La giornata nazionale A.D.S.I. - Associazione Dimore Storiche Italiane -
apre le porte a molte residenze private in Piemonte
Il Castello di Marchierù nell’alta valle del Po, in borgata Soave del Comune di
VILLAFRANCA PIEMONTE. Un affascinante complesso di edifici del XII secolo nel
circuito del Pinerolese, per visite e organizzazione eventi
Il castello, noto anticamente come “Marchierutum in Soave” è menzionato per la prima volta in un documento del 1225 per una donazione in favore dell’abbazia di Santa Maria di Cavour sottoscritta nel suo salone. Il complesso architettonico comprende il maniero, il fortilizio e la cappella gentilizia, inseriti in un parco a disegno ottocentesco che comprende a sua volta le antiche scuderie e la cascina di Borgo Soave, entrambe di origini settecentesche.
Originariamente dei Savoia Acaja con caratteristiche difensive e come tale fortificato, dal XVIII secolo si trasformò in dimora residenziale, caratterizzata nel cortile interno dall’uso di bande orizzontali colorate in stile neogotico.
All’interno di una cinta muraria che lo circonda integralmente, si staglia il parco ottocentesco con interessante trama di “broderie” in bosso topiato e suggestivi angoli dedicati ad ortensie, peonie e rose che ornano sentieri che si immergono all’ombra di piante secolari fino alla moderna piscina.
Il Castello di Marchierù è sempre stato trasmesso per successione diretta o per dote dai Savoia Acaja ad alcune delle più antiche e prestigiose Casate piemontesi, dai Petitti ai Solaro del Macello, fino ai conti Filippi di Baldissero e Prunas Tola Arnaud di San Salvatore, la cui discendente diretta ne è attualmente proprietaria residente.
Cappella gentilizia
La storia del Castello di Marchierù
I luoghi dove si trovavano Borgo Soave e Marchierù furono sempre desiderati, e la stessa origine del nome si collega a “marcio”, bagnato; siamo infatti nella zona dei “fontanili”, luoghi dove l’acqua delle falde arriva in superficie formando pozze cristalline e pulite che si mantengono ad una temperatura costante di 12/16 gradi in ogni periodo dell’anno, consentendo un’irrigazione temperata continua.
In prossimità dei fontanili in passato si trovavano maceratoi di canapa :
caratteristiche buche di forma rettangolare (i cosiddetti “nasur”) dove la canapa veniva immersa allo scopo di ottenere la giusta morbidezza delle fibre.
Le altre ipotesi sull’etimologia del nome di Marchierù appaiono meno attendibili. Per alcuni potrebbe provenire da “marca” quale terra di confine con il Marchesato di Saluzzo, come effettivamente fu, ma certo non vi furono mai dei “marchesi di Marchierù”.
Leggendaria sembrerebbe la derivazione dall’antico francese “macheron” cioè mucchio di macerie, esito dell’invasione di Federico Barbarossa.
I primi signori di Marchierù furono i Signori di Barge ma, con atto dell’ 11 marzo
1251, tutti i loro beni in Soave furono ceduti a Tommaso II di Savoia.
Gli Acaja, con castello residenziale a Villafranca, conservarono Marchierù per i loro discendenti: così Filippo d’Acaja lo costituì in dote alla figlia naturale Francesca, sposatasi con Antonio Bocchiardi.
Da questi il feudo passò ai cugini Petitti , figli di Beatricina d’Acaja, che lo mantennero fino al 1482.
Nel 1483 Marchierù ritornò a Casa Savoia, e fu assegnato per metà in feudo a Filiberto, del ramo illegittimo degli Acaja-Racconigi , e per metà a sua sorella Claudia, sposa di Besso Ferrero marchese di Masserano.
Si trattò tuttavia di breve signoria, giacché già nel 1640 il castello e le sue terre passavano ai conti Solaro del Macello tramite i Solaro di Moretta alla cui famiglia apparteneva Ottavia, la sposa di Filiberto d’Acaja.
Più tardi, per successione, il castello passò agli eredi Cacherano di Osasco ed ai Filippi di Baldissero finchè nel 1827 il conte Vittorio Ignazio Filippi di Baldissero riscattò l’intera proprietà ( che verso il 1750 era stata costituita in Commenda del Sovrano Militare Ordine di Malta) dal cugino Policarpo Cacherano di Osasco.
Quella dei Filippi era un antica famiglia risalente ad Alineo, visconte d’Auriate nell’ 878, una delle più illustri di Cavallermaggiore ; dai più antichi tempi rivestirono innumerevoli magistrature civiche e furono nel 1583 Decurioni di Torino.
A tale famiglia appartenne Vittorio Antonio, nel 1736 aiutante di Campo del Principe Eugenio di Savoia nell’assedio di Vienna, Feldmaresciallo d’Austria, Comandante Generale della Cavalleria Imperiale e comandante dell’Armata d’Ungheria.
Chi portò all’antico splendore il feudo di Marchierù fu Carlo Alberto
Filippi di Baldissero, porta stendardo di Genova Cavalleria nella prima guerra
d’Indipendenza, figlioccio e paggio di Re Carlo Alberto di Savoia, membro della Regia
Accademia di Agricoltura di Torino, artefice di importanti innovazioni proprio in campo
agricolo emulo del cugino ed amico di Camillo Benso di Cavour che spesso soggiornò a
Marchierù, fino ad iniziare i lavori per la rete di irrigazione delle campagne circostanti
le sue proprietà, conclusi dal figlio Enrico.
Sua madre era Maria Canera di Salasco, Dama di Corte della regina Maria Teresa, sorella del conte Carlo Canera di Salasco, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Piemontese che firmò l’armistizio che da lui prese nome, con cui fu decretata la fine della prima Guerra di Indipendenza.
Enrico sposò Maria Arnaud di San Salvatore, discendente da due fra le più importanti famiglie francesi, i Richelieu ed i Gallifet.
L’ultima erede dei Filippi di Baldissero, Camilla, andò sposa al conte Vittorio Prunas Tola. Tramite il loro figlio primogenito Severino, anch’egli Accademico dell’Agricoltura, il castello e la tenuta sono pervenuti agli attuali proprietari, donna Paola Prunas Tola Filippi di Baldissero dei conti Arnaud di San Salvatore e il marito Camillo Mariconda, patrizio napolitano dell’antico Sedile di Capuana.
Sono proprio loro ad accogliere i visitatori nella Giornata Nazionale A.D.S.I. XI edizione – domenica 23 maggio 2021
Le restrizioni dettate dal Covid non permettono la visita degli interni ma donna Paola ha curato eleganti allestimenti sotto il porticato
Palazzo Ricca di Castelvecchio a BRICHERASIO (XVII secolo)
Il palazzo fu per tre secoli la residenza dei conti Ricca di Castelvecchio.
Nel ‘700 fu ingrandita quella che all’epoca era una casa popolare costruita sulle antiche mura del castello del XVI secolo, demolito nel XVII dai francesi.
La facciata sulla strada è in stile neoclassico, mentre quella sul giardino presenta diversi stili: quello settecentesco con le tipiche logge diffuse in Piemonte, quello ottocentesco e quello liberty con motivi floreali e con gli stemmi delle famiglie Ricca di Castelvecchio e Andreis.
Il palazzo della famiglia Ricca di Castelvecchio venne edificato dopo le burrascose vicende che coinvolsero il paese di Bricherasio tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, con l'assedio da parte dei Savoia per riconquistare il borgo occupato dai francesi. Precedentemente la nobile famiglia aveva abitato prima il Castelvecchio e poi un altro palazzo successivamente inglobato nelle fortificazioni del Lesdiguières.
Palazzo Ricca di Castelvecchio. Edificio a due piani fuori terra con pianta ad L, copertura semplice a falde e giardino. Il primo ampliamento verso il centro cittadino risale al Seicento, il successivo a metà Ottocento. Infine venne completamente restaurata la facciata verso il giardino nel 1910 in stile Liberty.
Il prospetto principale è contraddistinto da un ingresso pedonale con cornice in pietra che sorregge due colonnine ed è scandito dalla sequenza delle finestre del primo piano, decorate alternativamente da cornici semplici e a timpano. Il prospetto posteriore si affaccia sul giardino ed ha un profilo disomogeneo; l'estremità est, più curata, è costituita da una terrazza con portico al piano terra, un loggiato chiuso al primo piano con affresco raffigurante lo stemma del casato e un sottotetto illuminato da finestrelle polilobate inserite in una cornice decorativa bicroma.
Cantina
Molto interessante la visita agli interni : i saloni del primo e secondo piano.
Il palazzo oggi è di proprietà dei baroni Andreis, ereditato negli anni ottanta da una cugina, l'ultima contessa di Castelvecchio. Si trova in Via Vittorio Emanuele II, in prossimità del Palazzo Cacherano di Bricherasio.
Ha aperto le porte ai visitatori per la prima volta il 4 ottobre 2020, in occasione della X edizione della Giornata Nazionale A.D.S.I.
1850 RISO ANDREIS - Tenuta di Pagliate, Novara
Da oltre 50 anni il barone Giovanni Andreis de Gregorio gestisce direttamente l’azienda, coltivando, in purezza varietale, i risi mediante le tecniche di coltivazione più avanzate e a basso impatto ambientale.
Tenuta di Pagliate
Palazzo dei Conti Cacherano di BRICHERASIO – Visita del PARCO
Il Palazzo fu edificato a Bricherasio per sostituire l’antica residenza distrutta nel 1549 a seguito dell’assedio dell’esercito del duca Carlo Emanuele I e poi inglobata nelle fortificazioni edificate dai francesi del duca di Lesdiguières nel 1592. La maggioranza delle costruzioni venne nuovamente rasa al suolo con l’assedio sabaudo del 1594 e poi ancora con quello del 1628, dopo l’occupazione di Richelieu.
Dopo il rientro in Bricherasio dei duchi di Savoia in seguito al trattato di Cherasco del 1630, una pestilenza devastò ulteriormente il borgo, che venne così ricostruito ex novo.
Il palazzo dei Conti di Bricherasio venne costruito a cavallo tra il ‘600 e il ‘700 ai piedi della collina del Castello, dove sorgevano le fortificazioni distrutte nel corso dell’assedio del 1594 in cui Bricherasio, occupata dai francesi, venne riconquistata dalle truppe dei Savoia, dopo 40 giorni di bombardamento. Nel parco, come testimonianza storica, si può ancora vedere ciò che è rimasto delle mura di quelle fortificazioni.
Nel palazzo nacque nel 1706 il Conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, comandante delle truppe austro-piemontesi che il 19 luglio 1747 sconfissero i Francesi nella battaglia del Colle dell’ Assietta.
A cavallo tra l’Ottocento e il Novecento frequentò il Palazzo Emanuele Cacherano di Bricherasio, tra i primi esponenti della nobiltà italiana ad intuire le potenzialità dell'industria meccanica volta alla produzione di automobili ad uso privato.
Era il 1º luglio del 1899 quando Emanuele Cacherano dei Conti di Bricherasio, un brillante aristocratico neppure trentenne, convocò nello studio della sua residenza torinese di via Lagrange 20 un gruppo di aristocratici e notabili per siglare l'accordo costitutivo di quella che avrebbe dovuto chiamarsi Società italiana per la costruzione e il commercio delle automobili Torino e che prenderà di fatto il nome F.I.A.T.
Per l'occasione Bricherasio convocò il famoso pittore piemontese Lorenzo Delleani, amico della famiglia, per abbozzare il soggetto di un quadro che ritraesse lo storico evento.
I FONDATORI della FIAT - Lorenzo Delleani , Museo Centro Storico Fiat
Sono raffigurati nel dipinto, secondo la numerazione:
1. Luigi Damevino
2. Cesare Goria Gatti
3. Roberto Biscaretti di Ruffia
4. Carlo Racca
5. Emanuele Cacherano di Bricherasio
6. Michele Ceriana-Mayneri
7. Giovanni Agnelli
8. Lodovico Scarfiotti
9. Alfonso Ferrero di Ventimiglia
La FIAT – Fabbrica Italiana Automobili Torino – fu fondata dieci giorni dopo il decisivo incontro a Palazzo BRICHERASIO di TORINO, l’11 luglio 1899, di fronte al notaio Torretta nella sede del Banco di Sconto e Sete.
Palazzo dei Conti Cacherano di BRICHERASIO
Residenza nobiliare per oltre due secoli, a partire dal dopoguerra il Palazzo venne adibito a residenza estiva; nello stesso periodo iniziò a disegnarsi l’attuale architettura del PARCO di oltre quattro ettari, che oggi conta una cinquantina di specie arboree e almeno venti specie arbustive. Dominato da stili che attingono sia dal giardino inglese di prima maniera che dalla vena del collezionismo botanico. Grandi macchie arboree si contrappongono ad ampie radure a prato con laghetti e rigagnoli. E’ attraversato dalle acque del canale comunale.
Il Palazzo dei Conti di Bricherasio è inserito nell’elenco dei beni culturali sottoposti a vincolo di tutela dalla Soprintendenza del Piemonte.
Appuntamento alla XII edizione Giornata Nazionale A.D.S.I. -
domenica 22 maggio 2022
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI
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