FINESTRE e GRAFICA - "TORINO GRAPHIC DAYS Vol. 02" 2017
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"BETWEEN" - by Barbara CARICCHI - ARTIVA
"MANICHINI" - trittico by Barbara CARICCHI - ARTIVA
FINESTRE nell'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
EXPO MILANO 2015
UNICREDIT TOWER - Piazza Gae AULENTI - MILANO
PROTO-FINESTRA
MRF - Corso Luigi Settembrini
POLITECNICO di TORINO - Cittadella del Design e della Mobilità Sostenibile
"CITTA' e città" by Barbara CARICCHI - ARTIVA (tecnica mista)
"GALILEO" alla REGGIA di VENARIA REALE : il BAROCCO si illumina di colore ...
OFFICINA DELLA SCRITTURA : AURORA - TORINO
FINESTRE NELL’ARTE –
DAL CUBISMO AL SURREALISMO
FINESTRE CUBISTE
Pablo PICASSO – "La table devant la fenêtre", 1919
Quest’opera di Picasso fa parte di una serie di NATURE MORTE con composizione simile eseguite dall’artista tra il 1919 e il 1920, durante e a seguito del soggiorno con la prima moglie, la ballerina russa Olga Koklova, a Saint-Raphaël sulla Riviera francese.
In queste opere Picasso esplora la rappresentazione del guéridon (il tavolino di servizio a tavola), molto spesso posto di fronte a una finestra, con una serie di oggetti, tra cui la chitarra. La natura morta era il genere che meglio si prestava all’analisi cubista sui principi strutturali delle forme solide composte in uno spazio concreto e disciplinato.
Juan GRIS – "Natura Morta davanti a una Finestra aperta", 1915, Place Ravignan, Philadelphia Museum of Art
Juan GRIS – "La fenêtre ouverte", 1921
Su questo motivo si muove a più riprese l’opera di Henri MATISSE. Da GAUGUIN a De CHIRICO, da MASSON a GUTTUSO, il
binomio NATURA MORTA / FINESTRA ha sempre permesso di mettere insieme l’istanza del paesaggio (che indirizza lo sguardo verso un punto di fuga esterno al quadro) con quello della natura morta, che si struttura su forme spaziali completamente diverse.
Questi dipinti rappresentano dunque un gioco tra i generi e la ricerca di un rapporto tra due diverse organizzazioni dello spazio (il tavolo e la finestra, la frontalità schiacciata della natura morta con la profondità prospettica del paesaggio), tra loro opposte.
FINESTRE FUTURISTE
Umberto BOCCIONI – "La strada entra nella casa", 1911, Sprengel Museum, Hannover
Il pittore ritrae una donna di spalle, appoggiata alla ringhiera di un balcone. La vista che si apre da tale postazione mostra una fitta serie di edifici, una strada sulla sinistra e dei cantieri nella parte centrale del dipinto.
Boccioni stesso così descrive l'opera :
"La sensazione dominante è quella che si può avere aprendo una FINESTRA : tutta la vita, i rumori della strada, irrompono contemporaneamente come il MOVIMENTO e la realtà degli oggetti fuori. Il pittore non si deve limitare a ciò che vede nel riquadro della finestra, come farebbe un semplice fotografo, ma riproduce ciò che può vedere fuori, in ogni direzione, dal balcone”.
Il quadro venne esposto alla prima mostra futurista di Parigi del 1912.
Umberto BOCCIONI – "Visioni simultanee", 1911, Wuppertal, Von der Heydt Museum
FINESTRE METAFISICHE
Giorgio DE CHIRICO – "Il poeta e il filosofo", 1915
Il dipinto, come la maggior parte di questo autore, non è di facile interpretazione. Nella stanza spoglia, un manichino di colore scuro e parzialmente in ombra è seduto di spalle su un piedistallo e un busto di marmo bianco, senza volto, volge le spalle alla finestra, dalla quale si scorge uno scampolo di cielo azzurro-verde, nuvole bianche e indifferenti, lo spigolo di un edificio.
La FINESTRA tipica delle opere di De Chirico non ha imposte né infissi : è quasi sempre una semplice apertura nella parete degli edifici.
Se nel futurismo è tutto dinamismo e velocità, nella metafisica predomina l’immobilità, dove le cose e gli spazi sono pietrificati in un istante fuori dallo scorrere del tempo.
Giorgio DE CHIRICO – "Il poeta e il pittore" , 1975 – Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma
FINESTRE DADAISTE
Le Avanguardie del Novecento cercano di liquidare l’assunto rinascimentale, postulato da Leon Battista ALBERTI nel 1435, secondo cui
L'ARTE E' UNA FINESTRA APERTA SUL MONDO, in quanto un dipinto assomiglia a una visione attraverso una finestra aperta e quindi costituisce la riproduzione di un frammento di realtà.
Pertanto le Avanguardie non posssono che
CHIUDERE LA FINESTRA e OSCURARLA : è il gesto lo che compie Marcel DUCHAMP, considerato il principale rappresentante del movimento DADA e che tuttavia ha sempre rifiutato di riconoscersi qualsiasi etichetta di appartenenza.
Marcel DUCHAMP – "Fresh widow", 1920, intelaiatura in legno dipinto e otto riquadri coperti di cuoio nero, MoMa – New York.
Costruita da un falegname in conformità alle istruzioni dell'artista "Fresh Widow" (vedova recente) è una versione in miniatura di una FRENCH WINDOW, cioè di una PORTA-FINESTRA che gli americani definiscono “alla francese”. Il nome dell’opera contiene un gioco di parole sulla quasi omofonia tra french window (finestra francese ) e fresh widow (vedova recente). L’idea della vedovanza sembra richiamata dall’elemento che caratterizza quest’oggetto rispetto al suo modello reale: i riquadri non sono di vetro trasparente, ma sono ricoperti di pelle nera e non permettono allo sguardo di vedere al di là di essi. Questa è una finestra ermetica: l’aspettativa di una immagine o di una scena al di là del vetro viene completamente delusa. Lo scopo della finestra viene negato. Questo oscuramento mette definitivamente in crisi la rappresentazione occidentale tradizionale.
FINESTRE SURREALISTE
René MAGRITTE – "Condizione umana", 1933, National Gallery of Art di Washington
Il quadro rappresenta una tela senza cornice, appoggiata su un cavalletto posto davanti a una FINESTRA, sulla quale è dipinto lo stesso paesaggio che si intuisce oltre la finestra stessa: tela e paesaggio si fondono insieme. Solo delle linee sottili e la presenza del cavalletto riescono a svelare l’inganno percettivo. Sembrerebbe quasi la realizzazione perfetta e puntuale della teoria albertiana rinascimentale del quadro come finestra aperta sul mondo.
René MAGRITTE – "La Condizione umana II", 1935
René MAGRITTE – "Le passeggiate di Euclide", 1955
Magritte dipinge oggetti banali, quotidiani, assolutamente riconoscibili sulla tela, ma proprio sulla tela sono posti in modo tale da sconvolgere le certezze e ribaltare gli schemi. Essi diventano il luogo dell’imprevedibilità.
René MAGRITTE – "La lunette d’approche (Il telescopio)", 1963
È chiaro come nella pittura delle Avanguardie dalla FINESTRA non ci si affaccia più per avere una vista sul mondo, sulla natura, sulla città. La finestra è diventata altro: un dispositivo che, a livello metalinguistico, stimola la riflessione sul rapporto tra realtà e rappresentazione. Dal punto di vista metaforico, è il luogo da cui affacciarsi sul mondo interiore, sui meandri misteriosi ed enigmatici dell’inconscio.
Paul DELVAUX - "La fenêtre", 1936, Musée d'Ixelles, Bruxelles
Qui la percezione immediata è quella di trovarci di fronte a una donna, affacciata a una finestra, dalla quale si vede un paesaggio naturale apparentemente comune. Un’immagine, questa della DONNA ALLA FINESTRA, molto frequente in pittura e che attraversa i secoli e tutti i generi pittorici. Subito dopo però ci si accorge che qualcosa non va, che la percezione subisce uno scarto. Infatti ci rendiamo conto che il nostro sguardo non è collocato all’interno della stanza, come sarebbe logico e come suggerisce l’aspettativa dell’immaginario comune, ma si pone fuori da essa, e
che ciò che stiamo guardando non è una finestra vista da dentro, ma la facciata di un edificio.
Liberamente tratto da FINESTRE NELL'ARTE by MILANOplatinum.com (RINASCIMENTO E SEICENTO, ROMANTICISMO E IMPRESSIONISMO, POST-IMPRESSIONISMO ED ESPRESSIONISMO, DAL CUBISMO AL SURREALISMO)
Foto by Barbara CARICCHI e Mauro DRAGONI
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