LEONARDO HORSE PROJECT – MILANO 2019
In occasione del Cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci,
il CAVALLO di LEONARDO è stato protagonista di un grande progetto di
valorizzazione.
13 CAVALLI di DESIGN svelati all’ IPPODROMO SNAI SAN SIRO durante la Design Week hanno poi raggiunto altrettante zone simbolo della città per rendere omaggio al genio del nostro Rinascimento, celebrato anche dalla mostra multimediale “Leonardo da Vinci e la rappresentazione del Cavallo”, in collaborazione con il Museo della Battaglia e di Anghiari.
CAVALLO di LEONARDO opera della scultrice e artista giapponese-americana Nina AKAMU. E’ la statua equestre più grande del mondo, una monumentale opera dal peso di 10 tonnellate e un’altezza pari a 7,30 metri. E’ situata all’ingresso dell’ IPPODROMO SNAI SAN SIRO a MILANO, nel Piazzale dello Sport 16, quindi a poca distanza dalla fermata “San Siro Ippodromo”, sulla linea lilla M5.
CAVALLI a SAN SIRO – MURALES recinzione IPPODROMO
ex GALOPPATOIO MILITARE – Parco del MEISINO a TORINO
Il PARCO del MEISINO fa parte del Parco Fluviale del Po, istituito nel 1990, ed ampliato nel 1995, a tutela dell'intero tratto piemontese del fiume. La Riserva del Meisino occupa una superficie di 245 ettari ed è una delle più interessanti d'Europa , caso unico in Italia di insediamento di una colonia di aironi cenerini all'interno di una città.
Il PARCO del MEISINO è un luogo ideale per passeggiate e birdwatching. Offre percorsi sia asfaltati che sterrati per allenamenti podistici e una pista ciclabile realizzata dal Comune di Torino, oltre a diverse strutture per fare sport, come campi da calcio e da beach volley, e un CENTRO IPPICO proprio nei pressi di una inaspettata SPIAGGIA.
CENTRO IPPICO MEISINO - La struttura è quella della Cascina Coppo, ristrutturata ad opera della cooperativa sociale Mela Cotogna che l’aveva avuta in concessione dal Comune di Torino.
MEISINO BEACH – la SPIAGGIA di TORINO con vista su SUPERGA al confine con San Mauro Torinese, in Borgata Rosa, nella Riserva del Meisino, dove il fiume Stura si congiunge con il Po.
E’ la “spiaggia dell’amicizia” per i torinesi che la conoscono: una ventina di metri di battigia sulla sponda del fiume PO in cui si respira un’atmosfera familiare e rilassata, con bambini che giocano, genitori che prendono il sole, ragazzi che praticano sport , anziani che fanno gare di bocce e bici parcheggiate sotto gli alberi.
Buona parte del merito per la riqualificazione di questo tratto di sponda spetta al signor Mario, un pensionato di origini pugliesi che rastrella la sabbia, sradica le erbacce e pulisce i detriti portati dal fiume; scrive cartelli di benvenuto per accogliere i visitatori, dispone ombrelloni e sdraio e tavolini sotto gli alberi. Un autentico gestore di questo strano lido cittadino!
IL CAVALLO BIANCO – spot pubblicitario VIDAL
Tutti ricordano Cardinero, lo splendido cavallo bianco che corre su una spiaggia fra spruzzi di schiuma marina e schizzi di sabbia. Correvano gli anni ‘80 e la réclame che piaceva a tutti era quella del bagnoschiuma “Pino Silvestre”.
HORSE RACING – CORSA di CAVALLI
IPPICA - sport di prestazione equestre che in genere coinvolge due o più CAVALLI montati da FANTINI (o talvolta guidati senza cavalieri) su una distanza prestabilita, per la competizione. È uno degli sport più antichi.
IPPICA : dal MITO alla STORIA
La gara tra SLEIPNIR – il destriero del dio Odino – e GULLFAXI – il cavallo del gigante Hrungnir nella mitologia norrena .
Odino a cavallo di Sleipnir in un manoscritto islandese del XVIII secolo
Sleipnir , "colui che scivola rapidamente" - di color grigio, con otto zampe, è il migliore cavallo che esista, il più veloce. È in grado di cavalcare il cielo e le acque, e anche lungo gli altri mondi.
Gullfaxi , “criniera d'oro”.
L' IPPICA ha una storia lunga e illustre.
Nell' antica Grecia, nell'antica Roma e nell'Impero Bizantino le CORSE DI CAVALLI erano molto popolari, in particolare le corse di bighe e quadrighe.
Le corse di cavalli erano uno sport delle Olimpiadi antiche, in cui era incoronato vincitore non l'auriga, ma il proprietario del cavallo, che spesso era un tiranno.
A Roma e Bisanzio le corse si tenevano in appositi impianti monumentali, i più famosi dei quali sono il Circo Massimo e l' Ippodromo di Costantinopoli.
In queste due città le scuderie che si affrontavano erano sempre le stesse e si distinguevano per il colore delle vesti e dei finimenti; la plebe cittadina era divisa in vere e proprie "tifoserie" che sostenevano le rispettive scuderie. A Roma questo tipo di corse si celebrò per l'ultima volta nel 549, mentre a Bisanzio esse furono disputate fino alla conquista veneziana del 1204.
Nel Medioevo si tenevano corse di cavalli nelle città, o lungo le strade (palii alla lunga) oppure intorno alle piazze (palii alla tonda o al giro), fra cavalli montati a pelo. Ne sono tipico esempio in Italia i palii e le corse dei Barberi, il più antico dei quali è il Palio di Asti che risale al XIII secolo, mentre il più famoso è il Palio di Siena, che nell'attuale forma risale al 1656.
Dalla metà del XV secolo al 1882, il carnevale primaverile a Roma si è concluso con una corsa di cavalli. Da quindici a venti cavalli senza cavaliere, originariamente importati dalla costa barbaresca del Nord Africa, venivano liberati per percorrere la lunghezza di Via del Corso , una strada cittadina lunga e diritta; il loro tempo era di circa 2 minuti e mezzo.
In tempi successivi, le corse di purosangue divennero popolari tra gli aristocratici e i reali della società britannica, guadagnandosi il titolo di "Sport dei re".
Storicamente, i cavalieri hanno affinato le loro abilità attraverso giochi e gare. Gli sport equestri offrivano intrattenimento per le folle e mostravano l'eccellente equitazione necessaria in battaglia. Le corse di cavalli di tutti i tipi si sono evolute da gare improvvisate tra cavalieri o piloti. Le varie forme di competizione, che richiedono abilità impegnative e specializzate sia da cavallo che da cavaliere, hanno portato allo sviluppo sistematico di razze e attrezzature specializzate per ogni sport.
La popolarità degli SPORT EQUESTRI nel corso dei secoli ha portato alla conservazione di abilità che altrimenti sarebbero svanite una volta decaduto l’utilizzo dei cavalli in combattimento.
L' IPPICA MODERNA si è sviluppata in Inghilterra (ed in particolare a Newmarket) nel corso del XVII-XVIII secolo, dove sono state elaborate le regole dei diversi tipi di gara (galoppo, trotto e ostacoli), e dove è stata selezionata la razza Purosangue inglese.
Re Carlo II (che regnò dal 1649 al 1685) era un appassionato sportivo che diede a Newmarket la sua importanza. Nel 1750 fu formato il Jockey Club per controllare le gare di Newmarket, stabilire le regole del gioco, prevenire la disonestà e creare un campo di livello. Epsom Derby iniziò nel 1780. Le cinque gare classiche iniziarono con il St Leger Stakes nel 1776. Il sistema fu completato nel 1814 con cinque gare annuali.
Newmarket e il Jockey Club stabilirono gli standard, ma la maggior
parte delle gare si svolse per piccoli premi in denaro e un enorme
prestigio locale nei campi dei proprietari terrieri e nelle città
emergenti.
Il sistema di scommesse era essenziale per il finanziamento e la crescita dell'industria e tutte le classi partecipavano dai poveri ai reali. L'alta società aveva il controllo per tenere l'elemento criminale lontano dalle scommesse. Con soldi veri in gioco, il sistema necessitava di fantini, istruttori, stallieri ed esperti di allevamento qualificati, aprendo così nuove prestigiose carriere per gli uomini rurali della classe operaia.
Con il termine IPPICA si indicano le discipline dell' equitazione sportiva dove
il cavallo corre su pista accompagnato (IPPODROMO).
Nelle corse al galoppo si utilizza un cavallo purosangue (prevalentemente il purosangue inglese), che viene montato dal fantino, che è sollevato su una sella piccola e leggera.
