Tra I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA tre “chicche” umbro-toscane :
PACIANO PANICALE SAN CASCIANO dei BAGNI
La struttura urbana di PACIANO, di origine duecentesca, presenta una bella pianta a ventaglio articolata su tre strade parallele collegate da vicoli ortogonali.
Il borgo è racchiuso nella cinta muraria trecentesca lunga circa 600 metri, in cui sono incluse otto torri e tre porte di accesso: la Fiorentina, la Perugina e la Rastrella.
È un luogo di cerniera fra la Toscana e l’Umbria come lo raccontano anche la toponomastica e il culto dei santi. Possiamo immergerci in antiche atmosfere con una passeggiata per i vicoli del centro.
In piazza Repubblica il palazzo del Municipio è interamente ristrutturato in pietra e conserva una Madonna col Bambino del XVI secolo di Salvio Savini.
Di fronte al comune si apre il Teatro dedicato a Sega la Vecchia, con una installazione multimediale nella quale rivedere l’antica tradizione coreutica e un attivo laboratorio per bambini e adulti.
Raggiungendo porta Rastrella ci si trova di fronte palazzo Cennini (XIV secolo), ristrutturato dal cardinale Francesco Cennini intorno al 1500. Il palazzo oggi privato, ha una pianta irregolare, è diviso in due corpi collegati da un camminamento che si trova sopra la porta stessa. L’interno dell’edificio è riccamente decorato, conserva un salone con bella vista su Gerusalemme, altri ambienti con decori e stucchi di gusto Rococò e all’ultimo piano una Cappella secentesca. La facciata sud è caratterizzata dalla torre oggi conosciuta come Rocca Buitoni. La costruzione risale al 1300, dimora privata, nell’ultimo secolo proprietà dei fondatori del marchio italiano Buitoni, i cui discendenti ancora vivono a PACIANO. L’edificio è a tre piani, il primo ricco di affreschi del XVI secolo; al suo interno si trovano una cappella anch’essa decorata riccamente.
PANICALE è luogo di grande fascino.
Nel periodo etrusco (VII sec. a.C.) il luogo faceva probabilmente parte della potente lucumonia di Chiusi.
La presenza romana è attestata all’epoca della guerra tra Ottaviano e il fratello di Marco Antonio (41 a.C.) quando vi si stabilirono cittadini scappati da Perugia.
917 - Si ha la prima notizia certa del borgo nel diploma con cui l’imperatore Berengario I dona in feudo al marchese Uguccione la curtis di Panicale.
1037 - Resosi indipendente dal feudatario, PANICALE diventa il primo Comune libero d’Italia, in netto anticipo rispetto agli altri.
PANICALE conserva ancora la struttura del castello medioevale, un tempo circondato dal fossato, con i due ingressi verso Perugia e verso Firenze, e con le sue tre piazze inglobate in un giro di ellissi concentriche.
Entrando da porta Perugina, s’incontra subito piazza Umberto I, dove spicca la bella cisterna ottagonale in travertino del 1473, poi trasformata in fontana, di fronte al trecentesco palazzo Pretorio. Questo è il primo dei tre livelli su cui si sviluppa il borgo, ognuno con le sue stradine che convergono verso la piazza.
Al secondo livello sta la piazza del potere religioso, che prende nome dalla maestosa collegiata di San Michele Arcangelo. La chiesa, di origine longobarda, più volte ampliata e infine ricostruita in forme barocche nel 1618, racchiude pregevoli opere d’arte, prime fra tutte la tavola dedicata alla Natività di Giovan Battista Caporali, allievo del Perugino (1519) e, dietro l’altare centrale, l’affresco dell’Annunciazione attribuito a Masolino da Panicale, il maestro di Masaccio.
Sulla stessa piazza si affaccia la casa di Giacomo Paneri, meglio conosciuto come Boldrino da Panicale, capitano di ventura che ebbe un importante ruolo nelle vicende locali.
Costeggiando la dimora del condottiero si sale di livello e si arriva a piazza Masolino, il punto più alto di PANICALE, dove si trova il palazzo del Podestà del XIV secolo, sede dell’Archivio storico e notarile, costruito in stile lombardo-gotico dai maestri comacini. Qui la vista spazia sul lago Trasimeno e le terre di confine tra Umbria e Toscana.
Scendendo attraverso le viuzze del borgo, si raggiunge in breve il piccolo e prezioso teatro Cesare Caporali, costruito nel XVIII secolo e totalmente ristrutturato dall’architetto Giovanni Caproni nel 1858 secondo la tipologia classica del teatro all’italiana: pianta a ferro di cavallo, due ordini di palchi e un loggione. La sua struttura è interamente in legno decorato con stucchi e medaglioni. Conserva il sipario dipinto nel 1859 da Mariano Piervittori, dedicato alla consegna delle chiavi di Perugia al condottiero Boldrino Paneri.
Appena fuori Porta Fiorentina, si arriva alla cinquecentesca chiesa di Sant’Agostino, dal 2001 adibita a Museo del tulle. Al suo interno, resti di affreschi attribuiti alla scuola del Perugino e il pregevole altare in pietra serena di Giambattista di Cristoforo da Cortona (1513) fanno da cornice ai manufatti ricamati, tipici esempi di ars panicalensis. L’arte, d’altronde, è di casa a Panicale: basti vedere, poco oltre Sant’Agostino, l’elegante facciata della chiesa della Madonna della Sbarra (1625), così chiamata perché sorta nel luogo dove si praticava il controllo del dazio.
PANICALE : terrazza naturale dell’Umbria. Un paesaggio che il Perugino ha catturato per sempre portandolo in chiesa, in un gioco di specchi che ci consente di vedere quello che lui, il genio umbro, ha visto. Anche il martirio non è crudele in un borgo che nello stemma ha spighe, cereali, e affida le sue origini al danzante dio Pan: danzante come gli arcieri del Perugino intorno al corpo di San Sebastiano.
L’affresco dipinto dal Perugino nel 1505, Il martirio di San Sebastiano, decora la parete di fondo dell’oratorio di San Sebastiano. La grandiosa scenografia architettonica sul fondo, dove si ammira il paesaggio che ispirò il Perugino, esalta la gestualità ritmica: più che a una scena di martirio, l’atmosfera fa pensare a una performance teatrale, alla danza degli arcieri intorno al corpo nudo e (poco) sofferente di San Sebastiano. E’ la lievità del Rinascimento, che il Perugino interpreta al meglio, avendo qui raggiunto la piena maturità artistica.
Nella stessa chiesetta si ammira un affresco staccato, la Madonna in trono con angeli musicanti, che recentemente è stato attribuito alla mano di Raffaello.
Fontis clusinii in epoca romana, Curtis de Bagno nell’Alto Medioveo, e quindi
dall’XI secolo SAN CASCIANO DEI BAGNI : ad accomunare i vari toponimi è stato
sempre il riferimento alle sorgenti termali. Si comprende così il ruolo preminente dei bagni rispetto al borgo, il quale è sorto appunto grazie alla presenza di questi.
V sec. a.C. - Secondo la tradizione furono gli etruschi, con il lucumone di Chiusi Porsenna, a fondare le terme intorno alle quali sarebbe sorto il borgo.
IV-V sec. d.C. - Fondazione della chiesa di Santa Maria ad Balnea ( oggi Santa Maria della Colonna )
1607 - Il Granduca Ferdinando I fa erigere il porticato davanti al Bagno della Ficoncella, dando impulso alle cure termali per le quali il borgo diventa noto in Europa fino a tutto il Settecento.
Nel 1769 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo visita le terme e il borgo; nel 1850 vi giunge Leopoldo II.
Le sorgenti termali hanno reso famoso nei secoli questo antico borgo sui colli senesi, quasi al confine con il Lazio (è al terzo posto in Europa per portata di acque termali).
La sua conformazione urbanistica invita a un percorso circolare, che inizia e termina a Porta di Sopra, girando intorno alla collina su cui è posto il centro storico.
L’immagine con cui si presenta SAN CASCIANO DEI BAGNI è quella del castello con le mura e l’elegante torre. In realtà il castello è un falso storico d’inizio Novecento, ma ben integrato nell’ambiente circostante.
Dall’alto è possibile ammirare uno dei panorami più belli della campagna toscana.
Posando < lo sguardo sconfinato sui dolci declivi si ha la sensazione di librarsi in volo sopra un mare verde e azzurro, in un luogo infinitamente sereno dove la natura col variare delle stagioni mostra sempre nuovi colori. E’ un mondo che parla all’intimo del cuore, un bisbigliare di suoni portati dal vento, un respiro dall’aria fresca, in una dimensione quasi irreale … > scrive Veronica Ferretti.
Salendo per via San Cassiano si raggiunge la collegiata di San Leonardo, radicalmente trasformata alla fine del XVI e nella seconda metà del XVIII secolo, quando assunse l’attuale connotazione. Il portale in stile gotico, rinvenuto nel 1948, è stato rimontato sulla facciata principale. Sull’altare maggiore vi è una grande pala del senese Pietro di Francesco Orioli (1490) raffigurante l’ Incoronazione della Madonna.
Adiacente alla collegiata si trova la chiesa di Sant’Antonio risalente al XVI secolo e modificata in stile barocco.
Poco oltre l’antica piazza del mercato con un pozzo in travertino locale e il palazzo Comunale, fino al XVIII secolo residenza dei Podestà, alcuni dei quali ne hanno adornato la facciata e l'interno con i propri stemmi.
La sorpresa per noi dei reperti archeologici dei recenti scavi iniziati nel 2019 presso la
vasca sacra di un santuario etrusco-romano, situato vicino alla sorgente
termo-minerale del Bagno Grande.
MARMI & BRONZI
Gli altari che circondano la vasca sacra
Oggetti votivi
Tre gli edifici più belli del centro storico: palazzo Fabbrucci, un tempo residenza di una delle più importanti famiglie locali, il cui maggior rappresentante fu Pamfilo, capitano attivo nella guerra del 1553-59 tra Siena e Firenze; palazzo Bulgarini e il palazzo dell’Arcipretura, cinquecentesca sede dell’autorità religiosa che nei secoli ha ospitato prelati provenienti da tutta Europa per curarsi alle Terme dove, nel 1769, soggiornò anche il Granduca Pietro Leopoldo.
Addentrandosi negli stretti vicoli dai significativi nomi di via della Pace e via del Silenzio, si scende fino alla Porticciola, la porta in blocchi di travertino più difficile da espugnare perché in cima a una ripida salita.
La chiesa della Concezione, oratorio cinquecentesco, conserva un prezioso affresco del Pomarancio, risalente alla seconda metà del XVI secolo.
La suggestiva piazzetta del Pozzo è caratterizzata da un antico pozzo in travertino.
Un percorso salute consente di accedere liberamente alle acque raccolte nelle antiche
vasche termali del Bagno Bossolo (con tettoia, ex lavatoio) e del Bagno Grande
(adiacente all’area archeologica).
Area archeologica Santuario etrusco-romano e Bagno Grande
Un suggestivo sentiero risale al borgo fino a via Tullo Ostilio, con la sua suggestiva scalinata in travertino che dalla contrada del Gattineto conduce direttamente alla Porta di Sopra, riportando così il visitatore al punto di partenza.
Poco fuori dal centro storico il Portico della Ficoncella, voluto dal Granduca Ferdinando I nel 1607 e oggi prezioso decoro del Centro Termale Fonteverde,
e la chiesa di Santa Maria della Colonna, il monumento più antico di San Casciano (XI secolo), edificato su un tempietto dedicato alla dea della salute Igea, risalente al V secolo d.C.
Ma le sorprese non finiscono qui …
SAN CASCIANO dei BAGNI come RIACE … dall’acqua 24 statue di bronzo !!
Non solo statue, ma anche diversi oggetti votivi e non e cinquemila monete in oro, argento e bronzo sono state ritrovate nello scavo, iniziato nel 2019 presso la vasca sacra di un santuario etrusco-romano, situato vicino alla sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. Una scoperta eccezionale, resa possibile anche grazie alla collaborazione tra specialisti di diverse discipline, dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica.
8 novembre 2022 :
Una scoperta paragonabile a quella di Pompei e dei Bronzi di Riace.
< E’ stata un'emozione incredibile, difficile da descrivere. Anche perché non siamo più abituati a questi tipi di rinvenimenti > dichiara Emanuele Mariotti, direttore dello scavo per il comune di San Casciano dei Bagni. Mentre il progetto di ricerca è diretto dal professor Jacopo Tabolli.
< Nel deposito votivo di epoca etrusco-romana abbiamo rinvenuto reperti in bronzo che ci parlano di famiglie che, all’epoca, donavano statue intere per la propria salute e la propria salvezza ... Tutti questi incredibili reperti sono stati trovati esattamente dove erano. Le grandi statue spesso si ritrovano fuori contesto. Queste invece no. Una particolarità che ci permette di ricavare molte più informazioni >
Busti o figure intere, di cui cinque alte quasi un metro, raffiguranti divinità, imperatori, donne e bambini. È il più importante ritrovamento italiano di statuaria in bronzo di età etrusca e romana, dopo la scoperta dei celebri bronzi di Riace, avvenuta 50 anni fa, nel 1972.
< Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo > ha dichiarato Tabolli, che sottolinea come l’importanza del ritrovamento è legata proprio al materiale bronzeo delle statue, dato che, finora, di questa epoca si conoscevano prevalentemente statue di terracotta.
Quali sono i reperti più sensazionali?
< Beh, senza dubbio le cinque grandi statue, a tutto tondo.
Una raffigura Igea, la dea della salute. E poi uno splendido Apollo, che scocca una freccia. Abbiamo ritrovato anche molte monete di epoca romana. In quel periodo il santuario viene ricostruito e, in dono, invece delle statue si donano le monete. Davvero, il paragone coi Bronzi di Riace non è esagerato >
IGEA - la divinità della salute
I BRONZI di SAN CASCIANO raffigurano alcune delle divinità collegate alla medicina che venivano venerate nelle zone termali, di cui gli etruschi e i romani conoscevano i benefici per la salute, come la dea della salute e della pulizia Igea e il dio delle arti mediche Apollo.
L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare le iscrizioni in etrusco e latino che furono incise durante la loro realizzazione.
Nelle iscrizioni si leggono nomi di ricche famiglie etrusche del territorio umbro e toscano interno, dai Velimna di Perugia ai Marcni dell’agro senese.
Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco si trovano anche iscrizioni in latino, che menzionano le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove sono stati trovati i bronzi. La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani.
I bronzi e le altre scoperte resteranno a SAN CASCIANO dei BAGNI dove sorgerà un nuovo museo all’interno di un palazzo cinquecentesco appena acquistato dalla Direzione generale musei del ministero della Cultura. Museo a cui si aggiungerà un parco archeologico che coinvolgerà l’intera area degli scavi e le antiche piscine termali.
Reportage fotografico by Mauro DRAGONI e Barbara CARICCHI
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