Altro sorprendente appuntamento tra storia e arte a SPINETTA MARENGO nei pressi di ALESSANDRIA con la celebre cittadella.
Il MARENGO Museum dove svetta la statua di NAPOLEONE racconta la celebre battaglia … l’inattesa vittoria francese del 14 giugno 1800.
FRANCIA e AUSTRIA PARIGI e VIENNA
1800 : Assedio di GENOVA (fino al 4 giugno)
Il generale Massena è asserragliato a Genova : gli Inglesi via mare bloccano il porto … gli Austriaci di Melas via terra intrappolano la città affamata …
Napoleone attraversa le Alpi a dorso di mulo … i cannoni smontati
su slitte trainate nella neve …
Il Museo della battaglia di Marengo è il più antico museo
napoleonico al mondo, nato nel 1847 all'interno di Villa
Delavo.
Il museo possiede un parco recintato con al suo interno una cappella del milite ignoto contenente alcuni resti dei 2.000 soldati morti solo nella giornata del 14 giugno 1800 nella battaglia. Nel parco vi è anche una colonna alta 4 metri con in cima un'aquila napoleonica dell'epoca della battaglia. Essa è stata prima rimossa sotto la dominazione austriaca e poi ritrovata da Gabriele D'Annunzio non si sa come nella città di Fiume e riposizionata nel 1922 nel parco del museo di Marengo durante il Regno d'Italia.
NAPOLEONE rimase sempre legato al ricordo di Marengo, a cui fece spesso riferimento nel corso di altre battaglie come nello scontro di Friedland combattuto nel 1807, sempre il 14 giugno. Il cavallo preferito di Napoleone, che lo accompagnò a Austerlitz, Jena, Wagram e Waterloo, venne chiamato da Bonaparte proprio Marengo, in onore dello scontro con gli austriaci. Per celebrare il buon esito della battaglia, nel 1801 Napoleone fece coniare il "marengo d'oro"; si trattava di una moneta in oro del valore nominale di 20 franchi recante l'iscrizione l'Italie délivrée a Marenco.
Durante la battaglia di Waterloo fu più volte sentito imprecare dai suoi sottoposti "oh, se avessi qui il mio generale Desaix... lui sì che saprebbe come risolvere la situazione..." poiché gran parte del merito della vittoria francese a Marengo dipese dall'arrivo delle fresche truppe di Desaix, mentre a Waterloo Napoleone attese invano l'arrivo delle forze di Grouchy (che aveva con sé un terzo dell'esercito francese). Il 5 maggio 1821, a Sant'Elena il corpo dell'imperatore venne avvolto dall'aiutante Marchand nel mantello azzurro che egli aveva indossato a Marengo. In punto di morte, e in preda al delirio, Napoleone avrebbe pronunciato sia il nome di Marengo che quello di Desaix e sembrò rivivere la battaglia.
BATTAGLIA di MARENGO
La battaglia fu combattuta nel corso della seconda campagna d'Italia, durante la guerra della seconda coalizione, tra le truppe francesi dell'Armata di riserva guidate dal Primo console Napoleone Bonaparte e l'esercito austriaco comandato dal generale Michael von Melas.
Lo scontro iniziò di primo mattino con l'attacco a sorpresa
degli austriaci, che mise in grave difficoltà Bonaparte.
Alle otto in punto di sabato 14 giugno 1800 le truppe austriache uscirono su tre colonne dalla città di Alessandria, attaccando di sorpresa le truppe francesi del generale Gardanne, che avevano trascorso la notte nell'abitato di Marengo, nella zona della Cascina Pederbona. Non pioveva più, ma le eccezionali precipitazioni che si erano susseguite nei giorni precedenti avevano trasformato la pianura piemontese in un vero e proprio acquitrino, rendendo difficoltoso per entrambi gli schieramenti il trasporto di fanteria, cavalleria e artiglieria. Gli austriaci, attraversata la testa di ponte sulla Bormida, attaccarono le truppe francesi attestate al di là del fiume.
Le truppe francesi, dopo una strenua resistenza, sembravano condannate alla disfatta; quando la sconfitta appariva inevitabile, l'arrivo nel pomeriggio dei reparti di rinforzo guidati dal generale Louis Desaix permise a Bonaparte di contrattaccare e sbaragliare il nemico.