Nelle corse al trotto si utilizza il cavallo trottatore, il cui guidatore (driver) siede su di un piccolo calesse a 2 ruote, detto "sulky".
Specialità meno diffuse sono: le corse di trotto montato (cavallo al trotto ma con fantino in sella), corse di trotto per pariglie (due cavalli appaiati con un unico sulky), le corse all'ambio.
L'allevamento di questi cavalli atleti richiede grande dedizione e passione. I cavalli vengono destinati alla preparazione per le corse all'età di 18 mesi e iniziano a correre dal secondo anno di vita. La selezione avviene sia nel campo genetico che in quello morfologico.
L' IPPICA è tipicamente suddivisa nelle seguenti specialità:
- trotto
- trotto tradizionale
- trotto montato
- pariglie
- galoppo
- corse in piano
- corse a ostacoli (steeple-chases e cross country)
trotto
galoppo salto ostacoli
CAVALLI ALATI di TARQUINIA - civiltà etrusca
MONUMENTO EQUESTRE
Statua equestre di Re Luigi XIV di Gian Lorenzo BERNINI a VERSAILLES.
Esistono altre due copie della statua, una nel Musée du Louvre e l’altra in Svizzera.
Gian Lorenzo BERNINI poco dopo la metà del Seicento era uno degli scultori più ammirati e riconosciuti in Italia ed in Europa, e grazie alla sua fama, riuscì ad entrare in contatto con il Re Luigi XIV e successivamente realizzare una statua di quest’ultimo.
Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni di Andrea del VERROCCHIO.
1480-1488, fusione in bronzo, altezza della statua 395 cm. VENEZIA, Campo San Zanipolo.
E’ considerato il secondo monumento a cavallo dopo quello di Donatello.
Monumento Equestre al Gattamelata di DONATELLO.
1445-1453 - bronzo - Piazza del Santo, PADOVA
Eretto in onore del condottiero della Repubblica di Venezia Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, risale al periodo tra il 1446 e il 1453. Misura 340x390 cm, con lo zoccolo di base di 780x410 cm.
Si tratta della prima statua equestre di grandi dimensioni fusa dai tempi dell'antichità ed una delle prime opere scultoree dell'epoca moderna svincolate da un'integrazione architettonica (come ad esempio il sottostare in una nicchia): l'opera si propone infatti come forma autonoma, che si rapporta nello spazio solo con il suo volume, senza altri limiti.
Statua equestre di Marco Aurelio (Equus Marci Aurelii Antonini) - scultura bronzea dorata raffigurante l'imperatore Marco Aurelio a cavallo, collocata nel XVI secolo nella piazza del Campidoglio a ROMA, per poi essere sostituita da una copia. L'originale di questa statua è custodito nel prospiciente Palazzo dei Conservatori.
Si tratta dell'unica statua equestre di epoca classica giunta integra all'epoca contemporanea. La statua fu eretta nel 176 d.C. e sulla sua originaria collocazione ci sono varie ipotesi, alcuni dicono si trovasse nel Foro Romano, altri a piazza Colonna, dove si trovava il tempio dinastico che circondava la colonna Antonina.
Certo è che nell' VIII secolo la statua venne spostata sul Laterano. La statua si salvò dalla fusione grazie alla sua errata attribuzione all'imperatore Costantino, primo imperatore cristiano, per cui venne chiamata ”Caballus Constantini”; va ricordato che nel medioevo il valore intrinseco delle statue di bronzo era notevolissimo ed i profitti derivati dalla vendita del metallo enormi.
Fu poi spostata da Paolo III sul Campidoglio nel 1538, poiché sul colle era stata insediata l'autorità cittadina fin dal 1143 (i nomi scritti sotto la statua: Agvstinvs Trincivs, Iacobvs Bvcca Bella, Caesar De Magistris, erano gli assessori all'urbanistica del tempo, "Le porpore di Casa Farnese"). In occasione del posizionamento della statua nella piazza, venne istituita la carica onorifica di "Custode del Cavallo" che era assegnata dal Papa ad un nobile, con tanto di retribuzione, non monetaria ma con generi di natura varia.
Nel 1539 Michelangelo ne decise l'esatta collocazione e così la
statua divenne il punto di riferimento della piazza.
