OLOCAUSTO SHOAH SOLUZIONE FINALE
27 GENNAIO : IL GIORNO DELLA MEMORIA per lo STERMINIO DEL POPOLO EBRAICO
OLOCAUSTO - l’imbarazzante riferimento biblico al SACRIFICIO DI ISACCO da parte del padre ABRAMO nella Genesi …
SHOAH - il termine ebraico per “TEMPESTA DEVASTANTE”, dalla Bibbia (per es. Isaia 47, 11)
SOLUZIONE FINALE – l'assassinio degli ebrei nei CAMPI DI STERMINIO
“La soluzione finale. Lo sterminio degli ebrei” di Enzo COLLOTTI
«Come è stato possibile?» Dall'esplosione dell'antisemitismo nell'Europa degli anni Venti, alla specificità dell' antisemitismo nazista con il suo prologo delle leggi di Norimberga, alla «notte dei cristalli» che sfociò nell'utopia negativa della «soluzione finale» e dei campi di sterminio …
I TRENI DELLA DEPORTAZIONE …
A TORINO per ricordare : FIACCOLATA dal BINARIO 17 di PORTA
NUOVA al CARCERE LE NUOVE …
MILANO CENTRALE : BINARIO 21 … Tra i deportati oltre 40 bambini, tra cui Sissel VOGELMANN di 8 anni, e ragazze come Liliana SEGRE di 13 anni e Goti HERSKOVITS BAUER di 20 anni, sopravvissute. La più anziana era Esmeralda DINA, di 88 anni …
ROMA – STAZIONE TIBURTINA : «Il 16 ottobre 1943 ci fu la grande retata nel GHETTO di Roma: 1022 ebrei furono deportati senza che nessuno muovesse un dito. Per anni mi sono chiesto: perché il papa, tutto vestito di bianco, non è andato alla stazione Tiburtina a bloccare quel treno diretto ad Auschwitz? Di quegli sventurati ne tornarono poi soltanto 15. Allora tutti capimmo che anche per noi italiani non c’era più nulla da sperare e fu la fuga generale».
Daniel VOGELMANN : «Mio padre, l'unico italiano salvato da Schindler»
Per anni il fondatore de LA GIUNTINA, l’unica casa editrice europea specializzata in cultura ebraica, ha raccontato la storia di suo padre Schulim nelle scuole.
Adesso il libro “Piccola autobiografia di mio padre” racconta la vita dell’unico italiano salvato da Schindler. Professione tipografo … il suo numero ad Auschwitz era 173484
Oskar SCHINDLER – imprenditore tedesco famoso per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa 1.100 EBREI dallo sterminio – SHOAH - con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di utensili - la D.E.F. (Deutsche Emaillewaren-Fabrik) - in via Lipowa n. 4, nel distretto industriale di Zablocie, a CRACOVIA.
“Schindler's List - La lista di Schindler” – film 1993 diretto da Steven SPIELBERG , interpretato da Liam Neeson, Ben Kingsley , Ralph Fiennes .
Ispirata al romanzo omonimo di Thomas Keneally fondato sulla vera storia di Oskar Schindler, la pellicola permise a Spielberg di raggiungere la definitiva consacrazione tra i grandi registi, ricevendo ben 12 nomination agli Oscar e vincendo 7 statuette, tra cui quelle per il miglior film e la miglior regia. È considerato unanimamente uno dei migliori film della storia del cinema.
Caratteristica saliente del film è quella di essere stato girato interamente in bianco e nero, fatta eccezione per quattro scene:
La scena iniziale, in cui si vedono due candele spegnersi, così come, simbolicamente, la fiammella di altre due candele riacquista colore verso il termine della storia.
Le due scene – il rastrellamento del ghetto e la riesumazione delle vittime – dove appare una bambina con un cappotto rosso.
E’ interamente a colori la sequenza finale del film, quando, ai giorni nostri, vengono rispettosamente deposti i sassi sulla tomba del vero Oskar Schindler presso il cimitero di Gerusalemme.
Storie di BAMBINI nella SHOAH
“Il bambino con il pigiama a righe (The Boy in the
Striped Pyjamas)” – film 2008 diretto e sceneggiato da Mark HERMAN, adattamento per il grande schermo dell'omonimo romanzo di John BOYNE.
La storia di amicizia tra Bruno - un bambino tedesco di otto anni, curioso, intraprendente e appassionato d'avventura, figlio di un ufficiale nazista - e Shmuel - un bambino ebreo suo coetaneo confinato in un campo di concentramento.
