Oggi 17 settembre al via la MILANO FASHION WEEK 2019 :
fino al 23 l’intensa settimana della MODA PRIMAVERA ESTATE
2020 con una rosa di almeno 170 eventi.
Nel denso programma delle sfilate tra i grandi nomi del Made in Italy, le mostre e gli eventi speciali nelle boutique, c’è una nutrita presenza di giovani stilisti e marchi nuovi e promettenti. Il grande protagonista di questa edizione però è l’aspetto GREEN della manifestazione meneghina, sempre più aperta al pubblico e sempre più orientata verso una mobilità eco-friendly e un uso intelligente e anti-spreco delle locations.
FASHION :
dal PRESENTE al tuffo nel PASSATO
La MODA dal 1300 al RINASCIMENTO
La storia della MODA è strettamente connessa con la storia sociale, politica, religiosa di ogni tempo e Paese.
Coinvolge non solo i CAPI di VESTIARIO ma anche ogni tipo di ACCESSORIO, dal gioiello alle armi, dall' acconciatura alla cosmetica, spaziando in un campo assai vasto.
EPOCA MEDIEVALE - Nel sec. XIV (1300) il miglioramento delle condizioni economiche per mezzo degli scambi commerciali, soprattutto con l'Oriente, imprime alla moda nuovi caratteri di eleganza e ricchezza.
Nasce in questo periodo la figura del “SARTO PER ABITI”, depositario di segreti corporativi. La moda comincia ad atteggiarsi nei più svariati modi a seconda della collocazione territoriale.
Al XIV secolo risale l’emanazione di nuove LEGGI SUNTUARIE.
Le leggi suntuarie, prezioso documento per conoscere la moda in ogni tempo, sono dispositivi legislativi che limitavano il lusso nella moda maschile e femminile, o obbligavano determinati gruppi sociali a indossare segni distintivi.
Tra le altre cose queste leggi stabilivano, ad esempio, che nessuno al di sotto del rango di baronetto potesse indossare vestiti color cremisi, di velluto o intessuti d’oro, né potesse usare pellicce di martora o di ermellino.
E’ proprio in questo periodo che l’ abbigliamento maschile venne a differenziarsi nettamente da quello femminile.
Infatti nel 1340 circa, seguendo una tendenza del tutto Italiana, l’ABITO
MASCHILE si accorcia, arrestandosi sopra al ginocchio.
L’abito e il soprabito vennero sostituiti dal FARSETTO, una sorta di moderno gilet, e dalla COTTARDITA, indumento attillato fin sotto la vita, con una balza che arriva appena sotto i fianchi. La cottardita era confezionata di stoffe non molto pesanti e su di essa veniva indossato il TABARRO, una specie di cappotto lungo fino alla caviglia confezionato con ricchi e costosi tessuti, di foggia scampanata.
I lunghi mutandoni furono sostituiti dalle calze di lino, spesso coperte dalle CALZE-BRAGHE (l’antenato del nostro fuseaux) molto costose dal momento che, non esistendo ancora i moderni tessuti sintetici elasticizzati, dovevano essere sapientemente confezionate su misura.
ABITO e CALZE spesso riprendevano stemma e colori araldici e non era insolito vedere abiti a strisce o scacchi e calzoni bicolori.
Verso la metà del XV secolo (1450) la leggera cottardita e il lungo e ingombrante
tabarro si fusero, dando vita alla GUARNACCA che diverrà la GIORNEA -
il costume tipico del BASSO MEDIOEVO – PRIMO RINASCIMENTO (costumi del Terziere Casalino a Città della Pieve).
Confezionata in tessuto pesante, velluto, broccato, damasco, la GUARNACCA arrivava sopra al ginocchio, spesso trattenuta da una cinta in vita. Le maniche aperte nel senso della lunghezza erano fatte in modo che le braccia, uscendo dallo spacco, lasciassero ricadere la stoffa su spalle e fianchi.
GUARNACCA - Veste da uomo che veniva portata sopra altri abiti: giacca, gonnella (v.). Considerata come indumento modesto e serio, foderata di pelliccia, la guarnacca nel Duecento era lunga fino ai piedi, con maniche a forma di mantello, a larghe aperture per le braccia; nel '300 la scollatura formava davanti due piccoli rovesci arrotondati e foderati di pelliccia. Molto spesso aveva il cappuccio attaccato; la parte superiore scendeva a formare le maniche, ed era sempre aperta dai due lati sotto le braccia. Adottata dalla nobiltà e dalla borghesia, fu anche l'abito prescritto dall'arcivescovo Leone agli ecclesiastici nel sinodo di Milano del 1250; e nello stesso anno anche gli "Umiliati" portarono la guarnacca. Verso la fine del '300 in Francia questa veste venne sostituita dal gardecorps (guardacuore, v.) e dal pelliccione, mentre rimase come mantello da pioggia per la gente del popolo. In Italia continuò invece sino al '500. Più corta verso la metà del '400, divenne poi più ricca e di maggior lusso, foderata di ermellini e di vai, ed ebbe maniche lunghe talvolta fino a terra.
La GIORNEA (v.) è derivazione della GUARNACCA.
I calzoni multicolori furono sostituiti da calze nere, terminanti con le tipiche scarpe a punta.
Cambiamento importante si ebbe anche nei COPRICAPI : il cappuccio medievale, portato cadente su una spalla, fu sostituito da
cappelli imponenti “a pigna”, “a sacco”, “alla capitanesca”…
la berretta all’italiana con o senza risvolto …
il cappuccio alla rimbecchetta.
Il mazzocchio ( o "cappuccio a foggia") era costituito da un grosso anello di borra ricoperto da panno o velluto su cui era fissata la foggia vera e propria che copriva il capo e ricadeva sulle spalle e il becchetto – una lunga stola a nastro .
Lorenzo il MAGNIFICO con un mazzocchio - Andrea del VERROCCHIO (1480).
L’ABITO FEMMINILE non subì così tanti cambiamenti come quello maschile.
La linea rimase allungata … spesso gli abiti erano aperti sui fianchi.
Verso la fine del secolo lo scollo a V si trasferì sul davanti, dalle spalle
all’addome per mettere in risalto la sottoveste o la pettorina,
riccamente decorate. La scollatura era profonda, quadrata o a punta, ma in parte chiusa dal tassello, a causa della disapprovazione della chiesa.
Il segno della vita è sollevato, scoprendo nuova grazia al seno.
La veste era come un manto e presentava lo strascico; la gonna era bellissima, ampia, decorata sapientemente di pieghe, specie sullo strascico, e spesso davvero molto lunga .
L’abito base presentava 3 strati di vestiario: una camiciola senza maniche, la sottoveste e
la COTTARDITA - la veste vera e propria, di taglio dritto e poco segnata in vita, con la gonna lunga fino a terra e fittamente pieghettata, sulla quale spesso era portata una ricca cinta; le maniche erano aderenti o svasate ad imbuto, oppure molto corte. Dalle maniche della veste venivano fatte uscire le maniche della sottoveste, generalmente di lino o tessuto leggero, ma comunque riccamente decorate, tono su tono.
Il copricapo tipico era fatto a guisa di cercine (coroia in dialetto pievese) – straccio ravvolto in forma di cerchio, che si mette sul capo per sostenere pesi - o mazzocchio, ossessione di Paolo UCCELLO, una sorta di rotolo imbottito che nascondeva i capelli e le orecchie, trapunto d’oro e gioielli.
Le donne sposate erano sempre a capo coperto … le ragazze giovani portavano sui capelli sciolti una ghirlanda.
Come gioielleria e ornamenti si usavano collane tempestate di pietre preziose, fibbie e cinture e anche sonagli d’oro e d’argento, bottoni e fermagli.
