CASTELLI & VIGNETI in PIEMONTE
Il MONFERRATO vanta ben due Patrimoni Unesco (i paesaggi
vitivinicoli coi loro infernot e il Sacro Monte di Crea) e un comune -
Cocconato - che fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”.
Il MONFERRATO, Monfrà in piemontese, zona quasi interamente di natura collinare, si estende nelle provincie di Alessandria ed Asti, e dal 2014 è stato inserito nell'elenco del patrimonio mondiale dell' UNESCO.
È un territorio prevalentemente agricolo … la coltivazione predominante è sicuramente quella della VITE, le cui pregiate e ricercate varietà consentono la produzione di ottimi vini.
BARBERA GRIGNOLINO RUCHE’
FREISA BONARDA DOLCETTO
CORTESE MALVASIA MOSCATO
Ruché - Tipico del comune di Castagnole Monferrato, è un vino rosso dal gusto secco e amabile da pasto. È ottenuto dalla miscelazione del 90% di uve di Ruché con al massimo il 10% di uve Barbera o Brachetto.
Il vitigno Moscato bianco (100%) è utilizzato per il noto vino Asti o Asti spumante metodo classico DOCG.
INFERNOT PATRIMONIO UNESCO
Infernot, le specule vinarie sotterranee scavate per sottrazione nella pietra da cantone (in gergo tufo), un unicum di questo territorio, che insieme ai paesaggi vitivinicoli gli ha valso nel 2014 la designazione Patrimonio Unesco.
OZZANO MONFERRATO – Infernot Zavattaro
Si trovano in parte in edifici pubblici ma assai più spesso in abitazioni private che aprono per l’occasione le loro porte e, naturalmente, presso l’Ecomuseo della Pietra da Cantone di Cella Monte: in tutto ne sono stati mappati 59. Si tratta di vere opere d’arte il cui nome deriva dal piemontese infernòt, ricollegabile all’antico provenzale enfernet, espressione utilizzata per indicare una prigione angusta, ad opera quasi sempre di contadini o cavatori senza alcuna nozione di ingegneria o architettura, per lo più durante la stagione invernale, quando contadini e vignaioli non erano intenti in attività agricole, che potevano richiedere due o tre anni di lavoro.
TREVILLE - Infernot
“ Dopo l’UNESCO, agisco ! ” - evento 2018 nel teatro di ASTI
Photo ASTI by Barbara Caricchi
Le TRE zone del MONFERRATO
Basso Monferrato colore senape
Monferrato Astigiano colore castagna
Alto Monferrato colore nocciola
- BASSO MONFERRATO (o Casalese): il paesaggio è una commistione di morbide colline e pianura che si caratterizzano, rispettivamente, per la coltivazione vitivinicola e quella risicola. Sulla collina più alta si erge il Sacro Monte di Crea (455 m).
Comprende la parte della provincia di Alessandria che gravita attorno a CASALE MONFERRATO, una delle capitali storiche di questo territorio. L’area viene delimitata a nord e a est dal corso dei fiumi Po e Tanaro.
Numerosi sono i castelli così come caratteristici sono i borghi spesso contraddistinti dalla tipica "Pietra da Cantone" di cui sono costituiti.
Camino Gabiano Lu Vignale Monferrato
Casale Monferrato (Casà) - capitale del Monferrato dal 1434 al 1533
La parlata tipica è piemontese. Esistono similitudini con la lingua lombarda della Lomellina e del Pavese, esclusivamente nei centri in prossimità del confine con la Lombardia.
Bricco Lu: vitigno in zona Costigliole d'Asti
Castello di Costigliole d'Asti
- MONFERRATO ASTIGIANO (o Basso Monferrato
Astigiano): identifica buona parte della Provincia di Asti (con l'eccezione della Langa Astigiana). La conformazione è prevalentemente collinare con diversi borghi storici tra cui Moncalvo, Grazzano Badoglio, Montemagno, Montiglio a nord del fiume Tanaro, Nizza Monferrato, Mombaruzzo, Incisa Scapaccino, Bruno, Fontanile a sud.
ASTI è il cuore geografico di questo macro-territorio, delimitato a sud dalla valle del fiume Belbo e a ovest approssimativamente dal percorso del torrente Versa e alla cui destra orografica si localizza quell'area che anticamente veniva denominata Astesana. Il punto più alto del territorio è la collina di Albugnano a 549 metri s.l.m.
La parlata tipica è l'astigiano, un dialetto piemontese orientale o basso piemontese della lingua piemontese.
CANELLI e le Cattedrali Sotterranee
Cantine storiche scavate nel tufo calcareo delle colline tra il XVI ed il XIX secolo.
Chilometri di tunnel e gallerie che scendendo sino a 32 metri nel sottosuolo creando ambienti suggestivi come cattedrali, veri e propri capolavori d'ingegneria e di architettura enologica. In questi spazi la temperatura di 12-14 gradi e l’umidità costante rappresentano le condizioni ideali per affinare vini e spumanti pregiati che qui maturano in attesa di conquistare le tavole di tutto il mondo.
Da qui è partito il progetto che ha contribuito al riconoscimento dei Paesaggi Vitivinicoli Piemontesi quale 50° sito Unesco in Italia eletto a Patrimonio dell'Umanità. Un riconoscimento che ha identificato l'unicità del rapporto secolare tra vitivinicoltura ed industria vinicola, che ha integrato natura e lavoro dell'uomo.
Cantine Bosca
Le quattro Cattedrali Sotterranee attualmente visitabili sono le cantine storiche di
altrettante blasonate Case vinicole: Bosca, Contratto, Coppo e Gancia
dove nel 1865 fu creato il primo spumante italiano, messo sul mercato con il nome di
“moscato champagne”.
Chi l’avrebbe mai detto che il primo Metodo Classico italiano sia stato prodotto in Piemonte, in un territorio oggi famoso per l’amabile Asti ? Ebbene sì, tutta opera del Cavalier Carlo Gancia che, dopo svariati tentativi, nel 1865 andò a CANELLI, nel Monferrato astigiano, ove costruì la prima cantina e riprese la produzione del “Moscato Champagne” utilizzando il vitigno del moscato bianco, con una bollicina aromatica e dolciastra ben diversa rispetto al cugino francese, più semplice, senza i tagli di vini diversi. Nacque ufficialmente il primo “Spumante Italiano”.
CASTELL'ALFERO dove nel 1774 nacque Giovan Battista De Rolandis, ideatore del
tricolore della bandiera italiana.
COCCONATO - la “Riviera del Monferrato” per il suo clima mite -
tra I Borghi più belli d’Italia
La storia del borgo è legata ai conti Radicati che, ottenuto il feudo nel X secolo, lo amministrarono fino al 1450 rendendolo, grazie ad abili alleanze, quasi uno stato autonomo, con poteri di giurisdizione, compreso quello di battere moneta, sui territori circostanti.
La chiesa della Santissima Trinità è stata edificata nel 1617 per voto della popolazione contro la peste. Notevoli la pala della Incoronazione della Vergine, attribuita alla bottega del Moncalvo, e i tre paliotti settecenteschi in scagliola della bottega dei Solaro.
Drappi del Palio degli Asini 2022
Drappi del Palio degli Asini edizioni 2019 - 20 - 21
Il palazzo comunale è frutto della ricostruzione quattrocentesca di parte del castello, di cui rappresenta la propaggine meridionale, ed è uno dei rari esempi in Piemonte di edifici civili in stile gotico, con eleganti finestre contornate da formelle decorate in cotto e le arcate a sesto acuto del porticato. Ammodernamenti ottocenteschi ne hanno un po’ alterato l’impianto originario.
Palazzo comunale
A navata unica con tre altari minori per lato, la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Consolazione è del 1669, con ampliamento ottocentesco. La maestosa pala absidale della Madonna della Consolazione (1731), opera del pittore valsesiano Vitaliano Grassi, è la più antica raffigurazione iconografica dell’abitato.
Tra gli eventi di COCCONATO d’ASTI il Palio degli Asini a fine settembre, non corso nel 2022 causa maltempo, e l’allestimento dei Presepi per ORO INCENSO MIRRA nel periodo natalizio (8 dicembre-6 gennaio).
Mostre fotografiche Cedas IV edizione 2019-20 : AQUAE e COCCONATO in AUTUNNO
Photo COCCONATO by Mauro Dragoni
Dall’8 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023 andrà in scena la settima edizione di
ORO INCENSO MIRRA – PRESEPI nel MONFERRATO, un itinerario artistico e culturale attraverso le rappresentazioni della Natività in dieci Comuni del Monferrato Astigiano:
Aramengo, Castagnole delle Lanze, Castagnole Monferrato, Cocconato, Frinco, Grana, Monale, Montegrosso d’Asti, Passerano Marmorito e San Damiano.
Atmosfera, tradizione, folklore, magia e intrattenimento, degustazioni enogastronomiche ti aspettano per riscoprire il Natale più autentico visto con gli occhi di artisti e artigiani del posto e le loro piccole opere d’arte in miniatura.
COCCONATO accoglierà i turisti con più di cento presepi esposti in ogni angolo del centro storico.
Il presepe di Adriana
L’8 dicembre si svolgerà il Mercatino di Natale e sarà inaugurato il nuovo allestimento con esposizione permanente all’interno della suggestiva Chiesa di Santa Caterina dell’ormai famoso presepe all’uncinetto di Adriana Gandini.
Mostre fotografiche Cedas VII edizione 2022-23 : RAINBOW e I PRESEPI di COCCONATO (ediz. 2019-20)
MONFERRATO ASTIGIANO
MONCALVO, prima capitale del Marchesato del Monferrato sino al 1306,
con l’antica fiera del bue grasso a inizio dicembre.
Fiera del BUE GRASSO 2021, sotto la neve.
MONTIGLIO MONFERRATO – Estemporanea di pittura Cedas.
Castello
Pieve di San Lorenzo
NIZZA MONFERRATO : a novembre imperdibile appuntamento con il cardo gobbo e la bagna cauda al Foro Boario.
PASSERANO MARMORITO – antico feudo dei conti Radicati.
Estemporanea di pittura 2015, Associazione La Brasa - Marmorito
Vista da San Marzano Oliveto, Monferrato astigiano, verso il Monviso
- ALTO MONFERRATO : sempre in provincia di Alessandria, si estende verso sud, ai confini con la Liguria e la provincia di Asti. É caratterizzato da piccoli borghi isolati su dossi collinari, castelli fortificati e numerosi luoghi di culto.
Le colline dell'Alto Monferrato sono oggi celebri soprattutto per i loro vigneti, specializzati nella produzione di grandi vini come il Gavi, il Brachetto d'Acqui e il Dolcetto d'Ovada.
I centri principali sono Acqui Terme, Ovada, Novi Ligure e Gavi.
Le zone del Novese e dell'Ovadese sono legate storicamente alla Liguria, nonostante oggi siano totalmente in Piemonte.
ACQUI TERME, centro principale dell'Alto Monferrato
Nell'Acquese la parlata tipica è piemontese; nell'Ovadese e nel Novese la parlata è ligure. Vi sono reciproche influenze.
ALERAMO e ALASIA : la leggenda del MONFERRATO !!
La leggenda - priva di ogni riferimento storico - racconta che verso il 900 il padre e la madre di Aleramo del Monferrato vennero in Italia diretti a Roma per adempiere a un voto. Giunti a Sezzadio, vicino a Acqui Terme, la donna partorì un maschio cui fu dato il nome di Aleramo, sinonimo di “persona allegra”. Il bambino fu affidato ai nobili del posto e a una nutrice sassone in attesa del ritorno dei genitori che però non avvenne a causa della loro morte. Così Aleramo crebbe a Sezzadio.
Di origine nobile e battagliera, fu nominato "cavaliere particolare" e "mescitore di vini" alle tavole di Ottone I, imperatore del Sacro Romano Impero.
Aleramo si innamorò della figlia prediletta dell'imperatore, la bellissima Alasia (o Adelasia). Temendo un rifiuto al matrimonio, i due innamorati scapparono nelle terre natali di Aleramo.
Nella fuga usarono lei un CAVALLO BIANCO e lui un CAVALLO ROSSO.
Da questo evento lo stemma bianco e rosso degli Aleramici: d'argento, al capo di rosso.
“ADELASIA e ALERAMO” by Barbara CARICCHI (acrilico su tela 50 x 50 cm)
Opera in concorso Cedas 2019 a MONTIGLIO MONFERRATO
Gli innamorati si nascosero nei paraggi di Pietra Ardena, dove Aleramo fece il carbonaio.
Riuscì a farsi assumere tra i soldati del vescovo, vassallo dell'imperatore e andò a combattere a Brescia. Ben presto Ottone I lo riconobbe per il suo grande valore e audacia. Accantonato l'antico rancore per la fuga con la figlia, gli conferì il titolo di Marchese e gli assegnò il territorio della “marca”: quello che sarebbe riuscito a delimitare nel giro di tre giorni e tre notti a cavallo.
Le terre concesse presero il nome di MONFERRATO - MUN FRA
“Munfrrha“ - da “Mun” (mattone) e “Frrha“ (ferrato)
Si narra infatti che ALERAMO usò un mattone (mòn) come martello per ferrare il cavallo che aveva perso un ferro (fér) durante la corsa sfrenata.
“LA CORSA di ALERAMO” by Barbara CARICCHI (gessetto su carta 65x50 cm)
Opera in estemporanea Cedas a MONTIGLIO MONFERRATO – Premio Speciale della Giuria
Con il diploma del 21 marzo 967 l'imperatore OTTONE I assegna ad ALERAMO tutte le terre dal fiume Tanaro al fiume Orba e fino alle rive del mare il territorio assume la denominazione di Marca Aleramica da cui, successivamente, si formerà il Marchesato di Monferrato; il primo a essere citato come Marchese di Monferrato sarà Ranieri nel 1111.
Il marchesato fu successivamente in possesso dei discendenti di Aleramo del Monferrato (Aleramici, seconda metà del X -1305), dei Paleologi (1306 - 1533) e dei Gonzaga (dal 1536 al 1708).
I discendenti di Aleramo (aleramici) governarono il Monferrato finché nel 1306 passò alla casa imperiale dei Paleologi. I marchesi del Monferrato s'imparentarono con le case reali di Francia e dell'Impero. A seguito delle crociate s'imparentarono con i re di Gerusalemme e con la famiglia imperiale di Bisanzio.
Fu per pochi anni sotto il dominio spagnolo per passare ai Gonzaga (dal 1536 al 1708). Una parte del marchesato era già passata ai Savoia nel 1631 con la guerra di successione del Ducato di Mantova; i Savoia presero pieno possesso del marchesato nel 1708 quando il Ducato di Mantova fu occupato dalle truppe imperiali di Leopoldo I.
Particolare del mosaico risalente al X secolo sopra la tomba di Aleramo, fondatore della dinastia dei Marchesi del Monferrato, presso la chiesa dell'Abbazia di Grazzano Badoglio (AT) ove furono traslati, nel 1581, i resti del Marchese.
Fontana dedicata a Aleramo a Gabiano
Il castello di GABIANO fu fondato da Aleramo, il primo marchese
del Monferrato, ed è uno dei baluardi storici di GOLOSARIA.
Questo imponente maniero è oggi gestito da Giacomo Cattaneo Adorno Giustiniani e dalla sua famiglia, che qui proseguono l'opera di ristrutturazione e valorizzazione del castello, insieme ad una produzione di vino che coniuga le attuali conoscenze dell'enologia con il rispetto della tradizione. Il castello è sede di importanti attività culturali, opportunità di soggiornare in splendide suite e appartamenti e di assaggiare menù con prodotti principalmente di nostra produzione nel ristorante “Tre orologi”.
Photo GABIANO by Mauro Dragoni
“GOLOSARIA tra i castelli del MONFERRATO”
Il nome del gustoso evento con campo base al castello di CASALE MONFERRATO non fu scelto a caso, perché proprio il Monferrato è la terra più castellata d’Italia. Dimore storiche che portano con sé le tracce di un passato che ha visto avvicendarsi tra queste colline i personaggi più disparati e che ha ospitato eventi che della storia hanno scritto intere pagine.
Museo del Duomo – Casale Monferrato
Il castello di PIEA è uno dei castelli più belli del Monferrato, con le sale affrescate dai fratelli Galliari (1762) interamente arredate con mobili antichi, arricchite dalle collezioni di porcellane d'epoca Meissen, Capodimonte e Dresda, da mostre fotografiche e collezioni pittoriche, da allestimenti con abiti d’epoca dal ‘700 al Liberty. Si visitano poi le cantine con le volte originali del 1153 e il "giardino all'italiana" impiantato nel 1700. Il castello di Piea per la vasta collezione di oggetti e arredi d'epoca è divenuto sede museale ed è entrato ufficialmente nel circuito delle Dimore d’Eccellenza d'Italia.
Il castello di CAMINO, splendido maniero nel cuore del
Basso Monferrato
L’imponente castello di CAMINO fu edificato nell’ XI secolo (al suo interno una lapide ricorda come data di costruzione il 1010).
Ampliato nel XV secolo e gravemente danneggiato dai francesi nel 1631, il castello venne restaurato verso la fine del Settecento e fu sede di soggiorno per diversi esponenti di Casa Savoia. Fa parte del gruppo dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte ed è stato location di vari film.
Se visitando l’interno del maniero ti dovesse capitare di vedere un nobile che passeggia con la propria testa tra le braccia, non spaventarti: si tratta del conte Scarampo Scarampi, antico feudatario del Marchese del Monferrato che visse nel castello fino al 1494.
In quell’anno, il conte venne accusato di tradimento e dopo un lungo assedio venne infine catturato dalle milizie di Costantino Arianiti Comneno, governatore di CASALE MONFERRATO. A questo punto, la leggenda si fa oscura: alcune fonti narrano che la moglie Camilla corse attraverso un passaggio segreto fino a Casale Monferrato a chiedere la grazia per il marito. Se anche il tentativo ebbe luogo, fu comunque del tutto inutile: il conte venne decapitato.
Alla notizia, Camilla si recò sulla torre del castello, alta ben 44 metri, e da lì si gettò nel vuoto andando incontro allo stesso destino. Da allora pare che la si possa sentir piangere dalla cima della torre, ma se preferisci incontrare entrambi in una situazione più lieta, prova a camminare lungo le torri merlate: pare che qui Scarampo si conceda lunghe passeggiate, con la moglie accanto e la propria testa ben salda tra le braccia.
CAMINO è conosciuto per essere il paese di Giovanni Battista Boetti, che secondo una tradizione sarebbe il profeta Mansur, leggendario frate missionario che nel 1700, trasferendosi in Medio Oriente, diventò capo di un esercito islamico che cercò di sfidare la grande Caterina II di Russia.
Enrico Colombotto Rosso (Torino, 7 dicembre1925 – Casale Monferrato, 16 aprile 2013) è stato un pittore italiano.
< ...Il più visionario, il più turbinoso, disperatamente solitario, luciferino, è Enrico Colombotto Rosso, puro spiritualista estraneo a ogni contaminazione con la realtà, in nome di un aristocratico distacco di una pittura dell'anima nella quale, come spiegava Bataille, c'è spazio anche per il male, per gli abissi dove l'uomo rischia di perdersi senza possibilità di riscatto.>
(Vittorio Sgarbi, Surrealismo Padano, Da De Chirico a Foppiani, 1915-1986, Palazzo Gotico, Piacenza, marzo-giugno 2002)
Nel 1991 Enrico Colombotto Rosso lascia Torino per stabilirsi definitivamente a CAMINO, in provincia di Alessandria, dove inizia una nuova vita di intenso lavoro artistico, mentre si occupa meno del mercato e dell'attività espositiva.
Crea le sue opere nella misteriosa ed affascinante casa tra le splendide colline del Monferrato, coltivando il suo fantastico giardino sempre colmo di fiori bianchi e nuove piante, cimitero di ricordi e di gatti che lo hanno accompagnato nell'arte e nella vita quotidiana, celebri i suoi gatti disegnati a china.
Il poeta e amico Raffaele Carrieri la definì "un bordello di lusso, ma senza puttane". La casa di Camino è diventata un museo visitabile grazie alla Fondazione Enrico Colombotto Rosso.
Il Deposito Museale delle opere di Enrico Colombotto Rosso a
PONTESTURA
La grande mostra ARTISTI & COLLEZIONISTI per PINOCCHIO a CONZANO
– Villa Vidua. In locandina un’opera del maestro Enrico Colombotto Rosso
Dal ROSSO al ROSA
“La Rosa del Monferrato”: la Big Bench di Camino
Come molti altri borghi del territorio, anche CAMINO vanta la sua Big Bench, ovvero la panchina gigante frutto del genio creativo del designer americano Chris Bangle.
Si trova nella frazione di Castel San Pietro, su un’altura che consente di abbracciare con lo sguardo l’intera pianura padana e, nei giorni più limpidi, anche il massiccio del Monte Rosa.
La Big Bench n. 117 di Camino “La Rosa del Monferrato” deve il suo nome e il suo colore al fiore ibridato creato per RISO & ROSE, manifestazione storica del territorio monferrino a maggio.
Panorama da Castelnuovo Calcea con veduta verso il Monte Rosa
“Casale e il Monferrato nella Matita di Lele Luzzati”
Pochi chilometri separano il MONFERRATO (Piemonte) dalla LOMELLINA (Lombardia)
La Pila – SARTIRANA LOMELLINA
Alla scoperta della Pila, magazzino del riso del XVII sec., con visita degli antichi locali di stoccaggio e dei macchinari per la lavorazione del riso, museo contadino e mulino orizzontale
A Sartirana la mostra “Ken Scott il giardiniere della moda”
La Big Bench di VIGNALE MONFERRATO è la numero 107 di colore rosso-arancio e bianco.
“Angelo Morbelli, pittore del Monferrato”
Strada in Monferrato e Castello di Uviglie
Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo - Miracolo del bambino che aveva ingoiato un chiodo - Storie di san Nicola da Tolentino - Casale Monferrato, Museo Civico
SERRALUNGA di CREA - Sacro Monte con Santuario dell’Assunta
Il SACRO MONTE di CREA è situato su una delle più alte colline del Monferrato.
Il percorso devozionale si snoda lungo la salita che porta al santuario mariano e quindi procede lungo un sentiero che, in un bosco di querce e frassini, si inerpica tra le asperità di un friabile terreno roccioso sino ad arrivare alla cappella del Paradiso, posta alla sommità della collina.
Fa parte dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, sito seriale
proclamato patrimonio dell'umanità UNESCO nel 2003.
E’ inserito nel vasto Parco naturale del Sacro Monte di Crea, istituito nel 1980: in esso si realizza quella suggestiva sintesi tra paesaggio, arte e memoria storica che ne costituisce la cifra interpretativa.
La storia del SACRO MONTE di CREA inizia con quella del convento e della chiesa di Santa Maria, meta di pellegrinaggio devozionale sin dal medioevo.
La tradizione vuole che, come per il santuario di Oropa, sia stato sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, a salire la collina verso il 350; lì avrebbe portato la statua lignea della Madonna col Bambino, ancor oggi venerata, e lì avrebbe fatto edificare un primo oratorio.
La statua sarebbe stata scolpita da San LUCA come raccontato dalla statuaria dell’omonimo Romitorio, con il BUE ai piedi dell’evangelista.
Anche se in realtà la statua della Madonna è del XIII secolo e poco si sa sulla sua provenienza, Eusebio diffuse il Cristianesimo e la devozione mariana tra le popolazioni del Monferrato e delle valli piemontesi, che all'epoca erano ancora completamente pagane.
"Grande fu l'impegno di Eusebio nell'eliminare il paganesimo specialmente nei centri di antichissimo culto come ad Oropa e a Crea sostituendo il culto delle deità femminili celtiche con il culto della Madre di Dio, Maria"
Nel 1060 l'imperatore Enrico IV confermò i privilegi dell'abbazia di San Benigno di Fruttuaria a Serralunga di Crea. Soltanto successivamente subentreranno nel convento i canonici regolari agostiniani di Vezzolano, se ancora nel 1129 il marchese di Saluzzo e il preposito di Fruttuaria Giovanni compaiono in una convenzione per il diritto di albergaria in Serralunga e la pieve di S. Michele di Meda - oggi cascina Piovano - è retta dai fruttuariensi.
Si motiva così la leggenda che vorrebbe la nascita del santuario collegata ad Arduino d'Ivrea che, ritiratosi nell'abbazia benedettina di Fruttuaria, avrebbe ricevuto da Maria Assunta l'incarico di costruire tre santuari: la Consolata a Torino, Belmonte nel Canavese e Crea nel Monferrato.
CREA era già un luogo importante di culto quando, nel 1156, i
marchesi del Monferrato le fecero dono di una reliquia della Santa
Croce.
All'inizio del XIV secolo, scomparsa la dinastia degli Aleramici, furono i Paleologi, nuovi marchesi del Monferrato, a prendere Crea sotto la loro protezione.
Tra il 1372 ed il 1418 fecero edificare, all'interno della chiesa, la cappella di santa Margherita di Antiochia ove venne sistemata una reliquia delle Santa (oggi conservata nel duomo di Casale Monferrato).
Tra il 1474 ed il 1479, Guglielmo VIII Paleologo commissionò gli importanti affreschi della cappella di Santa Margherita: sulla parete di fondo, ai lati della Madonna in Trono, compaiono il suo ritratto e quello di sua moglie Bernarda di Brosse, assieme alle figlie.
Terminata la dinastia dei Paleologi, nel 1536 il Monferrato passò ai Gonzaga. Fu sotto Vincenzo I Gonzaga che, nel 1589, oltre ad attuarsi un ampliamento della chiesa, venne concepito il primo progetto di costruzione delle cappelle del Sacro Monte.
Fu il modello del Sacro Monte di Varallo, ormai in fase avanzata di costruzione, con le sue splendide cappelle ricche di statue dipinte e di pareti affrescate, ad ispirare a padre Costantino Massino, priore di Crea, la stesura del progetto come percorso devozionale in 18 stazioni dedicate alla vita della Vergine, o, più propriamente, ai "misteri" del Rosario.
Sappiamo che fra le prime cappelle edificate ci furono quelle della Natività di Maria e della Presentazione di Maria al tempio e che nel 1598 erano 10 le cappelle che facevano da corona al santuario. Pochi anni dopo, il nuovo priore di Crea concepì un ambizioso disegno di ampliamento del Sacro Monte, portando a 40 il numero di cappelle da edificarsi, disegno che guidò gli interventi successivi, ma che non fu mai portato a termine.
Verso la fine del Seicento il Monte contava 18 cappelle e 17 romitori (luoghi di preghiera dedicati ciascuno ad un santo, ad uso dei devoti che, per altra via, ridiscendevano dalla cappella del Paradiso al santuario); bisogna però considerare che aveva dovuto subire, nel 1657, il vulnus dei soldati francesi e sabaudi in lotta contro il Monferrato.
Nel 1735 venne rifatta la facciata della chiesa secondo l'impianto stilistico barocco che oggi vediamo.
La prosperità di Crea durò sino alla fine del Settecento. La soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone nel 1801 ed il saccheggio operato dalle sue truppe nello stesso anno ridussero il Sacro Monte in condizioni di rovina e di abbandono.
La ricostruzione prese avvio solo nel 1859, con la costituzione della "Società di Restauro del Santuario di Crea".
Gli interventi di restauro - assieme alla edificazione ex novo di alcune cappelle - furono da allora assai frequenti. Fu realizzato nel 1889 un importante recupero della cappella del Paradiso, poi ripreso con tecniche più affidabili nel 1972.
Si contano oggi 23 CAPPELLE e 5 ROMITORI attorno al SANTUARIO e
al MONASTERO
Il SANTUARIO basilicale è di origine romanica, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli: la facciata è barocca, mentre l'interno a tre navate conserva l’impianto antico, con varie decorazioni di epoca successiva.
L'interno conserva importanti opere fra cui la tavola autografa di Macrino d'Alba datata 1503 dedicata alla Madonna con Bambino e Santi, la Statua lignea della Vergine del XIII secolo e i bassorilievi sui pilastri raffiguranti nodi di Salomone, motivi vegetali e due grifi alati con stelle che risalgono al XII secolo.
Notevole il ciclo di affreschi (1474–1479) della cappella di Santa Margherita d’Antiochia, con la Madonna in trono e i donatori e le Scene del martirio della Santa. Si tratta di opera importante per la storia dell'arte rinascimentale in Piemonte, che lascia intendere lo sforzo di aggiornamento sui modelli lombardi.
Guglielmo VIII di Monferrato con 3 consiglieri e Bernarda di Brosse con le figlie Giovanna e Bianca
L'ignoto autore, convenzionalmente chiamato “Maestro di Crea”, è stato, di recente, dubitativamente identificato con Francesco Spanzotti, fratello del più celebre Martino.
Una menzione meritano anche la tela di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1565-1625) raffigurante il Padre Eterno e la tela di Santa Margherita dipinta da sua figlia, Orsola Caccia (1619-1676).
Nel Museo del Santuario due deliziosi piccoli ritratti opera di Macrino d’Alba raffiguranti Guglielmo IX del Monferrato e Anna d'Alençon .
Macrino d’Alba, Ritratto di Anna d’Alencon (tempera su tavola)
Monastero “Maria di Magdala” – Suore domenicane
23 CAPPELLE realizzate in due differenti fasi costruttive,
una cinque-seicentesca, l’altra ottocentesca.
La prima fase, che si concluse intorno al 1657, si distingue per gruppi scultorei
complessi in terracotta policroma inseriti in ambienti affrescati.
Tra i principali scultori che operarono al Monte sin dall'avvio del lavori nel 1589 vanno ricordati i Prestinari (milanesi) e i fratelli Jean e Nicolas de Wespin (detti i Tabacchetti), artisti di provenienza fiamminga, il maggiore dei quali, Jean, aveva già lavorato a Varallo Sesia.
Tra gli autori delle opere a fresco va ricordato ancora Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, esponente di primo piano della pittura manierista piemontese tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo.
L’intervento ottocentesco, sostitutivo di cappelle andate perdute, rivela invece una statuaria più semplice, ad eccezione della cappella della Salita di Gesù al Calvario (16) dove interviene Leonardo Bistolfi con una composizione di grande intensità emotiva.
Cappella 10 - Natività di Gesù
Cappella 12 – Disputa di Gesù nel Tempio
Cappella 13 – Orazione di Gesù nell’Orto del Getsemani
Cappella 19 - La Resurrezione
Il percorso culmina nella cappella dell’Incoronazione di Maria, più nota come Il Paradiso. Lo spettacolare complesso scultoreo fu realizzato negli anni che vanno tra il 1604 e il 1612, con oltre trecento statue che pendono dal soffitto. Le sculture sono di G. Wespin e i dipinti di G. Alberini.
Cappella del Paradiso, Incoronazione della Vergine
La cappella del Paradiso a pianta circolare fu edificata sui ruderi della torre del castello dei Calabiana di cui restano tracce.
Photo SACRO MONTE di CREA by Mauro Dragoni e Barbara Caricchi
Inaugurazione del restauro della Cappella dell’ Incoronazione di Maria, detta
“Il Paradiso”, presso il Sacro Monte di Crea a settembre 2021.
Intervento di recupero grazie al contributo concesso dal FAI con Intesa Sanpaolo per
I Luoghi del Cuore.
Rif. articoli
MUN FRA – MONFERRATO e PASSERANO nella sez. Mi metto in mostra
PALIO di ASTI 2019 e PASSERANO MARMORITO nella sez. I luoghi dell’arte
CANELLI WINES nella sez. Cibo e Arte
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