I due giocano insieme, separati dal filo spinato …
“Noi bambine ad Auschwitz”
Andra e Tatiana BUCCI : < Non possiamo indicare il giorno esatto in cui siamo state arrestate. Sappiamo che siamo partite per Auschwitz il 29 marzo 1944 perché la mamma ce l’ha raccontato >. È questo l’inizio di un incubo per due sorelline di sei e quattro anni, Tatiana e Andra Bucci, sopravvissute al campo di sterminio polacco.
Le due bambine vennero arrestate insieme alla mamma con cui vivevano a Fiume, in Croazia. Giunte al campo furono scambiate per gemelle e separate dagli altri bambini per essere studiate dal dottor Mengele. Forse fu questo uno dei motivi per cui furono lasciate in vita …
Le più giovani italiane ad essere sopravvissute al campo di concentramento, ricostruiscono per la prima volta la loro storia in un libro.
Vita nel GHETTO
Il ghetto ebraico di ROMA è tra i più antichi del mondo, sorto 40 anni dopo quello di VENEZIA che è il primo in assoluto. Il termine deriva dal nome della contrada veneziana dove esisteva una fonderia – GHETO in veneziano - dove gli ebrei di quella città furono costretti a risiedere. Un'altra possibile etimologia fa risalire l'origine di questa parola all'ebraico גט ghet (pl. גיטים ghittim o גיטין ghittin), che significa SEPARAZIONE.
VENEZIA - Il Ghetto era il quartiere dove gli ebrei erano obbligati a risiedere durante il periodo della Repubblica Veneta. Si trova nel sestiere di CANNAREGIO ed è tutt'oggi il fulcro della comunità ebraica di Venezia, sede di sinagoghe e di altre istituzioni religiose.
ROMA - Il 12 luglio del 1555 il papa Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum, revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l'istituzione del ghetto, chiamato "serraglio degli ebrei", facendolo sorgere nel rione SANT’ANGELO accanto al teatro di Marcello. Fu scelta questa zona perché la comunità ebraica, che nell' antichità classica viveva nella zona dell'Aventino e, soprattutto in Trastevere, vi dimorava ormai prevalentemente e ne costituiva la maggioranza della popolazione.
BOLOGNA - L’antico ghetto ebraico, in pieno centro medievale, compreso tra le due torri e il quartiere universitario, conserva ancora oggi la sua struttura originaria. Un dedalo di viuzze e passaggi sospesi, ponti coperti e piccole finestre … palazzi appartenuti a ricchi mercanti e banchieri … botteghe artigiane … che raccontano la storia di un’intera comunità, costretta a vivere in un'area specifica delle città italiane dallo Stato della Chiesa a partire dal 1556.
TRE INGRESSI al quartiere, tutti costantemente sorvegliati, aperti al mattino e sigillati al tramonto: uno all’inizio di via de’ Giudei, un altro all'incrocio tra via del Carro e via Zamboni, un terzo in via Oberdan in corrispondenza dell’arco che dà su vicolo Mandria. La planimetria del ghetto ricorda la MANO DI MIRIAM collegata ai CINQUE LIBRI della TORAH . E’attraversata da Via dell’Inferno , strada dal nome tenebroso, un tempo ricca di botteghe di FABBRI che lavorando col fuoco rievocavano le fiamme dell’inferno …
FERRARA - Il ghetto fu istituito nel 1627, in una delle zone più antiche della città, a poca distanza dalla Cattedrale e dal Castello Estense. Fu chiuso definitivamente nel 1859. Anche dopo la sua chiusura rimase il centro della vita della comunità ebraica di Ferrara, che Giorgio BASSANI immortalò nei suoi romanzi, Il giardino dei Finzi-Contini e Cinque storie ferraresi.
Dopo il 1938, con l'entrata in vigore delle Leggi razziali fasciste, la situazione degli ebrei in tutta Italia mutò in modo radicale. In particolare a Ferrara continuarono ad arrivare ebrei anche da altre province pensando di trovare un ambiente più sicuro grazie alla presenza di Italo BALBO, amico di Renzo RAVENNA e da sempre molto aperto verso di loro.
Il quartiere ebraico ha mantenuto in larga misura la struttura e i caratteri originari. Dalla piazza della Cattedrale ha inizio via Mazzini (già via Sabbioni), la strada principale del ghetto. Al suo imbocco era collocato uno dei CINQUE CANCELLI di chiusura. Lo ricorda una lapide sull'edificio dell'ex-oratorio di San Crispino, dove gli ebrei dovevano riunirsi per le prediche coatte. Al numero civico 95 si trovano, in un edificio in uso alla Comunità ebraica di Ferrara sin dal 1485, le TRE SINAGOGHE ferraresi, le uniche sopravvissute tra quelle esistenti nel ghetto, con l'annesso Museo ebraico.
In via Vignatagliata, con i suoi antichi edifici trecenteschi, due lapidi al n°33 ricordano il medico e filosofo Isacco Lampronti, al n° 44 vi era un tempo il forno delle Azzime, al n.79 la scuola che dopo le leggi razziali del 1938 ospitò i ragazzi ebrei espulsi dalle scuole statali e dove insegnò anche Giorgio BASSANI.
Sono invece del Cinquecento o posteriori gli edifici delle altre vie del Ghetto …
La SINAGOGA di CASALE MONFERRATO, di rito italiano, è uno dei migliori esempi di sinagoga barocca piemontese.
Fu edificata nel 1595 nel quartiere ebraico della città. Precede quindi di oltre un secolo l'istituzione del ghetto nel 1723. La sinagoga era separata dalla strada da una piccola corte e, per ragioni di autodifesa, nel rispetto delle regole restrittive che sancivano allora i rapporti tra ebrei e cristiani, non vi era alcuna indicazione della sua presenza. La sinagoga consisteva in origine in una semplice sala rettangolare orientata in direzione nord-sud. Al 1720 risale un primo ampliamento del matroneo.
Quando fu istituito il ghetto la sala di preghiera dovette essere ampliata per l'accresciuta popolazione, che accoglieva ebrei giunti anche da località limitrofe, in particolare da San Salvatore Monferrato.
CARMAGNOLA - La SINAGOGA ha conservato invariati i caratteri originari settecenteschi, ed è riconosciuta, per la linearità delle forme, per la suggestiva sequenza degli spazi, per la garbata eleganza degli arredi, come l'esempio più prezioso e significativo in Piemonte.
Nei locali al piano terreno è stata realizzata dalla Comunità Ebraica di Torino una mostra permanente, curata dagli architetti Franco Lattes e Paola Valentini, che
attraverso parole, immagini, disegni, oggetti e suoni racconta le sinagoghe e le tracce della presenza ebraica in Piemonte in sequenza temporale, dalle sale di preghiera settecentesche, rimaste nella loro originaria configurazione, alle sinagoghe rinnovate nell'Ottocento, fino ai Templi israelitici di Torino e Vercelli.
Il vecchio CIMITERO EBRAICO di PRAGA fondato nel 1439 è uno dei monumenti storici più significativi dell'antico quartiere ebraico cittadino nonché uno dei più celebri cimiteri ebraici in Europa.
È stato per oltre 300 anni, a partire dal XV secolo, l'unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni attuali sono all'incirca quelle medievali e nel tempo si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente. Durante l'occupazione tedesca, il cimitero fu risparmiato: infatti le autorità tedesche decisero che sarebbe rimasto a testimonianza di un popolo estinto.
In alcuni punti si sono sovrapposti fino a 9 strati di diverse sepolture …
La densità di LAPIDI - tardogotiche, rinascimentali, barocche - l'una quasi contro l'altra, il silenzio del luogo e la scarsa illuminazione (le lapidi sono quasi tutte all'ombra, oscurati dalle fronde degli alti sambuchi che crescono nel cimitero) creano un effetto unico con un'aura spettrale.
Le tombe consistono esclusivamente di una lapide di arenaria o di marmo (quelle più importanti) piantata nella terra.
Nessun ritratto, perché la religione ebraica lo vieta. Solo disegni simbolici per indicare la professione o le qualità del defunto: forbici per sarti, pinzette per i medici, mani che benedicono per i sacerdoti e poi tanti animali per chi si chiamava Volpi, Orsi e così via
La lapide più antica è quella di Avigdor Kara del 1439, la più recente quella di Moses Beck del 1787.
La tomba più visitata è quella di Rabbi Löw, dove i visitatori si fermano a pregare e lasciano sulla lapide i tradizionali sassi, oltre a monete e biglietti dei desideri.
BERLINO - Memoriale dell’ OLOCAUSTO dell’architetto Peter EISENMAN
JUDISCHES MUSEUM BERLIN – Il più grande museo ebraico in Europa realizzato in 2 edifici, l’ampliamento moderno dell’architetto Daniel LIBESKIND (2001) che ha battezzato il suo progetto “Between the lines” .
Nello SPAZIO VUOTO della MEMORIA, l’unico VOID dell’edificio accessibile, l’installazione dell’artista israeliano Menashe KADISHMAN “Shalechet” (foglie cadute), 10000 volti in acciaio punzonato sul pavimento da calpestare …
Rif. articolo SHOAH - Il giorno della memoria nella sez. Luoghi dell’Arte
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