< CAPPONE a NATALE e PORCO a CARNEVALE >
Il MANGIAR GRASSO del CARNEVALE precede il MANGIAR MAGRO della QUARESIMA
Si raccontavano fiabe e leggende davanti al focolare, o nelle calde stalle, e si faceva festa, ballando, cantando, scherzando, bevendo il VINO appena imbottigliato e consumando le SCORTE INVERNALI DI GRASSO, specialmente del MAIALE macellato a novembre per San Martino oppure a dicembre per Santa Lucia: era arrivato il CARNEVALE quando occorreva dar fine ai cibi che poi sarebbero stati vietati durante la QUARESIMA, come i salumi, “risorti” però con tutti gli onori la mattina di Pasqua.
Il lungo periodo carnascialesco è addirittura iniziato in alcune località italiane il giorno dell’EPIFANIA, soprattutto in quei luoghi dove è stata bruciata in pubblico la vecchia BEFANA, simbolo dell’Anno Vecchio, della Madre Natura che muore per rinascere a primavera.
IVREA, legatissima alle tradizioni subalpine, ha già schierato i suoi maggiorenti e il novello GENERALE del CARNEVALE STORICO ha ricevuto spada e feluca il giorno dell’EPIFANIA alla lettura del documento del notaio.
Ma quasi dappertutto, e anche in molti Paesi dell’Europa,
il CARNEVALE comincia ufficialmente il 17 gennaio,
proprio con la festività di
Sant'ANTONIO ABATE - “IL SANTO DEL PORCELLINO”.
E durerà fino alla mezzanotte del MARTEDI' GRASSO : il giorno dopo - il
MERCOLEDI' DELLE CENERI - comincerà la penitenziale QUARESIMA con i suoi “MAGRI” quaranta giorni di astinenze da contrapporre a quelli carnascialeschi, quando una volta era d’obbligo mangiare “DI GRASSO”.
Ancora oggi è così in alcune regioni, come nel MOLISE, dove il piatto tipico del CARNEVALE è chiamato “TRACHIULELLA e PANUNTELLA” : saporite COTOLETTE di MAIALE su PANE casareccio tostato e unto di peperoncino o “DIAVOLILLO”.
“Carnevale, muse unte z’ha magnate le panunte...” -
“a Carnevale tiene il muso unto chi ha mangiato il PANUNTO”
L’usanza di consumare PRODOTTI SUINI durante la festa di Sant’ANTONIO ABATE è molto diffusa ancora oggi in tutt’Italia.
Il MAIALE, gustoso protagonista dei festeggiamenti del Santo eremita egiziano, lo era anche nell’ ANTICA ROMA a gennaio, quando si celebravano feste e riti agricoli durante i quali si sacrificava una SCROFA alla dea CERERE come augurio di fertilità e d’abbondanza nei raccolti primaverili.
D’altronde la carne di maiale, insieme a quella di capretto e agnello, è stata la prediletta dell’uomo fin dalla preistoria: i primi allevamenti risalgono addirittura al 6.500 a.C. Nei Paesi mediterranei e nel Vicino Oriente il MAIALE era un animale da pascolo, che viveva prevalentemente nei boschi allo stato libero. Più tardi si inserì nel tessuto urbano vivendo di avanzi con i conseguenti pericoli sanitari per gli
abitanti: tenia, salmonellosi, trichionosi, perciò i Romani idearono “allevamenti razionali” molti simili alle moderne PORCILAIE.
Durante il periodo carnascialesco oltre al GRASSO MAIALE si consumano tanti altri prodotti tipici.
A VILLAVALLELONGA - una cittadina abruzzese in provincia dell’Aquila - c’è un’usanza singolare in onore di Sant’ANTONIO ABATE, quando si distribuiscono a tutta la popolazione FAVE COTTE e “PANETTA”, una sorta di focaccia agrodolce di farina, uova, anice e sale. L’usanza è ispirata a una leggenda locale.
Si narra che tanto tempo fa un proprietario terriero, non riuscendo a trovare braccianti, imprecasse spesso:
< Finirà che farò lavorare la terra al DIAVOLO >
Un giorno bussò alla sua porta uno strano individuo, molto compito, che si offrì per lavorare i campi assieme a dei compagni, in cambio di un buon pranzo senza sale.
Il proprietario, soddisfatto, se ne tornò a casa ordinando alla moglie di preparare un pasto abbondante per i braccianti, dimenticando però di avvertirla di non usare il SALE.
Quando fu l’ora del pranzo la donna portò in tavola del pane salato appena sfornato e una fumante pentola piena di fave cotte : i braccianti dall’aspetto riservato, appena assaggiato il cibo, lo rifiutarono cortesemente con una smorfia di disgusto. Allora lei esclamò: < Sant’ANTONIO benedetto, come fate a mangiare senza SALE? Non sarete per caso DIAVOLI? >. A quelle parole l’intero gruppo sprofondò nel terreno spandendo un acre odore di zolfo.
La donna, ringraziando sant’Antonio che in molte occasioni aveva vinto le tentazioni del diavolo, disse: < D’ora in poi offrirò in tuo onore per la festa tutto il raccolto di grano e di fave !! >
A VILLAVALLELONGA il 17 gennaio, per riconoscere l’eventuale presenza dei diavoli, si distribuisce la “panetta” rigorosamente salata con le fave cotte, mentre per le vie sfilano le prime maschere del CARNEVALE: sono i diavolici “MASCAR BRUT”, muniti di catene e corna, con la faccia annerita e una cipolla in bocca.
In molte Feste in onore del buon santo barbuto appaiono i DIAVOLI, come
"SANT'ANTONI 'e SU FOGU" a MAMOIADA e OTTANA in Sardegna, dove si accendono grandi FALO' da bruciare in onore del santo ed escono in corteo per le vie i tipici e diavoleschi “MAMUTHONES” con tanti rumorosi CAMPANACCI!
La festa è l'occasione nel quale si inaugura il CARNEVALE, con la prima uscita delle maschere tradizionali.
ANTONIO - il SANTO EREMITA EGIZIANO - si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con
una fonte di ACQUA. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il PANE che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal DEMONIO.
Con il passare del tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, lo liberarono dal suo rifugio. ANTONIO allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione,
"GUARIGIONI" e "LIBERAZIONI DAL DEMONIO"
Nel periodo medievale, il culto di Sant’ANTONIO fu reso popolare soprattutto
per opera dell'ordine degli OSPEDALIERI ANTONIANI, che ne consacrarono altresì l'iconografia, che ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un CAMPANELLO (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un MAIALE (animale dal quale essi ricavavano il GRASSO per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di Matthias Grünewald per l'altare di Issenheim) con una croce a forma di TAU che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (THAUMA in greco antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio).
Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di ISSENHEIM (Alto Reno), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di Sant’ANTONIO in
RANVERSO (vicino a TORINO) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da Giacomo Jaquerio (circa 1426).
Sant’ANTONIO ABATE fu presto invocato in Occidente come PATRONO dei MACELLAI e SALUMAI, dei CONTADINI e degli ALLEVATORI e come PROTETTORE degli ANIMALI DOMESTICI . Fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.
BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI - Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i MAIALI) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio.
Secondo una leggenda del VENETO la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.
Il CARNEVALE a TORINO nel dipinto "Scene di Vita Torinese" (1752) di Giovanni Michele GRANERI a Palazzo MADAMA
"GIANDUJA" by Barbara CARICCHI - ARTIVA (tecnica mista)
DUE GIANDUJA e DUE GIACOMETTE a TORINO
CARNEVALE alle porte, la Famija Turinèisa ha organizzato la cerimonia di investitura del nuovo GIANDUJA con la presentazione di GIACOMETTA venerdì 12 gennaio nella Sala delle Congregazioni del Comune, in piazza Palazzo di Città. L’elezione della MASCHERA è stata ufficializzata con atto notarile di Francesco Piglione.
I tempi cambiano e nel GRUPPO STORICO 2018 compaioni DUE GIACOMETTE e DUE GIANDUJA, per un duplice obiettivo: salvare quel che resta del gruppo storico degli amici-concorrenti della Associassion Piemonteisa, che ha cessato ogni attività dopo la morte del fondatore Andrea Flamini e bloccare eventuali pretendenti allo scettro di MASCHERA UFFICIALE di TORINO.
DUE GIANDUJA "legittimati" a presiedere ai numerosi eventi del CARNEVALE in PIEMONTE : è tornato in onda lo storico ultra ottantenne
Giovanni Mussotto, una delle figure di riferimento della "Famija Turineisa" & il sessantenne Michele Franco, nella vita attore, è stato nominato con bolla notarile, valida anche in tribunale in caso di qualsiasi controversia ...
Domenica 14 gennaio 2018 solenne cerimonia di
BENEDIZIONE DEL CARNEVALE a TORINO con la S. Messa ufficiata da Don Carlo Franco nella Chiesa di SAN TOMMASO con la presenza di GIANDUJA e GIACOMETTA , oltre ai gruppi storici e folkloristici del PIEMONTE.
Pietro MICCA - CITTADELLA di TORINO GIAVENO (TO) BUSCA (CN)
Gruppo storico CONTE OCCELLI NICHELINO (TO)
TORINO - Chiesa di SAN TOMMASO : una delle più antiche della città , già citata in documenti del 1115 ... Nel 1351 Pietro DELLA ROVERE ne era il rettore.
Posta tra la "via dei due buoi" e "via della barra di ferro", attorniata da tre piccoli cimiteri, nel 1445 la chiesa era così fatiscente che crollò, insieme al campanile ... Chiesa e Convento francescano ... Nel 1895 il Consiglio Comunale decretò l'abbattimento della chiesa per terminare la costruzione di via Pietro MICCA - "la diagonale" - progettata nel 1885 per unire la CITTADELLA a piazza CASTELLO.
L'influenza del celebre architetto e ingegnere torinese Carlo CEPPI (1829-1921) permise di abbattere solo la facciata e i dieci altari, salvando la cupola e l'altare maggiore. Nel 1898 venne attuato il progetto di ricostruzione.
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI
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