Foto esposte al Museo della Maschera di Rocca Grimalda

(Alessandria) mostrano la LACHERA ai primi del Novecento con personaggi

tutti maschili.

Le origini affondano nei rituali agresti primaverili per propiziare la fertilità della terra e i buoni raccolti … il tripudio di fiori e colori che scaccia il freddo del nero inverno …

Poi il significato originario si è arricchito di nuove leggende … nel medioevo una coppia coraggiosa di sposi si ribellò al tiranno che pretendeva di esercitare lo ius primae noctis; il feudatario mandò i suoi sgherri per reprimere la rivolta ma i soldati passarono presto dalla parte della popolazione locale che tutta partecipò alla ribellione, sfilando orgogliosamente per le strade del paese in segno di sfida.

 

 

 

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I Lachè dirigono il corteo delle maschere

 

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Gli Sposi tra Zuavi e Damigelle

 

Il festoso corteo nuziale è annunciato da suoni di

strumenti, schiocchi di fruste e tintinnio di sonagliere …

raggiunge le cascine con musica e danze sull’aia per la tradizionale questua : i salamini offerti vengono posti su pali di castagno (carasse da vigna) ed esibiti durante la sfilata conclusiva in paese.

Mi vengono in mente i nostri pali della cuccagna, tra i giochi popolari nelle feste di campagna.

 

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Mulattieri e Campagnole

 

Il corteo è aperto e chiuso da due coppie di Trapulin, gli unici personaggi con maschera baffuta, che fanno schioccare le fruste (scuriass) usate per incitare il bestiame. Costumi in tessuto damascato, sonagliere alla vita e ricchi copricapi floreali.

 

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Trapulin con scuriass (frusta) impigliata fra i rami ...

 

 

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Ancora due personaggi chiave della LACHERA :

il BEBE’ in abito rosso con orecchie e corna di capra, il diavolo forse, che anima il corteo saltellando e ridendo, importunando i danzatori e facendo scherzi …

il GUERRIERO vestito di nero e armato di spada, il freddo inverno o forse il male, che viene sempre respinto dagli Zuavi in fondo all’allegro corteo …


    

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Il rito essenziale si compone di tre danze: la Lachera vera e propria,

la Giga e il Calisun.

La Lachera è la danza del corteo itinerante con al centro gli Sposi scortati da due Zuavi armati di spade e affiancati da Damigelle (o Ballerine).

Attorno a questo gruppo centrale i due Lachè (servitori) danzano in una serie di sgambetti a tempo di musica, saltano di fronte a spade incrociate e dirigono il corteo delle maschere, essendo i padroni allegorici del carnevale per la tipica inversione dei ruoli che il carnevale spesso comporta.

I Lachè, che danno il nome alla festa, indossano alti copricapi infiorati che ricordano mitre vescovili, simbolo di potere e autorità.

La Giga, molto vivace, è danzata a 4 dagli sposi e dai lachè : ognuno effettua passi differenti al suono di violini, ghironde e organetti.


Il Calisun è la danza più allegorica della Lachera, ove la sposa prima viene contesa dai potenti, impersonati dai lachè ma poi si ribella e li scaccia con decisione in un susseguirsi di sgambetti e salterelli al ritmo dei musicanti.

 

 

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Damigella e Sposo

 

 

Fanno parte del corteo i Mulattieri (Caratei) che un tempo trasportavano vini su carri trainati da muli, ai quali successivamente si unirono le Campagnole.

Le coppie partecipano attivamente alla festa con danze non esclusive di Rocca Grimalda ma più in generale di Alto Monferrato, come la Monferrina  e la Curenta di Butéi

 

 

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Sposo e Lachè

 

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Sposa

 




Li Pulgenèlle della MASCHERA di Castiglione Messer Marino (Chieti,

Abruzzo) ospiti dell’edizione 2023 della LACHERA di Rocca Grimalda

(Alessandria, Piemonte).

 

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La LACHERA : lo schiocco di frusta del Trapulin

 

 

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Li Pulgenèlle – NO WAR

 

 

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La MASCHERA di Castiglione si inserisce nel filone degli antichi carnevali appenninici strettamente legati alla cultura e alla civiltà montana e contadina che hanno come personaggio centrale gli Zanni (appennino reatino e ascolano), i Pulcinelli di Castiglione M.M. e i Mazzaroni di Schiavi d’Abruzzo.

Per l’antropologa Adriana Gandolfi il Pulcinella < era ed è centrale nel carnevale perché svolge la funzione di maestro di cerimonia. E’ quello che accompagna le maschere e stabilisce le soste ... Il fatto che sia bianco e abbia il cappello a punta testimonia la sua origine, ovvero la rappresentazione dell’antenato defunto che dal sottosuolo torna con le maschere per separare il mondo dei vivi da quello dei morti >

 

 

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Il Pulcinella vestito di bianco, il colore dei morti, faceva emergere

dal sottosuolo le figure demoniache per far fecondare la terra e poi

le riportava nel sottosuolo.

Anticamente i pulcinella avevano anche il viso dipinto di nero con la fuliggine, altro elemento che denotava il legame col mondo sotterraneo.

Sull’origine e la funzione del suo cappello a punta  riccamente decorato e colorato la Gandolfi dice che < si tratta di uno dei cappelli più arcaici delle figure magiche. Il cappello a punta, già utilizzato dal Maccus nell’antica Roma, denota il contatto con l’aldilà, è lo strumento del tramite con l’altro mondo. Non è un caso, infatti, se tutte le figure dei maghi e delle streghe hanno i cappelli a punta >

 

 

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NAPPE e PON PON di lana … CAMPANACCI & SONAGLIERE di

bronzo … FRUSTA (scrujazze)

L’alto CAPPELLO A CONO (da 70 a 140 cm) è costruito su un’ intelaiatura di canna spaccata a mo’ di conoccia, legata con spago e rivestita di carta bianca sulla quale vengono cuciti diversi strati di nastri e decorazioni multicolori (zagarelle). Attualmente le strisce sono di carta colorata, una volta venivano realizzate in stoffa, ma sempre dalle donne di famiglia. Sulla sommità del cappello pennacchi flessibili in filo di ferro sagomato ai quali si applicano altri nastri, pendagli, campanelli …



La LACHERA dei bambini al Belvedere

 

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Calisun – W la SPOSA !!

 

Nel Museo della Maschera, nato per volontà del Laboratorio Etno-antropologico di Rocca Grimalda, oltre ai tradizionali abiti della LACHERA sono esposti costumi e maschere provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa.

 

 

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LACHERA - Mulattiere con fez e senza maschera nel periodo fascista

 

 

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LACHERA - Damigella



Non passano inosservati i LACCHE’ di Benedello (Pavullo nel Frignano, Appennino Modenese) con costume bianco decorato con carte colorate, altissimo cappello a cono (beritun) e bacchetta cerimoniale infiocchettata.

 

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Come quelli di Rocca Grimalda, anche i LACCHE’ di Benedello erano ammirati per la resistenza nel ballo e per la bravura nello spiccare alti salti propiziatori per la fertilità della terra.

L’antico Carnevale di Benedello risulta documentato archivisticamente già a partire dalla fine del ‘700.

Questa festa popolare che si svolge attorno al “Bal di Màscher” (Ballo dei Mascheri) era in uso almeno fino alla prima metà del ‘900 in molti altri paesi lungo tutta la valle del fiume Panaro tra cui: Ponte Samone, Castagneto, Iddiano, Verica, Coscogno, Salto di Montese, San Martino di Montese, Marano.



Reportage fotografico by Barbara Caricchi

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