E’ sempre un’esperienza molto coinvolgente quella a BARD, dove la storia si intreccia con la natura, la scienza e l’arte.

Entro le mura possenti del FORTE - uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di primo Ottocento - riecheggiano le voci di NAPOLEONE e del CONTE di CAVOUR

Memorabile fu la resistenza opposta a Bard dall’esercito di Vittorio Amedeo II di Savoia alle truppe francesi nel 1704, nel corso della guerra di successione spagnola.

Ma l’episodio militare più noto di cui il Forte fu teatro è l’assedio francese del 1800 nel contesto della Seconda Campagna d’Italia. All’alba del 14 maggio di quell’anno i 40.000 uomini dell’Armée de réserve di Napoleone Bonaparte guidati dal generale Berthier varcarono le Alpi attraverso il Gran San Bernardo per sorprendere l’esercito austro-piemontese che occupava la pianura padana. La calata proseguì speditamente fino a Bard, dove fu arrestata dalla guarnigione austriaco-piemontese a presidio della fortezza. Gli uomini del capitano Josef Stockard von Bernkopf riuscirono a trattenere un gran numero di francesi per 12 giorni prima di capitolare.

Esasperato dall’inaspettata resistenza, Napoleone fece radere al suolo il “vilain castel de Bard”.

Nel 1827 Carlo Felice di Savoia, timoroso di una nuova aggressione francese, promosse il rifacimento del Forte secondo criteri di modernità, affidando il progetto all’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero, ufficiale del Corpo Reale del Genio, che ne fece una struttura d’avanguardia.
 

La supervisione dei lavori venne dunque affidata al giovane Camillo Benso Conte di Cavour. Giunto a Bard nel 1831, per quanti entusiasmi l’impresa potesse suscitare in chiunque, visse purtroppo quest’esperienza come una punizione, una “prigione morale” che lui stesso in seguito definì un “esilio”. La forzata inattività e lo stato di isolamento rappresentarono per lo statista un momento di riflessione importante, che lo portarono ad abbandonare la carriera militare a favore di quella politica. 


I lavori di rifacimento del Forte si protrassero dal 1830 al ’38 praticamente sotto Carlo Alberto di Savoia, divenuto re dello Stato sabaudo nel 1831, alla morte dello zio Carlo Felice che non aveva eredi.

 

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La nuova piazzaforte era costituita da tre corpi di fabbrica disposti su diversi livelli tra i 400 e i 467 metri: l’Opera Ferdinando in basso, l’Opera Vittorio nella zona mediana e l’ Opera Carlo Alberto in alto. Questo sistema a strutture autonome, munite di casematte per l’artiglieria, era in grado di garantire la reciproca difesa in caso di un attacco nemico.
Nel complesso la fortezza era dotata di 283 locali e poteva ospitare fino a 416 uomini (il doppio con sistemazione paglia a terra); i magazzini potevano contenere munizioni e provviste sufficienti per tre mesi e l’armamento contava una cinquantina di bocche da fuoco.

 

Alla fine dell’800 il Forte si avvia al declino: non più coinvolto in episodi bellici di rilievo, fu dapprima utilizzato come bagno penale ed in seguito destinato a deposito di munizioni.

 

FORTE di BARD : da STRUTTURA MILITARE a POLO 

CULTURALE aperto al pubblico nel 2006

 

 

 

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L’ Opera Ferdinando si presenta a forma di tenaglia ed è costituita da due corpi di fabbrica - Inferiore e Superiore. Accoglie le sale del Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere (2017).

L’ Opera Mortai, collocata alle sue spalle, e l’attigua Polveriera con un auditorium da 70 posti, ospitano locali destinati a mostre temporanee (2007-2009).

 

 

 

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L’ Opera Vittorio accoglie le Alpi dei Ragazzi, spazio destinato a laboratori dedicati al tema del cambiamento climatico sulle aree glaciali (2007-2009).

 

 

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Al culmine del rilievo, la più imponente delle tre opere è formata da una cinta su cui si appoggiano tutti i fabbricati e che racchiude al suo interno l' Opera di Gola  - con il relativo cortile, posta a difesa del lato sud - e l’ Opera Carlo Alberto - con il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato. 



Opera Carlo Alberto

Al pianterreno si affacciano gli spazi dedicati alle mostre temporanee (Cannoniere, Cantine, Corpo di Guardia, Scuderie) e lo spazio Vallée Culture.

Nell’ex Cappella dedicata a San Maurizio il Cristo Crocefisso in legno di cirmolo opera di Mario Stuffer.

 

 

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Nel piano interrato si trovano anche le Prigioni, 24 celle di detenzione di dimensioni molto ridotte, circa 1,3X2 metri. Nel corso dell’Ottocento arrivarono ad ospitare decine di prigionieri, in particolare nel corso della terza Insurrection des Socques del 1854 per poi essere trasformate in magazzini viveri della fortezza. Lo spazio ospita un percorso multimediale dedicato alla storia della fortezza.

 

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Il primo piano ospita lo spettacolare Museo delle Alpi che offre una panoramica a 360° della montagna : geologia   idrologia   flora   fauna   insediamento umano   tradizioni   guide alpine  miniere. 

Mostra temporanea TERRE BIANCHE con le foto di Davide Camisasca tra Monte Rosa, Monte Bianco, Gran Paradiso, oltre a Tibet e Mustang !!

 

Camisasca seracchi Monte Rosa

 

Monte Rosa, composizione di seracchi 2013

 

Camisasca cordata Monte Rosa

Monte Rosa, cordate impegnate sulla cresta della Punta Parrot 2012

 

 

BIANCO   NERO   ROSSO  :  

la potenza del gesto, del segno, delle forme

 

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Nelle Cannoniere dell’Opera Carlo Alberto l’arte di

Emilio VEDOVA – Questa è pittura

con le grandi serie dei PLURIMI, il BIANCO e NERO del tragico esistenziale,

la verticalità dei ROSSI fino ai TONDI dell’ultimo periodo …

 

 

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Teatralità nell’allestimento per

Gianfranco FERRE’ dentro l’obiettivo, un percorso inedito dedicato

al grande architetto e stilista a ottant’anni dalla nascita.

 

FERRE



GEOMETRIA     VOLUME      ABITO SCULTURA    

                 MONO ELEMENTO

< Nei miei abiti mi sforzo di condensare sogni ed emozioni, impressioni e passioni e allo stesso tempo ragiono in termini di volumi, di strutture e geometrie che danno all’abito un’identità, una sostanza e una logica >

 

 

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Ph. Michel Compte

 

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Ph. Guy Bourdin

 

FERRE Meisel

Ph. Steven Meisel

 

N Meisel Vogue Italia

 

Vogue Italia, Luglio/Agosto 1988 - Ph. Steven Meisel

E’ il 1988 quando Franca Sozzani arriva a Vogue Italia e per la sua prima copertina, Luglio/Agosto 1988, con il claim “Il nuovo stile” anticipa quella moda che segnerà gli anni 90. Stiamo parlando del minimalismo. A rappresentare il cambiamento c'è la modella Robyn Mackintosh, fotografata da Steven Meisel, che indossa una pura e semplice camicia bianca firmata Gianfranco Ferrè.

 



Appena inaugurata nell’Opera Mortai la mostra fotografica

CONTRASTI . Racconti di un mondo in bilico

della AFP - Agence France-Presse.

 

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Aerei in acqua e Barche fra le nuvole … Sposi e Studenti fra le macerie della guerra … dalla Battaglia delle arance di Ivrea alla Tomatina in Colombia … Prati e Deserti che lambiscono i grattacieli di grandi città …

 

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Il borgo medievale di Bard stretto fra la montagna e il possente forte accoglie i visitatori con le sue fontane, le antiche case con tracce di affreschi e finestre a crociera …

Il ponte pedonale attraversa la Dora Baltea per Hône



Reportage fotografico by Barbara Caricchi

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