La strada coast to coast da CEFALU’ ad AGRIGENTO mostra un territorio verdeggiante a vocazione agricola tra coltivazioni e allevamenti.
Superato PORTO EMPEDOCLE che ha dato i natali allo scrittore Andrea Camilleri, padre del popolare commissario Montalbano, si raggiunge la famosa Scala dei Turchi, una falesia di marna bianca che spunta a picco sul mare lungo la costa di Realmonte.
Una spiaggia particolarissima, a dir poco unica: una sottilissima striscia di sabbia e ciottoli ai piedi di un promontorio a gradoni, di colore bianco-ghiaccio.
Fino a qualche anno fa era possibile salire sopra la parete rocciosa per goderne la bellezza a distanza ravvicinata. Ora non più … ti puoi spingere fino ad una staccionata nella spiaggia per ammirarla da lontano oppure osservarla da una prospettiva diversa affacciandoti da un belvedere sulla strada.
AGRIGENTO
La rupe Atenea è il punto più alto dell’antica città di Akragas, l’attuale Agrigento.
Si raggiunge il centro storico coperto da palazzoni percorrendo un lungo viadotto … la strada sale a tornanti per scoprire sulla sommità il DUOMO con l’imponente scalinata di accesso.
Il primo nucleo della Cattedrale di San Gerlando venne edificato tra il 1093 ed il 1099 sulle rovine di un preesistente tempio greco per opera del vescovo Gerlando e del conte normanno Ruggero d’Altavilla, dopo la conquista della città nel 1086.
Strepitoso soffitto ligneo a capriate della navata centrale cinquecentesco con scene tratte dall’ Antico e Nuovo Testamento, figure di apostoli e santi, stemmi araldici.
Salendo sulla torre campanaria della Cattedrale si scopre uno splendido panorama, che va da Porto Empedocle alla Valle dei Templi.
Cattura l’attenzione la copia della misteriosa Lettera del Diavolo , una missiva risalente al 1676 che sarebbe stata dettata da Satana a suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi (1645-1699), una monaca benedettina della nobile famiglia Tomasi di Lampedusa.
È l’atto di una tentazione così violenta che l’ 11 agosto Maria Crocifissa venne ritrovata seduta a terra nella sua cella < con mezza faccia sinistra imbrattata di nero inchiostro, il respiro affannoso, il calamaio sulle ginocchia e una lettera in mano scritta con un alfabeto incomprensibile >.
La suora poi racconterà che il demonio in persona le aveva dettato la lettera, chiedendole di firmarla. ohimè è l’unica parola comprensibile della missiva …
Il documento faceva parte di un manoscritto che la suora aveva stilato per il suo padre confessore.
L’originale è custodito nel monastero femminile benedettino di clausura del SS. Rosario a Palma di Montechiaro (Agrigento) .
Il sarcofago di Ippolito e Fedra risalente al II secolo d.C. è tornato dopo 55 anni nella sua sede originaria, la Cattedrale di San Gerlando.
Il mito racconta che Fedra, sposa del re Teseo, s’innamorò follemente di Ippolito, figlio di un precedente matrimonio del marito. Ippolito, orgogliosamente vergine e dedito alla caccia e al culto di Artemide, la respinse. Lei, umiliata, si uccise. Quando Teseo scoprì il cadavere e un biglietto in cui la moglie accusava Ippolito, lanciò un anatema mortale nei confronti del figlio. L’innocente Ippolito fu costretto a fuggire su un carro con i suoi compagni, ma un toro mostruoso uscito dal mare fece imbizzarrire i cavalli, il carro si ribaltò e il giovane morì.
Il Museo Diocesano allestito nel Palazzo Arcivescovile custodisce i Tesori della Cattedrale.
La Sala del Cinquecento accoglie alcune tavole del monumentale tetto ligneo a capriate della Cattedrale (1511-1514).
L’arte sacra in dialogo con l’arte moderna e contemporanea della
Collezione Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Mimmo Paladino - Sulle Tracce del cristianesimo antico in Sicilia e in Tunisia, 2007 - Pastelli su carta
Carla Accardi – Frammenti, 1955 – Tempera su tela
Racchiuse in ricche cornici di tartaruga intarsiate di madreperla si ammirano due splendide opere attribuite a Guido Reni
Gesù Bambino dormiente sulla croce
Madonna con Bambino
Michele Canzoneri – 1121 lo Sbarco di Ruggero in Sicilia, 1994 – Ceramica e niello
Jonida Xherri – 700 piastrelle per il grande Tappeto mediterraneo, 2016 – Ceramiche dipinte smaltate sulle quali i migranti riportano - con scritte e disegni – paure, sogni e speranze.
Alighiero Boetti – Il dolce far niente, 1979 – Cotone policromo
Caftani in dialogo con Pianete
Pianeta ricamata con coralli
Di colore viola e giallo il particolare caftano del 7° giorno (di matrimonio) con il tema della mano di Fatma.
La Chiesa di Santa Maria dei Greci è il risultato della trasformazione architettonica dell’antico tempio dedicato alla dea Athena risalente al V sec. a.C., di cui sono visibili i resti del crepidoma (piattaforma a gradini) e la base di alcune colonne.
Furono dei monaci in epoca bizantina a trasformare il tempio in chiesa dedicata alla Vergine Maria. E’ stata la prima Cattedrale dopo la conquista normanna della città.
Nel XVI sec. divenne sede della Confraternita. Il pavimento vetrato permette di scoprire la sottostante cripta per la sepoltura dei confratelli. I corpi venivano mummificati e conservati in posizione seduta attorno al locale … mi viene in mente la Cripta del Convento dei Cappuccini a Palermo …
Nell’ antiquarium tra le tante foto in esposizione che raccontano la storia della città mi colpisce questa
Piazza Seminario – Festa di S. Gerlando – Fiera del bestiame, 1930
Movida in via Atenea
Via Atenea … Una scultura rende omaggio ad Andrea Camilleri
Piazza Luigi Pirandello
La Casa Museo di Pirandello trasformata in un affascinante museo raccoglie fotografie e quadri dedicati al grande drammaturgo, scrittore e poeta italiano nato a GIRGENTI (antico nome di AGRIGENTO) il 28 giugno 1867.
Dalla Chiesa di San Nicola alla Valle, posizionata in piena Valle dei Templi, si può ammirare un tramonto mozzafiato sul Tempio della Concordia .
Valle dei Templi di Agrigento : suggestivo parco archeologico dove rivive la Magna Grecia grazie ai resti dell’antica città di Akragas.
Scegliamo di entrare nel parco dalla porta V, a sud, nella parte bassa presso il parcheggio Sant’Anna.
Il Santuario delle Divinità Ctonie (Demetra e Persefone) mostra quattro colonne con sovrapposta trabeazione, ricomposte nel XIX sec. e conosciute come Tempio di Castore e Polluce – i Dioscuri.
Il Giardino della Kolymbethra gestito dal FAI offre una bella passeggiata tra agrumeto e ulivi giganteschi, mandorli e pistacchi, alla scoperta dell’acqua e delle coltivazioni ...
Il nome greco si traduce con “immersione” o “serbatoio” e riflette l’uso originale del sito come un grande bacino o piscina costruito per raccogliere e distribuire l’acqua, servendo come risorsa vitale per l’antica città greca di Akragas.
Il Santuario delle Divinità Ctonie visto dal Giardino della Kolymbethra
Nel V sec. a.C. il tiranno agrigentino Terone commissiona all’architetto Feace la realizzazione del sistema idrico della città, i cui canali trovano sbocco nella Kolymbethra.
Nel I sec. a.C. lo storiografo Diodoro Siculo racconta per la prima volta la Kolymbethra come piscina sacra e peschiera , in seguito interrata.
Nel XII sec. il Giardino viene utilizzato per la coltivazione della canna da zucchero.
Ipogei nella roccia calcarenitica
Gebbia (vasca per la raccolta delle acque)
Il colossale Tempio di Zeus o Giove olimpico, tra i più grandiosi dell’antichità, venne eretto come offerta di ringraziamento a Zeus dopo la vittoria sui Cartaginesi riportata nel 480 a.C. a Himera.
Era di forma pseudoperiptera, vale a dire non circondato da colonne libere, bensì da semicolonne, 7 nei lati brevi e 14 nei lati lunghi, che ritmavano lo sviluppo di un muro continuo, nel quale le semicolonne inserite si trasformavano in pilastri quadrangolari verso l’interno.
L’immensa piattaforma rettangolare, che poteva essere raggiunta per mezzo di cinque gradoni, era rivolta ad oriente e misurava 113,20 x 56 metri : una superficie prossima alle dimensioni di un campo di calcio che poteva accogliere circa 42 mila spettatori.
Raggiungiamo la parte alta della Valle.
Tempio di Eracle (Ercole) – il più antico, risalente alla fine del VI sec. a.C.
Delle 38 colonne (6 sui frontoni e 15 sui lati lunghi contando anche quelle degli angoli), solo 9 - rialzate nel 1922 grazie alla munificenza del capitano inglese Alexander Hardcastle - si stagliano imponenti in mezzo a tutte le rovine.
Lungo la via Sacra si affaccia la Villa Aurea – archeologo e mecenate Alexander Hardcastle.
La Capra girgentana, utilizzata per la produzione di latte, è caratterizzata da una peculiare forma delle corna, attorcigliate a forma di spirale.
Tempio della Concordia - Il meglio conservato. L’elegante e arioso colonnato, secondo i modelli classici, ha 6 colonne per 13; ogni colonna alta 6,75m. è costituita da 4 tamburi, con un fascio di 20 scanalature a spigolo vivo.
Icaro caduto - Igor Mitoraj
Tempio di Giunone - Eretto nell’angolo di sud-est della valle dei templi a 120 metri s.l.m. evidenzia la ricerca di una perfezione artistica rigorosa. L’edificio, rivolto come gli altri ad oriente, ha dimensioni notevoli: l’alta piattaforma rettangolare montata su quattro gradoni, sulla quale riposano 34 colonne che si presentano 6 sui frontoni e 13 sui lati lunghi, contando anche quelle degli angoli, misura m.41,106 in lunghezza e 20,260 in larghezza.
Di ritorno sui nostri passi esploriamo meglio il Tempio di Zeus olimpico. E’ l’unico di cui è certa la divinità in esso celebrata, come documentato da due storici antichi.
Il monumentale tempio dorico presenta la particolarità di due Telamoni o Atlanti - gigantesche figure maschili alte 7,61 m. realizzate in 12 conci sovrapposti - che raffigurano un uomo maturo con capelli lunghi, barba e baffi e un uomo giovane sbarbato con capelli ricciolini.
A terra il calco di uno dei telamoni, il cui originale si conserva al museo archeologico.
Una installazione in verticale permette di immaginare che effetto facessero le gigantesche figure all’ingresso del tempio.
Il Tempio di Zeus olimpico è divenuto cava di pietra per il molo di Porto Empedocle.
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI e Mauro DRAGONI
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