Notorious, diretto da Alfred Hitchcock, che gli consentì di introdurre al neorealismo di Rossellini l’amata Ingrid Bergman. Un’estetica calata nella realtà e un uomo sempre pronto a misurarsi con le miserie, il caos e la storia, fino alla morte avvenuta nel 1954 in Vietnam, mentre scattava una foto > Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali.
< Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati
abbastanza vicino > Robert Capa
CAPA IN COLOR mostra oltre 150 immagini a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate.
Della produzione di Robert CAPA sono molto noti i reportage della seconda guerra mondiale … le poche immagini a colori ritraggono soprattutto le truppe americane e il corpo francese a cammello in Tunisia, nel 1943.
Soldati britannici assistono a un incontro di pugilato su una nave per il trasporto delle truppe dall’Inghilterra al Nord Africa, 1943.
Dopo il secondo conflitto mondiale, l’ attività di Capa si orientò esclusivamente verso l’uso di pellicole a colori, soprattutto per fotografie destinate alle riviste dell’epoca come Holiday e Ladies’Home Journal (USA), Illustrated (UK), Epoca (Italia), un interessante ritratto dell’alta società, dalle stazioni sciistiche delle Alpi alle affascinanti spiagge francesi, dalle fotografie di moda, lungo la Senna ai set cinematografici con Ingrid Bergman, Orson Welles e John Huston.
Ava Gardner sul set della Contessa Scalza, Tivoli, Italia, 1954
Paolo PELLEGRIN - UN’ANTOLOGIA
Reggia di Venaria Reale – Sala delle Arti
Una retrospettiva aperta non didascalica ma emozionale curata da Germano CELANT giunta alla terza edizione di TORINO.
Dopo l’inaugurazione al MAXXI di ROMA e poi in Germania ad AMBURGO (site specific in open space) la mostra approda alla Reggia di VENARIA REALE con un allestimento a sale integrata dagli argomenti più recenti :
INCENDI in Australia e COVID in famiglia
Dopo un accurato lavoro sul suo archivio, nel 2018 nasce la mostra antologica di
Paolo PELLEGRIN, noto fotografo della storica agenzia MAGNUM PHOTOS.
Vincitore di numerosi premi internazionali, con esposizioni che negli anni hanno scandito la sua crescita autoriale, lo ritroviamo adesso nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria in un percorso immersivo.
Tra il BUIO e la LUCE, le oltre 200 fotografie ci portano dai conflitti armati che dilaniano il mondo all’emergenza climatica di cui è protagonista la Natura, e noi con lei.
Ma anche tra le pareti del suo studio, “ripensato” ad ogni successiva tappa della mostra, per permettere all’osservatore di entrare nel mondo dell’Autore e di indagare con maggiore profondità le scelte, le intuizioni, le urgenze di uno sguardo inarrestabile e onnivoro.
IRAQ - 2015
IRAQ - 2016
Beirut – LIBANO - 2006
Dagli orrori della guerra in medio oriente … ISIS … IRAQ … i mutilati di GAZA … WEST BANK … AFGHANISTAN … KOSOVO … ALBANIA … LIBIA … LIBANO … IRAN … le vittime di Boko Haram in NIGERIA …
Alla vita ai margini in AMERICA … la casa del migrante a Tijuana in MESSICO … le foreste che bruciano in AUSTRALIA … i ghiacci dell’Antartide … storie di rifugiati …
Aquila di mare, il più grande uccello rapace della Norvegia, nei fiordi dell’arcipelago di Flatanger. Lauvsnes, Norvegia, 2019
Australia – Incendi 2020
Lesbo – GRECIA – 2015
USA - 2012
Eventi non cronologici e neppure didascalici ( una piccola brochure fornisce gli approfondimenti) coinvolgono lo spettatore nel susseguirsi delle 17 sale tra il BUIO e la LUCE , con allestimenti fotografici sempre diversi e 4 video …
Immagini dinamiche che si susseguono a diversa velocità … stampe su supporti diversi …
La mostra presenta inoltre una sezione speciale ed inedita dedicata ad un racconto personale ed intimo di PELLEGRIN: le fotografie realizzate in SVIZZERA con la propria famiglia durante il periodo della quarantena per il lockdown del coronavirus.
Il finale nello studio di Paolo PELLEGRIN tra taccuini con appunti accurati e disegni minuziosi, collages fotografici per panoramiche artigianali, provini, fogli di dia … appunti e schizzi di impaginazione … il mondo di un occhio attento !!
foto Mauro DRAGONI
Paolo PELLEGRIN è nato a Roma nel 1964. Dopo aver studiato architettura, il suo interesse si focalizza sulla fotografia. Dopo dieci anni all'Agence Vu, entra a far parte di Magnum Photos come nominee nel 2001, diventando membro a pieno titolo nel 2005.
Ha lavorato a contratto per “Newsweek” per dieci anni. Nella sua carriera ha ricevuto molteplici riconoscimenti internazionali, tra cui il Robert Capa Gold Medal Award. Nel 2006 gli viene riconosciuto il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography.
Le sue foto sono state esposte in numerosi musei e gallerie tra cui: La Maison Européenne de La Photographie, i Rencontres d'Arles, il San Francisco Museum of Modern Art, la Corcoran Gallery of Art, il MAXXI di Roma, l’Aperture Foundation Gallery, il Foam Fotografiemuseum Amsterdam, e la Deichtorhallen ad Amburgo.
Ragazze palestinesi si bagnano nelle acque del Mar Morto. Cisgiordania, 2009.
UN'ANTOLOGIA - Photo Micol Sacchi
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