29 GENNAIO - SAN COSTANZO patrono della città di PERUGIA, assieme a san Lorenzo e sant' Ercolano.
Nelle rappresentazioni sacre è raffigurato con il bastone pastorale e la palma.
COSTANZO è stato il primo vescovo di PERUGIA ,
martirizzato attorno al 170 nei pressi di Foligno durante le persecuzioni dei
cristiani, sotto il regno di Marco Aurelio.
Il nome COSTANZO deriva dal latino e letteralmente significa: che ha fermezza, tenace.
Secondo tradizione venne condotto al cospetto del console Lucio, barbaramente flagellato, quindi immerso nell'acqua bollente, da dove uscì miracolosamente illeso. Ricondotto in carcere, convertì i suoi custodi, che lo aiutarono a fuggire. Rifugiatosi a casa di Anastasio, cristiano, fu di nuovo arrestato e decapitato in una località presso FOLIGNO denominata il Trivio.
Il culto di SAN COSTANZO da PERUGIA si diffuse anche fuori l'Umbria. Nel 1781 fu fatta una ricognizione delle sue reliquie conservate nella
Chiesa di SAN COSTANZO a PERUGIA.
L’occhiolino di SAN COSTANZO
Tradizione vuole che il 29 GENNAIO le ragazze nubili vadano nella Chiesa di SAN
COSTANZO per chiedere se si sposeranno entro l'anno: se guardando il gioco di luci
riflesse sull'immagine si ha l'impressione che SAN COSTANZO abbia fatto
l'occhiolino, allora le nozze ci saranno, altrimenti, per consolazione, il fidanzato regalerà
alla ragazza il tipico dolce, il "TORCOLO DI SAN COSTANZO".
La Chiesa di SAN COSTANZO a PERUGIA nell'ottobre del 2008 è stata elevata alla dignità di basilica minore da papa Benedetto XVI .
Il tempio sorge nel centro storico di Perugia, subito fuori dalla porta di San Costanzo che si apre alla fine di Borgo XX Giugno, e fu eretto sul sito del mausoleo in cui il primo vescovo di Perugia fu sepolto dopo il martirio.
Secondo tutte le redazioni della sua passio, il corpo del Santo fu sepolto nelle immediate vicinanze della città, in un'area denominata Areola fuori Porta San Pietro. In un diploma dell' Imperatore Corrado II del 1027, la zona viene descritta come appartenente al monastero di san Pietro, al quale fu donata per volontà del vescovo Onesto nell'anno 965.
Il primo monumento funebre del Santo risalirebbe all'anno 178 ... successivamente, nello stesso luogo, fu costruita una piccola chiesa, forse denominata San Martino in Ajole.
Nel 1205, sotto il pontificato di papa Innocenzo III, il presbitero Alessio ingrandì e consolidò a sue spese la struttura che fu consacrata dal vescovo Viviano.
Non sono giunte altre cronologie di interventi nella chiesa fino all'anno 1781, quando furono eseguiti lavori nel presbiterio per abbassarlo di due gradini; in quell'occasione fu demolito l'altar maggiore e fu fatta una ricognizione dei sepolcri su cui era stato innalzato: vi furono trovati i resti di COSTANZO e del martire LIVIANO. Il sarcofago di quest'ultimo fu trasferito nella basilica cittadina di San Pietro in cui oggi è usato come vasca ornamentale, mentre quello di Costanzo, costituito da pannelli e fregi presi da un monumento di età classica, fu smembrato e riassemblato per edificare il nuovo altare.
Nel 1825 venne organizzata una grande processione alla presenza delle autorità civili e religiose per traslare nuovamente i resti di SAN COSTANZO dalla basilica di San Pietro dove erano state ricoverate, alla chiesa parrocchiale:
fu inserito, quindi, nell'altare, uno scrigno costruito appositamente contenente le ossa del patrono e furono riconsegnate un'ampolla con il suo sangue raggrumato e diverse altre reliquie, tra cui una lastra di marmo del suo primo sarcofago su cui si dice siano rimaste impresse le impronte del corpo.
Ricostruzione ottocentesca
L'aspetto attuale risale al 1889 quando sono stati eseguiti gli ultimi e più imponenti lavori di riedificazione della chiesa. Il corpo principale fu ricostruito per intero; l'abside e la parete est sono le uniche parti ancora superstiti del tempio medievale insieme alle sculture marmoree del portale, mentre il campanile e il portico esterno che si estende sul lato nord della chiesa, appartengono al rifacimento ottocentesco.
Il portico realizzato in travertino con capitelli istoriati, era utilizzato,
probabilmente, dai contadini del luogo per vendervi i propri prodotti, e,
comunque, aveva funzioni di mercato ed altri scopi profani.
I lavori di riedificazione furono affidati all'architetto perugino Guglielmo Calderini che realizzò la chiesa in stile neoromanico, utilizzando per il rivestimento esterno, la pietra calcarea rosa di Assisi, tipica di gran parte delle chiese umbre.
Per le decorazioni invece utilizzando la terracotta proveniente dalla vicina fornace perugina Francesco Biscarini e Raffaele Angeletti , di via del Labirinto nello stesso borgo di Porta San Pietro.
Nel 1997 il piazzale antistante la chiesa fu livellato per renderlo pianeggiante, mentre tra il 2007 e il 2008 l'intera struttura è stata sottoposta ad accurato restauro sia strutturale che artistico: in particolare, la decorazione interna che col tempo si era seriamente deteriorata è stata riportata a nuova luce.
La Chiesa di SAN COSTANZO a PERUGIA è una struttura a navata unica, terminante sul lato est con un'abside, rimasta quella originale del XII sec.
All'esterno, lungo il lato nord è fiancheggiata da un portico sovrastato da un campanile in stile neoromanico con richiami neogotici. Il tetto è spiovente, sorretto all'interno da capriate lignee.
La facciata presenta un portale, ancora quello originale, costituito da due stipiti in marmo ornati da tralci e animali fantastici, mentre nell'architrave è raffigurato il Cristo benedicente tra i simboli evengelisti, esempio di scultura romanica di fine del XII sec. Tutti gli altri elementi decorativi in terracotta sono pertinenti al rifacimento ottocentesco:
nella lunetta sopra al portale è inserito un bassorilievo in terracotta
raffigurante SAN COSTANZO benedicente a mezzobusto .
Al di sopra del portale c'è il rosone fiancheggiato da altorilievi allegorici che rappresentano i simboli dei quattro Evangelisti. Al di sopra del rosone è il timpano rivestito da un bassorilievo in terracotta che ritrae il Cristo benedicente in trono, all'interno di una mandorla circondata da decorazioni a tralcio e floreali.
La facciata presenta i classici motivi decorativi dell'arte romanica, ed è in linea con lo stile delle altre chiese Leonine umbre, costruite o restaurate per volontà del papa Leone XIII quando era arcivescovo di Perugia.
Madonna con i santi Costanzo, Ercolano, Lorenzo e Ludovico di Tolosa - Pietro PERUGINO
TORCOLO di SAN COSTANZO : pasta di pane lievitata, dal delicato
gusto di ANICE, arricchita da CANDITI , UVETTA , PINOLI
Alla forma del dolce la tradizione associa diverse origini, riconducibili in ogni caso all’evento del martirio del Santo, avvenuta per decapitazione nel 170 circa al tempo dell’imperatore Marco Aurelio.
Per alcuni, quindi, il buco rappresenterebbe il collo decapitato di Costanzo, mentre la forma a ciambella simboleggerebbe la corona tempestata di gemme preziose (i canditi!) che si sarebbe sfilata al momento della decapitazione.
Per altri, invece, il dolce raffigurerebbe la ghirlanda floreale che, dopo la decapitazione di Costanzo, sarebbe stata pietosamente posta sul collo del Santo per nascondere i segni del martirio: i canditi e l’uvetta sarebbero larappresentazione dei petali dei fiori della ghirlanda.
Sull’origine dei 5 tagli praticati diagonalmente sulla sommità del dolce, la tradizione popolare concorda nell’individuarvi le cinque porte corrispondenti ai cinque rioni del centro storico di Perugia (Porta Sole, Porta San Pietro, Porta Susanna, Porta Eburnea, Porta San’Angelo).
18 SETTEMBRE - SAN COSTANZO martire della LEGIONE
TEBEA patrono di VILLAR SAN COSTANZO e co-patrono di SALUZZO
assieme a san Chiaffredo.
I Santi Protettori Costanzo e Chiaffredo nel polittico di Hans CLEMER nella Cappella del SS. Sacramento del Duomo di Saluzzo.
Il capolavoro del pittore fiammingo fu realizzato nel 1500-1501 su commissione dei Marchesi di Saluzzo per la nuova Collegiata, diventata Duomo successivamente.
La complessa storia conservativa che ha caratterizzato la celebre opera è collegata alle vicende storico-politiche e alle trasformazioni che ha subito nei secoli la Cattedrale saluzzese, dedicata alla Vergine Assunta, che le fonti narrano raffigurata nella tavola centrale andata dispersa nel corso dell’Ottocento e alla quale sono presentati
Ludovico II e la moglie Margherita di Foix, rispettivamente dai
Santi Costanzo e Chiaffredo.
Il polittico era composto anche da altre due tavole nel registro superiore, andate distrutte nel 1809 durante una rovinosa caduta a terra nel corso di lavori di tinteggiatura della chiesa.
COSTANZO è stato un militare romano appartenente alla leggendaria
Legione Tebea decapitato sul Monte San Bernardo tra il 303 e il 305 sotto le
persecuzioni di Diocleziano.
A causa della sua connessione con la Legione Tebea, COSTANZO è considerato egiziano di nascita; questo ha portato alla sua venerazione nella chiesa copta.
COSTANZO, sopravvissuto alla decimazione della sua legione si rifugiò in Val Maira, oggi in provincia di Cuneo, con alcuni altri sopravvissuti. Tra questi
Costantino, Dalmazio, Desiderio, Isidoro, Magno, Olimpio, Ponzio, Teodoro e Vittore.
Si dedicarono alla predicazione della religione cristiana, ma tutti, ad eccezione di Costanzo, furono presto uccisi dalle autorità romane.
COSTANZO fu infine decapitato sul Monte San Bernardo.
ABBAZIA di SAN COSTANZO e
CHIESA di SAN COSTANZO AL MONTE
La CHIESA di SAN COSTANZO AL MONTE è uno dei monumenti romanici più interessanti, e allo stesso tempo uno dei meno conosciuti, della regione.
Sorge poco distante (2 Km di sterrato) dal luogo dove era l’ antica
ABBAZIA detta del Villare o di VILLAR SAN COSTANZO,
ricordata già nella sua Cronaca di Saluzzo da Gioffredo della Chiesa nel 1450 circa.
Quest’ ABBAZIA era costruita nel piano, in regione Cannetum (dove oggi è la parrocchiale di Villar), mentre la CHIESA di SAN COSTANZO sul MONTE San Bernardo era la cella che si dice sorta sul luogo del martirio del santo.
L’ABBAZIA di SAN COSTANZO, il cui primo documento storico sicuramente autentico è del 1190, è ricordata nel XV secolo quale fondazione di Ariperto I, mentre, a partire dal XVII secolo, la tradizione storiografica la attribuisce ad Ariperto II (701-712) - re dei Longobardi . L’abbazia benedettina venne poi distrutta dai Saraceni.
La chiesa dell' ABBAZIA DI SAN COSTANZO, a VILLAR SAN COSTANZO, conserva importanti resti archeologici, tra cui una lastra di marmo recante simboli vermiglio logorati dalle mani dei fedeli.
VILLAR SAN COSTANZO ( Ël Vilar San Costans in piemontese, Vilar San Coustans in occitano) è un comune italiano di 1 568 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte.
Diversi comuni in Piemonte riportano il toponimo "Villar", probabilmente di derivazione medievale, quando si parlava la lingua occitana.
Fin dall'epoca longobarda vi operarono i monaci della potente abbazia di San Colombano di Bobbio in provincia di Piacenza. Dal ricco feudo monastico sottoposto alla regola e all'ordine di San Colombano, divenuto benedettino verso il IX secolo, dipendeva infatti l' abbazia di San Dalmazzo di Pedona, che amministrava tutto il territorio del comitato di Bredolo in cui era allora era inserita anche la Val Maira.
La gestione della vallata passò quindi all' ABBAZIA DI VILLAR SAN
COSTANZO (de Canneto), costruita nell' VIII secolo per volere del re longobardo Ariperto II dai monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio (PC), con la Chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli, la cripta e la cappella di San Giorgio.
CHIESA di SAN COSTANZO AL MONTE, capolavoro dell'arte romanico-gotica del XII secolo nascosto nei boschi di Villar, sulle pendici che discendono dal Monte San Bernardo.
Questo santuario, tra i più importanti della Provincia di Cuneo, risale al XII secolo circa ed è un esempio di stile romanico lombardo.
Secondo la tradizione, fu eretto alla fine dell’XI secolo per volere della contessa Adelaide di Susa sul luogo del martirio di SAN COSTANZO, avvenuto il 18 settembre tra il 303 e 305 d.C. (rif. Enrico Collo).
