Attesa per oggi venerdì 27 marzo, alle 18, la benedizione "URBI et
ORBI" che Papa Francesco impartirà affacciandosi sul sagrato deserto della Basilica di San Pietro a ROMA e verrà condivisa dai fedeli di tutto il mondo attraverso i canali social e delle telecomunicazioni del VATICANO.
Un momento di preghiera comune contro la pandemia del
CORONAVIRUS.
La benedizione "URBI et ORBI" è un fatto eccezionale della liturgia: il Papa la impartisce alla sua elezione al soglio pontificio, a Pasqua e a Natale.
E concede ai credenti l'indulgenza plenaria dai peccati.
"URBI et ORBI" è una locuzione latina che significa "a ROMA e al MONDO" utilizzata in solenni benedizioni pontificie per indicare che esse sono rivolte non solo alla città di Roma di cui il Papa è vescovo, ma a tutto il mondo cattolico.
< Il Pontefice ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento > ricorda la sala stampa della Santa Sede.
L’evento sarà trasmesso in diretta mondovisione su Rai Uno e Tv2000 (canale 28 Dtt e 157 Sky) e potrà essere seguito in più lingue sulla Radio Vaticana.
Il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia durerà circa un’ora.
Nei pressi del cancello centrale della Basilica Vaticana saranno collocati l’immagine
della SALUS POPULI ROMANI e il CROCIFISSO di SAN MARCELLO.
Il Santissimo Sacramento sarà esposto sull’altare collocato nell’atrio della Basilica Vaticana.
SALUS POPULI ROMANI - salvezza del popolo romano,
nell'accezione di protettrice - è il titolo dato nel XIX secolo all' icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino che si trova nella cappella Paolina o Borghese della Basilica di Santa Maria Maggiore.
Tale espressione risale al sistema legale e ai rituali pagani dell'antica repubblica romana. LIVIO ci tramanda che l'augure avrebbe chiesto agli dei il permesso per i pretori di pregare per essa; solo sotto l'impero di COSTANTINO tale titolo venne riferito alla Madre di Dio.
È ritenuta un' icona del primo millennio cristiano,
dipinta secondo la tradizione da San LUCA.
Ridipinta varie volte nel medioevo "è stata datata con sicurezza a quasi ogni possibile periodo compreso tra il V secolo e il XIII".
Per secoli l'icona sovrastò la porta del battistero della basilica e nel 1240 le venne attribuito il titolo di REGINA COELI. In seguito fu spostata nella navata e dal XII secolo fu conservata in un tabernacolo di marmo. Dal 1613 è sistemata sopra l'altare della Cappella Paolina (costruita appositamente per essa).
"La basilica liberiana, oggi chiamata SANTA MARIA MAGGIORE, fu fondata da papa Liberio (352-366) e successivamente restaurata ed ampliata da Sisto III. Papa Liberio selezionò un'immagine venerata che era appesa nell'oratorio pontificio.
Fu verosimilmente portata a Roma da Sant'Elena,
madre di Costantino, nel IV secolo ".
SALUS POPULI ROMANI - Di grandi dimensioni per un'icona (117 x 79 cm), è un dipinto su base di legno di cedro di stile bizantino. L'opera rappresenta la VERGINE che indossa un manto azzurro scuro filettato d'oro sopra una veste violacea, con il BAMBINO GESU’ in braccio: Gesù regge un libro nella mano sinistra, probabilmente un evangelario, e con la destra fa un gesto di benedizione. Il Bambino ha gli occhi rivolti alla madre che rivolge lo sguardo direttamente all'osservatore.
Anche se nessuno dei due indossa la corona, la mappula - una sorta di fazzoletto ricamato cerimoniale, in origine un simbolo consolare, dopo imperiale - nella mano destra della VERGINE rivela MARIA come
REGINA COELI.
Le lettere in greco in alto sullo sfondo dorato identificano Maria come
Madre di Dio, come è solito in arte bizantina (anche Cristo può aver avuto originariamente una scritta identificatoria accanto, dopo riverniciata).
SALUS POPULI ROMANI - Storicamente è la più importante icona mariana di Roma. E’ stata venerata come immagine miracolosa. E’ stata adottata in particolare dai Gesuiti per diffondere la devozione alla Madre di Dio attraverso il movimento del Sodalizio di Nostra Signora.
Nel 593 papa GREGORIO I portò in processione l'icona mariana per far cessare la peste che in quel tempo imperversava su Roma.
Nel 1571 papa PIO V pregò l'icona per implorare la vittoria nella battaglia di Lepanto.
Nel 1837 papa GREGORIO XVI l'ha pregata per chiedere la fine di una epidemia di colera.
E’ stata onorata da Papa PIO XII quando ha proclamato il dogma dell'Assunzione di Maria nel 1950 e l'ha mandata in processione per le vie di Roma nel 1953, per iniziare il primo anno mariano nella storia della Chiesa. Nel 1954 l'icona fu incoronata dallo stesso pontefice come "REGINA DEL MONDO" presso la Basilica di San Pietro.
In tempi più recenti GIOVANNI PAOLO II l'ha eletta protettrice della GMG - Giornata Mondiale della Gioventù .
Il 15 marzo 2020 Papa FRANCESCO ha pregato davanti a quest'icona per implorare la fine della pandemia del coronavirus che colpisce l’Italia e il mondo.
Quella domenica pomeriggio Papa Francesco lasciò il Vaticano in forma privata per raggiungere la Basilica di Santa Maria Maggiore e rivolgere una preghiera alla Vergine, Salus populi Romani. Successivamente, facendo un tratto di Via del Corso a piedi, come in pellegrinaggio, il Santo Padre raggiunse la Chiesa di San Marcello al Corso e pregò per la fine della pandemia.
Coronavirus Covid-19 : il CROCIFISSO di SAN MARCELLO trasportato
nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il momento di preghiera
voluto da Papa Francesco per oggi 27 marzo, alle 18. Il Papa
presiederà in diretta televisiva la funzione dal sagrato della basilica
petrina davanti alla piazza vuota, impartendo al termine la
benedizione URBI et ORBI con la possibilità di ricevere l’indulgenza
plenaria, per chiedere la fine della pandemia.
Il CROCIFISSO in legno del XV secolo è oggetto della venerazione dei
romani da più di cinquecento anni, da quando - nel 1519 - emerse
miracolosamente intatto dall'incendio che devastò la chiesa che lo
ospitava. Tre anni più tardi, nel 1522, venne portato in processione
per tutti i rioni della città, gesto cui venne attribuita la cessazione
dell'epidemia di peste che aveva colpito Roma.
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