L’esplosione del RINASCIMENTO oltre all’ARTE invase anche il COSTUME prendendo il via proprio dall’Italia e andandosi poi a radicare nelle varie realtà europee. Due punti sono da evidenziare per quanto riguarda i cambiamenti che interessarono la moda dell’epoca:
· La nascita di una classe mercantile che permetteva una grande circolazione di stoffe e preziosi.
· Il cambiamento artistico architettonico che sposta l’attenzione dalla linea verticale a quella orizzontale.
I TESSUTI diventano così molto più ricchi : seta cinese, velluto, taffetà, stoffe tramate di metalli preziosi, bottoni incastonati di gemme.
Gli ABITI divengono più “tozzi”: enfasi quasi ossessiva veniva data alle spalle, al petto ai fianchi, imbottiti con ogni sorta di oggetto (sabbia, farina, lenzuola, suppellettili).
Quest’ossessione toccò l’apice nel costume Inglese di Elisabetta I: maniche “a prosciutto”, gorgiere rigide rette da impalcature di fil di ferro, verdugali (le sottogonne che poi divennero la crinolina) tanto larghi da impedire alla sovrana di alzarsi o attraversare dritta una porta …
Tali grotteschi eccessi furono però solo l’esagerazione di quelle che erano le bellezze e le particolarità dei costumi europei: la perfezione degli intagli tedeschi (il costume dei Lanzichenecchi), il rigore sobrio dei velluti spagnoli, la creatività e la morbidezza delle linee italiane, progettate da stilisti d’eccezione, quali MICHELANGELO e LEONARDO.
Caratteristica comune dell’ ABBIGLIAMENTO MASCHILE furono spalle larghe, maniche imbottite, giacchette attillate, calzoni imbottiti sulle cosce.
Scomparve la CAMICIA di lino, sostituito da tessuti preziosi. Sulla camicia veniva indossato il FARSETTO, diverso dall’indumento del secolo precedente, stretto, privo ora della falda, tutt’al più sostituita da una corta balza.
A volte il vestito era unico, chiamato GIUSTACUORE, con le maniche cucite al farsetto, a volte ampie e trapunte, con tagli dai quali veniva fatta uscire la camicia; altre volte larghe fino al gomito e strette al polso, dove potevano chiudersi anche a punta, rifinite da pizzi e merletti inamidati; spesso di tessuto diverso, a volte intercambiabili.
L’evoluzione più importante nel costume maschile fu l’introduzione dei PANTALONI sopra le calze braghe, più o meno lunghi, più o meno gonfi.
All’inizio del secolo comparve una curiosa borsa, legata in vita sul davanti, di piccole dimensioni, inizialmente con un’utilità pratica … poi pura ostentazione della virilità con l’inequivocabile nome di braghetta.
Le CALZE sostituirono definitivamente le braghe, divenendo simili ai calzini, tenute su da giarrettiere e fiocchi.
Il MANTELLO A CAPPA , nel secolo precedente di tessuto pesante per ripararsi dal freddo, è sostituito dal corto MANTELLO A RUOTA in tessuti ricchi e splendenti con funzione puramente decorativa. A volte più lungo, fino alle ginocchia, con tagli sui lati o sulle maniche.
I CAPPELLI sono per lo più piatti o a cupola, calzati di sghimbescio. Si comincia a intravedere il cappello a tricorno, portato poi allo splendore nel ‘700 Veneziano.
Tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna, i canoni della
BELLEZZA FEMMINILE cambiarono radicalmente:
l'ideale medievale della signora nobile, eterea, dai fianchi stretti e dal seno piccolo confluì in un modello di bellezza più rotondeggiante con fianchi larghi e seno procace.
L’ABITO FEMMINILE vero e proprio del RINASCIMENTO fece la sua comparsa dopo il 1510.
Come per i cavalieri anche per le dame della nobiltà l’enfasi dell’effetto verticale venne cambiato in orizzontale, con spalle quadrate e larghe.
La profonda scollatura a V fu sostituita da un decolletè quadrato e alto, con un leggero rialzo al centro. Le cortigiane spesso erano identificate con un ampio scollo a barca.
Le maniche persero molta della loro ampiezza, acquisendo però importanza nelle lavorazioni e nei ricami.
Le gonne erano ampie e con lo strascico … per i primi decenni del ‘500 non erano attaccate al corpetto.
Verso il 1530 si verificò un’importante novità:
la gonna del vestito spesso era aperta sul davanti a forma di V
rovesciata dalla vita all’orlo in modo da mettere in risalto la
sottoveste.
Le parti del vestito erano unite da laccetti che lasciavano intravedere la biancheria candida delle signore.
Per dare ampiezza alla gonna non si utilizzavano ancora i cerchi, ma numerose sottogonne, e l’antenato del “sellino”, una sorta di cuscino tenuto sui fianchi.
La veste era spesso guarnita in vita da una lunga fascia ricamata annodata lenta sui fianchi.
I copricapi subirono notevoli modifiche. In Italia le donne non amavano coprire il capo, preferendo piuttosto acconciarsi con trecce e boccoli.
( Liberamente tratto da ilcontrappasso.it )
COSTUMI del CASALINO -
PALIO dei TERZIERI a CITTA’ DELLA PIEVE
FARSETTO, CALZABRAGA, GUARNACCA, GIORNEA,
GAMURRA, VESTE INCANNUCCIATA, CIOPPA, ROBA,
LUCCO, PELLANDA, MAZZOCCHIO, SCARSELLA
Il CORTEO STORICO mostra personaggi in COSTUME nell’arco temporale che copre il miglior periodo artistico di Pietro VANNUCCI – il PERUGINO – dalla gioventù ai primi del ‘500.
I BOZZETTI per ABITI, ACCESSORI, ARMI e ARMATURE sono
stati pazientemente ricavati da OPERE di ARTISTI del periodo e
principalmente del CENTRO ITALIA.
Le Storie di san Bernardino sono un ciclo di otto tavolette dipinte a tempera, datate 1473 e conservate oggi nella Galleria nazionale dell'Umbria a Perugia. Riferite prudentemente a un "Maestro" o "Bottega del 1473", vi parteciparono alcuni dei migliori pittori umbri dell'epoca, come Perugino, Pinturicchio, Piermatteo d'Amelia e forse Sante di Apollonio del Celandro.
Pietro VANNUCCI “il PERUGINO” 1448-1523
Storie di San Bernardino – Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia
Adorazione dei Magi - Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia
Battesimo di Cristo – Cappella Sistina in Vaticano
Viaggio di Mosè in Egitto - Cappella Sistina in Vaticano
Ritratto di Francesco delle Opere - Galleria degli Uffizi a Firenze
Paolo UCCELLO 1397-1475
Adorazione del Bambino – Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe
Luca SIGNORELLI 1445 – 1523
Cappella di San Brizio – Orvieto
PINTURICCHIO 1454 – 1513
Storie di San Bernardino – Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia
Incoronazione di Pio III – Cattedrale di Siena
Libreria Piccolomini - Cattedrale di Siena
Disputa di Santa Caterina-Lucrezia Borgia – Appartamenti Borgia in Vaticano
Sandro BOTTICELLI 1445 – 1510
Adorazione dei Magi – Galleria degli Uffizi a Firenze
Adorazione dei Magi – National Gallery a Londra
Carlo CRIVELLI 1430 – 1495
Trittico di san Domenico – Pinacoteca di Brera a Milano
Secondo Trittico di Valle Castellana - Pinacoteca civica di Ascoli Piceno
Piero DELLA FRANCESCA 1416 – 1492
Storie della Vera Croce ad Arezzo
Madonna del Parto – Museo di Monterchi
Domenico GHIRLANDAIO 1449 – 1494
Cappella Sassetti – Chiesa di Santa Trinità a Firenze
SS. Sebastiano, Vincenzo Ferreri e Rocco – Pinacoteca di Rimini
Cappella Tornabuoni – Santa Maria Novella a Firenze
Nascita del Battista – Cappella Tornabuoni a Firenze
Benozzo GOZZOLI 1420 – 1497
Cappella dei Magi – Palazzo Medici Riccardi a Firenze
Domenico VENEZIANO 1410 – 1461
Adorazione dei Magi – Gemaldegalerie a Berlino
Vittore CARPACCIO 1465 – 1520
Ritratto di Cavaliere
Francesco BOTTICINI 1446 – 1498
Santa Cecilia, Valeriano e Tiburzio – Museo Thisssen-Bornemisza di Madrid
Benedetto BONFIGLI 1420 – 1496
Attacco a Perugia – Perugia
Hans MEMLING 1430 – 1494
Il Martirio di Sant’Orsola – Hans Memlingmuseum di Bruges
ANONIMO di fine XV sec.
