Dal BUE e l’ASINELLO del presepe al LEONE di Peugeot,
fino al CERVO e all’ELEFANTINO FRITZ della Palazzina di
Caccia di Stupinigi …
Presepe Monumentale di CITTA’ DELLA PIEVE – 57° Edizione 2023 : Una nuova vita. Natività sulla spiaggia … l’approdo del barcone dei migranti …
Ph. Barbara Caricchi
Il BUE e l’ASINELLO, tradizionalmente presenti nella stalla (o “grotta“) della Natività, furono richiesti da San Francesco nella prima rappresentazione del PRESEPE a GRECCIO nel 1223, ben 800 anni fa.
Il Bimbo venne deposto in una mangiatoia (cf Lc 2,7)I Vangeli canonici tacciono sulla presenza dei due animali accanto alla mangiatoia, ma l’assenza di un’affermazione non equivale alla negazione della medesima …
La presenza del bue e dell’asinello nel Presepe ha un importante senso teologico, legato al non riconoscimento della nascita di Cristo da parte degli uomini, scrive Mauro Leonardi.
Insomma, come accade a moltissimi di noi che rimediano con un cane o un gatto alla solitudine dovuta all’abbandono da parte di amori infranti, parenti assenti o sventure della vita, così, visto che gli uomini non se ne accorgevano, un bue e un asinello facevano compagnia a un Dio che nasceva.
E questa lettura non è “apocrifa“ ma del profeta Isaia che dice : < Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il BUE conosce il suo proprietario e l’ASINO la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende > (Isaia 1, 2-3).
Senza alcun dubbio Francesco, appena arrivato dalla Terra Santa, volle l’ASINELLO che era l’utilitaria del tempo e sicuramente aveva aiutato i genitori di Gesù nel viaggio da Nazareth (nord della Galilea) a Betlemme (in Giudea, vicino a Gerusalemme).
È naturale che Giuseppe e Maria, rifugiatisi in una stalla, vi trovassero un BUE … senza neppure accorgersi che si stava realizzando la profezia di Isaia, ma questa è un’altra storia …
Per il presepe di ASSISI - Basilica di San Francesco - 240 tonnellate di sabbia da JESOLO. Ph. Barbara Caricchi
Il LEONE di Peugeot : il marchio automobilistico più antico del mondo.
I fratelli francesi Peugeot (Jean-Pierre II e Jean-Frédéric) nel 1810 fondarono l’azienda di famiglia inizialmente specializzata nella creazione di prodotti in acciaio, macina caffè e utensili vari.
La presentazione del primo triciclo a motore e il passaggio alla creazione di prodotti a motore avvenne nel 1889, durante l’Exposition Universelle di Parigi: da quel momento prese il via l’avventura automobilistica di Peugeot.
L’evoluzione del celebre logo del LEONE
Il primo logo Peugeot fu creato nel 1850 da Emily Peugeot e realizzato dall’orafo Justin Blazer. Fa riferimento allo stemma della Franche-Comté, la regione francese in cui è nata la Peugeot ma è anche un omaggio a uno degli strumenti punta dell’azienda, la sega.
Il leone possiede infatti tutti gli attributi chiave: i denti affilati, una spina dorsale flessibile, un taglio veloce e preciso.
Il logo del leone con la freccia è stato utilizzato anche sui primi veicoli realizzati come emblema dei Peugeot Bros, anche se quello che è stato selezionato tra il 1889 e il 1910 presenta un leone meno dettagliato.
L’idea successiva al 1910 vede invece lo stesso leone mentre ruggisce. La freccia resta collocata alle zampe del leone e il logo prende vigore diventando più dinamico e accattivante.
Progressivamente il logo viene sempre più stilizzato, con linee semplificate e riduzione dei chiaroscuri, alcune volte viene aggiunto anche il nome del brand alla base o in alto.
Negli anni ’20 il logo acquisisce tridimensionalità per poter adornare con più carattere i veicoli sui quali viene posizionato.
Anche il leone ruggente cambia posa e acquisisce nuovo carattere all’interno di uno scudo triangolare nero, profilatoin bianco argento sfumato con piccoli cerchi agli angoli. Il leone diventa di colore dorato sfumato che conferisce all’immagine un effetto 3D. E’ sormontato dal nome dell’azienda con un carattere sans serif bianco personalizzato.
Il logo cambia radicalmente intorno agli anni ’50 e ’60 quando, all’interno dello scudo inizia ad apparire solo la testa del leone con la sua criniera, la bocca aperta e lo sguardo vivo verso sinistra.
Nel 1976 prende il via la storica collaborazione tra Peugeot e Citroën con la nascita della holding PSA Peugeot-Citroën e dopo due anni l’azienda diventa una divisione separata di Chrysler Europe e arriva il momento di un nuovo cambio di logo: l’azienda torna quindi al leone araldico ma crea un logo più sofisticato e raffinato, con un leone fortemente minimalista ma dai contorni netti e grossolani.
Fino al 2021 solamente lievi rivisitazioni di questo logo proveniente direttamente dagli anni ’70, con la scritta che si ammorbidisce e i colori che virano fino al blu acceso e argento. Il leone riacquista progressivamente la tridimensionalità.
Il cambiamento epocale è avvenuto recentemente nel 2021, quando l’azienda è tornata al simbolo a scudo nero : un logo minimal e allo stesso tempo d’impatto, con un font leggero e fine, un leone dal carattere forte e ruggente, con denti in vista.
PEUGEOT - Tre titoli di “Auto dell’Anno”: 308 nel 2014, 3008 nel 2017 e 208 nel 2020. Il rilancio nei numeri è stato accompagnato da una crescita del profilo di immagine e da una trasformazione industriale radicale che ha trascinato l’intero gruppo PSA portandolo alla fusione con FCA per la creazione di Stellantis.
< Il cambio del logo non ha nulla a che fare con Stellantis … avevamo già previsto il cambio indipendentemente da questo importante passaggio > ha detto il CEO di Peugeot, Linda Jackson.
Con il nuovo logo PEUGEOT lancia la nuova campagna “Lions of our time” che cambierà l’immagine di tutta la comunicazione anche attraverso un nuovo sito internet concepito sin dall’inizio per la vendita online.
Il CERVO della Palazzina di Caccia di STUPINIGI
Ph. Mauro Dragoni
Il CERVO fu collocato sul tetto del grande salone centrale a indicare l’uso venatorio della palazzina di Stupinigi. Il suo profilo, infatti, era perfettamente allineato al viale di ingresso e ben visibile da chiunque entrasse nella residenza. Dal 1992 è stato sostituito con una copia per questioni conservative e l’originale di Ladatte è stato sistemato nell’atrio di fronte alla biglietteria.
Il CERVO, originale di Francesco Ladatte (1766), bronzo, rame et foglia d’oro, musealizzato nella Palazzina di Caccia per motivi di tutela.
FRITZ. Un ELEFANTE a corte
La mostra 2015 ha fatto rivivere il “serraglio di animali esotici“ alla Palazzina di
Caccia di Stupinigi, residenza reale dei Savoia.
Il legame tra il Museo di Scienze Naturali e la Palazzina di Caccia di Stupinigi risale all’Ottocento. Intorno agli anni venti si costruì il “Serraglio delle Belve“, destinato a ospitare una gran varietà di animali, molti dei quali mai visti prima a Torino. La curiosità e l’inclinazione verso l’esotico convissero nel tempo con l’interesse crescente verso le scienze naturali.
La storia dell’ ELEFANTE FRITZ, ricca di aneddoti, d’immagini e di letteratura relativa all’osservazione naturalistica, rappresenta al meglio il rapporto della casa reale con la collezione degli animali.
L’elefante indiano, regalo del viceré d’Egitto Muhammad ’Ali al re Carlo Felice nel 1827, arrivò a Stupinigi a piedi, transitando per nave da Alessandria al porto di Genova. Per custodirlo fu ricavato nell’ex scuderia della palazzina uno spazio interamente recintato, mentre nel cortile fu messa una vasca munita di scivolo.
FRITZ divenne l’attrazione del luogo e icona del palazzo. Fu ritratto dal vivo dalla pittrice Sofia Giordano e la litografia ebbe larga diffusione.
Elefante indiano maschio di anni 27 nella Real Villa di Stupiniggi in Piemonte, litografia Felice Festa su disegno dal vivo di Sofia Giordano, 1827
(Collezione Simeom, D 1870)
Nel 1835 Enrico Gonin dipinse l’elefante attorniato da una folla di curiosi durante una parata e infine ebbe l’onore di essere immortalato in un dagherrotipo, unico in Italia con un soggetto animale.
R. Castello di Stupinigi, litografia di Demetrio Festa su disegno di Enrico Gonin, 1835
(Collezione Simeom, D 830)
Casimiro Roddi, chef della Ménagerie, Franco Andrea Bonelli, Giuseppe Genè e Filippo de Filippi, che si avvicendarono alla direzione del Museo Zoologico torinese, registrarono con cura il suo comportamento, le cure mediche e l’alimentazione che consisteva in: “50 pani al giorno di 3 libre genovesi cadauno... 24 cavoli lombardi... o invece 4 libbre di butiro con 16 di riso cotto, zuccaro nell’acqua di libre 5, vino pinte una, due al giorno, tabacco da fumare, e fumo di persona fumante“. Per mantenerlo in forma si consigliavano “4 libbre di butiro per ongerlo interamente ogni mese“ dopo averlo ben lavato.
Tuttavia FRITZ incappò spesso in indigestioni, una particolarmente pesante fu quella di castagne dalla quale però si riprese grazie a una robusta cura a base di vino di Malaga.
Soppresso nel 1852 dopo aver ucciso il proprio guardiano, l’elefante fu donato al Museo zoologico della Regia Università di Torino per essere tassidermizzato e studiato. Oggi l’animale è custodito presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
Il viaggio dell’elefante FRITZ annuncia la riapertura del Museo di Scienze Naturali il 12 gennaio 2024
A 10 anni dall’incendio provocato dallo scoppio di una bombola di gas che ne ha compromesso i due piani, arriva finalmente la data della riapertura (ancorché parziale) del Museo di Scienze Naturali di Torino.
Sarà l’elefante FRITZ icona del Museo - la cui copia in resina è custodita nei giardini della Palazzina di Caccia di Stupinigi come attrazione per i bambini e dove ha vissuto davvero tra il 1827 e il 1852, diventando da subito una vera e propria star - a scandire il programma inaugurale dell’istituzione.
Partito il 10 gennaio dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi FRITZ ha
percorso le strade della città.
Ha fatto visita in piazza Piemonte al Grattacielo della Regione per poi raggiungere piazza Castello dove resterà per un mese, fino al 12 febbraio quando farà il suo ritorno alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di proprietà della Fondazione ordine Mauriziano.
Ai suoi piedi un QR code che consente di scoprire le novità del Museo, il calendario della riapertura e il programma della maratona di talk show Porte aperte alla scienza, organizzato in collaborazione con la Fondazione Circolo dei lettori.
< FRITZ è il simbolo della rinascita del museo che abbiamo voluto restituire ai piemontesi dopo anni durante i quali sembrava impossibile raggiungere il traguardo di riaprirlo. Noi abbiamo sbloccato i cantieri che erano fermi e individuato le risorse necessarie per i lavori e ora restituiamo ai torinesi e piemontesi un patrimonio collettivo e un simbolo del nostro patrimonio culturale > hanno sottolineato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Assessore alla Cultura Vittoria Poggio e l’Assessore al Patrimonio Andrea Tronzano.
Rif. articolo PORTOGALLO – Storie di animali nella sez. Storie
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