10 Febbraio – il GIORNO DEL RICORDO :
i MASSACRI DELLE FOIBE e l’ESODO GIULIANO DALMATO
ISTRIA TRIESTE POLA ZARA
ANNEGAMENTI FUCILAZIONI DEPORTAZIONI
MEMORIA DI UN MASSACRO :
INTELLETTUALI INSEGNANTI STUDENTI
ESODO di ISTRIANI FIUMANI DALMATI
Da www.focus.it (2018)
Che cosa furono i massacri delle foibe
I massacri delle foibe e l'esodo dalmata-giuliano sono una pagina di Storia che per molti anni l'Italia ha voluto dimenticare: ospitiamo l'intervento di Luciano Garibaldi, storico e giornalista, che racconta i sanguinosi eventi che seguirono la fine della seconda guerra mondiale.
Esattamente tredici anni fa, nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila nostri fratelli torturati, assassinati e gettati nelle FOIBE (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della JUGOSLAVIA di TITO alla fine della seconda guerra mondiale.
La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all' ESODO
dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria,
di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate.
FOIBE, 10 cose da sapere
1 - LA FINE DELLA GUERRA
2 - LA VENDETTA DI TITO
3 - IL FRENO DEI NAZISTI
4 - LA LIBERAZIONE DEGLI ALLEATI
5 - I NUMERI DELLE VITTIME
Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila.
6 - COME SI MORIVA NELLE FOIBE
I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori).
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.
Soltanto nella zona triestina, tremila sventurati furono gettati nella foiba di Basovizza e nelle altre foibe del Carso.
Uno dei principali monumenti alle vittime si trova a BASOVIZZA , alle porte di Trieste. Qui è stata trovata una foiba che in realtà era il pozzo di una miniera di carbone che, scavata nella roccia agli inizi del novecento, fu poi abbandonata. Vi sono state gettate almeno 2.500 persone nei 45 giorni dal 1 maggio al 15 giugno 1945.
7 - IL DRAMMA DI FIUME E IL DESTINO DELL’ISTRIA
A FIUME, l’orrore fu tale che la città si spopolò. Interi nuclei familiari raggiunsero l’Italia ben prima che si concludessero le vicende della Conferenza della pace di Parigi (1947), alla quale - come dichiarò Churchill - erano legate le sorti dell’Istria e della Venezia Giulia. Fu una fuga di massa. Entro la fine del 1946, 20.000 persone avevano lasciato la città, abbandonando case, averi, terreni.
8 - LA CONFERENZA DI PACE DI PARIGI
9 - L’ESODO
10- INTERESSE POLITICO IN ATTI D’UFFICIO
IL GIORNO DEL RICORDO
Come è stato possibile che una simile tragedia sia stata confinata nel regno dell’oblio per quasi sessant’anni? Tanti, infatti, ne erano passati tra quel quadriennio 1943-47 che vide realizzarsi l’orrore delle foibe, e l’auspicato 2004, quando il Parlamento approvò la «legge Menia» (dal nome del deputato triestino Roberto MENIA, che l’aveva proposta) sulla istituzione del GIORNO DEL RICORDO.
La risposta va ricercata in una sorta di tacita complicità, durata decenni, tra le forze politiche centriste e cattoliche da una parte, e quelle di estrema sinistra dall’altra. Fu soltanto dopo il 1989 (con il crollo del muro di Berlino e l'autoestinzione del comunismo sovietico) che nell’impenetrabile diga del silenzio incominciò ad aprirsi qualche crepa.
Il 3 novembre 1991, l’allora presidente della Repubblica Francesco COSSIGA si recò in pellegrinaggio alla FOIBA di BASOVIZZA e, in ginocchio, chiese perdono per un silenzio durato cinquant’anni.
Poi arrivò la TV pubblica con la fiction Il cuore nel pozzo interpretata fra gli altri da Beppe FIORELLO.
Un altro presidente della Repubblica, Oscar Luigi SCALFARO, si era recato, in reverente omaggio ai Caduti, davanti al sacrario di Basovizza l’11 febbraio 1993.
Così, a poco a poco, la coltre di silenzio che, per troppo tempo, era calata sulla tragedia delle terre orientali italiane, divenne sempre più sottile e finalmente tutti abbiamo potuto conoscere quante sofferenze dovettero subìre gli italiani della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Alla tragedia delle foibe, l’autore, Luciano GARIBALDI , giornalista e storico, ha dedicato, assieme a Rossana MONDONI , quattro libri editi dalle edizioni Solfanelli: «Venti di bufera sul confine orientale», «Nel nome di Norma», dedicato al ricordo di Norma Cossetto, studentessa triestina tra le prime vittime della violenza rossa, «Il testamento di Licia», approfondito dialogo con la sorella di Norma Cossetto, e «Foibe, un conto aperto».
Si è da poco conclusa la cerimonia al CIMITERO MONUMENTALE di
TORINO presso il monumento opera dell’artista istriano Michele PRIVILEGGI.
E’ costituito da DUE SFERE in bronzo che si intersecano a simboleggiare i DUE MONDI che si incontrano e si espandono.
Su uno dei due elementi spicca la sagoma delle terre giuliano-dalmate, mentre un volo di gabbiani attraversa e lega i due mondi. La pietra bianca del basamento proviene da una cava istriana ed è stata donata dal comune di POLA.
“IN MEMORIA DEGLI ISTRIANI, FIUMANI E DALMATI
OVUNQUE SEPOLTI NEL MONDO E AL DRAMMA DELLE FOIBE”
L’artista istriano Michele PRIVILEGGI è nato a PARENZO nel 1944. All’età di 3 anni è costretto ad allontanarsi con la famiglia dalla sua bella casa natale in riva al mare a causa delle orrende persecuzioni titine agli Italiani d’ISTRIA.
Dopo varie peripezie la famiglia giunge a TORINO con migliaia di altri profughi. Ma il cuore di Michele rimane a PARENZO, anzi a POREC, oggi cittadina della CROAZIA.
Monumento a LEINI'
Un’altra opera di Michele PRIVILEGGI a VENARIA REALE presso i giardini dei MARTIRI DELLE FOIBE.
Rif. articolo Michele PRIVILEGGI nella sezione Artisti
ESULI a TORINO
Profughi istriani a PORTANUOVA - 1947
Gli ESULI costretti a fuggire dalle terre d’ISTRIA, da FIUME e dalla DALMAZIA per la politica di TITO in JUGOSLAVIA furono i primi profughi che arrivarono a
TORINO nel secondo dopo guerra.
Nel 1946 erano 346, nel 1958 salirono a 8.058.
In tutto il Paese ne furono censiti 350.000.
La testimonianza nel libro “LUCENTO VALLETTE e CERONDA Santa Caterina, Frassati e Stadium” di Enrico BONASSO by Graphot Editrice.
Incontro con alcuni protagonisti dell’ESODO durante la presentazione del volume avvenuta nella sede della CIRCOSCRIZIONE 5 di TORINO.
I profughi , accolti inizialmente nelle CASERMETTE SAN PAOLO ,
trovarono poi nel Villaggio SANTA CATERINA di LUCENTO una sistemazione più decorosa.
Il Villaggio delle “CASE ROSSE” è attraversato da due vie dai nomi emblematici: PARENZO e PIRANO.
Si tratta di due cittadine dell’ISTRIA, la prima ora in CROAZIA e la seconda in SLOVENIA.
La comunità degli ex profughi è cementata da don Giuseppe MACARIO , il cappellano delle CASERMETTE che a LUCENTO nel 1956 celebra le funzioni in un capannone dismesso della ex ferrovia Torino-Venaria. Promuove la realizzazione della Chiesa di SANTA CATERINA, divenendone parroco nel 1960.
Gli alloggi sono piccoli ma confortevoli , con acqua corrente e servizi igienici in casa, elettricità in ogni vano … Manca ancora il riscaldamento e si utilizzano stufette a legna e a carbone, in attesa dell’avvio della centrale termica che riscalderà tutto il villaggio : un’antesignana del teleriscaldamento.
< All’inizio i cortili e le strade erano praticamente inesistenti … sembravano acquitrini e dovevamo indossare le famose galosce di gomma per attraversare le zone fangose … avevamo le scarpe di ricambio nella borsa per prendere un mezzo pubblico e andare a scuola … Dopo qualche anno sono arrivate le strade asfaltate … > racconta Gaby MARACICH
Fulvio AQUILANTE presiede l’Unione Regionale Profughi e Rimpatriati
Antonio VATTA è presidente della Consulta ANVGD del Piemonte – Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia
Il Villaggio SANTA CATERINA ha una propria squadra di calcio :
la FIUMANA .
Febbraio 2012 : durante una cerimonia di commemorazione dell’ ESODO
ISTRIANO compare a sorpresa Sergio MARCHIONNE, al tempo amministratore delegato della FCA, che prende parola per portare i saluti della propria madre, profuga come loro.
“RED LAND” (ROSSO ISTRIA) - film 2018 diretto, sceneggiato e prodotto da Maximiliano Hernando BRUNO. L'opera, distribuita in Italia il 15 novembre 2018, si concentra sulla seconda guerra mondiale in Istria dopo l'8 settembre (subito dopo la firma da parte dell'Italia dell'armistizio separato con gli angloamericani) e sulla vita della giovane studentessa istriana Norma COSSETTO, uccisa dai partigiani jugoslavi nell'ottobre 1943, all'età di 23 anni.
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