Splendida la scoperta di Paestum in inverno, senza troppi visitatori e con i prati imbiancati dalla fioritura delle margherite …
Parco Archeologico : dalla POSEIDONIA greca (attorno al 600 a.C.) alla PAESTUM romana (273 a. C.) …
Madrepatria di Paestum era Sibari, fondata nel 720 a.C. da achei e trezeni, i quali furono perciò detti sibariti. Questi ultimi erano famosi per la ricchezza, il lusso e la superbia. Lo storico Diodoro Siculo, del I sec. a.C., scrisse che ‘i sibariti erano schiavi del ventre e amanti del lusso’.
Stradone, geografo greco vissuto tra il 60 e il 20 a.C., racconta che i sibariti – spinti dalla necessità di aprirsi una via commerciale fra lo Ionio e il Tirreno attraverso la dorsale dell'Appennino, evitando così la circumnavigazione della costa calabra e lo stretto di Messina - avevano creato un insediamento fortificato sulla sponda sinistra e presso la foce del fiume Silaros (Sele), estendendo la loro influenza sui territori limitrofi. Siamo a cavallo tra il VII e il VI sec. a.C.
La colonia fu chiamata Poseidonia in onore di Poseidone (Nettuno), dio del mare.
Le condizioni malariche del luogo indussero poi i primitivi coloni a spostare il centro abitato verso oriente, su un banco calcareo leggermente rialzato sulla pianura e sul litorale, lungo il corso di un altro fiume minore (fiume Salso o Capofiume). Dall'impianto primitivo sul Silaros si sviluppò il porto marittimo e fluviale della città e presso di esso sorse il Tempio di Era Argiva, che diventò presto uno dei più grandi e venerati santuari dell'Italia antica: circa 50 stadi separavano la città dallo Heraion e dal suo emporio sul fiume.
La città raggiunse un grosso potere economico e politico nel 510 a.C. quando, a seguito della distruzione di Sibari per opera dei crotonesi, molti sibariti fuggirono a Poseidonia con le loro ricchezze, la loro esperienza e il loro spirito di intraprendenza.
A questo periodo risale la costruzione dei tre templi dorici noti col nome di Basilica, tempio di Poseidone e tempio di Cerere, coevi a quell’unico affresco greco finora scoperto che decorava la tomba del Tuffatore.
L'eccellente stato di conservazione che caratterizza tutti e tre i templi greci di Paestum è certamente dovuto anche allo stato di secolare abbandono del sito, verificatosi attorno al IX sec. d.C. successivamente all'impaludamento e all'arrivo della malaria.
Lungo la Via Sacra sorge l’Athenaion, o Tempio di Atena (conosciuto anche come Tempio di Cerere). Realizzato intorno al 500 a.C., è il secondo in ordine cronologico e il più piccolo dei tre templi dorici.
Il ritrovamento di numerose statuette in terracotta (ex voto) raffiguranti Atena nelle stipi votive prova che il Tempio non era dedicato a Cerere ma alla dea della saggezza e delle arti. Inoltre il tempio sorge sulla parte più alta della città, a nord degli spazi pubblici, luogo dove sono sempre stati eretti i templi in onore di Atena nelle città greche.
Il Tempio di Atena doveva trovarsi al centro del Santuario Settentrionale, del quale ci sono pervenuti l’altare con il pozzo sacrificale, le fondazioni di altri due altari e colonne votive.
Si è conservato fino alla cornice del tetto, con particolarità che lo distinguono dagli altri due templi (ante e post) e lo rendono uno dei più interessanti dell'architettura greca. Unico esemplare con frontone alto e fregio dorico composto di larghi blocchi di calcare.
È di tipo periptero e conserva tutte le colonne originali (6 sui lati corti e 13 sugli altri). Le colonne poggiano su uno stilobate preceduto da due gradini; nonostante un certo rigonfiamento, si presentano strutturalmente più snelle e con un echino abbastanza schiacciato.
I capitelli del colonnato dorico esterno sono decorati da corone di foglie in rilievo.
La pianta interna è più semplice di quella degli altri due templi. La cella si trova su un alto basamento accessibile da due scale. Non ci sono tracce della camera del tesoro (adyton).
Il pronaos aveva otto colonne con capitelli ionici, quattro sul fronte e due su ciascun lato. Due capitelli (i più antichi in stile ionico rinvenuti in Italia) sono custoditi nel vicino Museo Archeologico.
L’impianto urbanistico della città greca vede l’intersezione ad angolo retto delle strade maggiori – plateiai – con quelle secondarie – stenopoi – per la definizione di una griglia regolare che scandisce le insulae rettangolari di 35 x 273 metri circa. Tale impianto verrà mantenuto di fatto anche in epoca romana.
Nel 1954 nell’agorà greca, nei pressi del Santuario Settentrionale e lungo la principale strada nord-sud, fu scoperto un edificio interrato - poi detto “sacello ipogeico” oppure Heroon (tomba dell’eroe) - risalente all’incirca all’epoca della costruzione del tempio di Atena.
Si tratta della sepoltura simbolica del fondatore mitico e divinizzato della città greca (forse chiamato “Is” come il fondatore di Sibari) presso cui si svolgevano cerimonie e sacrifici.
L’ Heroon - uno dei più importanti monumenti arcaici di Poseidonia-Paestum databile intorno al 510 a.C. - fu ritrovato integro con all’interno il corredo originario : al centro una mensa con 5 spiedi in ferro, ai lati 8 vasi in bronzo di pregevole fattura (6 hydrie e 2 anfore) contenenti del miele e 1 anfora in ceramica a figure nere che mostrano l’ingresso di Eracle nell’Olimpo (maestro di Chiusi).
I Romani (273 a.C.) superstiziosi non violarono la sepoltura temendo “vendette” da parte di questa divinità strettamente legata alla città greca … piuttosto coprirono il vano con un nuovo tetto di tegoloni e lo seppellirono sotto un tumulo di terra. In segno di rispetto la sua inviolabilità fu marcata da un recinto.
L' Ekklesiasterion, eretto intorno al 480-470 a.C. nel settore est dell'agora, era l'edificio per le assemblee politiche (ekklesiai) di Poseidonia greca. In età lucana il monumento fu mantenuto in uso con analoghe funzioni: lo prova una stele databile al 300 a.C. recante un'iscrizione in lingua osca con dedica di un magistrato locale - Satis Satilies - a Giove, per grazia ricevuta. Dopo la deduzione della colonia latina, l'ekklesiaterion venne eliminato perché non più funzionale al nuovo ordine politico e sulla colmata che lo cancellò venne eretto un santuario.
Nel V secolo a.C. i lucani, popolo italico, cominciarono ad infiltrarsi nella colonia.
L'uso delle tombe dipinte si afferma a Paestum in modo assai diffuso nel IV secolo a.C., durante il dominio lucano. A questa epoca risale la ricchissima raccolta di pitture funerarie del museo. Si tratta di lastre affrescate secondo il modello dei maestri greci: le più antiche sono decorate solo nella parte centrale, con fasce, corone, bende o rami; in seguito si afferma l'uso di vere e proprie scene figurate per le tombe maschili (prevalentemente guerrieri a cavallo con elmo e corazza) e di elementi decorativi per quelle femminili.
Sul finire del IV secolo i lucani alleatisi con i bruzi sostennero una lunga lotta contro i greci per il dominio dei nuovi territori verso il mare, che si concluse con la riaffermazione della loro supremazia sulla città.
Nel 273 a.C. i romani occuparono Poseidonia che così divenne la fedele Paestum romana, che si dimostrò vicina a Roma anche nei momenti più drammatici della sua storia. Durante il periodo romano, nel III secolo, le attività economiche e culturali fiorirono nuovamente: sorsero nuovi edifici pubblici, come l’anfiteatro, il foro e il ginnasio, che contribuirono a donare alla città quell’aspetto che gli scavi hanno riportato alla luce.
Abitato romano. Nelle aree più prossime al centro politico e religioso della città si trovano le case più grandi e lussuose tra 380 e 2800 metri quadrati di superficie.
MARMI MOSAICI PORTICATI GIARDINI IMPIANTI TERMALI
Uno dei monumenti più singolari dell’architettura romana di Paestum è il Santuario con Piscina. Visibile l’imponente struttura in pietra su 73 pilastri, basamento per costruzioni temporanee in legno funzionali allo svolgimento dei rituali in onore di VENERE VERTICORDIA “colei che apre i cuori”.
In aprile le donne di Paestum festeggiavano i Veneralia : portavano in processione la statua della dea per poi lavarla nell’acqua della piscina, ricoprirla di vesti preziose e ornarla con fiori e gioielli. Quindi loro stesse – spose e madri – entravano in acqua in un rituale di grande condivisione.
L’ampio spazio del Foro. Nei pressi le ricche Domus
Non passa inosservata la Bottega dei Profumi con la grande pressa realizzata in un blocco di marmo. La spremitura di olive verdi veniva cotta con essenze floreali, per lo più rose con doppia fioritura annuale …
Dell’ impianto produttivo per manufatti ceramici restano due grandi fornaci ... la camera di combustione
Grandiosa la Domus con piscina
Tempio di Nettuno o Poseidone (metà del V sec a.C.)
Viene considerato come l'esempio più perfetto dell'architettura dorica templare in Italia e in Grecia.
L'attribuzione a Nettuno si deve agli eruditi del '700 che ritennero l'edificio costruito in onore del dio Poseidon-Nettuno che dà nome alla città. Studi recenti lo attribuiscono invece ad Apollo, nella sua veste di medico.
Si eleva su un crepidoma (basamento) a tre gradini su cui si imposta un colonnato dorico 6x14 (m. 24,14x59,88).
Pronao - naos - opistodomo
La cella (naos), all'interno della quale era custodita l'immagine della divinità titolare del tempio, è divisa in tre navate da due file di due ordini sovrapposti di sette colonne doriche, caratterizzate da un ininterrotto assottigliamento dei fusti dal basso verso l'alto, su cui venivano a poggiare le capriate del tetto.
Oggi si presenta con un'architettura straordinariamente integra, che lo rende uno dei templi greci meglio conservati in assoluto.
A est del tempio è l'altare, conservato solo nelle fondazioni. Nel I sec. a.C. un nuovo altare viene costruito più vicino al fronte est, segno della vitalità del culto anche presso i Romani.
Il Tempio di Hera (550 - 540 a.C.) - noto come Basilica dal nome che gli dettero gli eruditi del settecento per la totale sparizione dei timpani e di gran parte della trabeazione, assieme all'anomalo numero dispari di colonne sul fronte - è dedicato alla sposa di Zeus, la principale divinità di Poseidonia, come testimoniato dai materiali votivi con dedica alla dea ritrovati nella zona.
L'importanza della dea è attestata dall'Heraion alla foce del Sele, il grande santuario extraurbano a lei dedicato, la cui costruzione fu avviata simultaneamente alla fondazione della città.
La Basilica di Paestum è l'unico tempio greco di epoca arcaica in cui la peristasi, qui composta da 50 colonne, è conservata integralmente.
È un tempio periptero enneastilo con nove colonne sui fronti e diciotto sui lati (m. 24,35x54).
Il particolare numero dispari di colonne sui fronti è la conseguenza della disposizione di un colonnato interno lungo l’asse dell’edificio funzionale a sorreggere il colmo della copertura a doppio spiovente e sicuro indicatore architettonico dell'arcaicità del tempio. Tale soluzione planimetrica fu poi rifiutata dall'architettura greca del periodo classico (e da ogni stile classicista, nei vari secoli successivi), perché impediva l'accesso e la vista assiale verso il naos, negando un rapporto diretto con la sacralità del tempio.
Le colonne di tipo dorico sono alte circa 6,48 m, con il fusto percorso dalle canoniche 20 scanalature e fortemente rastremato (diametri : inferiore 1,45 m. e superiore 0,98 m. circa). L’entasi - il tipico rigonfiamento nella zona mediana – è molto evidente, con una "freccia" di circa 4,8 cm. L'echino del capitello, come si addice a colonnati di età arcaica, è molto schiacciato ed espanso, e l'abaco molto largo.
TRAVERTINO – parti strutturali ARENARIA – elementi decorativi
Fra tutti i monumenti dell'architettura dorica, si rileva soltanto qui e nel tempio di Cerere la particolarità del collarino del capitello decorato con foglie baccellate e talvolta contornate sulla curva dell'echino da una fascia di fiori di loto e di rosette.
Negli scavi del 1912 si raccolsero molti elementi della decorazione fittile.
Il coronamento del tempio era in terracotta dipinta con finte grondaie a testa di leone e terminava con antefisse a forma di palmetta.
L'edificio è orientato verso est come il vicino tempio di Nettuno, assieme al quale determina il grandioso aspetto monumentale del Santuario Meridionale di Poseidonia.
Tra i due templi il Cavallo di sabbia di Mimmo Paladino
Orologio ad acqua
Grande spazio rettangolare con una vaschetta all’ingresso e un foro al centro in comunicazione con un pozzo sottostante.
Due canaline esterne convergono in una vasca nello spigolo …
Il Giardino Romano introduce al Santuario Meridionale … in zona ritrovamenti di statuette di bambini in fasce, uteri e gestanti … offerte alla MATER MATUTA …
Santuario Meridionale – Nell’area sorgenti naturali e acque ritenute curative propiziano riti legati alla salute del corpo e alla guarigione delle malattie.
Nell'antica Paestum gli dei Apollo, Chirone e Asclepio erano venerati come guaritori. Proprio qui è stato trovato il cosiddetto Cippo di Chirone, una stele in pietra con dedica in alfabeto arcaico al più sapiente dei centauri esperto nelle arti mediche, maestro del dio della medicina Asclepio, figlio di Apollo.
Secondo alcuni esperti il tempio di Nettuno (440 a.C.) era dedicato ad Apollo.
Il Comitium per l’elezione dei magistrati sostituì l'Ekklesiasterion greco … Paestum consente di vedere le due strutture a confronto …
Su parte delle gradinate del Comizio vennero poi edificati la Curia e il Tempio della Pace ( MENS BONA – la Buona Memoria ) voluto dagli ex schiavi liberati dai padroni. Troneggia su un alto podio affacciato sul Foro.
Anfiteatro
Tra i fattori che portarono al declino di Paestum, la realizzazione di nuove strade per il commercio in Oriente, che finirono per isolare irrimediabilmente la città dalle principali vie commerciali, e l’epidemia di malaria del IX secolo, unita alle scorrerie dei pirati saraceni, che costrinsero i pestani a rifugiarsi sui monti abbandonando così l’antica Poseidonia.
La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa tuttora.
Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum è sorto nel 1952 all'interno della città antica. Inizialmente era costituito da un'unica sala, dall'aspetto architettonico esterno di scuola piacentiniana, costruita sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo Thesauros del santuario di Hera alla foce del Sele.
Santuario extraurbano e di frontiera. Dall’altra parte del fiume c’erano infatti gli Etruschi, cui probabilmente Poseidonia indirizzava il proprio messaggio di potenza.
I successivi ampliamenti hanno mantenuto lo stesso nucleo focale definito “Sala Cella” che ha ospitato fino al 12 gennaio 2025 la mostra
“Segni Epocali. Fernando Mangone Racconta Paestum”
Esperienza immersiva e multisensoriale, tale da far vivere al pubblico l’atmosfera dell’atelier dell’artista. Tra tele e legni dipinti con colori fluorescenti, la sala si trasforma sotto le lampade di Wood, svelando nuovi dettagli e rievocando le atmosfere della città antica con un linguaggio visivo contemporaneo unico e suggestivo.
Mangone ha dedicato trent’anni della sua vita al racconto pittorico del patrimonio dei Parchi archeologici di Paestum e Velia.
Metope attorno alla cella ben visibili dalla balconata superiore.
La collezione è composta dalla ricca serie di metope arcaiche – databili al 570-560 a.C. – rinvenute presso l’Heraion alla foce del Sele, scolpite nell’arenaria locale e raffiguranti episodi del mito e dell’epica greca. Sono presenti scene delle dodici fatiche di Eracle, del ciclo troiano come il suicidio di Aiace e la morte di Ettore, ma anche altri episodi mitici più o meno noti, come le fatiche di Sisifo, re di Corinto condannato a spingere un masso, la Centauromachia, la Silenomachia, il ratto delle Leucippidi, l’uccisione di Egisto.
Sono scolpite abbassando il fondo all’esterno della linea di contorno delle figure: in questo modo, la parte in rilievo rimane molto piatta. Questo indicherebbe che la raffigurazione, nei suoi particolari, era probabilmente completata dal colore.
Eracle uccide il gigante Alcioneo
Le metope del ciclo più recente mostrano invece bassorilievi di fanciulle danzanti.
Tempio di Athena - Dettagli architettonici
Capitelli ionici
Nella sala adiacente ampio spazio collettivo sulle forme dell’Ekklesiasterion e il corredo funerario dell’Heroon oltre ad una ricca collezione di monete.
Dalla prime monete in argento (530 a.C.) raffiguranti Poseidone e realizzate con la tecnica “incusa” : figura a rilievo al dritto e figura a incavo al rovescio alle successive (480 a.C.) a doppio rilievo con Poseidone al dritto e il Toro di Sibari al rovescio.
Tra i pezzi di inestimabile valore storico e artistico conservati nel museo ci sono le lastre affrescate della celebre Tomba del Tuffatore, unico esempio di pittura di età greca della Magna Grecia.
La decorazione della tomba trovata nel 1968 illustra un grande momento della pittura greca, verso il 480 a.C., caratterizzata dallo stesso spirito dei pittori vascolari dello stile severo.
È una sepoltura a lastroni chiusa da una copertura piana, con affreschi sulle pareti interne.
La scena principale sulla lastra di copertura evoca un paesaggio marino dove le ondulazioni fanno sentire un fremito della superficie dell'acqua, mentre l’uomo che si tuffa in acqua è colto in pieno volo, in un movimento di grande eleganza.
Il tuffo simboleggia il passaggio dalla vita alla morte.
Sulle quattro lastre che costituiscono le parti della cassa sono rappresentate scene tradizionali di simposio e di banchetto (lati lunghi nord e sud) e personaggi in cammino (lati brevi est ed ovest).
I personaggi dei banchetti, a gruppi di due, sono presentati con grande vivacità in diverse posizioni : giocano al cottabo, suonano la cetra o il dìaulos, conversano animosamente allungati o seduti sui letti.
I movimenti si distribuiscono da un gruppo all'altro attraverso le posizioni dei corpi, con i busti mostrati a tre quarti in completa torsione e i volti animati da intense espressioni.
Il pittore ha utilizzato la tecnica a tempera con il procedimento della sinopia (ocra rossa) su di un intonaco di calce e sabbia applicato in due strati dei quali il più sottile, in superficie, ben levigato e liscio, contiene anche una polvere di marmo che gli conferisce brillantezza e consistenza.
Queste pitture permettono di osservare le relazioni che uniscono artisti ed artigiani, pittori e decoratori di vasi. Due degli elementi essenziali della creazione pittorica sono pienamente padroneggianti: il disegno ed il volume dei corpi.
Dal Santuario di Hera sul Sele stampo per cottura di cibo in terracotta
L’arte di guarire. Dal Santuario Meridionale il cippo di Chirone (550 a.C.)
Statuette in terracotta di Hera
Hera in trono con coppa e cestino di frutti, simbolo di fertilità. Protettrice del matrimonio, della maternità e dei giovani armati.
Hera allevatrice di cavalli
Uteri in terracotta
Offerte di armi ad Athena
Il percorso espositivo del Museo Archeologico Nazionale di Paestum è organizzato come uno scavo archeologico, presentando gli strati storici dal più antico al più recente. Si parte dal piano seminterrato con la sezione "Preistoria e Protostoria", per poi salire al piano terra e al primo piano con la sezione "La città greco-lucana" e infine arrivare al secondo piano con la nuova sezione "Paestum: dalla città romana a oggi" dedicata all'archeologo Mario Torelli, scomparso nel 2020, che ne aveva curato il primo allestimento venticinque anni fa.
Aperta al pubblico dal 16 novembre 2024, esplora la storia di Paestum dalla fondazione della colonia latina nel 273 a.C. fino all'età moderna.
Religiosità Spazi pubblici e privati Personaggi di rilievo
Vita quotidiana
Un’attenzione speciale è prestata alle monete provenienti da tesoretti rinvenuti in area urbana e nel territorio.
A Paestum il sileno Marsia emerge come un’icona di libertas. Questa scultura in bronzo proveniente dal Foro racconta molto più di un mito. Gli anelli privi di catene che porta alle sue caviglie rappresentano la libertà politica, sociale ed economica conquistata dai plebei, un simbolo eterno di lotta sociale.
La "riscoperta" di Paestum nel XVIII secolo è documentata attraverso il volume di Giovanni Battista e Francesco Piranesi con vedute dei templi, proveniente dalla collezione del museo, e dieci opere tra incisioni, acquerelli e gouache della Fondazione Giambattista Vico. Queste opere testimoniano l'interesse per Paestum durante il Grand Tour e la sua rappresentazione nell'immaginario dei viaggiatori dell'Ottocento.
Documenti originali e fotografie illustrano l'inizio degli scavi, degli studi e delle ricerche nel Novecento, attività che continuano ancora oggi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico di Paestum.
Preistoria – il rituale funerario delle genti del Gaudo (3500-2500 a.C.) – Sepolture collettive “a grotticella”
Tomba della Finanza. Il defunto tende la mano verso un uomo anziano con la barba, forse un antenato che lo accoglie nel mondo degli Inferi.
Questa tomba monumentale a camera è così chiamata perché scoperta nel 1972 dalla Guardia di Finanza mentre, al porto di Taranto, stava per lasciare l’Italia.
Verosimilmente è la sepoltura di un giovane cavaliere lucano, un membro dell'elite aristocratica che governava la città nel delicato e difficile periodo di passaggio tra la dominazione lucana, evidente nella simbologia a cui richiamano le decorazioni, e quella romana, ormai incombente e rappresentata dal sapiente uso dei colori nella resa delle figure.
Sul lato sn della tomba sono rappresentati due cavalli che trasportano oggetti vari, simbolo della ricchezza della famiglia del giovane … a rimarcare lo status sociale si innesta la splendida figura di un cagnolino, molto probabilmente di razza maltese, in groppa ad uno dei due cavalli.
Sul lato dx una figura femminile offre un ipotetico vaso per libagioni ad un uomo a cavallo, rito propiziatorio che segna la purificazione del cavaliere al ritorno dalla battaglia. I servitori sono raffigurati di dimensioni ridotte rispetto agli altri personaggi per evidenziarne il differente rango.
Tempio di Athena – Santuario Settentrionale
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI
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