< La moda non è arte, ma ha bisogno di un artista per esistere > diceva il couturier.
Non a caso fu proprio lui il primo stilista vivente a essere celebrato all’interno di un museo, il Metropolitan di New York che nel 1983 gli dedicò una mostra personale al Costume Institute.
Oggi le più grandi istituzioni d’arte parigine raccolgono l’eredità di quell’evento e di una delle figure che ha cambiato il corso della moda presentando un nuovo progetto senza precedenti: una mostra diffusa, nata da un’idea della Fondation Pierre Bergé, che vede coinvolti sei musei della città:
Centre Pompidou, Musée d’Art Moderne de Paris, Musée
du Louvre, Musée d’Orsay, Musée National Picasso-Paris
e Musée Yves Saint Laurent Paris
e tre curatori - Madison Cox, Stephan Janson e Mouna Mekouar - nel presentare fino al 15 maggio le creazioni più celebri realizzate da Yves Saint Laurent in quarant’anni di carriera, proprio accanto alle opere d’arte da lui tanto amate e ammirate.
“Yves Saint Laurent aux Musées” vuole ricordare il momento in cui nasce il mito dello stilista maudit Saint Laurent.
Catalogo della mostra diffusa in 6 musei di PARIGI
2022 - celebrazione senza precedenti dei 60 anni della
Maison che ha dato lustro al genio artistico del grande
stilista.
Gli abiti più iconici di Yves Saint Laurent entrano nei musei più belli di Parigi
Cinque mostre raccontano e mettono a confronto i pezzi d'archivio del couturier con le opere d'arte che li hanno ispirati. La sesta svela la sua anima.
L'inaugurazione ufficiale è avvenuta simultaneamente nei sei musei il 29 gennaio, data in cui Saint Laurent, a 26 anni, presentò il suo primo défilé, nel 1962.
È il 29 gennaio 1962. Parigi è in fermento. Yves Saint Laurent, il “piccolo principe dagli occhi pervinca” che soltanto quattro anni prima, il 18 gennaio 1958, aveva salvato la moda francese sostituendo il suo maestro Christian Dior dopo la morte improvvisa e firmando, a soli 22 anni, una collezione memorabile, presenta la prima collezione con il suo nome in una sfilata al 30 bis di Rue Sponti a Parigi.
Ha solo ventisei anni ed è accompagnato da Pierre Bergé, colui che sarebbe diventato il socio in affari e l’amore appassionato e tormentato di una vita. Nonostante sia il 1962, la collezione Saint Laurent presenta già i germi degli abiti cardine della sua carriera: lo smoking, il tailleur pantalone, il caban. Abiti da uomo adattati al corpo femminile, per dare alle donne non la libertà - come aveva già fatto Chanel , ma potere e assertività.
Saint Laurent è un pioniere nel giocare con la fluidità di genere e nell’inventare il prêt-à-porter firmato, perché se < l’indumento più bello che può vestire una donna sono le braccia dell’uomo che ama > come diceva, < per coloro che non hanno avuto la fortuna di trovare questa felicità, sono qui >.
L’ammirazione e il confronto con l’arte del suo tempo e del passato recente fanno di Saint Laurent un anticipatore visionario, in un momento storico in cui la contaminazione tra arte e moda non era ancora un cliché.
Appassionato collezionista, portò l’arte in passerella, non semplicemente attraverso riferimenti visivi a opere di celebri maestri ma facendo sì che queste diventassero struttura stessa dell’abito.
È il caso eclatante della collezione Hommage à Picasso et Diaghilev del 1979. La famosa giacca ispirata al dipinto Ritratto di Nusch Éluard (1937) dialoga con l’opera stessa nelle sale del Musée Picasso, insieme ad altri abiti d’ispirazione cubista.
Pablo Picasso, Ritratto di Nusch Eluard (1937) - Yves Saint Laurent, giacca Hommage à Pablo Picasso (1979). Localisation : Paris, musée national Picasso
Al Pompidou la famosa Robe Hommage à Mondrian, abito corto concepito per la collezione autunno-inverno del 1965, si materializza accanto al gemello bidimensionale Composition en rouge, bleu et blanc II mentre il verde della pelliccia Manteau (1971) di Saint Laurent riecheggia ne La Grande Odalisque (1964) di Martial Raysse.
Piet Mondrian, Composition en rouge, bleu et blanc II - Yves Saint Laurent, abito Hommage à Mondrian (1965). Localisation : Paris, Centre Pompidou – Musée national d’art moderne
Martial Raysse, La grande Odalisque (1964) - Yves Saint Laurent, pelliccia in volpe verde (1971). Paris, Centre Pompidou – Musée national d’art moderne
Non semplici forme, ma masse di colore in movimento sono gli abiti selezionati per il Musée d’Art Moderne de Paris - MAMP - tra cui i due abiti primaverili Ensembles inspirés de Pierre Bonnard (2001) in dialogo con Le Jardin (1937) del post-impressionista francese, e i tre abiti da sera della collezione autunno-inverno 1992 allestiti nella sala della grandiosa La Fée Electricité (1937) di Dufy.
Pierre Bonnard - Le jardin, 1937
Dufy - La Fée Electricité, 1937
Robert Delaunay - La Tour Eiffe, 1926
Il Louvre celebra la fascinazione di Saint Laurent per l’oro, il colore del sole e della luce splendente della sua Marrakech, con tre mirabolanti giacche ricamate che riecheggiano la preziosità degli stucchi e dei decori della sfarzosa Galerie d’Apollon.
Un accostamento tra i capi e i gioielli della corona francese.
Giacca Hommage à Vincent van Gogh (1988)
L’istallazione al Musée d’Orsay, sullo sfondo del grande orologio, ricorda l’amore bruciante di Saint Laurent per Proust, la sua Recherche e la sua percezione di un mondo in continua trasformazione, con una selezione di smoking e vestiti in stile Belle-époque realizzati per il Bal Proust del 1971, in una dialettica incrociata maschile-femminile, giorno-sera.
1971 - YSL dress for Jane Birkin (back) for the Bal Proust
Yves Saint Laurent non era affascinato soltanto dalla pittura e dalle arti plastiche. Conosceva a memoria À la recherche du temps perdu di Marcel Proust al punto di identificarsi con i nevrotici depressi e insanamente emotivi del romanzo esaltati dall’autore. E il suo personaggio insuperabilmente creativo ma anche estremamente inquieto e dispotico sembra nascere proprio da quelle pagine.
Al Musée d’Orsay, Le Dèjeuner sur l’herbe (1865-1866) di Claude Monet incornicia un’altra creazione di Yves Saint Laurent del 1986, caratterizzata da una particolare attenzione per la luce, tipica impressionista.
Il viaggio termina al 5 di Avenue Marceau al Musée Yves Saint Laurent, dove una serie di disegni e schizzi inediti visualizzano la vorticosità inventiva del processo creativo del "Roi de Paris" e del suo leggendario atelier.
In smoking, in sahariana, con i pantaloni, nei tanti vestiti da sera capaci di fondere glamour e rigore sartoriale, in una visione dell’eccentricità mai difforme dal concetto di portabilità, la donna Saint Laurent prende in prestito alcuni canoni del mascolino per rivendicare con nonchalance il proprio potere. Incarnando forse l’emblema più compiuto e intramontabile dello chic à la française.
Libération, la “collection du scandale” del ’71, che rese lo smoking femminile un richiamo all’innovazione stilistica e di genere di quegli anni.
“ In un mondo della moda contemporanea fatto di prestiti, di continui ritorni agli archivi, di un divertito ma spesso superficiale mix&match, la citazione smaccata attraverso cui Saint Laurent si piega ai capolavori che lo ispirano ha del sorprendente e, per chi non ne conoscesse la genesi, dell’inaspettato. Saint Laurent non dissimula la sua ispirazione, ma usa al contrario i suoi vestiti come un atto di traduzione, un passaggio da quadro a stoffa che fa del rimando tra i due supporti un segno manifesto ed inequivocabile. Ad essere tutt’altro che scontato, però, è la restituzione volumetrica di tale transizione: il passaggio dalla seconda alla terza dimensione è un atto performativo che coincide con la genesi di un elemento scultoreo, una dichiarazione di portabilità che non viene meno neanche di fronte ai motivi più originali. Per lo stilista con il grembiule, forse uno degli ultimi a rivendicare l’impossibilità di delegare una piena consapevolezza tecnica, il vestito rimane fedele all’arte e allo stesso tempo vive di vita propria, adattandosi al corpo delle donne, ai loro desideri e alla loro vita.”
Matisse - forse il più amato per il suo ineguagliato senso del colore - e insieme a lui Braque, Picasso, Warhol e il Pop americano, Sonia Delaunay: ecco alcuni dei nomi che sollecitano la creatività di Saint Laurent.
Non solo un tributo ai nomi già celebri, ma anche alla scoperta degli emergenti, tra cui Mondrian. L’artista olandese sarà rilanciato al grande pubblico e alla critica proprio attraverso la collezione del 1965.
La mostra al Musée Yves Saint Laurent Paris fresco di restauro dispiega un vero orizzonte progettuale: una mostra di design a tutti gli effetti, potremmo dire, che rende conto nel dettaglio del processo creativo che ha guidato lo stilista francese.
Ad essere esposti sono infatti gli schizzi di tutta una vita – tra cui anche il bellissimo disegno del logo, le tre iniziali intrecciate realizzate da Cassandre (aka Adolphe Mouron, considerato il miglior grafico dell’epoca) nel 1961.
Vestiti, cappelli – accessorio ineludibile per Saint Laurent – a volte solo accennati, a volte colorati e associati a campioni di stoffa: i disegni esposti sono centinaia.
A seguire, le “toiles”, modelli realizzati in semplice stoffa di cotone, una sorta di primo prototipo – oggi si direbbe “minimum viable product” - che mette a punto il taglio dei cartamodelli e il loro assemblaggio nel vestito finale. E, ancora, polaroid, pubblicità, accessori.
Il climax, però, viene raggiunto nello studio di Yves: un ambiente votato al lavoro, lontano dai fasti delle dimore parigine e marocchine che abbiamo imparato a conoscere sulle riviste patinate. Carico di ricordi – vi immaginiamo ancora scorrazzare il cane Moujik - immutabile persino nelle carte posate sulla scrivania: un vero e proprio tempio, oltre che un’inesauribile miniera di ispirazione che non mancherà di incantare gli amanti di questo straordinario couturier.
Ritratto di Yves Saint Laurent, 1971 - Jean-Loup Sieff, Centre Pompidou
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