PINEROLO – La Culla della Cavalleria

 

E’ intitolata a Federigo CAPRILLI la CAVALLERIZZA di PINEROLO

Coppie di teste di CAVALLO decorano i vertici dell’imponente maneggio e la pensilina di ingresso lato scuderie.

 

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Nei pressi l’antica Caserma Principe Amedeo ospita il Museo Storico

dellARMA di CAVALLERIA inaugurato ed aperto al pubblico il 13

ottobre 1968 con i suoi 5500 mq di area espositiva coperta, divisa in tre piani

con totale di 42 sale e 240 vetrine.

 

Incredibile esposizione di oltre 20000 cimeli che raccontano la storia della Cavalleria sabauda e italiana dal 700 ad oggi. 


 

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Nello Scalone d’Onore fotografie e drappelle … arazzi …

 

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Generale Berta

 

A piano terra il Sacrario degli Eroi e i mezzi di trasporto, dalle carrozze civili ai carri militari, dai cavalli sellati alle barelle su ruote della Croce Verde fino ai mezzi blindati cingolati e corazzati …

 

 

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Sella utilizzata dalla Regina Margherita



Mascalcia con il cavallo imbalsamato Cromwell montato dal capitano Federigo Caprilli a cui è intitolata la Cavallerizza.

Grazie alla sua opera a partire dai primi del ‘900 è stato esportato in tutto il mondo il moderno metodo di montare a cavallo, tuttora in auge.

 

Al primo piano collezioni di uniformi con imponenti copricapi del periodo risorgimentale … cappella di San Giorgiostendardi, stemmi e drappellecoppe e trofei … omaggio ai generali Marazzani, Longhi, Ambrosio, Roero di Cortanze.

 

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 Sala degli Stendardi

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Stendardo del Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria” risalente alla prima metà del ‘700, dono di S.M. Umberto II Re d’Italia



Tra i copricapi preziosissimi Caschi in cuoio bollito, Shakot adottati dall’Armata Sarda a partire dal 1814, il primo Elmo di Cavalleria.

 

 

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Persia - Ordine del Leone e del Sole – Insegne di Grand’Ufficiale


 

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Cappella di San Giorgio

 

 

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Caricature in ceramica dei Cavalleggeri di 30 Reggimenti …

 

Scuola di Cavalleria e Sala capitano Federigo Caprilli.

 

 

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La Domenica del Corriere – 22 Giugno 1902

Il Concorso Ippico Internazionale a Torino – Gli ufficiali stranieri fraternizzano coi nostri brindando all’Italia (disegno di A. Beltrame)

 

 

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L’Illustrazione Italiana - 22 Giugno 1902

Torino – Il primo Concorso Ippico Internazionale – La Premiazione (disegno di R. Salvadori)



I successi del capitano Caprilli, con il conseguente afflusso di cavalieri dalle altre nazioni, avevano reso insufficiente il patrimonio di cavallerizze coperte della Scuola.

Nel 1909 su progetto del Genio Militare nasce quella che noi oggi conosciamo come CAVALLERIZZA CAPRILLI : grande edificio, all’epoca il maggiore d’Europa, a pianta rettangolare 60 m x 34 m.

Opere murarie della ditta torinese Beniamino Quadri e copertura in ferro delle Officine di Savigliano.

Inizialmente nota con la denominazione della vicina caserma Bochard, venne poi dedicata a Federigo Caprilli scomparso nel 1907.

 

Al secondo piano Cavalleria dell’Aria e Guerre Mondiali, armi bianche e da fuoco, uniformi di oggi e dei carristi, atmosfere coloniali della campagna d’Africa, oltre alla ricca collezione di plastici della battaglia di Waterloo e soldatini di piombo per la gioia di grandi e piccini.

 

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Biblioteca

 

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Sala Coloniale

 

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Sala Amedeo Guillet - CAVALLO ARABO : Nasr al-Hamdani

 

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Nasr - bardatura scuderia reale

 

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Nasr - bardatura reale di parata

 

 

NASR - dal racconto della scrittrice britannica Judith Campbell, grande

appassionata di cavalli arabi, nell’ultimo capitolo del suo libro Cavalli al sole.

< Durante la mia ultima visita in Arabia avevo visto centinaia e centinaia di cavalli, ma ce n’era uno, Nasr, un Hamdano dello Yemen di cui avevo sentito molto parlare, che volevo assolutamente incontrare prima di tornare a casa >

Siamo intorno alla metà degli anni ‘60 e la baronessa Campbell riesce finalmente ad appagare la sua curiosità incontrando il proprietario del cavallo, il nostro ambasciatore in Giordania Amedeo Guillet.

Il magnifico stallone grigio < NASR é uno dei cinquantasette cavalli Hamdani, gli unici esistenti al mondo di questa razza, che appartenevano all’Imam Ahmed Ibn Yahia e l’Iman me lo regalò quando lasciai l’ambasciata di Sana’s. Tutti gli altri sono stati uccisi due anni più tardi, durante la rivoluzione yemenita del 1962, dai rivoltosi filo comunisti per spregio al re. Gli Hamdani discendevano direttamente dalla cavalla Hamdania che il Profeta aveva eletto a sua favorita per l’incomparabile bellezza, per la sua forza, per la sua dolcezza, per l’assoluta sottomissione, qualità e doti che si ritrovano, come ha avuto modo di vedere, in Nasr. La storia di Hamdania diventata la cavalla preferita dal Profeta tra le quaranta che vivevano alla sua corte, si racconta ancora oggi tra i beduini del deserto …

Mai un Hamdano lasciò la sua terra … Ma quando lasciai Sana’a per trasferirmi all’ambasciata di Amman in Giordania, per un nuovo incarico, l’Iman Ahmed - che mi aveva conosciuto qualche anno prima durante l’ultimo conflitto e mi aveva salvato dagli inglesi assumendomi come suo groom, con un atto di amicizia e per ringraziarmi di avergli messo in sella tutti i suoi figli - mi fece il più grande regalo che potesse farmi, mi donò Nasr-ed- Din- Allah, che in arabo significa “la vittoria nella fede di Dio”.

NASR, nato nel ’58, il solo Hamdano sfuggito alla carneficina di quattro anni dopo, mi seguì, qui in Giordania, dove lo monto ogni giorno >

L’ultimo degli Hamdani, qualche anno più tardi, seguì l’ambasciatore nel nuovo incarico in Marocco, ma quando questi fu trasferito in India lo portò in Italia, dove venne accolto nelle scuderie del Marucchettone di Paola Piaggio, nei pressi di Capalbio in Maremma, dove accoppiato con una fattrice araba della linea di sangue Kuhaylan, assicurò la continuità della sua casta con Muntasser, Bershir e Akaba.

Finita la carriera diplomatica Amedeo Guillet si trasferì in Irlanda a Kentstown, nella contea del Meath, portando con sé i due puledri maschi e affidando Akaba a Loris e Titti Beccheroni, che la portano nel loro allevamento The Sheba Arabians di Castiglione dei Pepoli, sull’appennino bolognese. Akaba accoppiata con Orient darà alla luce Akbar , in arabo “il più grande”, che the ambassador rivolle con sé in Irlanda.



< Il solo problema che ho sempre avuto con i cavalli arabi è che non pensano che io sia un uomo, ma un altro cavallo come loro > amava ripetere il generale ambasciatore barone Amedeo Guillet

 

 < Lawrence dArabia aveva dietro di sé un impero che lo sosteneva e milioni di sterline doro con cui comprava la fedeltà. Amedeo Guillet non aveva un becco dun quattrino, non aveva il sostegno di nessun impero e di nessuna forza politica > Vittorio Dan Segre

Amedeo Guillet, il Comandante Diavolo, noto anche con lo pseudonimo di Ahmed Abdallah Al Redai , morirà a Roma il 16 giugno 2010, alla veneranda età di 101 anni.

 

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Chi leva la maschera muore

 

 

 

SOLDATINO – la storia 

Le più antiche armate in miniatura sono state trovate nei corredi funebri dell’Antico Egitto.

I soldatini nel tempo vengono realizzati artigianalmente in diversi materiali come cartone, legno, argento …

A partire dal XVIII sec. si diffondono le prime produzioni di serie su CARTA. Pochi soldati stampati in colore nero, successivamente a colori.

Attorno alla metà del ‘700 in Germania, a Norimberga, iniziano a comparire soldatini piatti in STAGNO (di colore bianco argenteo, con basso punto di fusione).

Poi compaiono i semitondi in PIOMBO (duttile, meno costoso) fino al tuttotondo in PIOMBO, anche cavo all’interno, nelle grandi produzioni germaniche, francesi e inglesi di fine ‘800.

In mancanza di metalli, soprattutto in periodo di guerra, si sviluppano produzioni con la PASTA : miscuglio di segatura, ritagli di carta, gesso e caolino aggregati da colla.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale è il boom della PLASTICA.

 

 

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Reportage fotografico by Mauro DRAGONI e Barbara CARICCHI

© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati