Il CUCITO è una delle arti tessili ed esiste dal Paleolitico.

Il CUCITO si distingue dal RICAMO in quanto il primo è il lavoro inteso come congiunzione di parti complementari eseguita con AGO e FILO (o mediante una macchina da cucire) mentre il secondo è l'esecuzione di punti decorativi su un tessuto svolto anche seguendo un disegno predisposto.

Prima dell'introduzione della filatura nell'industria del tessuto e nella tessitura, gli archeologi ritengono che già nell'età della pietra, in Europa e Asia, venivano cuciti il cuoio e le pelli degli animali per essere utilizzati nell'abbigliamento. La cucitura veniva eseguita con strumenti di adattamento come ossa e palchi di animali o avorio.

Per migliaia di anni, la TECNICA DEL CUCITO è stata fatta a mano.



“MADONNA DEL CUCITO” (Madonna che cuce e angeli) -

dipinto autografo di Guido RENI realizzato tra 1609 ed il 1611, dimensioni 210 x 200 cm. L’opera è affrescata sulla parete sinistra della cappella dell’Annunciata nel Palazzo del Quirinale a ROMA.



guido-RENI Madonna cucito

 



“CUCITRICI DI CAMICIE ROSSE” - dipinto (olio su tela, cm 64 x 54) realizzato nel 1863 dal pittore italiano Odoardo BORRANI, attualmente conservato presso Collezione privata.



                                                       BORRANI camicie rosse

Nella tela vengono raffigurate quattro donne sedute intente a cucire all’interno di un salottino ben arredato e luminoso. Le quattro donne disposte in cerchio, molto curate e composte nell’aspetto e nel portamento, sono totalmente impegnate nella loro attività sin dalle prime ore del mattino (la pendola segna le 7,15). Con la testa china sulle “CAMICIE ROSSE” non si curano dello spettatore.

Odoardo BORRANI  è uno dei giovani pittori che verso la metà dell’Ottocento unitamente a Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori (solo per citarne alcuni) si riuniscono al Caffè Michelangelo per dar vita a quella corrente artistica e culturale che va sotto il nome di Macchiaioli.

Il dipinto “CUCITRICI DI CAMICIE ROSSE” deve essere interpretato in

correlazione all’opera  26 APRILE 1859 che raffigura una giovane donna intenta a

CUCIRE IL TRICOLORE : entrambi acquistano rilevanza sotto il profilo storico (il Risorgimento) e artistico (l’evolversi della pittura di genere in Toscana).



                                                       BORRANI 1859

 

 



“LA MOGLIE DEL PESCATORE”- Anna ANCHER (1890) 

 

                                                    ANCHER

 



“Il racconto del filo. CUCITO e RICAMO nell'arte

contemporanea” a cura di F.PASINI e G. VERZOTTI.

Il volume è il catalogo della mostra 2003 di ROVERETO - MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

In tutto il mondo gli artisti usano il RICAMO per creare quadri, sculture, video, foto, in una curiosa tendenza dell'arte contemporanea che trasforma questa antica pratica decorativa in un linguaggio autonomo e originale.

Alighiero BOETTI è la figura chiave che ha innovato il rapporto tra linguaggio artistico e linguaggio artigianale.



                                        A-come-Alighiero-B-come-Boetti-1988

 

                                 A come Alighiero, B come Boetti, 1988



Alighiero Fabrizio BOETTI (Torino, 16 dicembre 1940 – Roma, 24 aprile 1994) con Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio ha fatto parte del gruppo ARTE POVERA. Allo stesso tempo è stato anche uno dei più precoci a distaccarsene.

BOETTI si concentra su un tema essenziale: il LINGUAGGIO, la prima

cosa che impariamo venuti al mondo. Tutti, indistintamente.

Agli inizi degli anni Settanta, dopo un viaggio in Oriente, Boetti torna a Roma con questa idea. Decide di inviare dei disegni con delle parole alle donne RICAMATRICI dell’Afghanistan e saranno loro a realizzare i preziosi ricami, tra le opere più caratteristiche dell’artista, insieme alle mappe.

BOETTI si concentra sull’elaborazione mentale, sul progetto e sull’idea. Relega l’esecuzione materiale ad anonimi e sconosciuti esecutori.

In un quadrato, geometria perfetta e contenuta, inserisce le LETTERE che devono seguire un ordine ben preciso: da sinistra a destra e viceversa, dall’alto al basso.

Poesie disegnate visivamente in RICAMI elegantissimi.                                             

                                

ORDINE E DISORDINE

I testi ogni volta sono diversi, poesie, massime, pensieri isolati, estrapolati dal suo disordine artistico. Il codice di lettura è ben organizzato e ordinato, l’aspetto è elegante e forse è il motivo di tanto successo. L’intenzione è soffermarsi sulla parola e sul linguaggio.

 

                                                        BOETTI

                                  Il progressivo svanire della consuetudine

 

Dall'oggi al domani, Creare e ricreare, Non parto non resto



“FRASI DEI RICAMI DAL 1972 AL 1994 DI ALIGHIERO BOETTI” -
1111 esemplari, numerati e timbrati. Un libro per pensare, riflettere, sognare, meditare, vagheggiare, immaginare, inventare, fantasticare...


 

Frasi BOETTI

 




RICAMO a PUNTO PERUGINO        PUNTO PERUGINO

 


Il PUNTO PERUGINO è un RICAMO a fili contati che si esegue con la sovrapposizione di punti passati per ricoprire tutta la superficie del disegno da ricamare.

Il disegno, che tradizionalmente s'ispira a fiori, animali stilizzati, figure o motivi geometrici, non si riporta sul tessuto ma su carta quadrettata. Ogni quadretto corrisponde a tre, quattro o cinque punti, a secondo della grossezza del tessuto, sia in senso verticale sia in senso orizzontale.

I punti si eseguono da sinistra verso destra, utilizzando FILATI DA RICAMO di cotone o seta ritorti o perlè n.8 e n.12, a secondo della pesantezza del tessuto. Il filato va usato in un'unica tinta (anche in più tonalità).

La TELA deve essere piuttosto robusta, di prima qualità, di lino, canapa o cotone, a trama regolare con 10/12 fili per cm, in modo che sia agevole contarne i fili. Il colore della tela va scelto tra i colori bianco, avorio o greggio.



PUNTO PERUGINO per “PUNTI d’ARTE” a CITTA’ DELLA PIEVE

La SCUOLA DI RICAMO propone le tipiche decorazioni del pittore pievese Pietro VANNUCCI “Il PERUGINO” - il più grande rappresentante della pittura umbra del XV secolo : grottesche, figure mitologiche e zoomorfe, volute utilizzando anche filati tinti con tintura naturale di “CROCO” (zafferano) prodotto nel territorio di Città della Pieve.

Foto evento ZAFFERIAMO … 2019 by Barbara CARICCHI



P1340407


RICAMO e CUCITO



Nel XIX secolo sono state inventate le MACCHINE PER CUCIRE e nel XX secolo la computerizzazione ha portato benefici nella produzione di massa di abiti e capi d'abbigliamento. La pratica del cucito è comunque ancora portata avanti a mano in tutto il mondo.

L'invenzione della MACCHINA PER CUCIRE è controversa … brevetti per meccanismi in grado di produrre cuciture furono depositati nel 1755 da Fredrick Wiesenthal, nel 1790 da Thomas Saint, nel 1830 da Barthélemy Thimonnier e nel 1842 da John J. Greenough.

I primi modelli erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l'indirizzamento.

Successivamente le macchine per cucire furono a pedale: la movimentazione si otteneva con l'oscillazione di un pedale, posto sotto il tavolino in cui era inserita la macchina e che, collegato da una cinghia, produceva il movimento; entrambe le mani rimanevano libere e quindi disponibili per l'indirizzamento del tessuto.

Oggi il movimento è prodotto da un motore elettrico: il comando d'azionamento della macchina da cucire è dato da un pedale che si schiaccia col piede o da una leva azionata con lo spostamento laterale del ginocchio.

La tecnologia di pari passo con l'industria ha ottimizzato l'utilizzo delle macchine abbinandole a computer e rendendole unità automatiche.

 



Il CUCITO è una caratteristica di alta qualità per quanto riguarda

l'ATTIVITA’ SARTORIALE, dell'ALTA MODA e dei

COSTUMI d’EPOCA.



Le SARTINE TORINESI nel 1919 (Rina PICOLATO)

Subito dopo la fine della prima guerra mondiale nacquero un po’ ovunque grandi agitazioni … a Torino vi furono numerose lotte a cui parteciparono molte donne.

Lo sciopero più vivace e caratteristico di quegli anni fu quello delle SARTINE dipendenti dalle ditte di ALTA MODA femminile, che per la prima volta rivendicarono i loro diritti.

TORINO era allora la capitale della moda femminile e la «Piccola Parigi», così come veniva definita, dettava legge in fatto di moda a tutta l'Italia.

Le migliori SARTORIE di ALTA MODA avevano infatti sede a Torino e servivano le ricche ed aristocratiche signore di Milano, Firenze, Roma, Napoli …

Accanto a queste grandi sartorie vi erano poi moltissimi LABORATORI ARTIGIANI altamente qualificati con centinaia e centinaia di donne dipendenti.

Anch'essi creavano modelli di abiti femminili che raggruppavano in sé particolari dell'arte parigina e del buon gusto e della grazia italiana.

Le SARTINE TORINESI si ritenevano perciò una élite che nulla avesse a che fare con gli operai e le operaie delle fabbriche. Quando uscivano dal lavoro e passavano a gruppi nel centro di Torino sembravano tutte delle eleganti signore poiché portavano con grazia vestitini che si erano fatti magari con stoffe da pochi soldi , ma che sembravano dei modellini usciti freschi dalla sartoria.

Eppure queste ragazze e giovani donne che lavoravano dieci, undici ore al giorno a creare modelli e vestiti bellissimi che venivano poi venduti a caro prezzo, percepivano le paghe più basse di tutte le altre lavoratrici. 

I salari medi delle operaie calzaturiere, ad esempio, erano di 9 lire al giorno, mentre le ragazze sarte di 16-17 anni considerate apprendiste anche se lavoravano già da alcuni anni avevano un salario di appena 2-3 lire al giorno, le aiutanti 4 lire e le lavoranti provette 5-6 lire. 

Se si pensa che il pane costava allora L. 0,90 al kg., la pasta L. 1,20 ed un pasto in una trattoria modestissima di terza categoria costava 3 lire e 50 centesimi si può immaginare quali fossero le condizioni economiche di queste lavoratrici che per tirare avanti dovevano ancora lavorare a casa alla sera fino a tardi per guadagnare qualche altra lira.

Le SARTINE incominciarono a capire che le loro condizioni lavorative potevano essere migliorate soltanto se anche loro avessero lottato e scioperato come facevano gli operai e le operaie.

Così la sera dell'8 febbraio 1920 nei locali della Camera del Lavoro si vide un pubblico insolito : giovani ed eleganti ragazze in cappellino che si recavano al sindacato del vestiario (così si chiamava allora il sindacato abbigliamento) a dire che volevano paghe più alte ed orari di lavoro più corti, oltre al «sabato inglese» che significava avere libero il sabato pomeriggio.

I proprietari respinsero in blocco tutte le proposte e così iniziò lo sciopero che durò 34 giorni.

 



MODA IN ONDA



“ATELIER FONTANA - LE SORELLE DELLA MODA”

miniserie TV RAI 1 2011 con Alessandra Mastronardi, Anna Valle e Federica De Cola nei panni delle Sorelle Fontana, le tre sarte della provincia di Parma che divennero celebri quando nel 1949 confezionarono l'abito nuziale con cui Linda Christian sposò Tyrone Power, ed in seguito divennero fra le stiliste più richieste dalle dive di Hollywood.



“IL DIAVOLO VESTE PRADA”(The Devil Wears Prada) -

film 2006 diretto da David Frankel, il cui soggetto è tratto dall'omonimo romanzo di Lauren Weisberger.

Protagoniste Meryl STREEP (Miranda PRIESTLY) e Anne HATHAWAY (Andrea “Andy” SACHS) , con la partecipazione dello STILISTA VALENTINO.

Andrea Sachs è una neolaureata in cerca di lavoro, appena arrivata a New York. Vorrebbe fare la giornalista e il talento non le manca: decide così di presentarsi ad un colloquio per l'ambito ruolo di seconda assistente di Miranda Priestly, l'influente e tirannica direttrice della RIVISTA DI MODA Runway



“VELVET” – serie televisiva spagnola ambientata in una CASA DI MODA di Madrid negli anni cinquanta che racconta la storia d'amore tra la umile SARTA Anna (Paula Echevarría) e il ricco proprietario della galleria, Alberto (Miguel Ángel Silvestre).

 

 

« Da bottega di pellicce a FASHION BRAND di fama internazionale, FENDI ha conquistato il mondo con la sua eleganza e con la tenacia delle cinque sorelle Fendi »

 

La storia della CASA DI MODA FENDI inizia nel 1925 a ROMA, quando Edoardo Fendi e Adele Casagrande trasformano il laboratorio di pellicceria fondato nel 1918 nel primo negozio Fendi.



FENDI sfila sul PALATINO – 4 luglio 2019  FENDI



FENDI ha reso omaggio a Karl Lagerfeld rafforzando il suo legame con ROMA con la

presentazione dello collezione Couture Autunno / Inverno 2019-2020

nella capitale, sul PALATINO.

In passerella la collezione “The Dawn of Romanity” (l’alba della romanità) con 54 outfit , uno per ogni anno di direzione artistica del compianto designer tedesco. Alcuni dei modelli più iconici della maison assieme a look mai visti prima … tradizione e innovazione !!



FENDI e ROMA : un legame che si traduce in iniziative che

mescolano l’ALTA MODA al RESTAURO di alcuni dei monumenti

simbolo della Città Eterna

L’iniziativa ha preso il via nel 2013 con il recupero della FONTANA DI TREVI , terminato nel 2015. Poi è stata la volta di Fendi for Fountains con il restauro delle QUATTRO FONTANE : l'Acqua Paola al Gianicolo da sempre conosciuta dai romani come il 'Fontanone' , il Mosè, il Peschiera e il Ninfeo dell’Acqua Vergine.

Con la sfilata del 4 luglio 2019 l’interesse della maison si è spostato verso il TEMPIO DI VENERE al Palatino - il più grande luogo di culto della Roma antica, che verrà sottoposto a interventi per un totale di 2,5 milioni di euro.



Anche altre CASE DI MODA hanno investito sul recupero di luoghi simbolo della storia di Roma.

GUCCI ha sostenuto il recupero della RUPE TARPEA , anche in questo caso proprio con una sfilata nei Musei Capitolini.

BULGARI sostiene da tempo il patrimonio artistico e storico della sua città natale, Roma. Dopo l’impegno per le opere di restauro della Scalinata di Trinità dei Monti nel 2014, i mosaici delle Terme di Caracalla del 2016 e il recente recupero dell’ Area Sacra di Largo Argentina , ora in cantiere il progetto più importante :

il finanziamento del restauro di 96 delle 620 STATUE della COLLEZIONE TORLONIA , celeberrima raccolta di statuaria dell’Antica Roma di proprietà della Fondazione della famiglia di principi romani, che dagli anni Sessanta non era più visibile al pubblico, custodita in ambienti protetti del ministero dei Beni Culturali. Impegno finanziario per milioni di euro …

Le prime statue restaurate daranno vita alla mostra “The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces”, che sarà inaugurata il 25 marzo 2020 nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Palazzo Caffarelli, in un’ala che riaprirà per l’occasione dopo oltre 50 anni.



© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati