Ebbe inizio il 14 maggio quando le truppe franco-spagnole (oltre 40mila
uomini) si appostarono strategicamente di fronte alla CITTADELLA.
Due giorni prima si era verificata l'eclissi totale di Sole del 12 maggio 1706, che alle ore 10:15 aveva oscurato la volta celeste, facendo risaltare la Costellazione del Toro. Il Sole era per antonomasia il simbolo di Luigi XIV (detto il Re Sole) e questo avvenimento dette grande slancio agli animi dei torinesi, che si immaginarono una facile vittoria.
Gli assedianti sapevano di avere poco tempo a disposizione, in quanto il cugino del Duca, il Principe Eugenio di Savoia, comandante in capo delle truppe imperiali, dopo alcuni scontri vittoriosi contro i franco-spagnoli, stava marciando alla testa di un'armata di soccorso composta da circa 20mila uomini alla volta di Torino.
Il 17 giugno Vittorio Amedeo II lasciò Torino alla testa di 4mila cavalieri dando vita ad una lunga serie di azioni di guerriglia nel basso Piemonte che avevano lo scopo di distogliere il maggior numero possibile di truppe dall'assedio della capitale.
L'armata imperiale arrivò in Piemonte a fine agosto … il Principe Eugenio alla testa dell'avanguardia giunse a Villastellone, nei pressi della capitale sabauda. Lì fece accampare i suoi soldati esausti e andò ad incontrare il cugino Vittorio Amedeo nella notte del 29.
Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 un folto numero di granatieri francesi, sopraffatte le guardie all'ingresso, penetrò nella Galleria della Mezzaluna di Soccorso, minacciando di arrivare al cuore della CITTADELLA.
Pietro Micca, uno dei soldati minatori, quella notte addetto alla sorveglianza di un'importante scalinata che collegava il primo al secondo livello sotterraneo, intuì il pericolo e, sprangata la porta, provò a farla saltare con un barilotto da 20 chili di esplosivo.
La miccia (forse bagnata) tuttavia non funzionò e Pietro Micca decise di utilizzarne un'altra, molto più corta.
< Vai, che sei più lungo di una giornata senza pane! > avrebbe detto al compagno che era con lui. Quindi accese la seconda miccia, tentando di fuggire, ma il suo corpo fu dilaniato dall'esplosione e fu trovato a quaranta passi dalla scalinata.
Il 2 settembre i due Savoia salirono sulla collina di SUPERGA, da cui si domina l'intera città, per studiare la tattica di controffensiva e decisero di aggirare il nemico impiegando il grosso dell'esercito ed una parte della cavalleria verso la zona nord-ovest della città, la più vulnerabile, anche se ciò comportava un grosso rischio per la vicinanza delle linee francesi.
Il 5 settembre a PIANEZZA fu intercettato dalla cavalleria imperiale uno dei convogli diretto al campo francese. Grazie a Maria Bricca fu possibile introdursi lì dentro da un passaggio segreto. Si trattò di un importantissimo successo strategico da parte del principe Eugenio di Savoia; i francesi avrebbero combattuto con le munizioni razionate.
Il 6 settembre la manovra di aggiramento portò le truppe sabaude a posizionarsi fra i fiumi Dora Riparia e Stura di Lanzo.
Lo scontro finale si ebbe il 7 settembre quando le forze austro-piemontesi si disposero sull'intero fronte e respinsero ogni tentativo di controffensiva dei franco-ispanici.
Il piano del principe Eugenio prevedeva lo sfondamento dell'ala destra francese, da effettuarsi tramite le disciplinate fanterie prussiane del principe Leopoldo I di Anhalt-Dessau. L'attacco, su questo lato, fu particolarmente sanguinoso, e solo al quarto tentativo i prussiani riuscirono a vincere la resistenza francese. In particolare il reggimento La Marine, che difendeva l'estrema destra francese, si ritrovò senza più munizioni nel bel mezzo dell'attacco decisivo e, senza rinforzi e rifornimenti disponibili, andò in rotta.
A questo punto, dopo aver respinto il contrattacco della cavalleria dell'Orléans, la vittoria era solo una questione di tempo.
La cavalleria imperiale fu riorganizzata dal principe Eugenio per distruggere definitivamente quella avversaria, attacco al quale partecipò anche Vittorio Amedeo II.
Numericamente inferiori, i francesi furono costretti alla fuga verso i ponti del Po, abbandonando al proprio destino l'ala sinistra.
Le forze imperiali del centro e dell'ala destra avevano il compito di tenere impegnate le truppe francesi contrapposte. Un tentativo di attacco riuscì a portare alla rottura temporanea del fronte dell'Orléans, il quale si vide costretto ad intervenire con parte della cavalleria per chiudere la falla. In questa azione fu ferito e il Marsin venne colpito a morte.
LUCENTO, potentemente fortificato e difeso da due dei migliori reggimenti francesi, Piemont e Normandie, non venne mai occupato da un assalto, ma fu abbandonato dai difensori, dopo aver coperto la ritirata dei reparti che coprivano il centro e la sinistra francese.
Vittorio Amedeo II e il principe Eugenio di Savoia entrarono nella
città ormai liberata da Porta Palazzo e si recarono al Duomo per
assistere ad un Te Deum di ringraziamento.
Sulla collina di Superga, a ricordo della vittoria, venne fatta costruire dai Savoia l'omonima Basilica nella quale tuttora, ogni 7 settembre, viene celebrato un Te Deum.
ASSEDIO di TORINO 1706
316° anniversario 2022 . Celebrazioni iniziate il 29 agosto con la notte di Pietro Micca.
Cambio della Guardia d’Onore all’ingresso di PALAZZO di CITTA’, già nel 1706 sede dell’Amministrazione comunale.
Suono dei tamburi Ordini in piemontese antico Uniformi storiche del 1706
Monumento al Principe Eugenio di Savoia
Onori al Principe Eugenio di Savoia, liberatore di Torino a capo
dell’esercito imperiale di soccorso.
Monumento al Principe Eugenio di Savoia
Al Maschio della CITTADELLA gioco dell’oca a tema militare nel grandioso salone a pian terreno.
Fervono i preparativi per la battaglia …
Nei pressi del Museo Pietro Micca dopo la benedizione dei vessilli si rende onore ai soldati sabaudi e francesi caduti negli scontri del 1706.
Benedizione dei vessilli
Onore ai soldati sabaudi e francesi caduti negli scontri del 1706
Il corteo della rievocazione storica all’interno del perimetro
dell’antica Cittadella, con tre tappe storiche commentate al Pozzo
Grande o Cisternone, al Forte del Pastiss e al Rivellino degli Invalidi.
Caserma Pietro Micca e Cisternone
POZZO GRANDE - All'interno della CITTADELLA rivestiva particolare importanza il CISTERNONE, un edificio circolare situato al centro della piazza d'armi. Questo pozzo assicurò per tutto il periodo una costante riserva d'acqua che prendeva rifornimento dalla falda freatica sottostante, aspetto di non poco conto in una situazione di assedio. Il suo diametro misurava ben 20 metri, emergeva di due piani da terra per poi scendere di 22 metri fino alla falda raggiungibile con una ampia rampa elicoidale, la sua concezione non ebbe uguali in nessun'altra fortezza europea.
Via Papacino e Fortezza sotterranea del Pastiss
FORTE DEL PASTISS - Nell’anno 1571 il duca Emanuele Filiberto di Savoia diede inizio a un progetto molto ambizioso: quello di dotare i bastioni della cittadella rivolti verso la campagna di tre casematte difensive poste in posizione avanzata. A causa dei costi notevoli e del prolungarsi dei lavori, il progetto non fu completato e venne costruita unicamente la casamatta prospiciente il bastione di San Lazzaro, detta “Pastiss” (Pasticcio) per la sue architettura estremamente complessa.
L’opera, conclusa nel 1574, presenta un fronte esterno a profilo trilobato, formato da una muratura di 2,80 metri di spessore e di 140 metri di lunghezza, nella cui fondazione fu ricavata una galleria di contromina.
L’opera comunicava con la Cittadella per mezzo di un ampio passaggio che, dopo aver attraversato il fossato, si trasformava in galleria raggiungendo il bastione.
Corso Galileo Ferraris e Rivellino degli Invalidi
RIVELLINO DEGLI INVALIDI – Area Archeologica
Primo recupero di opere fortificate di “superficie” della Cittadella di Torino dai tempi della sua demolizione, nella seconda metà del XIX secolo.
Monumento a Pietro Micca
Arrivo ai Giardini del Maschio
Rif. articolo SETTEMBRE 2022 nella sezione Storie
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI e Mauro DRAGONI
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