Nel cuore della TORINO MANIFATTURIERA e
METALMECCANICA di inizio ‘900.
Il cotonificio MAZZONIS (BIANCHINA) e la Società PARACCHI di Borgata Ceronda
Borgata CERONDA
A partire dalla fine dell’800 tra Corso Svizzera, Via Pianezza e Via Nole, in Borgata CERONDA, erano attivi diversi stabilimenti industriali.
Tra i più importanti, il cotonificio MAZZONIS sorto nel 1896, con il suo stabilimento denominato “Bianchina” che si affacciava sull’attuale Corso Svizzera e dava lavoro a una grande quantità di manodopera femminile residente nel quartiere LUCENTO.
Le giovani operaie furono protagoniste già nei primi anni del ‘900 di intense lotte per la riduzione dell’orario di lavoro e l’aumento salariale.
Oggi nella stessa area della “Bianchina” si trova il Centro Piero della Francesca.
Il complesso, realizzato nel 1978 su progetto dell’architetto Gabriele Manfredi, costituisce uno dei primi esempi in Italia di razionalizzazione degli spazi produttivi e di terziario mediante la creazione di centri specializzati: i 170.000 mq di cui si compone sono connessi da una rete di viabilità interna dotata di servizi comuni e di circa 1.800 posti auto.
Attualmente ospita, accanto a numerose aziende e imprese, anche la Facoltà di Informatica dell’Università di Torino.
In Via Pianezza 17, nel 1901, nasceva invece il tappetificio PARACCHI, il primo del settore in Italia, che negli anni ’40 impiegava oltre 2000 dipendenti.
Lo stabilimento, dismesso negli anni ’80, è stato riqualificato tra il 2005 e il 2009 e riconvertito ad uso residenziale e commerciale.
Comprensorio Paracchi
TORINO SPINA 3 - La rigenerazione della vasta area
post-industriale con la creazione del PARCO DORA :
IRON VALLEY
Dalla seconda metà dell’Ottocento questa è la prima area della città a essere
industrializzata; la Torino industriale nasce qui.
Le grandi industrie metalmeccaniche trasformano radicalmente il paesaggio che diviene presto urbanizzato e luogo di lavoro e di residenza soprattutto per le famiglie di condizione operaia.
Le FERRIERE FIAT … TEKSID
Lo stabilimento MICHELIN
Lo stabilimento delle OFFICINE SAVIGLIANO (SNOS)
Le prime Ferriere Fiat, Laminatoi, treno medio con tabliers scorrevoli, 1910 circa (Archivio Storico della Città di Torino)
Inaugurato nel 1907 con la denominazione di FERRIERE PIEMONTESI , lo stabilimento di proprietà del gruppo francese Ferriére-sous-Jougne fu acquisito nel 1917 dal gruppo Fiat. Destinato alla produzione e alla lavorazione dell’acciaio, si affermò presto come uno dei più importanti stabilimenti del gruppo industriale torinese. Nel corso della seconda guerra mondiale al suo interno vi lavoravano circa 5000 operai. Punto nevralgico dell’antifascismo e della Resistenza torinese, nell’aprile del 1945 le Ferriere Fiat furono teatro di violenti combattimenti tra formazioni partigiane e tedeschi nelle giornate dell’insurrezione di Torino.
Ferriere Fiat, 1977
Nel 1978 le Ferriere confluirono nella Teksid, società che raggruppava tutte le attività metallurgiche e siderurgiche della Fiat. Dopo essere stata assorbita dalla Finsider (IRI) nel 1982, l’acciaieria venne chiusa definitivamente nel 1992 in seguito alla forte crisi che colpì la siderurgia italiana.
La Fabbrica Pneumatici MICHELIN, stabilimento italiano del gruppo francese eretto nel 1906, occupava la vasta area posta sud del fiume DORA, delimitata da Via Livorno, Corso Umbria e Via Daubree.
Nei primi decenni di vita, al suo interno erano impiegati soprattutto operai, fabbri, meccanici e falegnami e il ciclo di lavorazione consisteva quasi completamente in operazioni manuali, dall’impastatura del caucciù per produrre la mescola alla pressatura della gomma sulle tele e all’estrazione degli pneumatici dagli stampi ancora caldi.
Fino agli anni ’50 è lo stabilimento italiano più importante per la produzione di pneumatici per auto, biciclette, moto, mezzi pesanti, agricoli e aerei.
Nel periodo 1930-1960 lo stabilimento subisce importanti trasformazioni e ingrandimenti, arrivando ad occupare nel 1970 circa 6000 dipendenti. L’impianto chiude la sua attività nel 1997.
La Società Nazionale OFFICINE SAVIGLIANO (SNOS), fondata a Savigliano nel 1879, aprì la sua sede a Torino nel 1899 per la produzione di costruzioni meccaniche, metalliche, elettriche, ferroviarie e tranviarie.
Negli anni Venti del ‘900 questo stabilimento si estendeva su un’area di 55.000 metri quadrati, di cui 45.000 coperti, e al suo interno lavoravano oltre 1000 operai.
Nel corso del Novecento fu teatro di grandi mobilitazioni operaie: gli scioperi del 1907, le occupazioni del cosiddetto “Biennio rosso” nel 1920-21, gli scontri insurrezionali per la Liberazione di Torino nel 1945.
L’edificio, visibile oggi, è frutto dell’allargamento del 1917-1918 su progetto dall’ architetto Enrico Bonicelli.
Stabilimento della Società Nazionale Officine di Savigliano – Reparto Meccanica . Trapano - treppiede per mitragliatrice 1915 – 1916
Stabilimento della Società Nazionale Officine di Savigliano – Reparto Meccanica . Filettatrice 1915 – 1916
Durante la guerra c’è la massima occupazione femminile alla Savigliano 1915-1916
Operai all’opera nello stabilimento torinese nel 1915-1916
Il PARCO DORA è l’opera più rilevante nell’ambito della trasformazione urbanistica della SPINA 3. Realizzato sulle aree un tempo occupate dai grandi stabilimenti, è costituito da cinque lotti che di questi conservano il nome:
Vitali, Ingest, Valdocco, Michelin e Mortara.
Ogni comparto integra ambienti naturalistici e preesistenze del passato industriale, conservate e rifunzionalizzate: tra queste la torre di raffreddamento della Michelin, la grande struttura dello strippaggio e la centrale termica delle acciaierie Fiat.
Torre di raffreddamento della Michelin - foto Mauro DRAGONI
Altro elemento fondamentale del parco è il fiume DORA, valorizzato mediante la riqualificazione delle sponde.
Il riuso e la reinterpretazione degli spazi hanno restituito una nuova identità al luogo, oggi parco naturale e culturale e luogo di socialità riconnesso al tessuto vivo urbano.
Il complesso del Santo Volto dell’Arcidiocesi di Torino, edificato tra il 2004 e il 2006, rappresenta uno degli interventi di rigenerazione urbana più significativi realizzati nel contesto della città postindustriale.
Lo studio e la progettazione del complesso, con chiesa, strutture parrocchiali, cappella feriale, casa canonica, uffici della Curia metropolitana e Centro Congressi sono stati realizzati dall’architetto ticinese di fama internazionale Mario Botta.
L’area Vitali è la vasta zona centrale del PARCO DORA che si estende
per 89.000 mq. Qui era attivo l’omonimo stabilimento delle FERRIERE FIAT,
le cui persistenze caratterizzano il paesaggio urbano con la suggestiva
struttura del capannone dello “strippaggio”.
La conservazione degli alti pilastri in acciaio dipinti di rosso e di una parte della copertura ha dato vita a uno spazio multifunzionale attrezzato per vari sport e per ospitare grandi manifestazioni cittadine. La denominazione del capannone deriva dal tipo di lavorazione che in esso veniva svolta: lo “strippaggio”, ossia l’estrazione dei lingotti d’acciaio dallo stampo in cui vengono prodotti.
SALONE AUTO 2018 - area USA
Il lungo muro in calcestruzzo che corre parallelo al capannone delimitava, a sud, il parco rottami dell’acciaieria presso cui confluivano i vagoni con il materiali ferrosi destinati alla fusione.
Area Vitali – Ferriere Fiat, torri di raffreddamento & STREET ART : murales dedicato a Bobby Sands , morto il 5 maggio del 1981 nella prigione speciale di Long Kesh in Irlanda del Nord, dopo un lungo sciopero della fame.
Sin dalla sua apertura al pubblico, l’archeologia industriale del PARCO
DORA si è affermata come location ideale per writers e street artists che hanno colorato molti spazi disponibili con stili e modelli grafici differenti, ma tutti espressione della cultura underground che accomuna Torino ad altre grandi metropoli europee.
Il Lotto Ingest e l’Hortus Conclusus
Il lotto Ingest è il più occidentale del PARCO DORA e si sviluppa nell’area dove un tempo erano attivi i laminatoi dello stabilimento Nole delle FERRIERE FIAT. Collegato al resto del Parco da una passerella, ospita un giardino acquatico e un “hortus conclusus”. L’area Ingest (47000 mq) si sviluppa lungo via Nole, a ridosso dei complessi residenziali di via Valdellatorre e della Chiesa del Santo Volto.
Sull’area corrispondente ai laminatoi sono ancora presenti i pilastri che caratterizzavano le facciate dello stabilimento. Ai loro piedi, i plinti in cemento armato delle fondazioni e le vasche dei treni di laminazione sono stati rifunzionalizzati per ospitare il giardino acquatico.
L’attuale edificio che accoglie l’ “hortus conclusus” fu edificato nel 1952 per ospitare i servizi generali e di manutenzione del reparto Larghi Nastri.
Lo scheletro della struttura che ospitava il reparto
finimento delle Ferriere integrato nel progetto del Centro
Servizi dell’Enviroment Park.
L’ Environment Park è un complesso realizzato con tecnologie in
bioedilizia e architetture sostenibili pionieristiche.
Il progetto preliminare, firmato da Emilio Ambasz, Benedetto Camerana, Giovanni Durbiano e Luca Reinerio, ha avuto come obiettivo quello di riportare alla condizione originaria di green-field un’area che per lungo tempo è stata uno dei principali siti dell’economia e dell’industria torinese e italiana.
La sua realizzazione è terminata nel 2006 con la costruzione del
Centro Servizi, progettato da Stefano Dotta, Alessandro Fassi e Andrea
Moro seguendo principi bioclimatici e di contenimento dei consumi
energetici.
Il Centro è un edificio rivestito da listelli in legno collocato all’interno di un
esoscheletro metallico delle FERRIERE FIAT.
Centro Servizi dell’Enviroment Park - Foto Mauro DRAGONI
STOMBATURA della DORA
Demolizione della copertura della Dora Riparia tratto Valdocco-Mortara, Torino, stato di fatto (in alto) e rendering visuale al completamento (in basso)
La copertura della Dora – TOMBATURA - risale al ventennio 1950-1970: venne realizzata ad opera della FIAT FERRIERE per ampliare l'area dello stabilimento Valdocco, che poteva così estendersi senza soluzione di continuità da via Ceva a corso Mortara.
Ex stabilimento Teksid, ex FERRIERE FIAT Valdocco
Nel 1917, in pieno periodo bellico, la Fiat acquisisce il gruppo delle Ferriere Piemontesi e delle Industrie Metallurgiche, che si trovano nell’area tra il fiume Dora e corso Rosai.
La FIAT si aggiudica così un’impresa specializzata non solo nella
fusione e nella produzione di acciai, ma anche nella realizzazione di
macchine utensili, di parti per auto – ruote e cerchioni – di apparati
elettrici e motori e di comparti per carrozzeria.
Nell’ottica di una politica di ingrandimento delle strutture legata all’incremento della produzione si provvede ancora, tra il 1925 e il 1927, a un ulteriore potenziamento degli impianti; in particolare lo stabilimento di Valdocco ospita l’Acciaieria 1, i laminatoi e il reparto finimenti.
Le tipologie di edificio ricorrenti in queste aree consistono in edifici in muratura e capannoni in carpenteria metallica, di cui rimane testimonianza nell'esoscheletro in ferro che ospita il Centro Servizi dell'Environment Park.
Un altro segno della presenza delle Ferriere è la tombatura della Dora Riparia, che metteva in comunicazione gli stabilimenti Valdocco e Mortara.
La demolizione della copertura ha riportato alla luce il letto del fiume per la
valorizzazione dell’attigua area del PARCO DORA.
Dall’inverno del 1942 fino al 1944 si abbattono sugli impianti delle Ferriere i bombardamenti dell'aviazione alleata che però provocano, nel complesso, danni relativamente modesti. Nello stesso periodo l’attività di opposizione al regime trova nella fabbrica uno dei principali centri.
Malgrado i danni arrecati alle Ferriere dagli eventi bellici ed insurrezionali, la produzione riprende a partire dal 1946.
Le FERRIERE FIAT continuano a lavorare con questa denominazione fino al 1978, anno in cui è costituita la TEKSID, azienda che raggruppa tutte le attività metallurgiche e siderurgiche della Fiat e che, nel 1982, cede i propri stabilimenti torinesi all’IRI.
L’IRI ridistribuisce le attività assegnando alla IAS – Industria Acciai Speciali – lo stabilimento di Valdocco. La cessazione della produzione risale al 1989, mentre la chiusura degli stabilimenti avviene nel 1992 e la loro demolizione nel 2005.
Le FERRIERE FIAT arrivano ad occupare l’intero territorio compreso
tra il fiume Dora, corso Principe Oddone, via Ceva e via Livorno;
assorbendo nel tempo le industrie preesistenti.
Dell'antica area industriale oggi restano soltanto alcune strutture del vecchio stabilimento, restaurate e testimonianze di archeologia industriale.
PONTE via Livorno - foto Mauro DRAGONI
© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati