3 luoghi umbro-toscani per 3 maestri della pittura rinascimentale
MONTEFALCO ORVIETO AREZZO
Benozzo GOZZOLI Luca SIGNORELLI Piero DELLA FRANCESCA
Benozzo GOZZOLI : Benozzo di Lese di Sandro (Scandicci, 1420 – Pistoia, 4 ottobre 1497)
Luca SIGNORELLI : Luca di Egidio di Ventura (Cortona, 1441/1445 - 1523)
Piero DELLA FRANCESCA : Piero di Benedetto dei Franceschi (Borgo Sansepolcro, 1412-1492) - pittore e matematico italiano. Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti.
Cappella MAGGIORE, Storie della vita di San Francesco –
Chiesa di SAN FRANCESCO, MONTEFALCO
La cappella maggiore della chiesa francescana di Montefalco fu costruita tra il 1336 e il 1340 e decorata da Benozzo GOZZOLI tra il 1450 e il 1452 con le Storie della vita di San Francesco.
Gozzoli aveva già realizzato un primo lavoro a Montefalco nella chiesa di San Fortunato, sede dei frati francescani osservanti e probabilmente questo spinse fra Jacopo Macthioli, priore della chiesa di San Francesco dove risiedeva invece la comunità dei frati conventuali, a commissionare gli affreschi della abside.
Gli affreschi di Montefalco sono i primi lavori che il pittore esegue come maestro, dopo essere stato al seguito del Beato Angelico (Fra Giovanni da Fiesole) tra il 1438 ed il 1443 e poi ancora nel 1447 per la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto e la Cappella Niccolina nei Palazzi Vaticani in Roma, oltre ad aver collaborato con Lorenzo Ghiberti dal 1444 al 1447, per la decorazione delle formelle della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze.
L’abside pentagonale della Chiesa di San Francesco a Montefalco è coperta da una volta a costoloni poggiati su peducci figurati.
Gli episodi della vita del Santo di Assisi sono rappresentati nelle cinque pareti della abside al di sopra del coro ligneo entro dodici scene disposte su tre registri sovrapposti divisi da una fascia esplicativa; la narrazione procede da sinistra verso destra partendo dal basso.
Primo registro
1 - Nascita di San Francesco, rappresentata in una stalla in evidente analogia con la nascita di Cristo - Gesù in veste di pellegrino bussa alla casa di San Francesco - Omaggio di uomo semplice al giovane Francesco
2 - Francesco che dona il mantello ad un povero - Il sogno di Francesco : Cristo mostra in sogno al Santo un palazzo pieno di scudi con la croce
3 - La rinuncia ai beni paterni
4 - Preghiera di intercessione della Vergine a Cristo giudice - Incontro di San Francesco e San Domenico a Roma davanti alla Basilica Vaticana
Registro mediano
5 - Il sogno di Papa Innocenzo III : al Papa appare in sogno San Francesco mentre sostiene la Chiesa del Laterano - Papa Onorio III approva la Regola Francescana
6 - La cacciata dei diavoli da Arezzo: San Francesco in ginocchio con a fianco San Silvestro fuori le mura della città, pregando caccia i diavoli e fa tornare la pace
7 - San Francesco predica agli uccelli presso Bevagna- San Francesco benedice la città di Montefalco e i suoi abitanti
8 - Episodi dedicati al Signore di Celano : la cena, la confessione e la morte del cavaliere.
Terzo Registro
9 - Presepe di Greccio
10 - Prova del fuoco davanti al Sultano
11 - San Francesco riceve le stimmate presso il Monte della Verna
12 - Morte del Santo e attestazione delle stimmate
La rinuncia ai beni paterni
Sopra il coro, entro medaglioni disposti in una fascia orizzontale, una galleria di ritratti di francescani illustri è interrotta dai tre medaglioni posti sotto la bifora centrale, dove sono rappresentati tre fiorentini illustri: Dante, Petrarca e Giotto.
La volta, divisa in sei vele dai costoloni decorati con motivi vegetali, ospita cinque Santi dell\'Ordine (San Ludovico da Tolosa, Santa Elisabetta di Ungheria, San Bernardino da Siena, Santa Chiara e S.Antonio da Padova) e nella vela più ampia San Francesco in Gloria tra Angeli.
L\'intradosso dell\'arco, ripropone il motivo dei medaglioni con San Francesco al centro e i dodici compagni.
Cappella di SAN GIROLAMO, Storie della vita di San
Girolamo – Chiesa di SAN FRANCESCO, MONTEFALCO
Terminati i lavori della cappella maggiore, Benozzo GOZZOLI nel 1452 affrescò anche la Cappella di San Girolamo, ultima delle cappelle poste sul lato destro della navata, commissionata probabilmente dal notabile montefalchese Girolamo di Ser Giovanni Battista de Filippis.
Gran parte della decorazione pittorica con le Storie della vita di san Girolamo si è persa in seguito all\'abbattimento del muro di sinistra e all\'apertura dell\'ingresso laterale della chiesa sul lato destro della cappella.
Le scene sopravvissute sono:
parete di fondo
- Partenza del Santo da Roma
- San Girolamo che toglie la spina dalla zampa del leone
parete destra
- San Girolamo mostra il leone ai monaci
- il leone riconduce asino e cammelli al monastero
- San Girolamo penitente nel deserto
Nella parete di fondo un finto polittico con Madonna in Trono tra Santi è sovrastato da una lunetta con Crocifissione.
Nell\'arco d\'ingresso Cristo Benedicente tra gli Angeli e i Santi Sebastiano, Bernardino e Caterina d\'Alessandria.
Santa Caterina di Alessandria
Nelle vele della volta sono rappresentati i quattro Evangelisti.
Cappella di SAN BRIZIO, Storie degli ultimi giorni –
Duomo di ORVIETO
La cappella di San Brizio, o cappella Nova, si trova nel transetto destro del duomo di Orvieto. È celebre per il ciclo di affreschi con Storie degli ultimi giorni, avviato nelle vele da Beato ANGELICO e Benozzo GOZZOLI nel 1447 e completato da Luca SIGNORELLI nel 1499-1502.
Per la originalità spaziale e iconografica e per la singolarità del tema, la cappella costituisce un unicum nella storia dell\'arte.
La edificazione della cappella iniziò nel 1396 grazie al lascito testamentario di Tommaso di Micheluccio che desiderava fosse creata una cappella intitolata alla Vergine Incoronata.
Pare che il tema degli affreschi, il Giudizio Universale, venne deciso con la consulenza del Beato Angelico, frate domenicano ben preparato in teologia.
Luca SIGNORELLI concepì la cappella non come una scatola, ma
come una sfera in cui tutti i punti hanno lo stesso valore attorno al
fulcro rappresentato dall\'uomo-spettatore.
Tutte le ombre sono generate da una medesima fonte di luce, situata in corrispondenza delle finestre della parete di fondo.
Le scene sono:
01 - Predica e fatti dell\' Anticristo (lunetta)
Si tratta di un caso unico nell\'arte italiana di rappresentazione in chiave monumentale della leggenda dell\'Anticristo, tratta dal De ortu et tempore Antichristi, testo legato alla angosciosa attesa dell\'anno Mille variamente attribuito, e dalla Leggenda Aurea. La venuta di falsi Messia inoltre si trova nelle parole profetiche sugli Ultimi Giorni del Vangelo di Matteo (24, 5-10).
L\'Anticristo si trova su un piedistallo in primo piano, mentre predica alla folla. Assomiglia nelle fattezze a Gesù, ma è mosso dal Diavolo che gli suggerisce le parole all\'orecchio e guida i suoi gesti come un pupazzo: felice è la invenzione del braccio di Satana che entra in quello dell\'Anticristo come se fosse un guanto.
Lo circonda una folla varia, che ha accumulato ai suoi piedi ricchi doni e appare già corrotta dalle sue parole: a sinistra un uomo sta compiendo un efferato massacro, una giovane donna sta ricevendo il prezzo della prostituzione da un anziano mercante e altri uomini sono caratterizzati in atteggiamenti spavaldi.
I personaggi hanno vesti contemporanee e Vasari vi riconobbe vari ritratti: Cesare Borgia (a sinistra, col cappello rosso, barba e capelli biondi), Pinturicchio, Paolo e Vitellozzo Vitelli, Giovanni Paolo e Orazio Baglioni, Enea Silvio Piccolomini (uomo calvo e corpulento), il giovane erede dei Monaldeschi (a destra del piedistallo con le mani sui fianchi).
Molti vi hanno letto un riferimento diretto alle vicende contemporanee di Girolamo Savonarola, predicatore che infuocò di ardore religioso la città di Firenze prima di essere condannato come eretico da papa Alessandro VI e mandato al rogo il 23 maggio 1498: dopotutto, nonostante la controversa accusa, Orvieto restava una città fedelmente papista, quindi disposta ad accogliere un tale messaggio, e lo stesso Signorelli, già protetto dai Medici, non vedeva sicuramente di buon occhio il rovesciamento democratico a Firenze stimolato dal frate.
A riprova della identità tra Savonarola e Anticristo esiste anche un passo della Apologia di Marsilio Ficino (1498), in cui il ferrarese è definito falso profeta.
A sinistra infine avviene l\'epilogo della vicenda dell\'Anticristo, con l\'Arcangelo Michele che lo colpisce in cielo con la spada, facendolo precipitare, ed inviando una serie di raggi infuocati che uccidono i suoi sostenitori.
Si tratta della scena migliore dell\'intero ciclo, almeno in termini di
originalità narrativa e di evocazione fantastica: ciò è suggellato dalla presenza, al margine sinistro, di due personaggi in abito nero che rappresentano, secondo tradizione Signorelli (autoritratto) e, dietro di lui, Beato Angelico ritratto con abito domenicano.
Signorelli indossa una berretta e un mantello nero, abiti di rango, ed è sui cinquanta anni, vitale e di bella presenza come lo descrisse Vasari che lo aveva conosciuto personalmente in tenera età. Scarpellini scrisse che la sua presenza a margine della scena assomiglia a quella di un regista compiaciuto per la riuscita del suo spettacolo e si presenta alla platea per ricevere un applauso.
02 – Finimondo (Apocalisse)
La scena è divisa in due gruppi narrativi.
In basso a destra, in primo piano, la Sibilla Eritrea sfoglia il proprio libro profetico assieme al profeta Davide, constatando la verità delle predizioni e l\'avvento del Dies irae.
Dietro di loro un terremoto fa crollare un tempio e i briganti trionfano nella anarchia, spogliando tre giovinetti. Più in lontananza, un biblico maremoto arriva a sollevare le navi sulle onde, che stanno per abbattersi minacciose sulla città; nel cielo il sole e la luna sono sinistramente oscurati.
Controllo delle profezie
A sinistra iniziano gli eventi sovrannaturali, mentre in lontananza guerre e omicidi si moltiplicano.
Arrivano demoni alati mostruosi, dalle cui mani e bocche si sprigiona una pioggia infuocata che investe una moltitudine di persone terrorizzate, che si sta riversando sulla platea fuori dal confine dell\'arco dipinto.
Caduta degli Angeli ribelli
Particolarmente efficace e ben conservato è il groviglio di sette giovani in primo piano, dagli abiti sgargianti, morti o prossimi a soccombere, seguiti da due madri coi figli e un gruppo di giovani e anziani. Essi mostrano la fine di una catastrofe annunciata.
Sterminio
03 - Resurrezione della carne
Sotto gli impetuosi squilli di trombe di due angeli con la bandiera crociata, circondati da nastri svolazzanti e da nubi composte da angioletti a monocromo, si consuma la resurrezione dei morti, che il Signorelli concepì in maniera originale:
invece di uscire dagli avelli, i morti spuntano da un terreno bianco
e liscio, come ghiaccio.
Seguendo i dettami teologici, dipinse gli scheletri che riprendono pelle e muscoli reincarnandosi in giovani nel fiore del vigore fisico, sui trenta anni. Alla estrema destra si vede una trasformazione in corso, con uno scheletro ricoperto di pelle ma non ancora di muscoli. A destra è curioso il nudo di schiena che dialoga con gli scheletri, mentre a sinistra alcuni giovani appena risorti improvvisano una festosa danza.
Alcuni ignudi, come quello con le mani ai fianchi, a destra, erano anticamente coperti nelle parti intime da veli aggiunti a secco, oggi quasi invisibili.
La parte superiore del dipinto è occupata da un cielo dorato ricoperto di pasticche in cera rivestite in foglia oro che vennero applicate una per una (conservando le impronte digitali di chi le mise). Qui si possono ancora intravedere alcune figure graffite sul muro, probabilmente i disegni preparatori che Signorelli face per illustrare le proprie idee ai committenti.
04 – Salita al paradiso e chiamata all’inferno (Separazione delle anime)
La lunetta dell\'altare è divisa in due parti dalla finestra.
A destra sotto gli occhi vigili degli Arcangeli, si vede l\' Antinferno, tratto dalla descrizione dantesca. Un gruppo di ignavi ricorre infatti un demone che porta uno stendardo bianco, mentre al centro si vede Caronte pronto a traghettare i dannati, destinati, più in basso, al giudizio di Minosse.
Minosse è ritratto nel momento in cui commina la pena a un dannato tenuto per i capelli da un demone, avvolgendo la propria coda attorno al corpo tante volte quanto è il numero del girone a cui è destinato. Più avanti, sul proscenio, un diavolo dalle carni azzurrine fa per colpire un dannato tenendolo per i capelli: la crudezza della scena interessò Michelangelo, che infatti la copiò.
Nella metà sinistra avviene la Salita degli eletti, accompagnati da angeli musicanti e da altri che indicano loro la strada.
Beati e dannati proseguono nelle rispettive lunette confinanti.
05 – Dannati all’Inferno
Fu la prima lunetta ad essere dipinta ed è una delle più riuscite in
termini di immediatezza della immagine: colpisce infatti il brulichio di corpi
umani nudi e demoni dalle membra colorate. Si tratta della scena più ricca di
invenzioni grottesche, scherzi, allusioni erotiche e salaci trovate.
Dannati - dettaglio a sinistra
Dannati - dettaglio a destra
Un dettaglio famoso è quello del demone volante che porta sulle spalle una prosperosa peccatrice e guarda indietro verso di lei ghignando, evidentemente soddisfatto della preda.
Un\'altra dannata, nella mischia, è aggredita alle spalle da un demone che le morde l\'orecchio e davanti ad essi una donna formosa è sollevata contro la sua volontà da un demone blu con un corno in fronte: si tratta di un autoritratto del Signorelli, evidentemente alludendo a una storia privata sicuramente nota al tempo con la donna bionda, che forse gli fu infedele; egli la ritrasse in molte delle dannate (anche quella sul diavolo volante e quella in primo piano che strilla bocconi mentre un diavolo la sovrasta fermandola con un piede), nonché nella prostituta della scena dell\'Anticristo.
Autoritratto come diavolo
Alla caotica scena infernale si contrappone la serena tranquillità degli arcangeli con armatura sulla destra, che sorvegliano la scena con la calma dei vincitori.
Per dare la massima evidenza plastica alle figure, il pittore usò qui la tecnica della pennellata incrociata.
06 – Beati in Paradiso
Se nelle parti demoniache Signorelli aveva potuto dare il miglior sfoggio di invenzioni curiose e stupefacenti, il Paradiso appare accurato nelle anatomie, piacevole, ma non immune a un senso di pesantezza e noia.
I personaggi, concordemente con i dettami teologici, sono rappresentati nella loro maturità, esprimenti una pacata serenità.
In alto nove angeli tengono un concerto, con una accurata descrizione degli strumenti musicali. Al centro altri due angeli spargono rose e camelie sui beati anche se i fiori, che vennero dipinti a secco, sono oggi scarsamente visibili.
L\' effetto generale è di altissimo coinvolgimento dello spettatore,
che ha la sensazione di entrare nella scena dipinta come parte di
essa.
Da un punto di vista pittorico, il ciclo mostra una qualità altalenante e una certa macchinosità teatrale, che però è bilanciata da idee figurative di indimenticabile efficacia, spesso novità assolute per l\'arte italiana. Se la vista di insieme può apparire tumultuosa e confusa, nel dettaglio si può comprendere appieno la genialità di Signorelli quale inventore e illustratore, come lo definì Berenson.
Le volte sono organizzate in vele su fondo oro, divise da costoloni con motivi vegetali e da cornici in stile gotico, con fasce a sfondo rosso decorate da motivi tratti dalla miniatura, intervallati da esagoni con testine.
Sono del Beato ANGELICO quella al di sopra dell\' altare con Cristo giudice tra angeli e quella immediatamente a destra con Sedici profeti (nel cartiglio Prophetarum laudabilis numero).
Beato ANGELICO - Cristo giudice tra angeli
Beato ANGELICO - Sedici profeti
Al GOZZOLI sono invece assegnate le bordure decorative con testine, tra cui una somigliante a un pregevole disegno con Testa di giovane chierico nella Royal Library del Castello di Windsor (n. 12812); tra queste testine spiccano anche quelle di un giovane biondo, di un ragazzo col turbante, di un giovane affacciato al di fuori dell\'esagono, di una bambina con cuffietta e infine di un autoritratto dell\'autore.
Tutte le altre vele sono del SIGNORELLI che vi ritrasse:
- Apostoli (Gloriosus Apostolorum chorus)
- Simboli della Passione e preannuncio del Giudizio con angeli (Signa iudicium indicantia)
- Martiri (Martyrum candidatus exercitus)
- Patriarchi (Nobilis Patriarcharum cetus)
- Dottori della Chiesa (Doctorum sapiens ordo)
- Vergini (Castarum Virginum cohors)
Luca SIGNORELLI - Dottori della Chiesa
La resa pittorica tra le scene del Beato Angelico e quelle di
Signorelli è molto diversa:
il primo riponeva nella decorazione della parete la stessa cura al dettaglio e la stessa finitezza che impiegava nelle opere su tavola, trascurando che essa doveva essere vista da quindici metri di distanza, poiché al tempo, secondo una impostazione ideologica tipicamente medievale, la pittura era ancora soprattutto una offerta a Dio, che era quindi il fruitore ideale delle scene; per Signorelli invece tutto è ormai legato allo spettatore, con una qualità più sbrigativa, che permettesse anche di venire incontro alle richieste dei committenti.
BASAMENTO
Il ciclo di personaggi illustri, ispirato probabilmente allo studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino, venne aggiornato creando una complessa partitura decorativa che comprende grottesche, che allora vivevano un primo picco di popolarità, e scene a monocromo che, in alcuni casi, aiutano a identificare il personaggio illustrato.
A parte il celebre e inconfondibile ritratto di Dante Alighieri e le numerose illustrazioni del Purgatorio, la identificazione degli altri personaggi e scene ha sempre incontrato difficoltà.
Gli studi più recenti hanno identificato una serie di poeti che nella loro opera
descrissero l\' Oltremondo, correlati, nel tema generale del ciclo, alla preparazione della anima in vista della Salvezza durante il giorno del Giudizio.
SALLUSTIO, autore del De coniuratione Catilinae,
DANTE intento alla lettura, con i medaglioni che illustrano scene del Purgatorio,
STAZIO, poeta latino che venne citato da Dante tra i personaggi del Purgatorio per essersi segretamente convertito al Cristianesimo. Il poeta è ritratto rivolto verso l\' altare, come se stesse ricevendo la illuminazione divina.
STAZIO EMPEDOCLE
Scene infernali tratte dalle Metamorfosi di OVIDIO,
CLAUDIANO tra scene del suo De raptu Proserpinae.
Le grottesche, sfruttando uno schema già usato dal Pinturicchio nella parte inferiore di alcune stanze dell\'Appartamento Borgia, sono brulicanti di svariati personaggi, spesso allusivi ai tormenti e le aspirazioni dello spirito, secondo la logica tipicamente platonica della dualità tra condizione fisica dell\'uomo e l\'incombenza delle più alte aspirazioni. Anche in queste partiture, in larga parte della bottega, non mancano invenzioni affascinati ed espressive, evitando l\'uso di un repertorio ripetitivo e dando sfoggio di fantasia, che arriva a risultati di una scioltezza e piacevolezza ammirevole, paragonabili solo alle contemporanee grisailles di Filippino Lippi nella Cappella di Filippo Strozzi a Firenze.
Ricavata nello spessore della parete destra, la Cappellina dei Corpi Santi conteneva i corpi dei santi Faustino e Pietro Parenzo entro un sarcofago ancora in loco, oggetto di grande devozione in città. Sotto le mensole che reggono la cassa marmorea, Signorelli dipinse un toccante Compianto di Cristo morto tra i due santi orvietani, affresco di grande pathos soprattutto se letto alla luce del racconto di Vasari secondo cui nel corpo di Cristo il pittore ritrasse quello del figlio Antonio appena morto di peste a Cortona, nel 1502.
La scena sarebbe infatti una replica autografa del Compianto del Museo diocesano di Cortona. Sui fianchi della cappellina si vedono le scene di martirio dei due santi.
Cappella BACCI, Storie della Vera Croce – BASILICA di
SAN FRANCESCO, AREZZO
Le Storie della Vera Croce costituiscono un ciclo di affreschi conservato nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo. Iniziato da Bicci di Lorenzo, venne dipinto soprattutto da Piero DELLA FRANCESCA tra il 1452 e il 1466, che ne fece uno dei capolavori di tutta la pittura rinascimentale.
Parete sinistra
Parete destra
La decorazione del coro della basilica francescana fu voluta da Baccio di Maso Bacci, ricco mercante appartenente a una importante famiglia aretina, morto nel 1417.
Le disposizioni testamentarie vennero messe in pratica dagli eredi solo trenta anni dopo, quando nel 1447 Francesco Bacci vendette una vigna per pagare i lavori che vennero affidati all\'attempato artista fiorentino Bicci di Lorenzo, maestro di una delle più attive botteghe della città toscana, ma dallo stile piuttosto ancorato al passato, che non abbracciò mai, se non in questioni superficiali, le novità dell\'arte rinascimentale.
Bicci di Lorenzo iniziò a dipingere i pennacchi della volta (quattro Evangelisti), la parte superiore del sottarco della cappella (due Dottori della Chiesa: Gregorio e Girolamo) e il prospetto esterno dell\'arco trionfale (Giudizio Universale), ma nel 1452 si ammalò gravemente morendo di lì a poco.
Fenice in campo verde
Presumibilmente Giovanni Bacci, figlio di Francesco che aveva intensi rapporti con i circoli umanistici aretini, chiamò allora un artista della nuova corrente artistica, scegliendo Piero della Francesca, che era ormai ben noto oltre i confini della sua patria (Sansepolcro) ed aveva già lavorato per corti importanti quali Ferrara, Rimini e Urbino.
Come risulta da un documento notarile, i lavori furono interrotti negli anni 1458-1459, quando Piero fu a Roma, alla corte papale di Pio II, dove eseguì nel Palazzo Apostolico affreschi ben documentati ma oggi perduti. Qui entrò in contatto con artisti di altre scuole, in particolare fiamminghi, che influenzarono il suo stile, come si legge nelle caratteristiche diverse degli affreschi aretini della seconda fase, dipinti dopo il soggiorno romano.
Gli affreschi della Vera Croce risultavano terminati entro il 1466, quando la confraternita aretina della Nunziata commissionò a Piero uno stendardo con la Annunciazione, nel cui contratto si faceva riferimento al ciclo ben riuscito, che aveva orientato la scelta sul pittore biturgense. Quello stesso anno Piero dipinse ad affresco una Maddalena nel Duomo di Arezzo.
Gli affreschi nella Basilica di San Francesco sono posti su tre livelli sulle pareti laterali e sul fondo, senza alcuna intelaiatura architettonica.
Le Storie della Vera Croce sono narrate dagli avvenimenti della Genesi fino al 628, quando il legno della santa Croce, dopo essere stato rubato, venne riportato a Gerusalemme.
Le fonti delle Storie sono la Bibbia e soprattutto la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, raccolta di agiografie estremamente popolare nel Medioevo e nel Rinascimento, scritta dal vescovo ligure tra il 1224 e il 1250.
Da un punto di vista iconografico Piero aveva a disposizione come modelli gli affreschi di Agnolo Gaddi nel coro di Santa Croce a Firenze, quelli di Cenni di Francesco nella cappella della Croce di Giorno della chiesa di San Francesco a Volterra e quelli di Masolino nella cappella di Santa Elena nella chiesa di Santo Stefano a Empoli (chiesa in cui aveva lavorato anche il suo predecessore Bicci di Lorenzo): la scelta del soggetto è legata alla lunga tradizione di adorazione della Croce negli ordini francescani; la visione del Cristo sulla Croce da parte di Francesco di Assisi era stata infatti il culmine della sua vita religiosa, premiandolo con il contrassegno delle celebri stimmate, per la prima volta nella storia cristiana.
Piero DELLA FRANCESCA si discostò comunque dai modelli precedenti, a livello di scelta delle storie (alcune sono trattate individualmente, come quella del Sollevamento della Croce), sia a livello iconografico (Adorazione della Croce e incontro di Salomone e la Regina di Saba, Sogno di Costantino, Battaglia di Costantino e Massenzio).
Egli inoltre non si curò della sequenza cronologica, privilegiando un
criterio meramente estetico-formale, che creasse effetti di
simmetria, senza per questo impedire rispondenze filosofico-teologiche tra scene che si fronteggiano.
In alto ad esempio, sia nella parete sinistra che in quella di destra è rappresentata una scena in esterno, mentre nel registro mediano si trovano due scene di corte su sfondo architettonico, e, in basso, due battaglie. A determinate scene dell\' Antico Testamento inoltre si contrappongono altre del Nuovo.
Ordine di lettura cronologico secondo lo schema seguente,
con inizio nella lunetta destra e termine nella lunetta sinistra.
01 – Morte e sepoltura di Adamo
Adamo sta per morire : è attorniato dai figli, con Eva anziana alle sue spalle (scena a destra). Sullo sfondo, all\'insaputa degli altri, suo figlio Set riceve dall\' arcangelo Michele – il custode del Paradiso perduto - il germoglio dell\' Albero della Conoscenza che poi mette in bocca al padre morto, mentre gli altri figli e nipoti piangono e urlano disperati (scena centrale). Dall\' Albero, che vivrà fino ai tempi del re Salomone, sarà ricavato il legno per la Croce di Cristo, il cui sacrificio riscatterà l\' umanità.
02 – La Regina di Saba in visita al Re Salomone
Durante il viaggio la Regina di Saba si ferma a pregare dinanzi ad un ponticello fatto con il tronco dell’albero cresciuto sulla tomba di Adamo. Quel legno sarà strumento di sofferenza per il Salvatore. E’ il virgulto della speranza che si fa profezia della Croce.
Nella parte destra, all\' interno di un palazzo, la Regina si incontra con re Salomone, davanti al quale, inchinandosi, confida la rivelazione ricevuta.
La stretta di mano dei due personaggi è segno di unione di due civiltà : la Chiesa della circoncisione e la Chiesa delle Genti unite in un popolo solo, il popolo di Dio. Desiderio e speranze sancite nel Concilio di Firenze (1439) ma frustrate dai papas greci nel dopo Concilio. L’abbigliamento dei due personaggi, a fiori di melograno, indica la nobiltà delle civiltà da cui provengono. Il re Salomone porta il cappello dei cardinali residenti a Roma e veste gli abiti del Patriarca di Costantinopoli, significando la figura del Cardinale Bessarione, protagonista greco al Concilio di Firenze, Protettore e Correttore dell’Ordine dei frati Francescani Minori Conventuali. Giovanni Bessarione è figura nuova in Piero della Francesca, ma personaggio chiave per la lettura degli affreschi delle due battaglie.
03 – L’innalzamento del Legno
La trave riconosciuta dalla Regina di Saba viene sollevata, per essere sepolta su ordine di Re Salomone.
Tre uomini con evidente fatica innalzano il Legno. Le loro sembianze raccontano la fragilità della natura umana : lussuria, ira, gola. Il Legno è il ponte che la Regina di Saba ha adorato. La Croce, nella teologia, è il ponte che collega e divide i due Testamenti. Piero ci dice che il virgulto di Adamo ha dato i suoi frutti : la fatica degli uomini, unita alla Passione di Cristo, è partecipazione redentiva. Salvati e salvatori. Come dice san Paolo : < Completo nella mia carne ciò che manca alla passione di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa>
04 – Annunciazione
Dio, dall\' alto dei cieli, invia l\' arcangelo Gabriele per annunciare a Maria la incarnazione di Cristo nel suo grembo, tramite lo Spirito Santo, che ella accetta con un gesto, facendo avverare le Sacre Scritture.
Una seconda interpretazione dell’affresco rivela l’annuncio a Maria della sua morte e assunzione al Cielo, come figura e primizia della Chiesa.
Approfondendone la lettura e collocandolo, come Piero Della Francesca, a chiusura del ciclo pittorico, emergono dei segni che dicono Maria “la sposa adorna dei suoi gioielli” pronta a rispondere al Padre, che la invita alle nozze con l’Agnello per la consumazione della Pasqua eterna. La teologia medievale, rivisitata dall’umanesimo, vede in Maria la figura e la primizia del popolo di Dio (la Chiesa) che appare nella Bibbia al femminile come fidanzata e sposa pellegrina verso le nozze eterne.
Maria come la Chiesa - La Chiesa come Maria
I simboli che emergono la descrivono
sempre vergine – porta sigillata
piena di grazia – porpora regale e manto azzurro
madre di Dio e arca delle nuova Alleanza – fodera in pelliccia del manto
L’angelo messaggero non porta la verga del viandante o il giglio, ma la palma del premio, mentre le dita della mano destra dicono che è inviato dal suo Figlio che siede alla destra del Padre: Il Pantocrator. L’aspetto fisico di Maria dice maturità : la “statura perfetta” che ha raggiunto.
Piero della Francesca, monarca della pittura, chiude il suo ciclo con la figura della Donna che riassume in sé la “Historia salutis”
05 – Sogno di Costantino
Nel corso dei due Testamenti (Antico e Nuovo) un sogno porta sempre una grande notizia ed è veicolato da un angelo.
La notte prima dello scontro decisivo con Massenzio, un angelo porta in sogno a Costantino, circondato dalle guardie e addormentato nella sua tenda militare, una minuscola croce e pronuncia le parole < In hoc signo vinces> (con questo segno vincerai).
L’Annuncio a Costantino è di libertà per il popolo di Dio dopo quasi tre secoli di persecuzione.
06 – Battaglia di Ponte Milvio (312)
Non c’è combattimento cruento … Costantino alla testa del suo esercito mostra la Croce agli avversari pagani guidati da Massenzio, che si ritirano precipitosamente, sconfitti.
Il gesto di Costantino ripropone l’esposizione solenne liturgica della santa Croce, in cui si cantava fin dal VI secolo :< Ecco la Croce del Signore, fuggite avversari : vince il leone di Giuda, il virgulto di Davide. Alleluja >
Le figure dei vessilli comunicano il loro messaggio: il drago, la fine del paganesimo … la testa di moro, la crociata auspicata da tutti come liberazione dai saraceni … le anse del Tevere, il tempo di pace e tranquillità dopo la vittoria della Croce.
07 – Tortura dell’ebreo
La Croce, dopo la morte di Cristo, è stata sepolta e solo un ebreo di nome Giuda è a conoscenza di dove si trovi. Per obbligarlo a parlare Elena – la madre di Costantino - lo fa calare in un pozzo, lasciandolo lì dentro fino a quando sarà disposto a parlare. La scena mostra i funzionari che lo tirano fuori in malo modo.
08 – Ritrovamento delle tre croci e Invenzione della Vera Croce
La madre di Costantino - Elena - ha fatto scavare il terreno sul Golgota e ritrovato la croce di Gesù e quelle dei due ladroni.
Non riuscendo a capire quale possa essere quella su cui fu inchiodato Cristo, Elena le fa esporre tutte e tre sopra il cadavere di un giovane appena defunto, che risorge miracolosamente allorché viene a contatto con la sacra reliquia. A quel punto Elena e il suo seguito si inginocchiano in adorazione.
La ricerca della Vera Croce è ambientata da Piero Della Francesca in un ambiente pieno di serenità. La città di Arezzo è immagine di Gerusalemme che occhieggia nel declinare del monte Calvario. Il miracolo della resurrezione del morto avviene dinanzi ad una Chiesa dalla facciata rinascimentale, circondata dalle case e dai campanili di Sansepolcro. Sembra sentire vibrare all’intorno l’antifona di Venanzio Fortunato ( sec. VI) laudativa per Elena : < O Croce, splendida di un fulgore superiore ad ogni altro, che Elena, madre di Costantino, ricercò con ardente desiderio>
09 – Battaglia di Eraclio e Cosroè (627)
Cosroè II, re persiano della dinastia sasanide, conquista Gerusalemme e ruba la reliquia della Vera Croce.
Ponendosi a fianco della sacra reliquia e del gallo si fa adorare come una divinità, a parodia della Trinità cristiana (edicola nella parte destra), ma i cristiani, comandati dal re bizantino Eraclio, lo catturano dopo averne sconfitto l\' esercito nella Battaglia di Ninive (dicembre 627) - nella quale muore uno dei suoi figli - e lo fanno decapitare (gennaio 628).
In primo piano Piero Della Francesca gioca, da maestro del colore, con la prospettiva ”tra cascati e morti” mentre nel cielo azzurro si alternano vessilli e bandiere : è un manifesto della crociata promossa dal cardinale Bessarione per la liberazione della cristianità nel territorio dell’impero d’oriente, che per vari motivi non ebbe seguito.
In alto si dispiega una selva di lance e spade intrecciate, con bandiere simboliche sventolanti.
L\'aquila simboleggia il potere imperiale ed è aggressivamente rivolta verso i nemici, col becco aperto. Vi sono poi la bandiera con l\'oca, simbolo di vigilanza, e quella col leone, emblema della forza e del coraggio; tra le bandiere dei nemici, ormai lacerate, si riconoscono lo scorpione, simbolo del giudaismo, la testa di moro e la luna calante. Al centro della composizione campeggia intatto lo scudo crociato - croce bianca in campo rosso – che simboleggia l\'annuncio della vittoria, non ancora conseguita ma ormai inevitabile.
Dopo la desiderata vittoria crociata il tempo della pace, rappresentato dalla bandiera verde con la fenice - uccello mitico simbolo di concordia e amore.
Tempo di pace auspicato, nella parete opposta, con le placide anse del Tevere.
10 – Esaltazione della Croce
L\' imperatore Eraclio, dopo la riconquista della Croce, la riporta a Gerusalemme in un pellegrinaggio che fa scalzo come Cristo sulla strada del Golgota. I fedeli cristiani accorrono dalla città e si inginocchiano davanti alla sacra reliquia.
Nell’affresco esposizione solenne, quasi liturgica, della santa Croce. Il pittore pone la croce tra due alberi, quasi candelabri viventi. L’albero della vita e l’albero del peccato sintetizzati nella croce del Signore. Il virgulto di Adamo è cresciuto, ha dato il suo frutto e i fedeli inginocchiati adorano mentre “fulget crucis misterium” (risplende il mistero della croce).
A questi dipinti vanno poi aggiunti altri affreschi di corredo.
Manca un affresco della Crocifissione, ma ciò era giustificato dalla presenza, tuttora in loco, di un grande crocifisso ligneo dipinto attribuito al Maestro del San Francesco Bardi (XIII secolo), appeso sopra l\' altare maggiore al centro della cappella.
A parte la scena di Adamo, i personaggi antichi sono raffigurati secondo la moda e il gusto contemporaneo all\'artista: i re, le regine e il loro seguito vestono come in una corte italiana rinascimentale, Eraclio e Costantino sono raffigurati come imperatori bizantini; gli eserciti romani utilizzano gonfaloni medievali, i cavalieri romani indossano in parte armature all\' antica e in parte armature complete di ferro in uso nella metà del 1400.
Di straordinario valore è la scena notturna del Sogno di Costantino, la prima veduta notturna pienamente convincente dell\' arte europea prima di Caravaggio. Si scoprì poi che in realtà è una alba. Nel corso dell\' ultimo restauro della fine degli anni novanta, è emersa una mappa celeste con la rappresentazione di alcune costellazioni, collegata con la volta celeste della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze.
Reportages fotografici MONTEFALCO e AREZZO by Mauro Dragoni e Barbara Caricchi
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