Pannello di Cassone nuziale – National Gallery di Londra
Francesco del COSSA 1430 - 1477
Salone dei mesi – Palazzo Schifanoia a Ferrara
Tra i COSTUMI del CORTEO STORICO la ricostruzione del vestito del
NOBILE Diego I° Canaviglia, Conte di Montella, morto nella battaglia di Otranto nel 1481.
Nel 2004 ne è stato ritrovato lo scheletro con parte del suo abbigliamento funebre, fra cui la GIORNEA, unica di cui si ha testimonianza. CAMICIA in tela bianca, FARSETTO in seta tessuta a mano dalla Fondazione Arte della Seta Lisio sul disegno dell’originale, con 22 bottoni di allacciatura centrale e 3 a chiusura degli spacchi per la camicia sotto il gomito delle maniche a sbuffo. Ampia GIORNEA in velluto rosso scuro strutturata a 12 cannelli sia davanti che sul retro, con bordatura di pelliccia. CINTURA con nastro di seta gialla con catenella di chiusura sul retro.
In testa CAPPELLO alla CAPITANESCA in velluto rosso scuro. COLLARE dell’Ordine di San Michele con medaglia incisa dall’orafo Carlo CANALI. PUGNALE quattrocentesco copia dell’originale al Museo del Bargello di Firenze , opera di Franco MASSARELLI.
Gli UOMINI d’ARME mostrano interessanti ARMI , ARMATURE,
SCUDI e PEZZE DIFENSIVE riprese da originali presenti nei principali
MUSEI.
DUCE – FARSETTO in velluto rosso con maniche attillate, gonnella in velluto rosso, petto sbalzato “all’antica” con gonnellino in strisce di pelle con applicazioni a testa di leone. Schiena sbalzata anatomica coperta dal MANTELLO tenuto al CORPETTO da lamelle sagomate. SPALLACCI sbalzati rifiniti con strisce di pelle nera. GOMITIERE e BRACCIALI, GINOCCHIERE con alette. GUANTI d’ARME. ELMO da parata con rapace al colmo. MAZZA d’ARME – Museo Poldo Pezzoli di Milano.
ARMATURA all’eroica. CORPETTO alla romana rif. armatura di Guidobaldo II della Rovere (1546). BORGOGNOTTA da mostra formata da una CELATA del 1460 con aggiunta di decori e CIMIERO del 1570 – Museo del Bargello di Firenze.
ARMATURA all’italiana di Michele da FIGINO (1510) – Armeria Reale di Torino
ARMATURA gotica completa in ottone con elmo a becco di passero (1460) – Historisches Museum der Stadt di Vienna
ELMO (celata a vista alla tedesca) e RONCA (1519) – Museo Civico Medievale di Bologna
ELMO del tipo morioncino - Armeria Reale di Torino
SPADONE A DUE MANI (fine XV sec.) – Museo Stibbert di Firenze
ALABARDA detta scorpione (1510) – Museo Ermitage di San Pietroburgo
ARMATURA (1477-80) – Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova
ARMATURA (1460-70) – Bayerisches Nationalmuseum di Monaco
SCUDO rif. “Rotella Milanese” della battaglia di Giornico (1478) – Museo di Lucerna
FARETRA in ottone rivestito in pelle con riporti sbalzati – Pietro PERUGINO : Martirio di San Sebastiano
FARETRA in pelle di cinghiale
BALESTRA metà XV sec.
PUGNALE del tipo sfonda giaco – Museo del Bargello a Firenze
FALCIONE ( XV sec.) rif. LEONARDO e POLLAIOLO
DAGA rif. PERUGINO
DAGA rif. tarsia dello studiolo del Duca di Urbino
RONCA (1519) Museo Civico Medievale di Bologna
PICCA con puntale in ferro
ELMO da parata : BARBUTA alla veneziana rivestita in velluto rosso porpora con riporti in ottone di foglie e teste di leone – Museo di Palazzo Barberini a Roma
FARSETTO d’ARME in fustagno imbottito con 12 strati di cotone.
BRIGANTINA in velluto con struttura composta da 240 lamelle di acciaio, piegate e forate, disposte in fasce verticali e sovrapposte a tegola.
GIUBBONE in pelle
I COSTUMISTI del TERZIERE CASALINO stanno lavorando per passare dal livello puramente rievocativo a quello ricostruttivo e quindi ancora più fedele storicamente.
I TESSUTI utilizzati - VELLUTI, SETE, PANNI in LANA, DAMASCATI, TELE di COTONE – sono spesso dipinti e ricamati a mano.
I COSTUMI più recenti sono composti da più capi di abbigliamento, come realmente avveniva all’epoca :
CAMICIA, FARSETTO, GUARNACCA, GIORNEA, VESTE
INCANNUCCIATA, CIOPPA, ROBA, LUCCO, PELLANDA,
MANTELLO.
Nel 1400 in CENTRO ITALIA ci si veste secondo l’età: gli anziani, i dottori e gli ecclesiastici portano tradizionali vesti lunghe fino a terra, mentre i giovani, seguendo le novità della moda, indossano corti FARSETTI e CALZE SOLATE.
La VESTE, il cui aspetto corrisponde all’incirca alla gonnella trecentesca, è l’indumento più comune, ora realizzato con stoffe pregiate e decorazioni sfarzose.
Indumento più pesante ma affine alla veste è il VESTITO, lungo fino a metà coscia, probabilmente utilizzato come soprabito.
Tra le vesti di sotto, perciò non in vista, è il FARSETTO che, delineando elegantemente il busto, scende un poco sotto la vita.
Le CALZE, che continuano ad essere solate come nel ‘300, vengono allacciate al farsetto, completando l’abbigliamento maschile più ridotto.
Nasce in questo secolo la CALZABRACA (con l’aggiunta della braghetta, borsa portata sull’inguine a coprire il pube) e la CALZA DIVISATA (cioè metà di un colore e metà di un altro) o riccamente ricamata con filo d’oro e perle.
Per uscire di casa si usa portare la GIORNEA, sopravveste elegante e giovanile, aperta ai lati ma stretta in vita da una cintura che forma fitte pieghe regolari. Sebbene di origine militaresca, la giornea viene portata da tutti quelli che desiderano una sopravveste svelta e che dia agio ai movimenti del corpo.
GIORNEA (da giorno, probabilmente nel senso di "veste di tutti i giorni") - Antica sopravveste militare che copriva il petto e il dorso del soldato (sec. XIV). In seguito (sec. XV), adottata dagli uomini d'ogni condizione, divenne una specie di piccola dalmatica senza cintura, con i due lembi fermati alla vita sotto le braccia; poi, provvista di maniche aperte per lasciar passare quelle del vestito di sotto, si guarnì di gioielli, di galloni e di ricami, si foderò di pelliccia e di seta, e per il popolo, un poco più lunga di quella adottata dai nobili, fu confezionata in tela o in panno. La giornea fu abitualmente adottata per cavalcare, ornata di stemmi e d'insegne (giornea a divisa). Verso il 1450 la giornea era una casacca corta, aperta davanti con maniche aperte o anche chiuse al polso ma sempre molto larghe, e molto imbottita sulle spalle. Sopra la giornea si portavano catene d'oro a più giri e medaglioni. Negl'inventarî del 1400 si parla spesso anche di giornee di donna, sopravvesti o zimarre aperte davanti, o anche ai lati sotto le braccia, spesso con maniche di diverso colore e foderate di pelliccia, ornate di frange e di ricami. Sempre nei conti quattrocenteschi figurano "jorneuzze" come abbigliamento da bambini. La giornea scompare nella seconda metà del '400.
GAMURRA (o gammurra; anche camurra, camòrra o camòra) s. f. [etimo incerto]. – Antica veste da donna (detta anche, nell’Italia settentr., zippa o
ZIMARRA), che nel medioevo era per lo più ampia e lunga, aperta davanti sopra la tunica o il vestito, foderata di pelliccia o d’altra stoffa, con o senza maniche.
La CIOPPA era un soprabito maschile portato durante il Medioevo da notai, magistrati ed avvocati. Un indumento unico, ampio e lungo, trattenuto in vita da una cintura, simile alla ROBA.
Caratteristico dei cittadini fiorentini è il LUCCO, sopravveste lunga e aderente, con due aperture per far passare le braccia, foderato in pelliccia in inverno, sfoderato per la stagione estiva.
LUCCO - Lunga veste propria ai Fiorentini (sec. XIV), di saio o di rascia (panno), a grandi aperture laterali per lasciar passare le braccia, chiusa al collo da grossi ganci (gangheri) o annodata con nastri; increspata attorno al colletto, cadeva talvolta in ampie pieghe quasi fino a terra, ma poteva anche essere tagliata in forma e serrata alla vita. Di panno o di damasco nero, rosso, paonazzo, il lucco veniva foderato nell'estate di armesino, taffeta o tabì, e nell'inverno di pelliccia di vaio o di velluto. Fu in principio veste nobile, e, specialmente se molto lunga, riservata unicamente a dottori, magistrati, priori, gonfalonieri. Col tempo poté indossarla ogni cittadino fiorentino che avesse compiuto i 18 anni e, divenuta così veste comune, finì per cadere completamente in disuso trasformandosi in robone e in pelliccione.
Altra sopravveste diffusa nella prima metà del secolo è la PELLANDA o OPPELANDRA, realizzata con tessuti ricchissimi, aperta davanti e ulteriormente arricchita da svariati modelli di manica, spesso amplissime e lunga fino ai piedi per i giorni di gala, più corta per cavalcare o per l’uso quotidiano.
PELLANDA (fr. houppelande). - La pellanda (o opelanda o anche pelarda) sembra fosse così chiamata perché foderata di pelli; tuttavia se essa trasse la sua origine dalla houppelande francese, fu poi veste tipicamente italiana, e durante i secoli XIV e XV fu comune agli uomini e alle donne, specie in Lombardia e nell'Italia settentrionale.
Sopra a tutti gli indumenti si continua a portare il MANTELLO che dona maestosità all’uomo che lo indossa, grazie alle larghe pieghe ricadenti. A Firenze il cittadino lo porta di colore nero e lungo fino ai piedi, rosso o paonazzo per i nobili e i dottori. A Napoli sono invece i colori chiari quali il celestino a ravvivare tale capo d’abbigliamento.
Tra i copricapo maschili, svariati per foggia e colore, rimane in uso (già dal ‘300 e per tutto il ‘400) il CAPPUCCIO che in questo secolo assume una forma particolare grazie al drappeggio, prendendo nome di MAZZOCCHIO.
Altro copricapo caratteristico è la BERRETTA, realizzata in guisa di tozzo cilindro. Sotto a questi i capelli sono portati corti solo dai militari e dai capitani di ventura, mentre i giovani signori incorniciano il proprio volto sbarbato con lunghe zazzere fluenti.
Nel corso del XV secolo, le CALZESOLATE passano gradualmente di moda, lasciando spazio a SCARPE di svariati modelli ma con la punta leggermente appuntita, senza però esagerazioni come quelle del secolo precedente. Se ne trovano di basse, realizzate in stoffa o pelle morbida e alte chiamati STIVALI, realizzati in cuoio.
Come per le donne, anche l’uomo porta pianelle e zoccoli. Da ricordare è l’uso di GUANTI, accessorio elegante e costosissimo perché realizzato con materiali preziosi come per la CINTURA o CORREGGIA, spesso rifinita con bottoni d’oro o d’argento e gioielli preziosi. A quest’ultima, realizzata in cuoio o stoffa viene appesa la SCARSELLA, piccola borsa contenente soldi o piccoli monili.
I GIOIELLI completano il lussuoso abbigliamento del gentiluomo. In voga sono le CATENE ad anelli da portare al collo, su cui è ancorato il medaglione. Pietre preziose incastonate su importanti anelli, quest’ultimi utilizzati spesso come timbri per sigilli. CAMMEI, SPILLE e FERMAGLI si ritrovano su cinture, maniche e calze.
CHIARINE - FARSETTO in velluto blu e GIORNEA inquartata con i colori bianco-rosso-blu del Terziere Casalino e stemma araldico
TAMBURINO a dx - FARSETTO in velluto blu e GIORNEA incannucciata in velluto rosso.
A sn ARALDO con CAMICIA in tela bianca pieghettata, VESTE (GIUBBETTO) in seta damascata con il motivo della pigna e MANTELLO in velluto blu.
A dx al centro di spalle VESSILLIFERO CONTRADA DELLE FORBICI con FARSETTO in velluto blu, CIOPPA a mezze maniche e GONNA incannucciata nei colori bianco-rosso-blu. NOBILE con PELLANDA in velluto rosso sopra una VESTE in velluto blu damascato. PRIORE con VESTE in velluto blu con abbottonatura rossa e ROBA in velluto rosso con bordi e risvolti in pelliccia.
A sn. SCORTA CON RONCA : VESTE con GONNA incannucciata a scacchi in velluto bianco-rosso-blu e MANTELLO a ruota in panno blu.
A dx. in secondo piano MONNA con COTTA in broccato bianco e oro. In primo piano MONNA con GAMURRA in velluto senape e GIORNEA in velluto rosa antico.
A sn. GONFALONIERE con CAMICIA di tela bianca, FARSETTO in seta rossa e GUARNACCA in velluto blu bordata di pelliccia bianca. A dx. personaggio del GRUPPO DI RAPPRESENTANZA con CAMICIA bianca, FARSETTO con maniche a sbuffo, VESTE incannucciata con GONNA a pieghe schiacciate in velluto rosso. MANTELLO in velluto blu.
CAPITANO e ARCIERI - BRIGANTINA in velluto blu con mezze maniche a scacchi rosso-blu e riporto rosso. GONNELLINO e MAZZOCCHIO in maglia di ferro.
CAPITANO e ARCIERI - GIUBBONE in pelle marrone. MANICHE sbuffate in cotone nero, chiuse da nastri. Alla spalla sinistra PELLE di CINGHIALE. GONNELLINO e MAZZOCCHIO in maglia di ferro.
Un grazie speciale a tutti i contradaioli del CASALINO
SARTI ORAFI ARTISTI FABBRI PELLAI
che con lavoro e dedizione hanno reso e continuano a rendere possibile tutto ciò.
Grazie ad Andrea BITTARELLO che con la pubblicazione “CORTEO 2019” ha ricercato, raccolto e ordinato tanto materiale di documentazione fotografica, dati di archivio, storia del costume.
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