COSTANZO - soldato romano della Legione Tebea che si rifiutò di compiere alcuni doveri militari perché in contrasto con la sua fede cattolica - venne catturato nel bosco dove oggi sorge la chiesa, e qui venne decapitato e sepolto.
Sul luogo dapprima una semplice croce, poi un piccolo sacellum (tempietto), quindi la magnifica chiesa che risale al 1190: un monumento d'importanza eccezionale per la storia religiosa, civile ed artistica del Piemonte e dell'Italia, che in molte caratteristiche architettoniche rievoca la più famosa Sacra di San Michele, in bassa Valle Susa.
La zona absidale di epoca romanica costituisce, unitamente al tiburio
ottagonale, la parte artisticamente più rilevante di tutto il complesso.
SAN COSTANZO AL MONTE - La chiesa ha una struttura articolata e interessante: la parte più antica è costituita dalle tre alte absidi, decorate da lesene e monofore nei paramenti murari e da una serie di archetti nella parte superiore, vicino alla copertura, con inserti in cotto che arricchiscono questi elementi di una vivace cromia rossa. I capitelli degli archetti sono intagliati e decorati con motivi geometrici e fitomorfi tutti diversi l’uno dall’altro.
Anche la cripta risale al primo momento costruttivo della chiesa. Capitelli decorati reggono le volte a crociera. La cripta ricalca esattamente la pianta della chiesa superiore, a tre navate.
La chiesa vera e propria è preceduta da un vestibolo gotico scandito in tre da spesse colonne che sorreggono archi a sesto acuto coperti da capriate lignee; il vestibolo immette sia nella cripta sia nella chiesa, le cui navate sono divise da pilastri cruciformi che reggono archi a tutto sesto e una volta a botte a tre campate.
Nella seconda campata si apre una cupola, coperta all’esterno da un tiburio ottagonale, anch’esso arricchito dagli elementi in cotto che si vedono sopra le absidi.
La parte più recente è l’attuale facciata: costruita tra Sei e Settecento con uno stile molto semplice, si presenta a capanna con doppio spiovente e in essa si aprono tre porte, una più grande al centro e due più piccole ai lati, al di sopra del piano di calpestio e accessibili grazie due piccole scalinate.
Sulla facciata sono ancora visibili tre affreschi rappresentanti SAN COSTANZO e altri due santi, oggi non apprezzabili nella loro bellezza a causa dei segni lasciati dal tempo e dagli agenti atmosferici.
San Costanzo al Monte, affresco del martire sulla facciata della chiesa
Nei primi anni dell’Ottocento, con le nuove leggi napoleoniche, il Santuario fu confiscato e ceduto a un privato e i benedettini cessarono la loro attività monastica; fu parzialmente riacquistato e aperto al pubblico dalla Parrocchia di Villar San Costanzo solo nel 1918.
La proprietà del complesso monumentale è della provincia di Cuneo e della parrocchia di san Pietro in Vincoli di VILLAR SAN COSTANZO: con una convenzione stipulata nel 2011, l'amministrazione provinciale ha affidato San Costanzo al Monte in custodia al comune di Villar San Costanzo.
SAN COSTANZO è legato anche alla nascita leggendaria dei caratteristici
CICIU del VILLAR
COSTANZO, rifugiatosi in zona per sfuggire alle persecuzioni ordinate da Diocleziano, scagliò una maledizione ai soldati che volevano ucciderlo trasformandoli in statue di pietra, ma non riuscì comunque a sottrarsi alla morte.
Nella Riserva Naturale dei Ciciu del Villar si possono ammirare questi singolari ‘ciciu d’pera‘, ovvero ‘pupazzi di pietra’ dal dialetto piemontese.
Si tratta di sculture morfologiche naturali, dalle forma che richiama proprio quella di un fungo, il cui ‘cappello’ è costituito da un masso erratico mentre il ‘gambo’ è formato da terra e pietrisco.
Storicamente si presume che i Ciciu del Villar si siano formati alla fine dell’ultima era glaciale, a causa dello scioglimento dei ghiacciai che provocò l’esondazione del torrente Faussimagna.
La seguente erosione delle pendici del monte San Bernardo e la discesa a valle di una grande quantità di detriti determinò la formazione dei gambi dei funghi di pietra.
I cappelli si sono formati invece in seguito a terremoti e frane che hanno fatto staccare grandi massi dal monte.
Secondo altra leggenda invece, i giganteschi funghi di pietra sarebbero stati creati dalle masche, le streghe piemontesi.
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