Castello di San Salvà a SANTENA -

Parco storico e Cascine Pallavicini



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Castello e frutteto

 

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L’antico e grandioso castello ricorda i Canonici del San Salvatore di Torino che ebbero il dominio di Santena dal 1029 al 1191.

Le più antiche memorie di San Salvà risalgono al 1289.

Sono denunce di beni che i Benso, i Gribaldi, i Mercadillo, i Grasso e i Merlo, consignori di Santena, fecero al catasto di Chieri. Lantica cappella di San Salvà era piccola e disadorna, così il conte Vittorio Amedeo Balbo Bertone di Sambuy nel 1844 ne realizzò unaltra più grande. La chiesa fu invece benedetta nel 1847 dal Monsignor Antonucci, Nunzio Apostolico della Corte di Torino. In essa furono realizzati tre altari di preziosi marmi.

 

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Le serre del castello

 

 

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Chiesa e Scuola

 

 

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Giardino all’italiana

 

Il Castello è abbracciato da un vasto parco all’inglese che senza soluzione di continuità si estende nelle aree agricole … oltre 40 ettari di proprietà.

 

 

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Il lago con l’isolotto



Il parco di Sansalvà è parte del tesoro di una ventina di gemme, lasciato sul territorio piemontese da Xavier Kurten, paesaggista prussiano al servizio dei Savoia che si occupò dei loro parchi dal 1820 fino alla morte nel 1840.

Kurten lavorò a Sansalvà per Vittorio Amedeo Balbo Bertone di Sambuy - ministro del Regno e plenipotenziario a Vienna - nel 1830, anno in cui disegnò il parco di Santena per la famiglia Cavour.

Come appare immediato egli sfrutta la posizione del castello di Sansalvà, dominante sul margine della terrazza fluviale del Banna; accoglie nel suo disegno la catena delle Alpi e il Monviso e lega in unico sguardo le tre aree della tenuta: castello e pertinenze, parco, zona agricola. La sua idea di parco “all’inglese”, nuova in Italia, contempla ampi spazi a prato, con alberi a fungere da sipario e quinta, ma mai schermo o chiusura, su scene agricole o gruppi monumentali.

 

 

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Il grande prato : a sn. Il gruppo dei cipressi calvi, a dx. gli eredi della quercia monumentale

 

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La maestà del Monviso è ricomposta dal gruppo delle Nove Piante (esemplari alti oltre 42 metri di cipressi calvi, monumento nazionale) e dalla fu Grande Quercia, esemplare pluricentenario reso protagonista del genio del Kurten, che trasforma così, con pochi interventi, il paesaggio naturale in un teatro a misura d’uomo e apparecchia alla vista scenari diversissimi per colori, spirito, solennità.


 

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Nove Piante – foto archivio

 

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Grande Quercia – foto archivio

L’esperienza del parco è ancora oggi quella di un essere vivente in continuo dialogo con chi lo vive, lo cammina, lo guarda. 

 

 

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Il laghetto su cui si specchia il castello

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Castello e Chiesa

 

Oltre le Scuderie si scoprono le Cascine Pallavicini oggetto di un

attento progetto di restauro conservativo per la realizzazione di 7

unità abitative e spazi comuni.

 

 

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Il lascito della Grande Quercia

 

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 Asparagi antica varietà Santenese



La visita al Parco del Castello di Sansalvà nella giornata ADSI 2023 porta

alla scoperta di un personaggio chiave nella storia della città di Torino – il conte

Ernesto Balbo Bertone di Sambuy - Berton Teston - a cui è intitolato il

Giardino pubblico che fronteggia la stazione di Porta Nuova al centro di piazza Carlo

Felice.

Il Giardino, progettato dallarchitetto Jean Pierre Barrillet Deschamps e realizzato nel 1861, solo nel 1926 venne dedicato al sindaco di Torino (dal 1883 al 1886) Bertone Baldo di Sambuy.

 

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Tra le tante iniziative anche la realizzazione della via diagonale Pietro Micca - l’eroe dell’assedio del 1706 - progettata nel 1885 e aperta nel decennio successivo.

Il piano di bonifica del centro storico fu promosso dal consiglio comunale nel 1885, in conformità alla legge speciale per il risanamento della città di Napoli varata nel gennaio di quell’anno. Sollecitate dagli insegnamenti della medicina igienista, tali disposizioni consentirono di promuovere l’ammodernamento di un tessuto urbanistico degradato che costituiva una delle cause dei contagi epidemici.

A promuovere un organico programma di interventi fu il sindaco Ernesto Balbo Bertone di Sambuy (1837-1909), da tempo propenso all’inserimento di assi diagonali, vera e propria novità per la maglia viaria ortogonale torinese, che non solo riprendeva il celebre esempio romano di piazza del Popolo con le due vie di Ripetta e del Babbuino, ma risultava soprattutto funzionale all’esigenza di ‘sventrare’, come si diceva all’epoca, il cuore della città, eliminando gli isolati più antichi e fatiscenti.

 

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Il Castello di Sansalvà a SANTENA era la residenza estiva della famiglia …

Il giovane Ernesto visse una significativa esperienza avventurosa

che lo portò in Oriente tra il 1861 e il 1862 …

Undici mesi tra i cavalli e a cavallo, con una missione delle Scuderie Reali tra Torino, Bagdad e il Kuwait; la ricerca di esemplari arabi di qualità si svolge mentre l’Italia unita fa i suoi primi passi e lungo un percorso dove sono appena finiti i sanguinosi tormenti interreligiosi e dove continuano le turbolenze delle indomite tribù arabe.

Nelle brevi note giornaliere stese con la punta metallica su un taccuino tascabile il ventiquattrenne Ernesto Balbo Bertone di Sambuy annota i percorsi e le fatiche; confronta la sua sperimentatissima conoscenza del cavallo con l’osservazione degli usi arabi; verifica le sue conoscenze della storia, dell’arte, della geografia politica con le osservazioni e i colloqui. Undici mesi in cui le settimane della fatica si alternano a quelle dell’attesa del ritorno, con un richiamo nostalgico verso il Piemonte e verso quella sua Torino che lo avrà sempre cittadino devoto e amministratore illuminato.

Il diario pubblicato conduce il lettore attraverso i luoghi percorsi dalla missione reale con gli scenari di centocinquant’anni fa e le annotazioni di un giovane “uomo” nel suo viaggio iniziatico alla scoperta di diverse realtà tra disagi e imprevisti.



“Il viaggio in oriente, 1861-1862”. Undici mesi tra i cavalli e a

cavallo, con una missione delle Scuderie Reali tra Torino, Bagdad e

il Kuwait, firmato, oltre che con il proprio nome e cognome, anche con lo pseudonimo

di Berton Teston.

 

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Ernesto Balbo Bertone di Sambuy (Vienna, 12 aprile 1837 – Torino, 24 febbraio 1909) - noto e apprezzato politico italiano tra gli Anni Sessanta dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento.

Figlio del diplomatico chierese Vittorio Amedeo Bertone di Sambuy e di Luigia Carlotta Pallavicino delle Frabose, il piccolo Ernesto trascorse la sua infanzia in una famiglia agiata e aristocratica. Dopo una prima educazione di base con istitutore privato venne iscritto al Collège Saint Michel di Bruxelles.

Ottenuto l’incarico di maestro di cerimonie alla Corte sabauda, ricoprì via via numerose cariche pubbliche e amministrative: fu Sovrintendente ai Giardini Pubblici di Torino (tra il 1870 e il 1909), consigliere comunale a Chieri e Torino (tra il 1867 e il 1909), assessore ai Lavori pubblici della Città di Torino (tra il 1867 e il 1871), e sindaco di Torino dal 1883 al 1886.

Fu eletto deputato in cinque legislature, e nel 1883, fu nominato senatore del Regno. Nel 1900, venne eletto vicepresidente del Senato.

Fu inoltre presidente dell’Accademia Albertina dal 1887 al 1894, presidente della Promotrice di Belle Arti (dal 1889 al 1896 e dal 1899 al 1902) e del Circolo degli Artisti (tra il 1879 e il 1902). Insomma, un personaggio di grande carisma, con numerosi incarichi prestigiosi, ricoperti con professionalità e competenza.

Esperto di giardini e di aree verdi, si occupò personalmente di ornare e decorare alcune zone della città di Torino.

Progettò il Parco del Valentino a Torino e i Giardini Margherita a Bologna.



< Il conte di Sambuy, che aveva la grandezza dell’animo e la genialità del sentire pari alla gentilezza e alla bontà, pregato dalla Giunta, di cui era capo Gaetano Tacconi, concepì il disegno e diresse i lavori per il pubblico Passeggio Regina Margherita, ricavato nei terreni Tattini appositamente acquistati …
Il Comune pieno di riconoscenza e di gratitudine verso l’egregio patrizio che dedicò tante cure disinteressate all’opera grandiosa, gli conferì la cittadinanza d’onore con deliberazione del Consiglio 18 luglio 1879 > le parole del pro-Sindaco Giuseppe Tanari nella commemorazione in Consiglio comunale del 29 marzo 1909.




E’ DONO DI NATURA QUESTA BELLEZZA DI LUOGO
MA SE ELLA QUI SI DISPIEGA NEI SUOI PIU’ VARI ASPETTI
IN COSI’ GIOCONDA AMPIEZZA
CON SI DOLCE E VARIA ARMONIA
TRA I POGGI E LE VILLE CHE LA INCORONANO
E’ MAGISTERO DELLARTE DEL CONTE ERNESTO SAMBUY
CHIAMATO DAL SINDACO GAETANO TACCONI
AD ADEMPIERE IL DECRETO DEL COMUNE
DI CAMPI ARATI CREO’ QUESTI GIARDINI
NEGLI ANNI MDCCCLXXV - MDCCCLXXIIX
CON LAVORO ASSIDUO
LIBERAMENTE PER AMORE DELLA CITTA’
CHE GRATA LO FECE DE SUOI CITTADINI
E NE HA QUI PERPETUATO NELLOPERA IL NOME
IL XII DI GIUGNO MCMX


(Lapide muraria sulla palazzina dello chalet per ricordare la creazione dei Giardini Margherita)



< Si dimostrò sempre liberale nei suoi principii, e nella loro applicazione … nell’affrontare le questioni politiche contemporanee, il conte Di Sambuy fu efficace coadiutore e di appoggio valente. Artista, prudente amministratore, saggio uomo politico, pronto ad ogni entusiasmo, rese servizi veramente preziosi alla patria e alla sua città, alla quale era veramente orgoglioso di appartenere >

dal discorso di commemorazione funebre (1909) tenuto dall’allora Presidente della Camera Giuseppe Manfredi.



Reportage fotografico by Mauro Dragoni e Barbara Caricchi

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