Il nome PALLIO deriva dal PALLIUM - “mantello di lana” -
anticamente indossato dai filosofi.
Il PALLIO, nella sua forma presente, è una STRETTA FASCIA di stoffa, larga circa cinque centimetri, tessuta in LANA BIANCA, incurvata al centro così da poterlo appoggiare alle spalle sopra la PIANETA o la CASULA e con due lembi neri pendenti sul petto e sulle spalle così che – visto sia davanti che dietro – il paramento ricordi la lettera "Y".
È decorato con SEI CROCI NERE di seta (che ricordano le ferite di Cristo), una su ciascuna estremità e quattro sull'incurvatura, ed è guarnito con TRE SPILLE d'oro gemmate (acicula) a forma di spillone, o chiodo.
Un tempo il PALLIO era una semplice sciarpa piegata a doppio e appuntata con una spilla sulla spalla sinistra.
È tessuto con la LANA BIANCA di DUE AGNELLI benedetti a Roma nella BASILICA di SANT'AGNESE e offerti ogni anno al papa il 21 gennaio nella festa della Santa .
Il PALLIO rappresenta la PECORA che il PASTORE prende sulle sue spalle, con riferimento a due passi della Sacra Scrittura:
il Salmo 23 (1-6), «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla …»;
il Vangelo di Giovanni (10, 1-18), dove Gesù dice: «Io sono il buon pastore …»
Il PALLIO simboleggerebbe anche l'AGNELLO CROCIFISSO per la
salvezza dell'umanità.
Questa interpretazione spiegherebbe anche l'uso delle SEI CROCI decorative (le ferite di Cristo) trapassate da TRE SPILLE gemmate ( i tre chiodi della croce di Cristo).
Il PALLIO è divenuto successivamente il simbolo di un legame
speciale con il Papa ed esprime inoltre la potestà che il METROPOLITA, in comunione con la Chiesa di Roma, acquista di diritto nella propria giurisdizione:
«Segno liturgico della comunione che unisce la Sede di Pietro e il suo Successore ai Metropoliti e, per loro tramite, agli altri Vescovi del mondo è il pallio...»
Il PALLIO è un paramento liturgico con una storia antichissima.
Le immagini antiche e più famose del PALLIO sono nei MOSAICI di RAVENNA, anche se la storia di questo indumento risale alla Roma imperiale.
La cosa assolutamente certa è che il pallio deve essere di LANA. E di una lana particolarmente pura, bianca e trattata secondo regole antiche e precise.
La storia della Chiesa a Roma ci racconta che esattamente DUE AGNELLINI erano la tassa che il Monastero di sant’Agnese sulla Nomentana pagava alla Basilica di San Giovanni in Laterano dove risiedeva il Papa. Quando il monastero femminile di Sant’Agnese fu chiuso, gli agnelli vennero donati da altri monasteri.
Nel corso della solenne processione che li portava in Laterano, si sostava sulla tomba della martire Agnese. Poi gli AGNELLI venivano portati alla monache di SANTA CECILIA in TRASTEVERE . Lì si lavorava la lana, si tesseva e si cucivano i paramenti. Una tradizione che protrasse per secoli.
Dopo la presa di Porta Pia i beni della Chiesa furono espropriati e per qualche tempo fu addirittura il governo italiano a pagare le spese per gli agnellini, poi dal 1909 se ne occuparono i monaci trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane a Roma.
Oggi i SACRI PALLII vengono confezionati con la LANA di DUE AGNELLI BIANCHI allevati dalle religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna e poi offerta al Papa dai religiosi dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi, che servono la Basilica di SANT’AGNESE fuori le Mura, nella cui cripta sono custodite le reliquie della santa insieme a quelle di S. Emerenziana.
21 gennaio – Nella Basilica di SANT’AGNESE la BENEDIZIONE DEGLI AGNELLI - tradizionale simbolo della Santa - la cui LANA servirà per confezionare il PALLIO.
SANT'AGNESE - DOMENICHINO
Dal 1644 i DUE AGNELLINI CANDIDI vengono benedetti dall'abate generale dei Canonici Regolari Lateranensi nella Basilica di SANT’AGNESE fuori le mura sulla Via Nomentana e quindi portati al PAPA in una cesta decorata di fiori bianchi e rossi.
Nella Cappella Urbano VIII del Palazzo Apostolico i sediari pontifici si unisco al Papa. Una preghiera, un saluto speciale alla badessa di Santa Cecilia e alle suore, una carezza ai due agnellini.
Da qualche anno Papa FRANCESCO ha sospeso la tradizione, e ormai i PALLII vengono confezionati in modo più semplice.
29 giugno – CERIMONIA DI BENEDIZIONE dei SACRI PALLII
Ai Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli PIETRO e PAOLO il Papa benedice i nuovi SACRI PALLII che verranno custoditi in una cassa d’argento dorato dono di BENEDETTO XIV conservata nella Basilica di SAN PIETRO nella cosiddetta “NICCHIA DEI PALLII” presso la Tomba di San Pietro, sotto l’Altare della Confessione, da dove vengono prelevati per essere imposti ai metropoliti, o consegnati ai loro procuratori, dal cardinale proto diacono in nome del Romano Pontefice.
Per evitare che venga confusa quale teca delle spoglie dell’apostolo, papa BENEDETTO XVI ha stabilito che la suddetta cassa sia conservata sempre vicino alla Confessione di Pietro, ma non più nella nicchia sotto l'altare papale davanti al mosaico del Cristo.
Alla CERIMONIA DI BENEDIZIONE dei SACRI PALLII, che avviene negli appartamenti privati del Papa, partecipano due padri trappisti, due canonici del capitolo di San Giovanni, il decano del Tribunale della Rota Romana, due componenti del personale dell’anticamera pontificia e due officiali dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
29 giugno – RITO DI IMPOSIZIONE (ora CONSEGNA) dei SACRI PALII
Nel corso della Messa per la Solennità dei Santi PIETRO e PAOLO - Patroni della Chiesa di Roma – il Papa impone il SACRO PALLIO ai nuovi METROPOLITI come segno di comunione con il vescovo di Roma e impegno ad essere strumenti di comunione.
La CERIMONIA DELL’IMPOSIZIONE DEL PALLIO è antichissima: la prima di cui si ha notizia certa avvenne infatti nell’anno 513, quando Papa SIMMACO lo concesse a CESARIO, vescovo di Arles e futuro santo. La sua forma attuale è comunque antica e risale al IX secolo.
Papa BENEDETTO XVI impone il PALLIO - 29 giugno 2012
Papa FRANCESCO impone il PALLIO
Dal 2015 Papa FRANCESCO CONSEGNA IL PALLIO, senza imporlo, riprendendo la consuetudine descritta nel Cerimoniale dei Vescovi (nel capitolo V, 1149-1155) che prevede che agli ARCIVESCOVI METROPOLITI il pallio venga imposto a nome del Papa dall’ordinante, o dal nunzio apostolico nella Chiesa locale per permettere ai fedeli di partecipare.
Papa GIOVANNI PAOLO II concesse il pallio a Bernardin Gantin e Joseph Ratzinger in quanto decani del Collegio cardinalizio.
Divenuto papa, BENEDETTO XVI ha ripreso questa prassi conferendo il pallio al cardinale decano Angelo Sodano; anche papa FRANCESCO, il 29 giugno 2020, ha imposto il pallio al cardinale decano Giovanni Battista Re.
Raramente l'imposizione del pallio avviene fuori dalla data prevista del 29 giugno.
Eccezionalmente il 12 settembre 2017, il cardinale Angelo Scola ha imposto il pallio al suo successore nella sede metropolitana di Milano, Mario Delpini.
Così anche il cardinale Angelo Bagnasco ha imposto il pallio al suo successore, Marco Tasca, durante il rito di ordinazione episcopale l'11 luglio 2020.
Papa FRANCESCO ha imposto il pallio al patriarca di Gerusalemme dei latini, Pierbattista PIZZABALLA, nella cappella di Casa Santa Marta, alle 8.30 di mercoledì 28 ottobre 2020, subito prima dell’udienza generale.
Il PALLIO viene indossato sulla CASULA - la veste liturgica con cui si celebra la Messa - dal PAPA e dai VESCOVI che guidano le diocesi più grandi e più antiche e con un particolare e storico legame al papato.
In origine il PALLIO era il mantello indossato dai filosofi e nell'arte paleocristiana con questo "mantello" venivano raffigurati Gesù e gli apostoli.
Si trattava di una striscia di stoffa avvolta intorno alle spalle e lasciata cadere sul petto dalla spalla sinistra.
La pratica di indossare il PALLIO venne successivamente adottata anche dalla Chiesa cristiana, con un uso simile a quello dell' OMOFORIO, una fascia di stoffa attualmente indossata dai vescovi ortodossi e dai vescovi cattolici orientali di rito bizantino.
SAN NICOLA DI BARI
Sebbene Tertulliano abbia scritto ante 220 il saggio De Pallio, secondo il Liber Pontificalis sarebbe stato papa MARCO (morto nel 336) il primo ad utilizzarlo, conferendo il PALLIO al vescovo di Ostia che aveva il diritto di consacrare il papa.
Nel IV secolo il PALLIO era considerato un'insegna papale.
A partire dal VI sec. il pallio venne accordato dal Papa anche a quei vescovi che avessero ricevuto dalla Sede Apostolica una speciale giurisdizione.
Papa SIMMACO lo concesse infatti nel 513 a CESARIO, vescovo di Arles.
Al tempo di papa GREGORIO I il conferimento del pallio a vescovi e arcivescovi che avevano uno stretto legame con la sede apostolica era usuale. Fra questi ricorrevano i vescovi di Arles e di Siviglia, in quanto vicari pontifici. GREGORIO MAGNO concesse il pallio anche ai vescovi Siagrio di Autun, Dono di Messina e Giovanni di Siracusa.
GREGORIO MAGNO fu molto innovativo : concesse il PALLIO ad Agostino, vescovo missionario presso gli Angli, dandogli la facoltà di scegliere fino a dodici vescovi sui quali avrebbe esercitato l'autorità metropolitica.
Inoltre, avrebbe potuto scegliere l'arcivescovo di York, che investito del pallio avrebbe potuto ordinare a sua volta fino a dodici altri vescovi.
Nell' VIII secolo un sinodo convocato da San Bonifacio dichiarò che i METROPOLITI dell'Occidente potessero ricevere il pallio solo dal papa a Roma.
FORMA DEL PALLIO : da V a Y
Il PALLIO moderno differisce molto da quelli dei primi secoli della Cristianità raffigurati nei MOSAICI RAVENNATI.
MOSAICI della Basilica di SAN VITALE (prima metà del sec. VI )
Il vescovo MASSIMIANO indossa un PALLIO in forma di SCIARPA intorno alle spalle, le due parti pendenti dalla spalla sinistra.
Il PALLIO del VI secolo era una striscia di LANA BIANCA lunga e piuttosto larga, alle due estremità recava come ornamento una croce nera o rossa ed era rifinita con frange; circondava il collo, le spalle e il petto in modo da formare una "V" sul davanti, mentre due estremità pendevano dalla spalla sinistra, una sul davanti e l'altra dietro.
Nell' VIII secolo divenne consuetudine far pendere le due estremità fissate con spille una dal petto e l'altra dalla schiena, sicché la forma del pallio divenne a "Y".
Dal IX secolo la striscia attaccata con le spille fu invece tagliata in un unico pezzo a forma di "Y".
PALLIO con 3 SPILLE dalla metà del sec. IX : i due capi, fermati ciascuno con una spilla, pendono esattamente nel mezzo del petto e del dorso. Una terza spilla lo fissa sulla spalla sinistra.
L’attuale forma ad anello ebbe origine nel X o XI secolo. Due antichi esemplari, appartenuti a sant'Eriberto (1021) e sant'Annone (morto nel 1075), sono conservati a Siegburg, nell'arcidiocesi di Colonia.
Dal XIII secolo entrò nell'uso l'aggiunta di pesetti di piombo, come testimoniano i pallii trovati nelle tombe di Bonifacio VIII e Clemente IV.
In seguito il PALLIO venne cucito e le 3 SPILLE ebbero solo funzione decorativa.
I due capi, lunghi fino al ginocchio, vengono accorciati dopo il sec. XV per arrivare alla forma attuale nel sec. XVII.
L’ornato del PALLIO con la CROCE, già iniziato nel mosaico
ravennate, aumenta nell’epoca carolingia.
Nel medioevo con INNOCENZO III è di colore rosso.
Papa INNOCENZO III ritratto in un affresco del monastero di San Benedetto di SUBIACO
Il PALLIO dell’ arcivescovo di Colonia CLEMENTE AUGUSTO, morto nel 1761, aveva croci nere.
Ritratto dell'Arcivescovo Clemente Augusto Wittelsbach (opera di Peter Jacob Horemans)
Mentre in Occidente il PALLIO cambia forma , in Oriente
l’OMOFORIO resta fedele alla tradizione originaria e si porta in due
diverse modalità: il piccolo omoforion (come uno stolone che scende dritto) o il grande omoforion (che dalle spalle gira attorno e scende di lato), a seconda delle celebrazioni, più o meno solenni.
Papa GIOVANNI PAOLO II in occasione della notte di Natale del 1999, apertura del Giubileo del 2000, ha indossato un omoforion con croci rosse.
I PAPI hanno indossato un PALLIO del tutto simile a quello degli
ARCIVESCOVI, talvolta leggermente più grande.
Nel 2005 il maestro delle cerimonie pontificie, Piero Marini, fece disegnare e realizzare per la messa solenne di inizio del pontificato del nuovo vescovo di Roma BENEDETTO XVI, un PALLIO molto più grande adornato di croci di colore rosso riservato solo al Papa, identico a quello che si vede nei mosaici di Sant’Apolinnare in Classe.
Questo pallio attualmente orna il sepolcro di san Celestino V, al quale papa Ratzinger rese omaggio visitando la città de L’AQUILA dopo il terremoto del 2009.
Ratzinger ha indossato questo nuovo-antico pallio nei primi tre anni di pontificato, fino al 29 giugno 2008 - solennità dei santi PIETRO e PAOLO - quando il nuovo maestro delle cerimonie, Guido Marini, ha fatto disegnare un pallio a "Y", simile a quello indossato comunemente dai metropoliti, ma con foggia più larga e più lunga, e con il colore rosso delle croci: tali differenze intendevano mettere in risalto la diversità di giurisdizione riservata al Vescovo di Roma.
Lo stesso pallio è stato utilizzato dal 19 marzo 2013 anche da papa FRANCESCO dopo la solenne cerimonia di imposizione del pallio, dalle mani del cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran, durante la messa di inaugurazione del ministero petrino.
Dal 29 giugno 2014 - solennità dei santi PIETRO e PAOLO - papa FRANCESCO torna ad indossare il pallio uguale a quello indossato dagli ARCIVESCOVI METROPOLITI.
Papa FRANCESCO – prima domenica di AVVENTO 2020 - paramenti colore VIOLA
Mentre il PAPA indossa il PALLIO sempre e ovunque si trovi a celebrare messa, gli ARCIVESCOVI METROPOLITI possono indossarlo soltanto nelle loro diocesi o nelle diocesi limitrofe (suffraganee) appartenenti alla provincia ecclesiastica della sede metropolitana.
Quando un arcivescovo metropolita muore, il suo pallio deve
essere sepolto con lui.
PALLIO e OMOFORIO
A differenza del PALLIO (dal latino pallium = “mantello di lana”) della Chiesa cattolica
riservato agli ARCIVESCOVI METROPOLITI , l’OMOFORIO (dal greco
omophórion, "portare sulle spalle") può essere indossato da tutti i VESCOVI delle
Chiese cattoliche orientali di rito bizantino e ortodosse.
Così come per il pallio, anche per l'omoforio è stata ipotizzata una derivazione dal mantello (pallium) diffuso nella Roma antica. Più probabilmente, l' OMOFORIO deriva dall'omonimo indumento civile, uno scialle portato da alcuni funzionari romani sopra la PAENULA e che ne indicava la dignità.
L' OMOFORIO è una fascia di seta o velluto larga circa quindici centimetri, incurvata al centro così da poterla far girare dietro il collo e appoggiare sulle spalle facendo scendere le estremità sul petto. È ornato di CROCI ricamate e termina con LINEE, da tre a una per contraddistinguere rispettivamente l'ordine vescovile, sacerdotale e diaconale; è indossato sopra il FELONIO.
L' OMOFORIO antico è più lungo, decorato con CROCI e un'immagine
dell'AGNELLO o del Salvatore, piegato sul petto in modo da far scendere le estremità quasi fino a terra, una sul davanti e l'altra dietro. L'omoforio più lungo è indossato durante la divina liturgia fino al momento della lettura dell'Epistola; durante la lettura del Vangelo non è indossato, mentre dal canto dell'inno dei cherubini fino alla fine della liturgia si usa l'omoforio più corto.
Si ha notizia storica dell'omoforio come paramento sacro del vescovo Isidoro di Pelusio già nel V secolo e sue rappresentazioni pittoriche si trovano già nelle Cronache del mondo alessandrine, riferibili al V secolo.
Tra rappresentazioni più tarde, da citare gli affreschi di Santa Maria Antiqua nel Foro romano, datate VII e VIII secolo.
Affresco del XIV secolo in cui viene rappresentato l' OMOFORIO
Rif. articolo Il SACRO PALLIO nelle antiche rappresentazioni nella sez. Textile Art
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