Nel 1979 un attentato dinamitardo al vicino Palazzo Senatorio danneggiò il basamento marmoreo della statua. Le indagini disposte in quell'occasione constatarono la presenza di fessure sulle zampe del cavallo e un grave processo di corrosione su tutta la superficie, al che si decise che la statua andava restaurata e preservata per le future generazioni. I lavori di restauro iniziarono nel gennaio del 1981 presso l'Istituto centrale per il restauro. La statua non fu più posta in piazza del Campidoglio, dove fu invece sostituita da una fedele riproduzione realizzata con il laser.
Monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, comunemente noto col nome
piemontese di Caval ëd Bronz (cavallo di bronzo) - opera di Carlo Marochetti collocata in piazza San Carlo a TORINO nel 1838.
Questo monumento è uno dei simboli della stessa città di Torino. Dai contemporanei, per l'imponenza e la maestosità, venne considerato degno di rivaleggiare con le più famose sculture equestri di Bartolomeo Colleoni o del Gattamelata.
Monumento equestre a Giuseppe Garibaldi - imponente statua bronzea situata a LA SPEZIA, nei Giardini Pubblici del centro storico della città. È un'opera interessante anche per la rara soluzione di scultura equestre con il cavallo impennato.
Già dal 1882 a La Spezia era nata l'intenzione di erigere un monumento a Garibaldi, a ricordo dei suoi ripetuti soggiorni nella città. Il generale Garibaldi infatti era stato alla Spezia per ben tre volte: la prima volta nel 1849 dopo le vicende della Repubblica Romana, la seconda (al Varignano) nel 1862 dopo la ferita di Aspromonte e la terza nel 1867 dopo la battaglia di Mentana.
Indetto dunque un concorso fra gli scultori italiani, la Commissione esaminatrice scelse il bozzetto proposto da Antonio Garella. Dopo lunghe discussioni venne scelta anche la località cittadina dove il monumento avrebbe dovuto sorgere: i Giardini Pubblici.
Furono tagliati gli alberi di arancio nel luogo prescelto e vi venne posato il basamento di pietra del Romito.
L'inaugurazione avvenne il 1° giugno 1913 alla presenza di un gruppo di reduci garibaldini, delle autorità cittadine e di una grande folla.
I festeggiamenti continuarono per ben tre giorni tra concerti bandistici e corali, inni composti dai maestri Pietro Cerresi e Domenico Cortopassi, gare di canottaggio e corse ciclistiche.
Il monumento in bronzo pesa 6 tonnellate ed è uno dei rari monumenti equestri al mondo in cui il cavallo è rappresentato rampante e quindi si regge solo sulle zampe posteriori.
Nel 2008 è stata eseguita una campagna diagnostica per accertare lo stato di conservazione del monumento e la sua stabilità. In quell'occasione è stato applicato un supporto in metallo sotto la pancia del cavallo per evitare possibili cedimenti, in previsione del restauro.
Il Monumento equestre a Giovanni Acuto è un affresco (820x515 cm) del 1436 di Paolo Uccello, situato nella parete interna sinistra della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di FIRENZE.
Fu realizzato in memoria del condottiero inglese, morto a Firenze nel 1394. L’artista si ispirò al Marco Aurelio, il più celebre dei monumenti equestri e, per rendere l’effetto di una scultura bronzea, stese il colore a monocromo, in verdeterra. Dal punto di vista prospettico l’opera presenta due diversi punti di fuga: il basamento è scorciato dal basso mentre cavallo e cavaliere sono ritratti frontalmente.
L'opera fa pendant al vicino Monumento equestre a Niccolò da Tolentino (1456) di Andrea del Castagno.
NAPOLI - Piazza del Plebiscito.
Le statue equestri dei Borbone : Carlo III e Ferdinando I di Antonio CANOVA.
La statua equestre in bronzo di Carlo III di Borbone re di Spagna,
Napoli e Sicilia fu realizzata da Antonio CANOVA.
Il monumento equestre a Ferdinando I di Borbone venne di fatto completato da Antonio CALI’ (Catania, 17 novembre1788 – Napoli, 3 marzo1866) - scultore e pittore italiano operante all'inizio del XIX secolo.
Dapprima frequenta e conclude gli studi all'Accademia di belle arti di Napoli, dov'è allievo del padre, in seguito ottiene un pensionato reale di soggiorno a Roma, dove prosegue la sua formazione con Bertel Thorvaldsen e Antonio Canova.
Nel 1822 muore CANOVA e, dopo un concorso, a CALI’ è affidato il compito di terminarne il capolavoro in bronzo che aveva in lavorazione:
il monumento equestre a Ferdinando I di Borbone.
Stallone ferito (bronzo 1958) realizzata dallo scultore Francesco MESSINA.
Stallone ferito – monumento di Francesco MESSINA a CATANIA.
TROJAN HORSE ( CAVALLO di TROIA ) - nell'ambito della sicurezza informatica indica un tipo di malware. Il trojan nasconde il suo funzionamento all'interno di un altro programma apparentemente utile e innocuo: l'utente, eseguendo o installando quest'ultimo programma, in effetti attiva anche il codice del trojan nascosto.
L'etimologia della parola deriva dal CAVALLO di TROIA ed indica il modo in cui il programma penetra nel sistema: presentandosi come un software utile e apparentemente sicuro, l'utente lo esegue di sua spontanea volontà, avviando al contempo anche il malware.
Nel 1985 uno dei primi TROJAN , denominato Gotcha, fu in grado di creare molti danni. Il programma si presentava come un visualizzatore grafico di file, mentre il suo vero intento era di eliminare i dati presenti sul disco.
L'azione di diffusione dei trojan è attribuita a individui denominati "hackers". Famoso nel 2011 il caso del "Trojan di stato" della Germania, utilizzato a fini di spionaggio fin dall'anno 2009 in seguito a una specifica ordinanza del Tribunale che ne permetta l'uso nei confronti del soggetto finale.
L’inganno del CAVALLO di TROIA, il 24 aprile del 1184 a.C.
La storia vuole che, dopo oltre un decennio di strenuo assedio, i Greci decisero di rinunciare alla conquista della città, e di far ritorno in patria. Fingendo la resa, lasciarono sulla spiaggia un imponente CAVALLO di LEGNO in segno propiziatorio e in offerta agli dei, per poi ripartire. Ma, al suo interno, vi era nascosto l’impavido Ulisse accompagnato dalla sua compagine di valorosi guerrieri.
Certi che si trattasse di un dono inviato dagli dei, i Troiani portarono il cavallo all’interno della città, oltre le mura, nonostante le profezie inascoltate della famigerata Cassandra, la quale, già in precedenza, aveva profetizzato la caduta di Troia. Quando il cavallo fu portato in città, il suo grido restò inascoltato, soltanto Laocoonte le crebbe e si associò alla sua protesta, venendo poi punito da Atena secondo la leggenda.
Un greco, di nome Sinone, convinse il re che l’imponente cavallo fosse un vero e proprio regalo. Durante la notte, mentre i troiani dormivano, i greci, nascosti all’interno del cavallo, aprirono le porte della città, ignara dell’imminente assedio. Altri attraccarono con le navi presso un’isola vicina, Tenedo. Il colpo riuscì ”col favore delle tenebre” e i troiani furono facilmente preda dei greci. La città fu data alle fiamme.
La cultura occidentale ha come patrimonio culturale l’Iliade e l’Odissea, divenuti strumenti di indagine storica per la conoscenza di tutto il mondo antico. E le fonti, negli anni, hanno accreditato ad Omero, l’autore del fondamentale poema di Ilio (iliade), ovvero Troia, in cui egli stesso ha narrato dell’assedio e l’inganno perpetrato alla città di Troia, da parte dei Greci in età Micenea.
Alle sue scritture negli anni, si sono uniti i vari studi su quell’epoca, che hanno ricevuto poi un cospicuo contributo dalle scoperte archeologiche di Heinrich Schliemann, fatte in Turchia. Grazie a questi materiali si è potuto ipotizzare l’esistenza reale della leggendaria Troia.
ADELASIA e ALERAMO by Barbara CARICCHI - ARTIVA
LA CORSA di ALERAMO by Barbara CARICCHI - ARTIVA
Sciolgo le trecce e i CAVALLI
Corrono
E le tue gambe eleganti
Ballano
Balla per me
Balla balla
Tutta la notte sei bella
Non ti fermare ma balla,
Fino a che
Non finiranno le stelle
L'alba dissolva il tramonto
Io non completi il mio canto
E canto te
“Balla” canta Umberto BALSAMO
Reportage fotografico a MILANO by Barbara CARICCHI
Reportage fotografico a TORINO by Mauro DRAGONI
Rif. articolo LEONARDO – sez. Luoghi dell’Arte
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