Napoleone: < Bene, che ne pensi? >
Desaix: < Questa è una battaglia completamente perduta, ma sono soltanto le due e vi è il tempo per vincerne un'altra. >
by Keith Rocco
Sabretache (borsa piatta da cintura) del soldato di cavalleria con sciabola.
12° Reggimento degli Ussari
Vivandiera e soldato ferito con moschetto
Sentinella austriaca
Alla fine della giornata il Primo console aveva concluso la battaglia
con una grande vittoria e l'esercito austriaco era in rotta a ovest del
fiume Bormida; il giorno seguente il generale von Melas chiese un
armistizio.
Il generale Desaix, principale artefice della vittoria francese, non poté godere dei suoi meriti, in quanto perì nello scontro a causa di un colpo di moschetto al cuore nella zona compresa fra Cascina Grossa, San Giuliano Vecchio e Torre Garofoli.
Fu ritrovato a sera vestito solo di una camicia bianca, derubato degli altri indumenti, dal suo aiutante di campo il signor Savary e da questi trasportato avvolto in un mantello in groppa a un cavallo fino al quartier generale di Napoleone a Torre Garofoli. Venne riconosciuto per via dei suoi capelli lunghi e delle ferite che aveva in viso.
Napoleone, rimasto scioccato dall’accaduto, dispose l' imbalsamazione del corpo del generale caduto; durante l'estrazione del cuore venne notato che esso era gravemente lesionato da una pallottola penetrata dalla schiena: probabilmente Desaix era stato colpito mentre, girandosi, incitava i suoi soldati alla battaglia. Napoleone decise di tumulare la salma del suo apprezzato generale al passo del Gran San Bernardo, un luogo che pensò degno di rappresentare per sempre la grandezza di Desaix scomparso prematuramente a Marengo. Il giorno dopo, a proposito della morte di Desaix, Napoleone scrisse ai colleghi consoli: < Sono piombato nel più profondo dolore per l'uomo che più amavo e stimavo>.
A tutt'oggi è possibile visitare la tomba del grande generale Louis Charles Antoine
DESAIX che fu costruita nel 1806 presso l'ospizio del Passo del Gran San Bernardo.
La BATTAGLIA di MARENGO divenne subito uno degli eventi più importanti della leggenda napoleonica ed ebbe un'influenza decisiva dal punto di vista militare, ripristinando il predominio francese in Italia, e dal punto di vista politico, consolidando definitivamente il prestigio e il potere del Primo console Bonaparte in Francia.
SALA delle BATTAGLIE NAPOLEONICHE :
ARCOLE 15/17 novembre 1796
MARENGO 14 giugno 1800
AUSTERLITZ 2 dicembre 1805
JENA 14 ottobre 1806
Ponte di ARCOLE
JENA
MARENGO
NAPOLEONE cercò di assicurarsi che la sua vittoria non venisse dimenticata, così, oltre alla campagna di propaganda, affidò al generale Chasseloup la costruzione di una piramide sul luogo della battaglia. Il 5 maggio 1805 si svolse una cerimonia sul campo di Marengo.
Napoleone, vestito con l'uniforme che indossava il 14 giugno 1800, insieme all'imperatrice Giuseppina seduta su un trono posto sotto una tenda, curò una parata militare. Quindi Chasseloup consegnò a Napoleone la pietra di fondazione, su cui era scritto: "Napoleone, imperatore dei francesi e re d'Italia, alle criniere dei difensori della patria che perirono il giorno di Marengo".
Questa piramide era in realtà parte di un progetto molto ambizioso volto a glorificare le conquiste di Bonaparte in Italia. Il campo di Marengo doveva diventare il sito di una "città delle Vittorie" i cui viali, così chiamati dalle battaglie italiane, convergevano verso la piramide. Alla fine il progetto fu abbandonato nel 1815 e le pietre recuperate dai contadini. Fu rimossa anche la colonna eretta nel 1801, salvo poi essere restaurata nel 1922.
Uscendo da Alessandria in direzione di Spinetta Marengo, poco prima del ponte sul fiume Bormida, si trova un platano che la tradizione vuole sia stato piantato nel 1800 da Napoleone per onorare i circa 2.000 soldati morti il giorno della battaglia e i 10.000 feriti di entrambi gli schieramenti, di cui 7.000 morirono successivamente a causa delle gravi ferite e infezioni che la medicina del tempo non poteva curare. Una targa vicino a questo platano ne attesta la storicità. Esso ha oltre 200 anni ed è alto circa 40 metri; le sue fronde coprono un'area di circa 400 m² quando è primavera/estate. L'albero è di proprietà del Comune di Alessandria e protetto dalla Sopraintendenza locale.
Il "pollo alla Marengo", preparato con gamberi di fiume, uova e funghi, fu cucinato per Napoleone che era goloso di pollo; la tradizione vuole che, a corto di rifornimenti, il cuoco delle truppe francesi Dunand avesse optato per questa strana combinazione che il generale francese trovò di suo gusto.
Si narra che abbia preparato anche un dolce che chiamò "polenta"con farina di mais, uvetta, pasta di mandorle e maraschino. Piacendo molto a Napoleone questo dolce si sviluppò in Alessandria e successivamente (nel 1900) venne chiamato "Polenta del Marengo" e definitivamente brevettato.
Nel MARENGO Museum anche un percorso a misura di bambino e non solo con gli animali protagonisti, dal GATTO papale (papa Pio VI nella satira) al GALLETTO della Francia repubblicana, la PECORA per la lana degli indumenti e la VACCA per la pelle degli zaini dei soldati, il cappello di pelo d’ORSO dei granatieri, “Moustache”, CANE di battaglione a Marengo, il MULO con cui Napoleone BONAPARTE attraversò le Alpi … “Marengo”, il suo CAVALLO preferito … APE e GRIFONE nello stemma di Alessandria …
NAPOLEONE e ALESSANDRIA
Alessandria in una carta del XVIII secolo
Il periodo napoleonico
La prima campagna d'Italia, dovuta alle mire espansionistiche della Francia rivoluzionaria, causò l'occupazione francese della cittadella. L'esercito russo, membro della seconda coalizione e comandato da Aleksandr Vasil'evič Suvorov, cacciò i francesi nel 1799. Con la vittoria francese nella seconda campagna d'Italia, conclusa dalla battaglia di Marengo, combattuta nel territorio alessandrino, l'intero ducato di Savoia passò sotto l'occupazione francese. L'annessione ufficiale alla Francia avvenne due anni più tardi, nel 1802, e Alessandria divenne capoluogo del dipartimento di Marengo.
Napoleone decise grandi rinnovamenti architetturali per la città: la cittadella venne ampliata e fortificata e l'antica cattedrale gotica di San Pietro (XII secolo, con opere di ampliamento del XIII secolo dell'architetto Ruffino Bottino di Casale ) venne demolita nel 1803 per la realizzazione di una imponente piazza d’armi, l’attuale piazza della Libertà.
Il galletto in ottone sottratto ai casalesi venne spostato sul palazzo del municipio, mentre l'angelo scomparve.
Tra il 1807 e il 1810 nei pressi venne edificata in stile neoclassico la Cattedrale dei Santi Pietro e Marco (rimaneggiata tra il 1874 e il 1879); conserva al suo interno la statua lignea della Madonna della Salve. Sul lato sinistro della facciata spicca Gagliaudo che regge una formaggetta lodigiana, scultura romanica raffigurante l'eroe alessandrino che secondo la leggenda si distinse nel corso dell'assedio del Barbarossa.
Nel 1814 la città venne conquistata dagli austriaci e il 30 maggio di
quello stesso anno, dopo il trattato di Parigi, rientrò a far parte del
ducato di Savoia.
Sul fianco destro della Cattedrale svetta l'altissimo e imponente campanile di gusto eclettico, costruito a più riprese fra l'ultimo decennio dell'Ottocento e il 1922; con i suoi 106 metri di altezza è il terzo più alto d'Italia dopo il Campanile di Mortegliano e il Torrazzo di Cremona.
La CITTADELLA si trova a nord-ovest della città di Alessandria sulla sponda sinistra del fiume Tanaro. È la zona più bassa del Piemonte a circa 90 metri sul livello del mare.
E’ collegata alla città tramite un ponte, ricostruito nel XXI secolo dall'architetto Richard Meier. In passato il ponte era in pietra e coperto da un tetto in coppi.
È un'imponente costruzione militare a pianta stellare innalzata su progetto di Ignazio Bertola, una delle principali al mondo per importanza. La costruzione, voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia nel XVIII secolo, comportò l'evacuazione e la demolizione dell'intero quartiere di Borgoglio.
Quartiere di Borgoglio
La Cittadella di Alessandria, fortezza di primo rango, venne
concepita per funzionare da sbarramento dei transiti militari della
"Strada di Fiandra".
È un perfetto esempio di fortificazione alla moderna, si compone di sei fronti bastionati forniti di cavalieri, collegati da spesse cortine rettilinee e percorsi da gallerie e casematte.
Sui bastioni della cittadella venne innalzato il 10 marzo 1821, per la prima volta nella storia d'Italia, il vessillo tricolore da parte del tenente colonnello Guglielmo Ansaldi.
Dal 2006 la cittadella (già monumento nazionale) è stata inserita nella "Tentative List" per la candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO.
L'architetto Ignazio Bertola mise a frutto l'esperienza vissuta per l'assedio di Torino del 1706, durante il quale si rese conto dei difetti e delle lacune dell'impianto difensivo torinese ormai obsoleto rispetto alla tecnologia militare a lui contemporanea.
La costruzione della CITTADELLA - voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia ed edificata da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna - ebbe inizio a partire dal 1732.
L'immensa fortezza si estende su circa 60 ettari, con il fronte più lungo parallelo all’ asse del fiume.
Il corpo di piazza è circondato da un ampio fossato, protetto da tenaglioni, rivellini, controguardie e ridotte. Vi si accede da un lungo ponte di pietra che conduce ad una grande area circondata da edifici a più piani disposti secondo l'asse dell'antico quartiere di Bergoglio, tutti coperti da resistenti terrapieni costruiti tra il 1749 e il 1831.
Napoleone Bonaparte, dopo i trionfi della battaglia di Marengo (14 giugno 1800) e l'ascesa al trono imperiale di Francia (2 dicembre 1804), decise di ampliare e restaurare la fortezza e di circondare la città con nuove difese e otto nuove fortificazioni allo scopo di realizzare una grande base logistica destinata a supportare le operazioni dell'esercito francese schierato nel Nord Italia, lo sviluppo urbano era previsto nell'abitato di Marengo.
Durante l'occupazione francese la posizione e l'efficacia delle
moderne fortificazioni ha fatto della Cittadella una delle fortezze
più spettacolari dell'impero e il più ricco arsenale di tutta Europa.
La costruzione e lo stato di conservazione degli edifici napoleonici sono unici. Napoleone voleva fare della Cittadella la “porta orientale” della Francia.
Armeria. La struttura è stata progettata e realizzata nel 1812, durante il periodo napoleonico. Si tratta di un edificio a tre piani di cui i primi due organizzati in tre navate parallele con la centrale più ampia rispetto alle due esterne. Il terzo piano è caratterizzato da un'unica navata con soffitto ad arco a sesto acuto. In seguito prese il nome di "caserma Montesanto".
Quartiere Forni. Anche questo palazzo risale al periodo napoleonico ed è stato progettato nel 1808 dall'architetto francese Francois Charles Louis Chasseloup-Laubat. Qui venivano prodotte le famose gallette distribuite in ogni dove …
Attualmente si articola su tre piani con una sistemazione a tre navate. È stato l'ultima sede del Comando della Cittadella. All'interno è presente un salone d'onore.
Palazzo del Governatore
Il grandioso sistema fortificato della CITTADELLA è giunto al XXI
secolo pressoché intatto.
È costituito da sei bastioni o baluardi di forma pentagonale, di cui quattro casamattati in epoca napoleonica e dotati di cavalieri con gallerie, quattro doppie mezzelune, due rivellini privi di ridotto arcuati in gola, nove controguardie e quattro tenaglie a difesa di altrettante cortine, il sistema del fossato con il muro di controscarpa, un cammino coperto come estrema linea di fuoco, lo spalto esterno.
Reportage fotografico by Mauro DRAGONI e Barbara CARICCHI
© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati