4 NOVEMBRE : SAN CARLO BORROMEO
Da giovane suonava liuto e violoncello, amava il fasto, la caccia, le feste e gli scacchi, ma la morte improvvisa del fratello primogenito lo indusse a cambiare vita e diventare sacerdote, conducendo una vita morigerata per il resto dei suoi giorni.
È chiamata PESTE di SAN CARLO la terribile pestilenza che colpì il territorio milanese nel biennio 1576-1577.
Il contagio si verificò durante l'episcopato milanese di SAN CARLO BORROMEO che, proprio nel 1576, aveva ottenuto l'estensione a Milano del giubileo romano dell'anno precedente.
Grande fu l'affluenza a Milano dei fedeli provenienti dalle località circostanti, ma
il giubileo milanese durò solo poche settimane:
il 17 aprile il governatore spagnolo Antonio de Guzman, preoccupato per i casi di peste verificatisi a Venezia e Mantova, limitò prima i pellegrinaggi in città vietandoli poi definitivamente quando a luglio si registrarono i primi episodi anche a Milano e l'11 agosto la pestilenza divenne conclamata.
Mentre il governatore spagnolo e i notabili lasciavano la città per luoghi ritenuti più salubri, l'arcivescovo, allora a Lodi, rientrò subito a Milano e da quel momento, con l'autorità della sua carica e simbolo del cristianesimo militante, si prodigò con ogni mezzo per portare soccorso agli ammalati divenendo l'"unico refrigerio" di Milano appestata.
La PESTE di SAN CARLO è citata nel capitolo XXXI de I Promessi Sposi di Alessandro MANZONI, antecedente a quella ben più grave e descritta nel romanzo stesso, abbattutasi in Lombardia nel 1630, quando arcivescovo di Milano era il cardinal Federico Borromeo, cugino dello stesso san Carlo.
La PESTE di SAN CARLO è stata raffigurata dal pittore Cesare NEBBIA in un famoso affresco eseguito nel 1604 nel salone principale del palazzo dell'Almo Collegio Borromeo di PAVIA.
San Carlo Borromeo soccorre un appestato - Cesare NEBBIA
La scena rappresenta CARLO BORROMEO impegnato in varie azioni benevole nei confronti dei bisognosi.
Il beato (quando l'affresco fu realizzato Carlo era stato da poco beatificato) è raffigurato mentre procede a piedi sostenendo la reliquia del Santo Chiodo, circondato da un lungo corteo di prelati e chierici che prosegue anche nello sfondo.
Il beato torna a essere protagonista sulla destra, figurando nei consueti abiti da vescovo mentre impartisce la comunione a un appestato a letto.
Sulla sinistra, in primo piano, l'attenzione è rivolta al dramma della peste: sono visibili vari cadaveri, riversi a terra l'uno sopra l'altro, mentre a fianco uno di essi sta per essere sotterrato in una fossa.
I QUADRONI di SAN CARLO sono due serie di dipinti su tela esposti nei mesi di novembre e dicembre nel Duomo di MILANO, pendenti tra pilastro e pilastro lungo le navate e i transetti.
Le enormi tele celebrano la vita e i miracoli di SAN CARLO BORROMEO.
Furono commissionate dalla Fabbrica del Duomo ad alcuni tra i più famosi artisti del primo barocco lombardo milanese tra cui il Cerano, il Morazzone e Giulio Cesare Procaccini per accompagnare il processo di canonizzazione dell’arcivescovo Carlo Borromeo.
Iniziata nel 1603 con i Fatti della vita del Beato Carlo (6 x 4,75 metri), la serie dei QUADRONI fu terminata nel 1610 con il gruppo dei Miracoli, di dimensioni inferiori.
CARLO BORROMEO passò gran tempo in sella alla sua mula.
Cardinale e arcivescovo di Milano, per affermare il credo tridentino, alla cui formulazione tanto aveva contribuito, si avventurava in accidentati terreni montuosi, verso parrocchie isolate, a rinfocolare la vera fede in comunità esposte al contagio di confinanti di salda ed espansiva eresia protestante.
È in sella alla celebre MULA BIANCA che CARLO compare nel più straordinario dei QUADRONI del Duomo di Milano.
San Carlo visita gli appestati, tela di Giovan Battista Crespi detto il CERANO (1573-1632)
Il CERANO con realismo far rivivere l’impatto crudo della pestilenza, gli spazi allucinati degli eventi … evoca per i nostri sensi l’incubo in tutta la sua fisicità, con intensità ingombrante.
Il Cardinale Arcivescovo, sulla mula bianca, visita i malati del lazzaretto, porta loro generi di prima necessità e biancheria e tessuti: ha strappato tende e arredi del palazzo arcivescovile per confezionare i giacigli, le lenzuola e le coperte. Un atto di carità sacra e insieme un’ammirevole dispositivo di protezione civile.
Nel terzo centenario della canonizzazione, il 26 maggio 1910 papa Pio X scrisse l'enciclica Editae Saepe in cui celebrò la memoria e l'opera apostolica e dottrinale di
CARLO BORROMEO.
È considerato patrono dei seminaristi, dei direttori spirituali e dei capi spirituali, protettore dei frutteti di mele;
si invoca contro le ulcere, i disordini intestinali, le malattie dello stomaco;
è patrono della Lombardia, del Canton Ticino, di Monterey in California, di Salò, di Portomaggiore (Ferrara), di Rocca di Papa (Roma), Nizza Monferrato (Piemonte), di Castelgerundo (Lodi) e compatrono di Francavilla Fontana in Puglia.
SAN CARLO è spesso raffigurato con degli emblemi caratteristici come il suo motto personale Humilitas (umiltà) e gli abiti cardinalizi, benedicente o nell'atto di comunicare gli appestati.
Tra le caratteristiche fisiche che lo rendono inconfondibile nei ritratti anche d'epoca ritroviamo un naso molto pronunciato.
SAN CARLO BORROMEO attribuito a Enea SALMEGGIA detto il TALPINO - sec. XVII
La sua figura è presente in tutto il mondo cattolico, ma ha avuto particolare fortuna soprattutto oltreoceano, tanto che i sincretismi afroamericani lo hanno identificato con alcuni Loa del Vudù: CARLO BORROMEO è infatti Ogun (divinità) Balindjo e Azaca ad Haiti, e soprattutto Candelo Cedifé a Santo Domingo e a Porto Rico.
Tra le CHIESE più famose dedicate a SAN CARLO BORROMEO:
San Carlo alle Quattro Fontane a ROMA eseguita su disegno di Francesco Borromini,
Chiesa di San Carlo al Lazzaretto a MILANO progettata da Pellegrino Tibaldi,
Karlskirche a VIENNA progettata da Johann Bernhard Fischer von Erlach.
La chiesa di SAN CARLO alle QUATTRO FONTANE a ROMA nel rione Monti fa parte di un complesso conventuale dei Trinitari. Edificato nel XVII secolo ad opera di Francesco BORROMINI è considerato uno dei capolavori dell'architettura barocca.
La chiesa è dedicata a CARLO BORROMEO, arcivescovo di Milano, ma è soprannominata affettuosamente SAN CARLINO dai romani per le sue ridotte dimensioni tanto da coprire con la sua area quella di uno solo dei quattro pilastri che sorreggono la cupola della basilica di San Pietro in Vaticano.
La posa della statua di SAN CARLO nella nicchia principale della facciata avvenne nel 1680.
Sono arrivati a noi molti progetti originali per la chiesa realizzati dal BORROMINI per trovare una soluzione che si adattasse a due importanti necessità: il costo minore possibile, in quanto i frati non disponevano di molto denaro ed il massimo sfruttamento del poco spazio a disposizione.
Grazie al genio dell'architetto il risultato fu elegante ed innovativo.
La chiesa e l'intero complesso conventuale possono annoverarsi tra i massimi prodotti dell'architettura barocca, caratterizzati dalle dimensioni sorprendentemente piccole e dall'estrema semplicità dei materiali, conformemente alla regola e alla spiritualità dei frati dell'ordine dei Trinitari, di origine spagnola e all'epoca appena insediati a Roma (nel 1609, guidati dal padre Gabriele dell'Assunta), ma anche alle idee artistiche del Borromini che ai materiali pregiati preferiva materie umili come l'intonaco e lo stucco, da nobilitare con la tecnica.
La croce dei Trinitari ricorre in tutto l'edificio.
SAN CARLONE – IL COLOSSO DI SAN CARLO BORROMEO ad ARONA
La figura di SAN CARLO BORROMEO è oggi ricordata con uno straordinario monumento, unico nel suo genere: una gigantesca statua posta ad Arona, sul Lago Maggiore e chiamata popolarmente SAN CARLONE per le enormi dimensioni che la contraddistinguono e che la rendono visibile anche a lunga distanza.
Nelle intenzioni della città di Arona, essa avrebbe dovuto essere il culmine di un Sacro Monte a lui intitolato, ma mai completato.
La statua, alta 23 metri, in lamina di rame fissata con rivetti, su un'anima in muratura al cui interno è possibile accedere, ha ispirato la tecnica di costruzione della Statua della libertà
PIAZZA SAN CARLO a TORINO – il “salotto buono” della città sabauda con le chiese gemelle di SAN CARLO e SANTA CRISTINA
foto by Dino BUON SPIRITO
Il progetto della chiesa di SAN CARLO BORROMEO nacque nel 1618 come ampliamento urbano oltre la primitiva cinta muraria della città verso sud, il cosiddetto Borgo Nuovo, già iniziato con la costruzione dell'asse della "Via Nuova" (l'attuale via Roma) e con il progetto di quella che diventerà Place Royale (odierna piazza SAN CARLO).
Il duca Carlo Emanuele I di Savoia ordinò la trasformazione della città in stile barocco, e il cantiere per la chiesa iniziò nel 1619.
Fin dall'inizio la chiesa fu dedicata a SAN CARLO BORROMEO che, da Milano, si recò qui in pellegrinaggio per la Sacra Sindone, trasferita nel 1578 per l'occasione appositamente a Torino per volere del duca Emanuele Filiberto di Savoia.
Sul timpano della facciata non a caso è raffigurato proprio il duca Testa di Ferro.
Il bassorilievo in marmo raffigura infatti
Emanuele Filiberto comunicato da San Carlo (opera di Stefano BUTTI).
“SAN CARLO dal 1973” – lo storico negozio torinese lo scorso settembre 2019 ha lasciato PIAZZA SAN CARLO per trasferirsiun po’ più in là, all’interno del cortile di Palazzo Villa.
Il nuovo negozio collega piazza SAN CARLO e via Lagrange con 800 metri quadrati tra l’antica scuderia dell’Ottocento al piano terra e lo spazio al primo piano.
Un’immersione nel verde tra PROFUMI & ABBIGLIAMENTO
La novità è un atelier esclusivo con sartoria per le confezioni su misura, con oggetti e opere d’arte.
Spazi dedicati al cibo, all’artigianato giapponese e ad incontri letterari e musicali.
TEATRO REALE di SAN CARLO a NAPOLI
Il teatro lirico di Napoli, tra i più famosi e prestigiosi al mondo, fu fondato per volontà di CARLO di BORBONE, costruito da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale per una capienza da 3.000 posti, inaugurato il 4 novembre 1737, proprio in occasione del giorno dell'onomastico del re, dal quale prese il nome.
L' ORCHESTRA del SAN CARLO nasce insieme alla Fondazione nel 1737 per eseguire l'Achille in Sciro, opera inaugurale del teatro di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio.
A Domenico Sarro vennero pagati, con apposita polizza emessa nel dicembre del 1737, 220 ducati «in soddisfazione della composizione del prologo ed opera in musica intitolata Achille in Sciro che si è rappresentata nel Teatro Reale di San Carlo il dì 4 novembre prossimo passato».
L' ORCHESTRA del SAN CARLO negli anni ha sempre avuto un'impostazione teatrale, destinata a prime rappresentazioni di opere scritte, tra gli altri, da Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi.
SAN CARLO : le celebri patatine
Nel 1936 Francesco Vitaloni apre in Via Lecco 18, a Milano, la “ROSTICCERIA SAN
CARLO” intitolata alla vicina chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Il negozio si distingue ben presto per una specialità rivoluzionaria, le “patatine croccanti” che vengono distribuite quotidianamente alle panetterie e ai bar del circondario.
La produzione in pochi anni passa da venti chili al giorno a quantità considerevoli e così il Sig. Vitaloni nel 1940 si trasferisce a Greco e l'azienda prende il nome
“SAN CARLO … le patatine”.
Nel 1955 Alberto Vitaloni, attuale Presidente, subentra al padre e nel 1970 fonda la
“SAN CARLO Gruppo Alimentare S.p.A.” con sede in Via Turati.
Sotto la sua conduzione l'azienda raggiunge numeri impressionanti: a oggi sono 100 le tonnellate di patatine prodotte ogni giorno (oltre a una ricca gamma di snack salati e dolci e di panificati), 4 gli stabilimenti, 2200 i dipendenti, 167 i depositi, 1300 i venditori e relativi furgoni che garantiscono una rete distributiva capillare su tutto il territorio.
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