La “città che muore” candidata a Patrimonio dell’Umanità.
Il "Paesaggio culturale" di CIVITA di BAGNOREGIO potrebbe entrare nella lista Unesco nel 2022.
“Tutto quel che è rimasto – un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto – respira ormai l’atmosfera della fine. L’unica strada,
esile e bianca come un nastro, che congiunge al mondo di qua, alla terra ferma e sicura, il ciuffo nero di case, l’isolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete e degli abissali ‘cavoni’, sta per crollare. Crollò già una volta alcuni anni or sono: rimase come per miracolo una strisciolina di tufo, accorsero ingegneri e muratori, issarono archi snelli sul vuoto, piantarono assi e basamenti. Il
lavorìo sordo dei fossi al fondo delle valli, lo slittamento profondo e segreto delle crete, l’insistenza delle piogge, han ròso di nuovo, nel giro di pochi anni, quel che doveva esser solido e duraturo. Tra qualche mese o qualche giorno, forse una di queste notti piovose d’inverno, l’unico esile legame cadrà. Sono andato ancora una volta a vedere, prima che sia troppo tardi …” (Bonaventura TECCHI, Antica Terra, 1934-1967).
Un’occasione per entrare nelle atmosfere rarefatte e sospese del borgo sulla rupe è la mostra “Fra Nuvole e Vento: Gente di Civita” del fotografo newyorkese Brian Stanton . Fino al 31 luglio 2022 a Palazzo Alemanni, Civita di Bagnoregio.
Photo Brian Stanton
< Quando cominciai a fotografare Civita, avevo paura di trovare solo delle rovine pittoresche avvolte in una luce diffusa di nostalgia e che le mie foto somigliassero a istantanee di una versione moderna del Grand Tour. Infatti, quando passai la prima volta attraverso Porta Santa Maria, porta medievale in cima a un viottolo, intagliata dagli Etruschi, mi ritrovai letteralmente a confronto con file di edifici medievali incantevoli, raggruppati lungo stradine, affiancati da un palazzo abbandonato del quale rimane solo la facciata, le cui finestre si aprivano solo al cielo. Civita apparve allora affascinante e poetica come lo scenario di un’opera >
Dalla raccolta delle castagne nei boschi alla pigiatura dell’uva, dalle corse con gli asini alle processioni religiose, dalla valle dei calanchi ai fieri ritratti degli anziani che ancora abitano questo borgo surreale, fondato duemilacinquecento anni fa dagli Etruschi.
La Tonna, Suore, 2018 - Brian Stanton
Abitata fin da epoca etrusca, Bagnoregio o Balneum Regis (bagno del re), fu l’antica Bagnorea, sede episcopale citata per la prima volta in una lettera di papa Gregorio Magno del 599 indirizzata al vescovo di Chiusi Ecclesio.
Secondo la leggenda il nome sarebbe dovuto al fatto che le acque di questo luogo avrebbero guarito le ferite di re Desiderio.
Entrata a far parte del Patrimonio di San Pietro, fu feudo dei Monaldeschi di Orvieto e nel XII secolo divenne libero comune, seppure sempre orbitante nella sfera d’influenza orvietana.
Intorno al 1217 diede i natali a San Bonaventura, al secolo Giovanni Fidanza, che, secondo la tradizione, ammalatosi gravemente durante l’infanzia, fu consacrato a San Francesco dalla madre che quindi, una volta guarito, lo avviò alla vita religiosa; dopo aver iniziato gli studi nel convento di San Francesco presso Bagnoregio e poi a Parigi, Bonaventura diventò il più importante biografo della vita di San Francesco e proclamato dottore della Chiesa.
Grotta di San Bonaventura al Belvedere.
Qui San Francesco d’Assisi risanò il piccolo Giovanni Fidanza (futuro San Bonaventura). Si tratta di una tomba a camera etrusca.
Bagnorea fu gravemente colpita dalla peste del 1348, che la lasciò
quasi completamente spopolata.
Nel 1494 gli abitanti della cittadina riuscirono a distruggere la rocca dei Monaldeschi riuscendo così ad affrancarsi definitivamente dal dominio di quella famiglia.
Nel 1695 un violentissimo TERREMOTO provocò il crollo di una
grande parte del pianoro tufaceo su cui sorge la città, isolandola dal
borgo di ROTA, che oggi ha ereditato il nome di Bagnoregio, e
dando il via al progressivo abbandono di quella che oggi si chiama
CIVITA. Ulteriori crolli nel 1764 ne sancirono la crisi definitiva.
La striscia di terra che congiungeva CIVITA a BAGNOREGIO è stata soggetta nei secoli a continui franamenti.
NEL 1923 VENNE INIZIATA LA COSTRUZIONE DI UN PONTE IN MURATURA AD ARCATE CHE DOPO ESSERE STATO LESIONATO DALLE FRANE E NEL 1944 DAI SOLDATI TEDESCHI IN RITIRATA, VENNE DEMOLITO NEL 1963 PER FAR POSTO AL NUOVO VIADOTTO IN CALCESTRUZZO ARMATO INAUGURATO NEL 1965.
Rupe – terremoti e frane
SANTA VITTORIA
Porta di Santa Maria o della Cava sul primo accesso a CIVITA scavato nel tufo dagli ETRUSCHI.
Il suo aspetto attuale deriva da un riadattamento architettonico con arco gotico realizzato in età medioevale.
E' decorata da due leoni in pietra che artigliano teste umane, simbolo della vittoriosa rivolta contro i MONALDESCHI, signori della vicina Orvieto, nel 1458.
Piazza San Donato
Chiesa di San Donato. Fu fondata nell’ VIII secolo su un pre-esistente tempio romano. L’aspetto attuale è cinquecentesco.
Conserva la reliquie di Sant' ILDEBRANDO (vescovo della città nel IX sec.) e parte delle spoglie di Santa VITTORIA.
San BONAVENTURA Sant'ILDEBRANDO Santa VITTORIA
TABERNACOLO degli OLII SANTI
Il SS. Crocifisso è l’opera più preziosa della Chiesa, una scultura in legno di pero quattrocentesca che richiama lo stile della scuola di Donatello.
L’opera, ammirevole per il realismo e l’intensità espressiva, ha le braccia snodate.
Il SS. Crocifisso viene staccato dalla croce e deposto su una barella per il
tradizionale trasporto nella secolare Processione del Venerdì Santo.
Leggenda vuole che durante l’epidemia di peste che nel 1499 riguardò tutto il territorio intorno a Bagnoregio, il Crocifisso abbia parlato ad una Pia donna che quotidianamente si recava al suo cospetto per implorare la fine dello strazio.
Un giorno la donna udì una voce rassicurante : il Signore aveva esaudito le sue preghiere. Poco dopo la pestilenza ebbe fine, in concomitanza della morte della Pia donna.
Piazza del Vescovado – CIVITA fu sede vescovile dall’anno 600 circa fino al 1699 quando, a seguito del disastroso terremoto del 1695, la sede fu trasferita a BAGNOREGIO.
Valle dei Calanchi
Cappella della Madonna del Carcere . La grotta, originariamente tomba etrusca, fu utilizzata anche come abitazione e stalla da pastori e bovari, prima di essere trasformata in Cappella. La Contrada Carcere sprofondò nella valle sottostante durante il terremoto del 1695.
Tunnel e tomba. Il cosiddetto “Bucaione” venne realizzato negli anni ’30 del secolo scorso allargando il tracciato di un acquedotto romano al fine di permettere il transito dei carri dal paese alla Valle dei Calanchi. All’estremità settentrionale i resti di una tomba antica (colombaio).
Casa - Chiesa di San Bonaventura – edicola
San Bonaventura, nato nel 1217, vi trascorse la sua adolescenza. Trasformata in Chiesa nel 1524-25 venne danneggiata dal TERREMOTO del 1695, quindi ristrutturata … e definitivamente abbandonata a causa delle FRANE nel 1826.
Museo Geologico e delle Frane – Palazzo Alemanni
FRANE FOSSILI STORIA CIVITA
L’evoluzione del territorio è particolarmente evidente lungo la SELLA MORFOLOGICA di accesso a CIVITA che dal 1764 ad oggi ha subito un abbassamento di circa 40 metri.
Sulle ARGILLE SABBIOSE di origine marina si sono accumulati i depositi eruttivi vulcanici (Distretto Vulcanico Vulsino attivo tra 590 mila e 130 mila anni fa).
La RUPE di CIVITA è costituita alla base da TUFI STRATIFICATI … sulla sommità le case poggiano sul tufo litoide dell’ “IGNIMBRITE di Orvieto-Bagnoregio” emessa circa 333 mila anni fa dal complesso vulcanico “Bolsena-Orvieto”.
L’intensa erosione delle argille dovuta all’azione delle acque ha generato lo scalzamento alla base della rupe. La decompressione laterale ha causato la fratturazione della rupe vulcanica.
RUPE di CIVITA
Instabilità dei versanti : monitoraggio dei fenomeni franosi
I POZZI CON I TIRANTI nella zona di Casa Greco rappresentano un progetto innovativo per il definitivo consolidamento del lato nord della RUPE DI CIVITA.
Osteria “Al forno di Agnese” : Zuppa di ceci e castagne Polenta al sugo con spuntature di maiale Arrosticini di pecora con patate
Scorci unici e atmosfere antiche: CIVITA di BAGNOREGIO è un set cinematografico a cielo aperto.
Set del film “Contestazione generale” (1970) di Luigi Zampa, con Alberto Sordi nei panni del parroco di paese durante gli anni delle grandi contestazioni giovanili scoppiate nel 1968, ispiratrice di Hayao Miyazaki, il più celebre regista di animazione vivente, per il lungometraggio fantastico “Castle in the sky” ("Laputa - Castello nel cielo") del 1986, Civita continua a fluttuare nell’atmosfera pur restando aggrappata alla vita.
Mario Monicelli aveva scelto Civita per le scene d'apertura del suo film "Il medico e lo stregone" del 1957. Girato interamente nella Tuscia, la produzione poteva contare su un cast stellare: Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Marisa Merlini.
Curioso notare come allora il borgo fosse accessibile solo da una stradina, il ponte che ancora oggi lo collega a Bagnoregio fu costruito infatti solo nel 1965.
Pochi anni più tardi anche Totò arrivò a Civita per girare "I due colonnelli" (1963). Il film, con la regia di Steno, raccontava di una città greca in tempo di guerra: Montegreco, al confine tra il Paese ellenico e l'Albania.
Nel 2002 tra i suoi vicoli furono girate alcune scene della telenovela brasiliana "Terra nostra 2", che racconta vicende di emigrati italiani in Brasile all'inizio del Novecento.
Anche il regista Jan Sardi scelse Civita per alcune ambientazioni di "Corrispondenza d'amore" (2004), pellicola che si focalizza sulle vite di alcuni giovani emigrati italiani, che sul finire degli anni Cinquanta del Novecento si stabilirono nella cittadina di Daylesford, in Australia.
Più recente la produzione di "Pinocchio" (2009), miniserie televisiva con la regia di Alberto Sironi ispirata al romanzo "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" di Carlo Collodi. Tra gli attori del cast anche Bob Hoskins, Alessandro Gassman, Robbie Kay, Luciana Littizzetto, Margherita Buy, Violante Placido e Francesco Pannofino.
La porta della Civita di Bagnoregio, qui c'è il negozio del pasticciere
Geppetto cerca disperatamente Pinocchio chiamandolo nella valle dei Calanchi
Nel 2017 Civita viene scelta per le riprese di "Questione di Karma", diretto da Edoardo Falcone e che vede nel cast Fabio De Luigi ed Elio Germano.
Un anno dopo Alessandro Genovesi girò una scena divertente proprio sul ponte che porta al borgo per il suo "Puoi baciare lo sposo".
Nel 2018 viene girata anche la prima parte di "Lazzaro Felice", film scritto e diretto da Alice Rohrwacher vincitore del premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes.
Ultima la realizzazione di Natalie Reuss, "CIVITA", pellicola realizzata grazie a una raccolta fondi con l'intenzione di mostrare le fragilità, ma anche tutta la poetica della "città che muore".
Monumento nella piazzetta all’ingresso del PONTE di CIVITA
ispirato dalle parole di Bonaventura TECCHI (Antica Terra, 1947)
all’artista Alessio PATERNESI (2005-2007)
“ Ed è rimasta un attimo così, lieta e pensosa, contro quello sfondo balenante di scrimi bianchi e di abissi paurosi, come se la bellezza di un viso di donna che scende nel cuore di un uomo sia veramente una delle cose più dure a morire in questa breve, fuggevole vita.”
Reportage fotografico by Mauro DRAGONI e Barbara CARICCHI
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